Fiorella Sandre, 74 anni, bidella in pensione, mamma. Muore nell’incendio della casa dove abitava con un’amica. Accusato il marito della donna
Castagnole di Paese (Treviso), 10 Giugno 2020
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Rogo di Castagnole, i Ris nella casa di Franca e Fiorella il giorno del loro funerale (la Tribuna di Treviso – 22 giugno 2020)
Duecento in chiesa a Paese per le amiche morte insieme nell’incendio della casa che gli inquirenti sono andati ad ispezionare per ordine della Procura di Treviso
Nel giorno dell’addio a Franca e Fiorella i Ris hanno effettuato un sopralluogo all’interno della loro abitazione di Castagnole dove dieci giorni fa hanno perso la vita. A richiedere il loro intervento è stato il sostituto procuratore Anna Andreatta che coordina le indagini per omicidio colposo e che vedono indagato Sergio Miglioranza, marito di Franca.
E ad accogliere Franca Fava e Fiorella Sandre per l’ultimo saluto ieri pomeriggio in una chiesa di Paese gremita da oltre 200 persone – pur nel rispetto del distanziamento – i loro familiari ed amici. Per Franca, 68 anni, il marito Sergio con la sorella Maria Teresa e gli altri parenti, per Fiorella, bidella in pensione di 74 anni, la figlia Martina con Giancarlo, gli adorati nipoti Daniele, Davide e Leonardo, oltre ai fratelli e agli amici. «Probabilmente, Franca e Fiorella, se ne sono andate pregando, affidandosi a Dio con un grido tragico. Il loro grido di dolore è diventata preghiera» ha detto don Gianfranco Pegoraro, parroco di Castagnole, durante l’omelia, riferendosi agli ultimi angoscianti istanti di vita delle due donne, uccise dall’incendio propagatosi lo scorso 10 giugno nella casa di Miglioranza, lungo la Feltrina. La cerimonia religiosa prosegue con semplicità, senza ulteriori riferimenti all’incendio che ha segnato le due famiglie e l’intera comunità.
Una tragedia che ha profondamente scosso Paese e frazioni tanto che per tutta la durata della funzione celebrata da don Gianfranco con al fianco don Giuseppe Tosin, parroco di Paese, le attività commerciali del comune hanno tenuto le serrande abbassate. Così aveva chiesto il sindaco Katia Uberti, presente alla cerimonia con metà giunta, proclamando il lutto cittadino e ponendo a mezz’asta le bandiere degli esercizi pubblici. All’interno della chiesa a fine cerimonia, Martina – figlia di Fiorella – si avvicina con le lacrime agli occhi a salutare Sergio, anch’egli commosso, appoggiato alla sorella. È l’unico superstite del rogo e l’unico indagato dalla procura della repubblica, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. È lui la prima persona che Martina aveva sentito telefonicamente, la notte dell’incendio. Pochi istanti dopo, all’uscita delle due bare il saluto di Sergio al feretro di Fiorella, che ha proseguito per la cremazione, soffermandosi alcuni istanti sulla bara dell’amica della moglie ed asciugando le lacrime. Quindi lo spostamento in cimitero e la tumulazione della moglie Franca.
«Aiuto, stiamo bruciando vive», il marito brucia la moglie e l’amica per i 950mila dell’assicurazione (ilRoma.net – 6 marzo 2021)
(…) Il fatto era avvenuto a Castagnole di Paese. Miglioranza e la moglie di fatto vivevano fisicamente separati. L’uomo abitava infatti in un appartamento al piano superiore della casa rispetto a quello in cui risiedevano le donne, amiche di vecchia data, entrambe con problemi di deambulazione. I due vani non erano collegati però internamente. Le due donne non sono riuscite a scappare nemmeno dalle finestre alle quali erano apposte delel grate di ferro. L’allarme scattò verso l’una di notte del 10 giugno, quando Fiorella Sandre riuscì a chiamare il 113: «Aiuto, la casa sta bruciando, siamo intrappolate» era stato il grido disperato. Sul posto arrivarono le squadre dei vigili del fuoco ma per le due donne non ci fu niente da fare. Morirono nell’incendio in casa, tra i mobili accatastati e carbonizzati.
I carabinieri del Ris di Parma accertarono che i punti di innesco erano stati multipli, e che nella casa c’erano anche sostanze acceleranti, tracce delle quali sarebbero state individuate negli abiti dell’indagato. Erano presenti inoltre bombole di gas, per uso domestico e da campeggio, oltre che di acetilene per operazioni industriali, alcune delle quali esplosero durante l’intervento dei vigili del fuoco (…)
Morta carbonizzata in casa insieme all’amica: arrestato il marito (Today – 5 marzo 2021)
Un uomo di 70 anni, Sergio Miglioranza, è stato arrestato con l’accusa di duplice omicidio aggravato per la morte della moglie, Franca Fava, 68 anni, e di un’amica, Fiorella Sandre, 74, rimaste carbonizzate nell’incendio di Castagnole di Paese
Le indagini sono a un punto di svolta, otto mesi dopo che le fiamme e il fumo avevano distrutto la casa e ucciso due donne in Veneto. Un uomo di 70 anni, Sergio Miglioranza, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di duplice omicidio aggravato per la morte della moglie, Franca Fava, 68 anni, e di un’amica, Fiorella Sandre, 74, rimaste carbonizzate nell’incendio della casa della coppia.
