Claudia Ornesi, 41 anni, mamma, e Livia, 2 anni, figlia. Uccise dall’amante e padre con un mix letale di sonniferi e gas butano.
Crema, 21 luglio 2011
Quella sera Maurizio avrebbe cenato con loro e portato pesce, anche se a lui il pesce non piaceva. Lo aveva detto Claudia a sua madre. Una settimana prima Claudia aveva scritto a Maurizio una lettera, una lettera in cui lo chiamava fermamente a prendersi le proprie responsabilità di padre, intendendo con questo un trattamento anche economico per la piccola Livia pari a quello degli altri tre figli che il primario aveva avuto da altre due donne. La mattina seguente il padre di Claudia, il nonno di Livia, allarmato poiché la figlia non risponde al telefono, fa la drammatica scoperta ritrovando la figlia e la nipotina nel letto circondato da bombole di gas consumate, senza vita. Si grida al suicidio. L’autopsia rinverrà nei corpi potenti dosi di sonnifero. Secondo l’accusa, Maurizio Iori avrebbe dapprima addormentato l’amante e la figlia e poi le avrebbe uccise con il gas.
Maurizio Iori, 49 anni, primario oculista, sposato e padre. Condannato all’ergastolo e 2 anni di isolamento diurno.
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Claudia Ornesi 41 anni si uccide con il gas insieme alla figlia Lidia di due anni – Claudia Ornesi, una donna di Crema di 41 anni, si è tolta la vita questa notte insieme a sua figlia, una bambina di soli due anni di nome Lidia. Il suo corpo è stato scoperto stamattina alle 9 dal padre di lei, allarmato perché nessuno rispondeva al telefono e che, recatosi a casa, si è trovato davanti i due corpi senza vita.
L’uomo ha vissuto una scena straziante: Claudia e la piccola erano coricate sul letto matrimoniale, circondate di bombole di gas da campeggio vuote. Il decesso risale probabilmente a ieri sera o alla scorsa notte. La donna, che non era sposata, aveva dato alla luce la piccola Lidia da una relazione con Maurizio Iori, primario di oculistica dell’ospedale maggiore di Crema, che l’aveva riconosciuta. Il rapporto tra Iori e Claudia, sembra fosse finito da tempo.
Un’amica della vittima stamane ha confidato ai cronisti che la donna aveva manifestato timori per il futuro suo e della figlia: non aveva problemi economici, ma non lavorava ed era depressa. Gli inquirenti non hanno trovato messaggi scritti in casa. La procura della Repubblica di Crema ha disposto l’autopsia.
Corriere della Sera
«Il dottor Iori non è mister Hyde» – Lo sfogo del primario di Crema accusato di omicidio in aula: non ho più nulla, in un anno sono invecchiato di 25 …
«In un anno di carcere sono invecchiato di 25 – ha detto Iori dando per sottintesa la sua innocenza – e sono qui per far capire la mia situazione fisica e psichica. Il 21 luglio del 2011 è successa una cosa pazzesca per me e per la famiglia di Claudia. Nonostante questo sono andato avanti con la mia famiglia, i miei bimbi, il mio lavoro. Poi il 14 ottobre l’arresto mi ha strappato alla vita. Vivere così è peggio che morire. Ero abituato a non andare in ferie per più di 10 giorni per non perdere la mia capacità manuale, ora per me è lo sfacelo del mondo, delle amicizie, del lavoro; non ho nemmeno i soldi per pagare l’avvocato»…
Molta autocommiserazione, insomma, ma nessun riferimento – nemmeno per discolparsi – a quanto accadde nella notte tra il 20 e il 21 luglio del 2011
di Claudio Del Frate
Il Giornale
Il primario rivoleva la casa dove viveva l’ex amante – Il primario di Crema accusato di duplice omicidio della moglie e della figlia, aveva chiesto all’avvocato se fosse possibile rientrare in possesso della casa di sua proprietà …
Claudia «non solo aveva chiesto che sua figlia venisse trattata al pari degli altri figli dell’uomo. Aveva chiesto, in più, che lui la mantenesse fino a 18 anni, studi compresi». Il che avrebbe comportato un bell’esborso per l’oculista. Soldi, sempre soldi. Ed è, naturalmente, al vaglio degli inquirenti anche la situazione economica dell’uomo.
