Adelina Bruno, 27 anni. Strangolata a mani nude dal fidanzato e poi sfigurata con una canna di legno infilata 13 volte nella testa, nella guancia, nel collo e nella fronte fino a renderla irriconoscibile, quindi abbandonata in un terreno
Lamezia Terme (Catanzaro), 30 Ottobre 2011
Titoli & Articoli
Lamezia, omicidio Adelina: Autopsia esclude soffocamento e Gatto parla di test gravidanza (il Lametino – 2 novembre 2011)
“Le ho fatto tanto male”, “le ho fatto tanto male”. Queste le parole, ripetute fino allo sfinimento, durante le otto ore d’interrogatorio da Daniele Gatto che ha ucciso Adelina Bruno nel pomeriggio di domenica scorsa. Il giovane, stando a quanto continua trapelare, non avrebbe mai totalmente ammesso l’omicidio, ma neppure cambiato versione. Ha indicato il luogo agli inquirenti e poi avrebbe dato una ricostruzione sempre molto frammentaria e lacunosa di quegli istanti.
Gatto, già in passato lasciato dall’ex moglie che ha comunque detto agli inquirenti di non aver mai subito violenze da parte sua, non avrebbe resistito alla volontà di Adelina di lasciarlo, seguendo in questo i consigli della famiglia che non vedevano di buon occhio la relazione che la giovane aveva con un disoccupato, separato e con un figlio avuto dall’ex moglie. L’uomo era stato infatti lasciato dalla moglie non per delle manifestazioni violente nei suoi confronti, ma perché il rapporto non andava più, per la superficialità dimostrata dal giovane nella gestione familiare.
Il responso dell’autopsia. Ma c’è di più. L’autopsia condotta da Massimo Rizzo ha accertato che la ragazza è stata sì soffocata, ma non è stata quella la causa della morte avvenuta, con ogni probabilità sopraggiunta dai 13 colpi inferti sul volto e sul cranio della bella Adelina. Nessuna altra violenza in altre parti del corpo. Confermata, quindi, l’ipotesi che fosse ancora viva, ma priva di conoscenza per il tentativo di soffocamento, al momento dei colpi mortali sotto il mento e sul cranio. Dopo aver infierito, procurandosi anche l’accusa di vilipendio di cadavere oltre all’accusa di omicidio volontario per motivi abbietti, Gatto avrebbe lasciato la canna appuntita e insanguinata vicino al corpo esamine e avrebbe inscenato dapprima l’apprensione per la sparizione per poi costituirsi al commissariato nella prima mattina del 31 ottobre.
La versione di Daniele sul litigio. Nella ricostruzione frammentaria rilasciata dal giovane agli inquirenti durante l’interrogatorio, c’è un particolare del quale i medici si stanno occupando in queste ore. Forse la ragazza era incinta. Nell’interrogatorio Gatto ha spiegato che una delle cause del litigio fosse un ritardo da parte della giovane Adelina. La ragazza non voleva sottoporsi al test, mentre lui, già padre di un figlio, le avrebbe ripetutamente chiesto di togliersi questo dubbio che lo stava consumando. Gli inquirenti, dagli elementi che stanno continuando a raccogliere, sono convinti che comunque la ragazza fosse andata all’appuntamento per lasciare Daniele ma, per fugare ogni dubbio sul preciso movente che ha scatenato la furia omicida hanno chiesto particolari esami che possano, o meno fugare, nei prossimi giorni quanto reso loro dal giovane sotto interrogatorio.
Il totale controllo sulla vita della ragazza. La polizia comunque non ha dubbi sull’ossessione del giovane per la ragazza che ha poi ucciso. Esercitava su di lei un controllo totale tanto che, non fidandosi, aveva chiesto e ottenuto la sua password di Facebook (il popolare social network sul quale si erano conosciuti, ndr) per poter accedere ai suoi dati, contatti e, perché no, sostituirsi a lei per parlare con i suoi amici. E proprio per questo non si esclude che il giovane possa aver modificato qualcosa sulla bacheca e sul profilo della ragazza prima di andare a costituirsi la mattina seguente all’omicidio. Tutto il materiale informatico in possesso ai due giovani è stato comunque sequestrato e, anche da lì si attendono possibili riscontri che facciano chiarezza sul brutale omicidio.
