Selami Bodi, 41 anni, muratore, padre. Strangola la moglie
Savona, 29 Ottobre 2023
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Femminicidio a Savona nell’ombra del fondamentalismo: l’inferno di Etleva. Il fratello: “Uccisa da un marito oppressivo” (il Secolo XIX – 31 ottobre 2023)
Il marito omicida è in carcere a Marassi, i quattro figli della coppia ora sono accuditi dalla famiglia della vittima. Raccolta di fondi per trasportare la salma in Albania
«Spero che Allah mi perdoni». Ha pronunciato queste parole davanti ai carabinieri Selami Bodi, il quarantunenne che ha strangolato la moglie Etleva Bodi (il cognome originario della donna è Kanolija ma con il matrimonio, secondo la legge albanese, la donna assume automaticamente il cognome del marito), 31 anni, nella loro abitazione in un quartiere del centro di Savona. Dopo quasi due giorni di coma profondo, domenica sera, la donna di origini albanesi, ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Paolo di Savona, è morta. Ha lasciato orfani quattro bambini trai 5 e i 13 anni. Una tragedia immane, tante vite distrutte.
Ieri Selami Bodi avrebbe dovuto essere interrogato nel carcere di Marassi, dove è detenuto con l’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dal fatto che il gesto sia stato compiuto nei confronti della coniuge. Non è stato possibile però: il giudice per le udienze preliminari, Laura De Dominicis, ha dovuto rimandare; l’uomo si trova infatti in isolamento sanitario per sospetta tubercolosi.
Appena possibile, si procederà con il suo ascolto. Intanto le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giovanni Battista Ferro, stanno andando avanti cercando nuovi elementi per scavare nella vita della coppia. L’obiettivo è capire se ci siano già stati atti di violenza in passato, prima di giungere all’omicidio. Secondo i primi elementi emersi dagli atti, la componente religiosa potrebbe avere un ruolo nel movente del delitto. L’uomo, di fede musulmana, viene descritto come una figura molto severa, vicina a forme di integralismo. Assiduo frequentatore della moschea di Savona, era legato ai precetti più rigidi. La moglie indossava sempre abiti lunghi e in molte occasioni si copriva con il velo anche testa e spalle. Casalinga, usciva quasi esclusivamente con lui e con i quattro figli, di cui si prendeva cura ogni giorno. Anche l’uso del telefono cellulare, dopo una certa ora, le sarebbe stato vietato. La sera in cui si è consumato il delitto, Selami Bodi e la moglie avevano avuto una discussione: la donna si era, poi, chiusa in camera per telefonare. L’uomo, sentendo la voce, ha aperto la porta e le ha messo le mani intorno al collo sino a strangolarla. Quando l’ha vista a terra, spaventato, ha chiamato i soccorsi. Ottanta i lunghi minuti per tentare di rianimarla: Etleva ha ripreso a respirare, ma i danni subiti sono stati troppo profondi. Dopo quasi due giorni di coma è morta.
«Ho lasciato i nostri figli orfani, per strada», ha detto Selami al cugino della moglie, Robert Spata, giunto poco dopo sul posto. Ed è il cugino che, per ora, si è preso cura dei minori. «Il più grande – racconta Spata distrutto dal dolore – mi ha chiesto di portarlo in ospedale per salutare la mamma prima che morisse. Non dimenticherò mai le lacrime del suo viso. Non ha detto una parola. Faremo di tutto, io e la mia famiglia, perché ai piccoli sia garantito un futuro il più possibile normale».
Sotto choc tutti i familiari «Non riusciamo ancora a credere a quello che è accaduto aggiunge Spata- Non siamo a conoscenza di liti tra i due. Erano sempre insieme, non avremmo mai potuto immaginare un simile epilogo».
Il fratello della donna, Erjon Kanolja, ieri, ha lanciato una raccolta fondi per sostenere i figli e poter inviare la salma di Etleva in Albania, dove vivono i genitori e gli altri quattro fratelli. «Quest’uomo ha tolto la vita alla mia innocente sorella Etleva, vittima del marito e dei suoi malati episodi di gelosia —ha scritto l’uomo — Quella sera mi aveva chiamato mio nipote, di soli 13 anni: “Zio, vieni presto”, era stato il suo grido». Etleva era stata, da poco, operata di appendicite: era ancora indebolita dall’intervento chirurgico. I vicini di casa la descrivono come una ragazza timida, riservata, sempre gentile. «Si prendeva cura delle sue rose, sul davanzale. Le avevo fatto i complimenti per come erano fiorite», dice una vicina sgomenta.
