Anna Carlucci, 47 anni, collaboratrice familiare, mamma. Uccisa a coltellate dal marito
Asti, 14 Settembre 2015
“Era una famiglia tranquilla, non li ho mai sentiti litigare” ma lui l’ha uccisa “nel corso dell’ennesima lite”.
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Dramma della gelosia ad Asti: uccide la moglie a coltellate – la Repubblica – 14 settembre 2015)
Un anonimo condominio della periferia di Asti è stato teatro di un terribile fatto di sangue. Un uomo di 40 anni, Rahhal Fantasse, ha ucciso a coltellate la moglie Anna Carlucci, di 47, ossessionato dalla gelosia e convinto di essere stato tradito. All’uxoricidio, commesso nel culmine di una violenta lite, ha assistito anche il padre della vittima, che tentando di proteggerla è rimasto ferito a una mano. I carabinieri, chiamati da una vicina di casa che aveva udito le urla della donna, hanno dovuto sfondare la porta per poter trarre in arresto l’omicida.
Asti, uccide la moglie a coltellate davanti al suocero (today – 14 settembre 2015)
Il dramma ad Asti: una vicina, sentendo le urla, ha chiamato i carabinieri. Per la donna, Anna Carlucci, 47 anni, non c’è stato niente da fare. Il marito, Rahhal Fantasse, marocchino di 40 anni, è stato arrestato
Ha ucciso la moglie con diverse coltellate, poi si è scagliato contro il suocero che ha assistito alla morte di sua figlia. E’ finita nel sangue una lite in casa tra Rahhal Fantasse, marocchino di 40 anni, e Anna Carlucci, 47 anni. Per la donna non c’è stato niente da fare mentre il padre se l’è cavata con una ferita alla mano.
LA TRAGEDIA – E’ accaduto tutto intorno alle 12 di lunedì 14 settembre. Una vicina, sentendo le urla provenire dall’appartamento, ha chiamato i carabinieri che, giunti sul posto, hanno sfondato la porta. Lì hanno trovato l’uomo con ancora l’arma in mano. In terra, ormai moribonda, la donna. Il marito è stato portato in caserma e accusato di omicidio.
MORTA DAVANTI AL PAPA’ – Anna Carlucci è deceduta davanti agli occhi del padre che non è riuscito a fermare il genero, rimediando una ferita profonda alla mano. La vittima lavorava come domestica, mentre Rahhal Fantasse era disoccupato.
Omicidio di via Torchio. “Lei divisa tra famiglia e lavoro. Il marito? Sempre in casa” (La Stampa – 14 settembre 2015)
I vicini della famiglia Fantasse: “Lui, schivo e taciturno”
Mamma e lavoratrice. «Lo accompagnava sempre lei a scuola, la mattina – raccontano i condomini – Poi rientrava, a piedi, saliva sulla sua Clio e andava a lavorare. La vedevamo tornare all’ora di pranzo con le borse della spesa, sempre molto trafelata». Lui, invece, disoccupato da anni, stava quasi sempre in casa. Sull’ipotesi che la donna potesse avere una relazione extraconiugale, interviene un’amica: «La conoscevo abbastanza bene, anche se non eravamo intime. Però, considerata la vita che faceva, tutta casa e lavoro, mi sento di escludere che avesse un altro uomo».
Un uomo taciturno «Spesso teneva la porta d’ingresso aperta, soprattutto d’estate – racconta una donna del piano di sopra – Le prime volte, gli passavo davanti e lo salutavo. Alzava gli occhi, mi fissava ma non rispondeva mai. Allora ho smesso, quando lo incontravo facevo finta di non vederlo».
La coppia si era trasferita nell’alloggio dell’Atc nel 2013. «Era stata lei a presentare la domanda per entrare in graduatoria – precisa l’assessore ai Servizi sociali, Piero Vercelli – Era una donna molto educata, quella che si definisce “una a posto”. Sono molto addolorato per quanto successo». La famiglia, che era tornata dieci giorni fa dalle vacanze estive in Marocco, pagava regolarmente il contributo affitto di circa 140 euro mensili e pare non avesse grossi problemi economici.
LA TESTIMONE “Ho sentito le urla e sono accorsa sul pianerottolo. Era tutto sporco di sangue, mi sono chiusa in casa”
Paura e sconcerto. Sono i sentimenti che prevalgono tra i vicini di casa della donna uccisa a coltellate dal marito. «Ho sentito delle urla e mi sono affacciata. Ricordo solo un lago di sangue, e mi sono chiusa dentro casa fino all’arrivo dei carabinieri». L’alloggio in cui si è consumata la tragedia è all’interno 3, al pianoterra di un condominio di case popolari. All’interno 2, di fronte, abita una coppia di italiani, pensionati, che raccontano sotto choc: «Sembravano sereni».
Una famiglia tranquilla «Non li vedevamo mai. Lei lavorava sempre, come assistente a portatori di handicap. Si dava da fare, era molto riservata – aggiungono gli altri condomini – Sono arrivati qui due anni e mezzo fa. In questi anni non li abbiamo mai sentiti urlare o litigare con i vicini. Era una famiglia tranquilla, schiva, che non amava socializzare con nessuno. Anche il ragazzino non si sentiva mai». Ieri mattina è stato proprio il papà ad accompagnare il ragazzo a scuola. «L’ho visto passare intorno alle 8 – racconta il vicino di casa Gerardo Ricci – sembrava tranquillo, come sempre. Era comunque uno che parlava poco. Si limitava ad un “buongiorno e buonasera”. Nulla di più».