Lutto cittadino. Oggi pomeriggio alle 16:00 i funerali in cattedrale. Per l’occasione è stato proclamato lutto cittadino. Alle esequie di Adelina sarà presente il sindaco di Lamezia e il feretro sarà accompagnato dal gonfalone della città. (di Virna Ciriaco)
Commozione ai funerali di Adelina Bruno. Don Pietro: «Cosa hanno visto i tuoi occhi domenica sera?» (Corriere della Calabria – 2 novembre 2011)
Grande commozione ai funerali di Adelina Bruno, la giovane donna strangolata e sfigurata dal fidanzato Daniele Gatto la notte tra domenica e lunedì, nel giorno del suo ventisettesimo compleanno. La messa è stata celebrata, nel pomeriggio nella Cattedrale di Lamezia, da don Pietro Folino Gallo, parroco della circoscrizione ecclesiastica di Santa Maria Goretti, dove la ragazza abitava con i suoi genitori. Prima dell`inizio della liturgia il parroco della Cattedrale, don Isidoro Di Cello, ha letto una lettera del vescovo della Diocesi di Lamezia, monsignor Luigi Cantafora, impossibilitato a presenziare alla cerimonia funebre per motivi di salute, con la quale ha inteso esprimere il suo cordoglio e la sua preghiera «per questa giovane donna, per chi è coinvolto in questa tragedia, ma soprattutto ai familiari». «Questo dramma – ha scritto il vescovo – deve farci riflettere, farci pregare per tutti e per ciascuno. Il Signore nella sua misericordia accoglierà il nostro cuore sincero, le lacrime, ogni dolore».
In tantissimi hanno voluto stringersi al doloro della famiglia Bruno. Tra i presenti il presidente del consiglio regionale della Calabria, Franco Talarico; il sindaco, Gianni Speranza, e una delegazione di assessori. Nel corso della celebrazione è stato letto un brano sulle “Beatitudini” tratto dal Vangelo di Matteo. E nella sua omelia don Pietro ha ricordato i «puri di cuore beati perché vedranno Dio». Il sacerdote ha sottolineato come ancora la città di Lamezia, già turbata da omicidi di mafia e stretta dalla morsa del racket, non avesse ancora assistito a una vicenda così cruenta e di una «violenza inaudita». Don Pietro si è chiesto «cosa hanno visto i tuoi occhi la sera di domenica scorsa? L`atroce e fredda violenza di un efferato assassino o il gesto disperato di un uomo lacerato dal suo fallimento? È vero mia cara sorellina che nessuno potrà mai giustificare un atto così disumano. Ma sono sicuro che tu che vedevi con il cuore, quella sofferenza l`avevi colta e stavi cercando di aiutarla a guarire. Quando la disperazione tocca il suo apice – ha aggiunto il parroco – il dolore può sfociare nella più inaudita violenza. E tu sapevi che solo un amore grande come il tuo, avrebbe potuto guarire ferite tanto profonde. Cara Adele sei entrata nel cuore della città. I tuoi occhi hanno conquistato la tua terra e adesso contemplano il volto di Dio. Tu guardavi tutti con il cuore».
Al termine della messa, il sacerdote ha riferito di aver sentito telefonicamente la famiglia Gatto, che ha voluto rivolgere – tramite lui – sentite condoglianze ai familiari di Adelina. La bara è stata salutata con un forte applauso e all`interno della chiesa sono state fatte volare due colombe. All`uscita del feretro, una folla enorme ha liberato in aria numerosi palloncini bianchi con le firme di amici e familiari, tra i quali anche il fratello della giovane. In aria anche un palloncino con un numero 27, gli anni che la giovane avrebbe compiuto nel giorno della sua tragica fine.