Sotto choc l’intero quartiere di Villapiana, una zona centrale e molto popolosa della città, dove la presenza di stranieri è in crescita da anni. Selami Bodi era in Italia da 25 anni: si era integrato bene, ma le sue radici lo tenevano ancorato alla fede islamica più tradizionalista e integralista. Nei bar, vicini all’abitazione, ricordano la donna, che camminava qualche passo indietro: davanti i figli e il marito, con una lunga barba. Anche nella moschea di Savona il dolore è palpabile. «Selami Bodi – dice Zahoor Ahmad Zargar, referente della moschea- era tra i più assidui. Partecipava sempre alle celebrazioni. La moglie non l’ho mai vista: a volte portava i figli maschi con sé. Era molto riservato, ma spesso si fermava a parlare coi suoi parenti. Lavorava nel settore edile con i parenti: sono una famiglia molto numerosi. Siamo tutti senza parole».
Omicidio di Etleva, il marito disperato per i quattro figli (il Secolo XIX – 7 novembre 2023)
Nell’interrogatorio di oggi davanti al gip ha chiesto come stanno i bambini. L’uomo ha ricostruito il delitto: «Non respirava più, mi sono pentito e ho chiamato i soccorsi»
Un’ora di interrogatorio, in video chiamata. Selami Bodi in una stanza del carcere di Marassi (la sospetta turbercolosi che gli sarebbe stata diagnosticata, ha sconsigliato l’accompagnamento a Savona), il giudice delle indagini preliminari Laura De Dominicis, il pubblico ministero Giovanni Battista Ferro e l’avvocato difensore Rosanna Rebagliati) a palazzo di giustizia. Un interrogatorio a distanza per ricostruire l’omicidio della moglie, Etleva Kanolja Bodi, che l’uomo ha strangolato nella notte fra il 27 e il 28 ottobre scorso nella loro casa di via Corridoni a Savona, dopo una lite. Selami Bodi, che ora è accusato di omicidio aggravato (dai futili motivi e dal fatto che il gesto sia stato compiuto nei confronti della coniuge) ha ricordato tutto, di fatto confermando quanto aveva già raccontato nella caserma dei carabinieri di Savona, la sera del delitto, rispondendo alle domande dei militari e del sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro.
Una prima discussione con la moglie. La donna che si chiude in camera da letto portando con sè il telefonino cellulare. Lui che la sente parlare o così gli sembra, entra nella stanza per prendere il pigiama e gliene chiede conto. «Con chi stavi parlando?» le chiede. Lei nega. Nessuna telefonata, stava solo guardando Facebook. Nasce una seconda lite, questa volta più concitata. Selami e la moglie sono uno di fronte all’altra, si guardano negli occhi. Ed è in quel momento che l’uomo si avventa sulla donna e incomincia a strangolarla. «Quando mi sono accorto che non respirava più – ha raccontato ieri mattina – , mi sono pentito e l’ho lasciata».
Poi ha chiamato i soccorsi, ma le condizioni di Etleva erano ormai disperate. Se ne sono resi subito conto i soccorritori che hanno poi trasportato la donna all’ospedale San Paolo. Per la donna non c’è stato niente da fare: è morta due giorni dopo, nel reparto di Rianimazione, senza aver più ripreso conoscenza. Una morte per soffocamento come ha confermato l’autopsia effettuata dal medico legale Martina Drommi, incaricata dal pubblico ministero Giovanni Battista Ferro, e i cui risultati definitivi si conosceranno entro sessanta giorni.
Selami Bodi, nell’interrogatorio, è parso disperato. Ha chiesto dei figli, dei quattro bambini fra i 5 e i 13 anni che la sua follia, ora ha lasciato senza mamma. «Dove sono, come stanno?» ha chiesto. Erjon Kanolja, fratello di Etleva, per fare fronte alle spese per il rimpatrio della salma in Albania e a sostegno dei quattro nipoti, ha organizzato una raccolta di soldi. Qualche giorno fa in 500 avevano risposto all’appello. Erano stati raccolti 32 mila euro con l’obiettivo è di arrivare a 50 mila. Anche l’Assemblea Antifascista e Antirazzista di Savona sta pensando a iniziative a sostegno dei bambini orfani di Etleva e di tutte le donne che si trovassero in difficoltà nel quartiere di Villapiana.