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Anna Morrone, ostetrica, mamma. Uccisa a colpi di pistola dal marito, che aveva denunciato dopo anni di violenze

Cosenza, 2 Luglio 1999

 


Titoli & Articoli

 

COSENZA: INTITOLATA STRADA AD ANNA MORRONE, LA DONNA UCCISA DAL MARITO NEL 1999 (AdnKronos – 3 maggio 2007)
Il comune di Cosenza ha deciso di intitolare una strada in memoria di una vita tragicamente stroncata, quella di Anna Morrone, uccisa a Cosenza nel luglio del 1999 per mano del marito Franco Vigna. La strada che sarà intitolata ad Anna Morrone è in Via Popilia, tra Via Fratelli Sprovieri e Via Gian Battista Martini. La cerimonia di intitolazione è fissata per il 5 maggio 2007 alle ore 12:00.
La richiesta di intestare una strada ad Anna era stata avanzata nel 2005 da un’amica della famiglia Morrone. Nella tabella che indicherà il nome della strada, su richiesta della mamma di Anna, ci sarà anche il titolo di ostetrica, ruolo che Anna rivestiva in Ospedale e che aveva conseguito con tanti sacrifici.

Iniziativa a ricordo dell’ostetrica cosentina uccisa dal marito nel ’99 (Nuova Cosenza – 1 luglio 2011)

 

In ricordo di Anna Morrone (la Prima Pagina – 3 luglio 2011)
In occasione della ricorrenza della morte di Anna Morrone, giovane ostetrica cosentina, avvenuta il 2 luglio del 1999, uccisa dalla mano omicida del marito, l’associazione Attivamente Coinvolte, presieduta da Luigia Barone, la vuole ricordare insieme a tutte le donne che, come lei, hanno perso la vita dopo anni di violenze subite in silenzio tra le mura di casa.
La violenza sulle donne è tutt’altro che sparita. Infatti, in Italia, nel 2010, le donne uccise per mano di uomini, mariti o ex, compagni, parenti, sconosciuti, sono state 127, una ogni tre giorni; un numero che, purtroppo non comprende il sommerso, quello che riguarda i casi risolti tardivamente o che non occupano le pagine delle testate giornalistiche. Comunque, nel 54% dei casi, la donna trova la morte all’interno della relazione di coppia o a causa della sua interruzione.
Anna Morrone, nel 1999, dopo anni di isolamento e silenzio, aveva deciso di interrompere la relazione con il marito violento. Vessazioni e soprusi nascosti a tutti per tanto tempo ed infine raccontati disperatamente in una denuncia che non portò, tuttavia, ad una tutela legale della donna.
L’associazione “Attivamente Coinvolte”, che ha una sede anche nella nostra cittadina, è impegnata da anni nel contrasto della violenza di genere in tutt’Italia, e quest’anno ha scelto di ricordare Anna attraverso la musica, utilizzando quella che fu la sua ultima canzone preferita, “You get what you give”  dei New Radicals. “Abbiamo deciso – informano le volontarie dell’associazione –  di coinvolgere le radio calabresi, chiedendo di trasmettere questa canzone oggi ed in questi giorni, con l’intento di stimolare e diffondere una riflessione profonda sul fenomeno della violenza alle donne attraverso il ricordo di Anna”. Contemporaneamente sul profilo Facebook di “Attivamente Coinvolte” sarà possibile trovare un video con diverse immagini di Anna, cariche di umanità e “normalità”, nella speranza che, attraverso il passaparola mediatico, venga condiviso dal maggior numero di utenti e che la riflessione sul femicidio e sulla violenza domestica tocchi il maggior numero di persone. Attivamente Coinvolte conferma a voce piena il messaggio diffuso due anni fa, in occasione della giornata di studi tenutasi il 2 luglio 2009 a Cosenza proprio in occasione del decennale della morte di Anna: “Anche per una sola donna che riuscirà a uscire dalla violenza, Anna non sarà morta invano”.

L’infermiera ammazzata a pochi passi dall’ospedale (Gazzetta del Sud – 14 settembre 2021)
Nel luglio del ’99, Franco Vigna, rivenditore di auto, uccise a pochi passi dall’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, la moglie, Anna Morrone, che faceva l’infermiera. La coppia era in crisi e s’avviava alla separazione. Vigna utilizzò una pistola calibro 7,65 e, dopo il delitto, si rifugiò in Sila. Dove s’uccise. Il corpo venne ritrovato in una fossa che lo stesso omicida-suicida si era scavato. Prima di togliersi la vita, Vigna mandò i propri documenti d’identità e alcuni effetti personali alla redazione cosentina di Gazzetta del Sud.


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In memoria di

 

Cosenza, lettera a Mattarella del figlio d’una vittima di femmicidio e d’un padre morto suicida (Gazzetta del Sud – 28 aprile 2024)
Le altre vittime. Quelle spesso dimenticate. Cosa accade dopo la consumazione di un delitto a quelli che restano, ai familiari degli uccisi? La storia di Francesco Vigna ne offre un quadro drammaticamente chiaro. Il padre, Franco, titolare di una rivendita di auto e con l’hobby per la pittura, nel luglio del 1999 uccise la moglie, Anna Morrone, a pochi passi dall’Annunziata. Un crimine feroce – oggi catalogabile nella fattispecie dei “femminicidi” – consumato per ragioni di gelosia. La coppia aveva un figlio, all’epoca sedicenne, rimasto da quel giorno completamente solo.
Franco Vigna, infatti, dopo aver mandato i propri documenti d’identità alla nostra redazione con l’intento di annunciare un gesto autodistruttivo, fuggì in Sila dove si tolse la vita con un colpo di pistola. Il cadavere venne ritrovato all’interno di una fossa che lo stesso uxoricida – suicida aveva scavato prima di spararsi. Per il giovane figlio fu un ulteriore schock. La vita del sedicenne continuò in un difficile vuoto interiore, attesa la mutilazione affettiva subita. Francesco ha finito gli studi, ha formato una famiglia, senza tuttavia mai ricevere alcun aiuto da parte dello Stato. Nessuno, insomma, nel mondo istituzionale pensò a lui. Non vi erano d’altronde gli strumenti normativi per poter concretamente intervenire.
Oggi quel ragazzino diventato faticosamente uomo ha sentito il desiderio di scrivere al Presidente della Repubblica che sarà in visita nella nostra provincia martedì prossimo. Ci ha inviato la missiva – per il tramite dell’avvocato Michelangelo Russo – perchè venga resa pubblica. È una lettera che racconta di disagi e speranze. E val la pena di leggerla per capire quanta sofferenza cagioni la perdita violenta dei propri genitori.