Arrestato per l’incendio di Castagnole di Paese. I fatti risalgono al 10 giugno 2020, e avvennero a Castagnole di Paese, nel Trevigiano. Il rogo dell’abitazione sarebbe stato appiccato intenzionalmente. L’incendio distrusse tutto in pochi minuti. L’uomo era già indagato dalla Procura di Treviso. L’ordinanza di custodia, emessa dal gip di Treviso, è stata eseguita dai carabinieri di Montebelluna. Il movente del duplice omicidio, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata la volontà dell’uomo di incassare il premio assicurativo per i danni dell’incendio e per la morte delle due donne, ipotizzabile in alcune centinaia di migliaia di euro.
Martina, la figlia di Fiorella Sandre, morta nel rogo «Lui colpevole? Mi crolla il mondo» (la Tribuna di Treviso – 6 marzo 2021)
«Quando vedevo Sergio mi diceva sempre che era stata una fatalità e che si sentiva in colpa»
Ha appreso nella mattinata di ieri dai siti d’informazione online la notizia che la morte della mamma Fiorella era stata provocata, secondo l’accusa, dall’incendio doloso, appiccato volontariamente da Sergio Miglioranza, per riscuotere i soldi dell’assicurazione. E la sua reazione la riassume in poche parole. «Mi è crollato il mondo addosso», racconta Martina Sandre, la figlia di Fiorella, la 74enne che la notte del 10 giugno scorso, morì assieme all’amica Franca Fava nel rogo della villetta di via Feltrina a Castagnole. Sua madre era amica di Franca e s’era trasferita a vivere con lei nella casa della frazione di Paese per aiutarsi a vicenda. «Entrambe – racconta Martina con un nodo alla gola – avevano problemi di deambulazione e per questo avevano deciso di vivere assieme, per aiutarsi a vicenda».
All’alba del giorno della tragedia, Martina era stata la prima dei familiari ad arrivare sul posto, accompagnata dal figlio Davide. «Avevo pensato – si sfoga al telefono – fin da subito che s’era trattato di un incidente. E stamattina invece ho scoperto che è stato Sergio ad appiccare il fuoco e l’ha fatto per i soldi. Questa cosa è difficile da digerire. È un boccone amaro che non mando giù».
Nel corso dei nove mesi passati dal dramma che le ha sottratto l’anziana madre, Martina Sandre ha incrociato solo un paio di volte Sergio Miglioranza. «Quando lo vedevo – racconta – mi ripeteva che era stato un incidente e che si sentiva in colpa. Io non avevo dubbi che lui avesse detto la verità e mi ero convinta, forse anche per mettere inconsciamente il cuore in pace, che l’incendio s’era propagato da quel fornelletto esterno acceso e usato da Sergio per riscaldare il cibo per i cani».
In realtà il fornelletto in questione, secondo quanto hanno svelato i carabinieri, fu una delle poche cose che si salvarono dall’incendio e questo avvalorerebbe la tesi del “castello di menzogne” sottolineato dal giudice nell’ordinanza di arresto. «Non ho parole – continua Martina Sandre -. Che si sapesse che lui non navigasse nell’oro e che avesse bisogno di soldi non era sicuramente una novità ma che arrivasse a uccidere due persone per riscuotere il denaro dell’assicurazione, quello proprio non l’avrei mai immaginato».
Miglioranza in passato aveva riscosso una grossa somma di denaro per la morte in cantiere dell’unico figlio che aveva ma alcuni investimenti e prestiti a persone sbagliate lo portarono presto a dilapidare i soldi. «Se dovessi rivederlo cosa farei? Meglio che non risponda, anche se lo si può immaginare. Tutta questa vicenda mi ha travolto. E pensare che l’avevo visto di recente proprio per un prestito che lui e mia madre avevano fatto ad un barista per l’avviamento di un locale. Era dispiaciuto: il pensiero che fingesse mi fa male».
A Martina ora non rimane ora che ottenere giustizia. «Mi sono rivolta ad un legale – racconta – già da tempo e aspetto che sia lui a dirmi quello che devo fare. Di certo è che voglio giustizia e non vendetta. Non voglio addentrarmi in commenti che potrebbero risultare fuori luogo per questo motivo attendo che sia il mio avvocato a consigliarmi. Se ora penso a mia madre Fiorella e a come è morta, mi viene da piangere. Sono disperata».—