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Anica Panfile, 31 anni, collaboratrice domestica, mamma di 4 figli. Massacrata di botte e gettata nel fiume

Spresiano (Treviso), 18 Maggio 2023


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Picchiata e gettata sul Piave, parla l’ex datore di lavoro: «Un suicidio? Di sicuro aveva problemi economici» (Treviso Today – 27 maggio 2023)
«Un suicidio? Di sicuro aveva problemi economici… »A parlare è Franco Battaggia, “datore” di lavoro di Anica Panfile, la giovane donna romena madre di quattro figli ritrovata morta domenica scorsa sul Piave a Spresiano tre giorni dopo che i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. La Procura di Treviso non crede all’ipotesi gel gesto disperato da parte della 31enne è indaga per omicidio volontario.
Ma a parlare dell’ipotesi secondo cui Anica si sarebbe tolta la vita è proprio Battaggia, ex datore di lavoro della Panfile con cui, al termine del rapporto, aveva mantenuto dei rapporti tanto che la giovane andava nella sua casa di Arcade per fare le pulizie domestiche. L’uomo, 76enne, è tra l’altro noto per la sua presunta vicinanza alla Mala del Brenta e nel 2011 ha terminato di scontare una condanna a 21 anni di carcere per l’omicidio di un rivale, tale Vincenzo Ciarelli, avvenuto nel 1988.
«Fino a novembre – racconta Battaggia – lavorava per me: per cinque anni mi ha dato una mano nella mia pescheria, poi è scaduto il contratto e mi ha chiesto di non rinnovarglielo perché aveva trovato un posto più comodo da raggiungere. Mi è dispiaciuto, perché era un’ottima collaboratrice». «Ho detto tutto quello che so ai carabinieri che mi hanno interrogato sabato. Non credo sia stata uccisa: lei era un “pezzo da novanta”, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendere. Sono convinto che alla fine verrà fuori che non è un delitto».
Secondo alcune indiscrezioni sarebbero numerosi i colpi ricevuti di Anica, almeno una decina, che si concentrerebbero sul volto e sul capo della donna e sembrano compatibili con una aggressione compiuta a mani nude. E’ quindi possibile la donna sia stata massacrata di botte e meno plausibile che sia stata colpita con un oggetto, anche se la certezza si avrà solo tra novanta giorni, quando il medico legale Antonello Cirnelli presenterà la propria relazione ai magistrati. «Non è materialmente impossibile che abbia fatto tutto da solo – osserva sul punto il procuratore di Treviso Marco Martani – ma in due o in tre si va meglio…». Resta il mistero sulla zona in cui la 31enne sarebbe caduta in acqua. «Il ponte dell’autostrada è dotato di protezioni – conclude Martani – quindi l’ipotesi che possa essere finita sul fiume da lì è come minimo poco probabile».

Omicidio del Piave. Anica Panfile uccisa a mani nude da una raffica di calci e pugni: «Non ha nemmeno potuto difendersi» (il Gazzettino  – 28 maggio 2023)
Non si è difesa. Anica Panfile non è riuscita a parare i colpi inferti dall’assassino. Sulle mani e sulle braccia non ci sono ematomi o segni di colluttazione che facciano pensare al tentativo disperato di proteggersi da chi la stava massacrando di botte, forse al culmine di una lite sfociata in omicidio. Uccisa a mani nude. È questo lo scenario che si va delineando in queste ore e su cui stanno indagando i carabinieri trevigiani.
I militari sono tornati più volte sull’argine del Piave in questi giorni alla ricerca di tracce e indizi utili a ricostruire il delitto e trovare il responsabile. È passata ormai una settimana dal ritrovamento del corpo, a Spresiano, in un’ansa del Piave compresa tra e la strada delle Grentine. Ma la morte di Anica rimane ancora un giallonessun movente, nessun assassino. Mentre non è detto che ci sia per forza un’arma del delitto, anzi. Il tipo di ferite inferte alla donna sembra infatti più compatibile con dei pugni che con una serie di colpi inferti con una spranga o un bastone.
Il corpo è stato poi gettato nel fiume. E trasportato dalla corrente fino all’isolotto in cui domenica mattina lo ha avvistato un pescatore. Per avere la certezza sulle modalità con cui è stata uccisa bisogna attendere 90 giorni, quando il medico legale Antonello Cirnelli presenterà alla Procura la propria relazione. Dai primi riscontri dell’autopsia è molto probabile che la donna sia stata uccisa a mani nude. Meno plausibile invece l’ipotesi che sia stata colpita con un bastone o una spranga. Di certo era già morta quando è finita nel fiume visto che la salma non presenta i segni tipici dell’annegamento. Anica aveva addosso una maglia rossa, la stessa con cui è stata avvistata l’ultima volta ad Arcade, il pomeriggio della sua scomparsa, il 18 maggio.