«Mi chiamo Francesco Vigna, ho quarantuno anni e sono nato a Cosenza, dove vivo con mia moglie e mio figlio, e dove dal mese di gennaio di quest’anno, esercito l’attività di agente di commercio nel settore energetico» scrive quell’ex ragazzino a Sergio Mattarella. «Le invio queste poche righe che, non a caso, ho scelto di scriverLe in vista della Sua imminente visita del 30 Aprile in Calabria per rappresentarLe, dopo non pochi tentennamenti, le conseguenze della mia dolorosa condizione di orfano in cui mi trovo a causa di un crimine domestico, c.d. “femminicidio”, e che purtroppo tutt’ora mi affliggono.
La mia povera mamma, Anna Morrone, infatti, ha cessato di vivere il 2 luglio del 1999 per mano di mio padre, Franco Vigna, il quale, dopo anni di incomprensioni e litigi, quella mattina, dopo averla attesa alla fine del proprio turno di lavoro, fuori dall’Ospedale Civile di Cosenza, dove lei lavorava come conosciuta e apprezzata infermiera presso il reparto di rianimazione, la uccideva a colpi d’arma da fuoco. 
Circa un mese e mezzo dopo l’uccisione di mia mamma, il giorno di ferragosto, tra i boschi della Sila, veniva rinvenuto il cadavere di mio padre morto suicida. Il fatto all’epoca suscitò orrore e sdegno collettivo non soltanto a Cosenza, dove è stato tra i principali e più impressionanti casi di femminicidio, ma anche in tutta la regione.
Io nel 1999 ero un ragazzo di appena sedici anni, figlio unico, e mi ritrovai di colpo privato di entrambi i genitori restando così senza più punti di riferimento per la mia crescita e per il mio futuro che ho dovuto costruirmi da solo con notevole sforzo e dolore nonostante non mi sia mai mancata la vicinanza dei miei parenti più prossimi. Le molteplici e gravose difficoltà che ho affrontato, e che purtroppo ancora oggi a distanza di anni, sto affrontando, sono state acuite anche dal fatto che nel nostro Paese negli anni ‘90 non esisteva e, in verità, per molto tempo ancora non sarebbe esistita, una legislazione che prevedesse aiuto psicologico, e sostegno economico e sociale, in favore degli orfani dei crimini domestici.
La prima Legge che ha introdotto nell’ordinamento giuridico specifiche tutele quote in favore degli orfani per crimini domestici è stata infatti la Legge nr. 4 del 2018 della quale però, all’evidenza, io non ho mai potuto fruire dal momento che al tempo della mia tragica vicenda detta Legge, per l’appunto, non esisteva. Essa peraltro riguarda principalmente i minori di età e, comunque, ancora oggi nei confronti di tutti risulta essere di fatto inapplicata a causa della farraginosità e della lentezza della macchina burocratica, con la conseguenza – per me in ogni caso – di non aver mai potuto ricevere i sostegni previsti dalla Legge di cui avevo e ho tutt’ora bisogno.
Prima della mia attuale nuova recentissima occupazione avevo infatti avviato, nel 2020, animato dalle migliori speranze, un’attività di salumeria che però era travolta quasi subito dalle conseguenze della pandemia da Covid e che, di fatto, mi hanno lasciato pieno di debiti e in grave difficoltà sotto il profilo del sostentamento economico mio e della mia famiglia. Non sapendo più come fare, né a chi rivolgermi, ho deciso, infine, dopo aver appreso della Sua visita in Calabria, di inviarLe questa lettera poiché, come orfano di un crimine domestico, sono stato molto colpito dalla Sua dichiarazione del 25 Novembre dello scorso anno, nella ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una violenza che ha conseguenze terribili per chi viene immaturamente privato degli affetti più intensi con danni devastanti, sotto l’aspetto umano, sociale ed economico, e dai quali, come accaduto nel mio caso, è spesso impossibile riprendersi del tutto. Mi rivolgo perciò a Lei, oltre che come vittima collaterale di un “femminicidio”, anche come cittadino italiano in difficoltà economiche che hanno avuto origine proprio nella tragedia che mi ha colpito, chiedendo il Suo alto intervento per ricevere gli aiuti previsti dalla Legge ma che, nella pratica, per me sono difficili da ottenere per i motivi che ho sin qui esposto. Sarei in ogni caso veramente lieto e onorato di poterLa incontrare, nell’occasione della Sua venuta in Calabria, per ringraziarLa personalmente per il Suo forte messaggio alla Politica e alla Società, sul tema della violenza di genere, oltre che per meglio descriverLe la particolare situazione che sto vivendo. La ringrazio per il tempo che Vorrà dedicarmi e Le manifesto, fiducioso della Sua attenzione, i sensi della mia più profonda e sincera stima».