Da una parte c’è il dolore della famiglia di Claudia Ornesi, dall’altra l’incredulità della moglie e dei familiari di Maurizio Iori che aveva avuto altri tre figli con due donne diverse. Ad aprire la porta di casa, in un accogliente villaggio alla periferia di Crema, mentre accudiva l’altra figlia del presunto omicida, è la suocera del primario arrestato. Lei davvero non vuole crederci. Non trova spiegazioni. Come l’intera città.
di Flavia Mazza Catena
La Provincia di Cremona
La moglie di Iori: “Aspetto Maurizio a casa” – Fino ad ora non aveva mai parlato, nemmeno davanti ai magistrati inquirenti: Laura Arcaini, 38 anni, la moglie di Maurizio Iori, ha rotto il silenzio in un’intervista esclusiva a “La Provincia”. Nello studio dell’avvocato Marco Giusto, che — con il collega Cesare Gualazzini — difende il medico oculista accusato di duplice omicidio, ha dichiarato: «Io, Margherita, Riccardo e tutti i famigliari aspettiamo Maurizio a casa». E ha spiegato: «Sapevo di Claudia e Livia, sapevo che regolarmente Maurizio andava da loro…».
La 27ma ora
… a dare uno spessore del tutto diverso alla storia ecco spuntare la lettera che Claudia scrive a Maurizio pochi giorni prima di morire… E’ una lettera con la quale la donna, sedotta e abbandonata, riscatta se stessa e la sua amara vicenda, proiettandola da infelice amore privato a emblema di come ancora qui e oggi, Italia del secolo ventunesimo, la dignità femminile può essere calpestata e ridotta a strumento.
“Tu volevi che io abortissi – scrive Claudia nella lettera considerata dagli inquirenti la causa scatenante del delitto – ponendomi come motivazione la tua reputazione … ho passato la gravidanza nel nascondimento e nella sofferenza andando a Lodi a partorire perché nessuno lo sapesse …”.
Claudia è la donna che non può essere presentata alla famiglia di lui, è quella che, la notte di Capodanno del 2010 deve accontentarsi di una fetta di panettone divisa con l’amante alle 3 di notte nell’appartamen-
tino di Crema: un brindisi di pochi secondi e via, di nuovo nell’oblio.
Nei romanzi d’appendice la piccola Livia forse sarebbe stata consegnata alle pietose suore di un convento, qui è finita uccisa da un’overdose di Xanax. Claudia, la madre, l’aveva voluta metter al mondo contro tutto e tutti e ha pagato con la vita un suo no, il suo essere un elemento di rottura rispetto al quieto vivere e alla rispettabilità di una Peyton Place italiana.
di Claudio Del Frate
Crema Online
Maurizio Iori condannato all’ergastolo e 2 anni di isolamento diurno per l’omicidio di Claudia Ornesi e della piccola Livia. L’ex primario: “sono innocente, non ho ucciso nessuno”.
ella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 luglio 2011 sono state prima tramortite con dello Xanax mescolato al cibo e quindi uccise con il gas dei fornelletti da campo che lo stesso Iori aveva acquistato e quindi portato nell’appartamento di via Dogali, a Crema, dove la donna e la bambina vivevano.