Omicidio Anica Panfile, l’ex datore di lavoro: “Le ho prestato 5mila euro, era preoccupata” (FanPage – 5 giugno 2023)
Si continua a indagare sulla morte di Anica Panfile, la donna scomparsa e poi trovata morta nel fiume Piave. Sarebbero due gli uomini già noti nel mirino delle autorità. Il primo è l’ex compagno della donna, denunciato per minacce; mentre il secondo sarebbe l’ex datore di lavoro, l’ultimo ad averla vista viva.
Continuano le indagini sulla morte di Anica Panfile, la 31enne scomparsa e poi trovata morta nel fiume Piave. Dal fiume sono stati recuperati alcuni degli effetti personali di Anica, ma manca ancora all’appello il cellulare, elemento che potrebbe fornire molti dettagli sulle ultime ore prima del decesso e sull’identità del killer. Mentre si attende il risultato degli accertamenti sulla felpa, sul mazzo di chiavi e gli occhiali della 31enne, gli inquirenti continuano a scandagliare il passato della donna alla ricerca di una pista da seguire.
L’ex compagno a processo per minacce
Nel mirino delle autorità ci sarebbero per ora tre uomini: il primo è l’ex compagno di Panfile, il 35enne Vasilica Lungu, coinvolto in un processo per minacce. L’uomo dal 2018 in poi avrebbe inviato una serie di messaggi minatori alla vittima, intimandole di “stare attenta” per evitare aggressioni. “Ho tanti amici in Italia – scriveva il padre dei suoi 3 figli – e possono farti del male. Stai sicuramente con un’altra persona. Tornerò lì e ucciderò sia te che lui”.
Il 35enne, che è atteso in Tribunale il 16 giugno prossimo nell’ambito del procedimento per minacce, è stato raggiunto dalla trasmissione Quarto Grado. Ai microfoni del programma Mediaset, l’uomo ha ammesso i litigi con l’ex compagna, ma ha dichiarato di “non essere mai stato violento”. “Non l’ho mai picchiata – ha sottolineato -. Non aveva lividi sul corpo, chiunque può confermarlo. Le nostre liti erano forti, ma erano solo verbali. Sapevo che si era rifatta una vita, le chiedevo spesso anche della sua quarta figlia ma non mi ha mai detto di chi fosse”.
L’ex datore di lavoro
Il 35enne ha puntato il dito contro l’ex datore di lavoro di Anica, il 76enne Franco Battaggia. Stando a quanto da lui dichiarato, la donna gli aveva raccontato di aver avuto più volte discussioni con l’anziano, l’ultimo ad averla vista in vita prima della scomparsa. Battaggia, ex della Mala del Brenta, ha alle spalle una condanna (già scontata) per omicidio. Allontanatosi dalla criminalità dopo il carcere, ha iniziato a lavorare nella pescheria di Treviso che gestisce ancora oggi.
Il 76enne ha raccontato di aver visto Panfile per consegnarle il Cud, così come confermato dalle indagini. Nel corso del loro incontro, la 31enne avrebbe confidato di avere un debito di 10mila euro e l’ex datore di lavoro, per aiutarla, l’avrebbe invitata ad entrare in casa per consegnarle 5mila euro in contanti. “Era preoccupata – ha sottolineato Battaggia -. Le ho dato i soldi in contanti, tutto quello che avevo in casa”. Alle 16.30 circa, i due hanno lasciato l’abitazione del 76enne in auto. A quel punto, Anica avrebbe chiesto all’ex datore di lavoro di lasciarla davanti al negozio Arcade Bike, dove avrebbe dovuto incontrare il “terzo uomo”, la persona (per il momento ancora non identificata) che secondo gli inquirenti potrebbe averla uccisa dopo un violento pestaggio.