Link
In memoria di
Lamezia, dieci anni dall’omicidio di Adele. «Denunciare per evitare che possa succedere ancora» (Corriere della Calabria – 30 ottobre 2021)
Cerimonia davanti al mulino dedicato alla memoria della giovane uccisa nel 2011. Il monito: «Bisogna capire che la violenza non è amore»
LAMEZIA TERME «Il vostro angelo deve proteggere le donne di Lamezia Terme, perché le donne di Lamezia devono ricordare che ad Adele è successa una cosa che può accadere a tutti». Il ricordo, commosso, della dirigente del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, Gaetana Ventriglia, è quello di tutti: una comunità intera, quella lametina, ancora segnata dal terribile omicidio di Adele Bruno, la 27enne uccisa dieci anni fa dall’allora ex fidanzato Daniele Gatto.
L’omicidio
Il delitto avvenne il giorno prima del ventisettesimo compleanno della ragazza. Gatto uccise Adele Bruno strangolandola al termine di una lite e poi infierì sul cadavere colpendolo ripetutamente con un bastone e abbandonandolo su un terreno. Dopo il delitto, si allontanò e si recò a casa dei genitori della vittima per dire che la giovane era scomparsa. Quindi andò al commissariato di polizia per fare la denuncia di scomparsa. La mattina dopo, però, si presentò nuovamente agli agenti confessando l’omicidio e dando indicazioni per il ritrovamento del corpo.
Dieci anni
E oggi, proprio nel primo decennale, la città si è stretta attorno alla famiglia di Adele Bruno attraverso una cerimonia organizzata dall’associazione “Per Te” proprio davanti al Mulino di via Soccorso a lei dedicato nel 2014. Presenti, oltre ai familiari, numerose altre associazioni lametine, il vicesindaco Antonello Bevilacqua e le assessore Luisa Vaccaro e Teresa Bambara, una rappresentanza della scuola del quartiere e il parroco don Giuseppe Critelli, oltre ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine.
«Non sempre l’amore è amore»
«Dobbiamo ricordarci di fare attenzione alle persone con cui usciamo e soprattutto a non andare all’ultimo incontro – ha ribadito la Ventriglia – perché potrebbe davvero essere l’ultimo. Non sempre l’amore è amore, non sempre quello che noi pensiamo sia amore sia in realtà una persona di cui possiamo fidarci». «Mi auguro che questo angelo sia l’angelo di tutte le donne di Lamezia».
«Venite in caserma, rivolgetevi alle forze dell’ordine»
Un altro messaggio commosso, poi, quello di Mara De Waure, maresciallo dei Carabinieri Lamezia: «La cosa importante – ha detto – è capire che molto spesso, quando succedono queste tragedie feroci, le pensiamo sempre lontane da noi, pensando che nella nostra città non possa mai succedere. E invece, proprio perché è successa qui a Lamezia Terme, proprio perché è tangibile e vicina a noi, dobbiamo capire quanto sia importante prevenire e parlare». Poi l’appello: «Mi rivolgo a tutti quelli che hanno un amico, un’amica, un familiare e possono fare qualcosa che questo possa accadere nuovamente, per far sì che quello che è successo ad Adele non si verifichi nuovamente. Venire in caserma, rivolgersi alle forze di polizia anche solo per parlare, significa trovare la soluzione ad un problema che purtroppo oggi sta diventando veramente difficile da affrontare». «La violenza e i femminicidi sono diventati all’ordine del giorno – ha ricordato infine – ma è importante denunciare anche perché le donne nelle forze di polizia sono sempre più presenti. Bisogna capire che la violenza non è amore».
Una panchina per Adele
Nel corso della cerimonia, Rosario e Vincenzo Bruno, papà e fratello di Adele, hanno scoperto la panchina rossa sistemata proprio davanti al mulino e sulla quale sono state incise alcune frasi. «Un’altra tragedia del genere non deve più accadere e solo noi, tutti insieme, possiamo far sì che non succedano più» ha detto Katya Nero, vicepresidente dell’associazione “Per Te”. «Adele credeva nell’amore, nei suoi sogni. Una ragazza semplice, solare buona, di soli 27 anni che avrebbe avuto un futuro eccellente, ma i suoi sogni sono stati spezzati quella notte. Non oso immaginare il dolore dei genitori e dei familiari, ma li stringo e li abbraccio forte». (di Giorgio Curcio)