Condannato all’ergastolo
La Corte di Assise di Cremona ha accolto le richieste del pubblico ministero Aldo Celentano e oggi alle 14.30 ha fornito il proprio verdetto: Maurizio Iori è stato condannato all’ergastolo e a 2 anni di isolamento diurno per l’omicidio di Claudia Ornesi e della piccola figlia Livia, di tre anni. Al medico è stata tolta la patria potestà e dovrà versare una provvisionale di 600 mila euro ai parenti delle vittime. Inoltre la sentenza dovrà essere ubblicata sul sito internet del ministero della Giustizia negli albi pretori dei comuni di Crema e di Cremona.
“Nessun suicidio”
Stamattina alle 10, la diciassettesima udienza: dopo le repliche degli avvocati e del pubblico ministero, in tutto meno di un’ora, la Corte s’è ritirata per deliberare. Il collegio difensivo del medico, formato da Cesare Gualazzini e Marco Giusto aveva chiesto l’assoluzione, mentre il pubblico ministero Celentano s’era detto certo che Claudia Ornesi “non avrebbe mai messo in atto un suicidio, perché contrario a quello in cui lei credeva”. Impensabile credere che abbia potuto uccidere la sua bambina per fare un dispetto a quel padre che non voleva darle quella considerazione che avrebbe meritato.
“Non ho ucciso nessuno”
Lo stesso Iori, in un clima di fortissima tensione, ha preso la parola per ultimo, dicendo che avrebbe atteso fiducioso le 14.30, l’orario stabilito per la lettura della sentenza, “convinto di essere assolto perché sono innocente, non ho ucciso nessuno”. Iori ha aggiunto di aver provato un grande dolore “per aver perso la mia bambina”. Tre mesi dopo la scoperta dei due corpi senza vita il medico è stato arrestato e trasferito in carcere. Ha spiegato che la sua vita e la sua reputazione sono state distrutte: “non credo che riuscirò mai a recuperare”. L’unica ancora di salvezza il fatto di essere un “credente, questo mi ha consentito di restare in vita tutto questo tempo, di sopportare 15 mesi passati in prigione da persona innocente. Sono sicuro che riconoscerete la mia innocenza e potrò tornare a casa dalla mia famiglia”.
Il bivio e le testimonianze
I difensori di parte civile, Marco Severgnini ed Eleonora Pagliari, si sono rivolti alla giuria nel loro brevissimo intervento: “siamo di fronte ad un bivio, ma le testimonianze indicano la via da seguire”. In chiusura, una critica ai colleghi della controparte, per aver tentato di infangare la famiglia di Claudia Ornesi attraverso tesi definite “sgradevoli”.
I quattro punti “innegabili” della difesa
Ha invece illustrato una memoria di alcune pagine l’avvocato Marco Giusto, difensore dell’ex primario accusato di duplice omicidio, ponendo l’accento su quelli che ritiene essere “quattro punti innegabili: in questo delitto non esiste un movente, Maurizio Iori non possedeva le chiavi dell’appartamento di Claudia Ornesi e nessuno è riuscito a spiegare in che modo avrebbe somministrato lo Xanax alle due vittime”.
Le impronte ed il ricorso in Cassazione
Secondo l’avvocato Giusto, a conferma dell’innocenza dell’imputato, il fatto che sopra ogni oggetto repertato dalle forze dell’ordine nella casa di via Dogali vi siano solo impronte di Claudia e di Livia. Incongruenze alle quali è necessario dare una risposta, ha concluso, prima che il collega Cesare Gualazzini ribadisse che “la Corte di Cassazione il 7 febbraio esaminerà il nostro secondo ricorso”, dando fondatezza – questa la tesi dell’avvocato – alla loro convinzione, ovvero che si sia trattato di un finto suicidio finito male. Secondo Gualazzini non esisterebbero prove sufficienti a condannare Iori. Rivolgendosi alla corte, poi, ha chiuso il proprio intervento: “se condannerete Iori, non lo condannerete all’ergastolo, lo condannerete a morte, perché non arriverà vivo al processo d’appello
di Riccardo Cremonesi e Andrea Galvani
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