Morte Anica Panfile, indagato il suo ex datore di lavoro: potrebbe averla uccisa (Chronist – 13 giugno 2023)
La 31enne Anica Panfile era stata trovata morta lo scorso 21 maggio nel fiume Piave, nella zona di Spresiano, in provincia di Treviso. Franco Battaggia, 76 anni, è stato iscritto nel registro degli indagati: ecco la sua versione
Svolta sul caso della morte di Anica Panfile, la donna rumena di 31 anni, il cui cadavere era stato ritrovato lo scorso 21 maggio nelle acque del fiume Piave, nella zona di Spresiano (Treviso).  La donna, madre di 4 figli, era dispersa da 3 giorni: era andata a lavoro ad Arcade, piccolo comune nel Trevigiano, ma non era tornata a casa. Il suo compagno aveva provato a rintracciarla, senza successo: dopo tre giorni di ricerche, il suo corpo era stato ritrovato senza vita all’interno del fiume.
Sul capo presentava traumi multipli, riconducibili a un corpo contundente. Infatti, la donna non era morta per annegamento: nei suoi polmoni non era stata trovata acqua. Inoltre, l’ipotesi del suicidio era stata scartata quasi subito. Dunque, secondo gli inquirenti,Anica potrebbe essere stata prima uccisa e poi gettata nel fiume.
Indagato per omicidio Franco Battaggia, il suo ex datore di lavoro
Nelle ultime ore, però, le indagini hanno subito un’accelerazione.
Infatti, il suo ex datore di lavoro, il 76enne Franco Battaggia è stato iscritto nel registro degli indagati. L’uomo, sentito più volte dagli inquirenti, avrebbe ammesso di essere stato forse l’ultima persona ad aver visto viva la donna, avvistata da alcuni testimoni e dalle telecamere della zona proprio nei pressi dell’abitazione del 76enne. Inoltre, sono state sequestrate le auto dell’uomo oltre ad altro materiale che sarebbero di interesse nell’indagine. Battaggia, soprannominato il Re del pesce, è proprietario della pescheria in cui la donna aveva lavorato per alcuni anni. Inoltre, di recente, Anica faceva le pulizie presso l’abitazione dell’imprenditore.
Battaggia ha già scontato 21 anni di carcere per omicidio. Nel 1988, Battaggia aveva ucciso un suo rivale, Vincenzo Ciarelli: per questo era stato condannato a21 anni di carcere con l’accusa di omicidio. Uscito nel 2011, l’imprenditore potrebbe essere il responsabile della morte di Anica Panfile. interrogato dai carabinieri, si è difeso, sostenendo che la donna non è stata uccisa. “Per cinque anni mi ha dato una mano nella mia pescheria aveva raccontato l’imprenditore parlando della donna, poi è scaduto il contratto e mi ha chiesto di non rinnovarglielo perché aveva trovato un posto più comodo da raggiungere. Mi è dispiaciuto, perché era un’ottima collaboratrice. non credo sia stata uccisa: lei era ‘un pezzo da novanta’, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendereSono convinto che alla fine verrà fuori che non è un delitto“. Queste la versione dell’imprenditore, che però non convince del tutto gli inquirenti.

 


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