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Sergio Miglioranza, 70 anni, operaio edile in pensione, pregiudicato per maltrattamento di animali. Accusato di aver dato fuoco alla casa bloccando dentro la moglie e un’amica per riscuotere l’assicurazione

Castagnole di Paese (Treviso), 10 Giugno 2020


Titoli & Articoli

Tragedia di Castagnole, l’uomo indagato per incendio colposo torna nella casa del rogo mortale (La Tribuna di Treviso – 13 giugno 2020)
Miglioranza scortato dove sono morte la moglie Franca e l’amica Fiorella: «Che disastro». Trovate diverse trappole per animali
Scuote la testa, le mani le tiene tra i capelli. Sono da poco passate le 17 di ieri: Sergio Miglioranza, l’uomo indagato per incendio colposo in relazione al rogo in cui hanno perso la vita la moglie Franca e l’amica Fiorella, torna per la prima volta nella sua casa lungo la Feltrina, a Castagnole. Poco più di 48 ore prima, quella stessa abitazione, era completamente avvolta dalle fiamme, scaturite con ogni probabilità da un fornelletto lasciato acceso dall’uomo. Solo lui si è salvato dal rogo che ha inghiottito Franca Fava, 68 anni, e l’amica di lei, Fiorella Sandre, 74 anni. Nessuna delle due è riuscita a scappare dalle fiamme. Questa mattina il sostituto procuratore Anna Andreatta, che coordina le indagini, conferirà al dottor Alberto Furlanetto l’incarico di eseguire l’autopsia sul corpo delle due donne.
Le prime parole «Che disastro, che disastro» sono le parole ripetute anche ieri pomeriggio dall’uomo che era accompagnato da un amico sul luogo del dramma. Miglioranza, 69 anni, ex operaio della Pio Guaraldo, che è indagato per il reato di incendio colposo, è silenzioso, a tratti appare agitato camminando avanti e indietro davanti la proprietà, a tratti no. In riferimento all’incendio dell’altra notte, però, non proferisce alcuna parola. «Non ho niente da dichiarare» ripete un paio di volte con tono severo. Solo alcune ore prima Miglioranza aveva alzato la cornetta, contattando la figlia di Fiorella Sandre, chiedendole più volte «scusa» per quanto accaduto.
Ieri pomeriggio, prima di fare ingresso nel cortile dell’abitazione, rotti temporaneamente i sigilli dopo l’ok del pubblico ministero, che aveva posto l’intera area proprietà sotto sequestro, Miglioranza si sofferma a lungo a parlare con carabinieri, guardie zoofile dell’Oipa di Treviso e vigili del fuoco. Il sopralluogo dell’uomo con le autorità, infatti, trova base nella necessità di capire le condizioni di eventuali animali sopravvissuti alle fiamme. In casa sarebbero anche state trovate diverse trappole. Oltre a tre cani Miglioranza sul retro dell’abitazione teneva infatti oche e polli, di cui fino a ieri non si conosceva la sorte. «Non mi ricordo, non mi ricordo» aggiungeva l’uomo alle domande delle guardie zoofile, che hanno fatto anche riferimento al 2011, quando all’esterno della casa di Miglioranza fu trovato un rottweiler rinchiuso in un recinto angusto, lo stesso in cui dal soffitto penzolava il cadavere di un cucciolo meticcio. L’uomo fu denunciato e successivamente condannato per il reato di maltrattamento di animali alla pena di 3 mesi e di 1000 euro di multa. «State parlando di una cosa di tanti anni fa, io ho sempre avuto la passione per i cani» ha detto tra le altre cose Miglioranza alle guardie zoofile. Oltre a svariati cani («alcuni sono scappati, altri mi sono stati rubati» ha aggiunto il 69enne), negli anni, Miglioranza aveva molti animali da cortile. Pare che quelli sopravvissuti al rogo saranno donati ad alcuni conoscenti dell’uomo. È attorno alle 17. 10 che avviene la rottura dei sigilli dal cancello della casa ed il temporaneo accesso alla proprietà di Miglioranza. Il sopralluogo è durato oltre 4 ore.

 

Morte bruciate in casa: arrestato il marito Voleva i 950 mila euro dell’assicurazione (il Mattino di Padova – 6 marzo 2021)
Miglioranza, 70 anni, fermato nell’abitazione del fratello a 9 mesi dal rogo in cui morirono la moglie Franca e l’amica Fiorella Sandre
Era doloso l’incendio che la notte del 10 giugno dell’anno scorso distrusse la villa di via Feltrina 76 a Castagnole di Paese e uccise Franca Fava e Fiorella Sandre. Ad appiccarlo, con una decina di inneschi, sparsi all’interno e all’esterno dell’abitazione, fu, secondo l’accusa, il padrone di casa, Sergio Miglioranza, 70 anni, pensionato, marito della Fava, arrestato all’alba di ieri dai carabinieri di Montebelluna, in casa del fratello a Treviso, per duplice omicidio, incendio aggravato e violazione di sigilli.
Il movente? Voleva riscuotere il premio assicurativo dell’incendio e della conseguente morte della moglie
che gli avrebbe fruttato 950mila euro (se non ci fossero stati morti ne avrebbe presi “soltanto” 250mila). Fatale per Miglioranza è stato quello che il giudice delle indagini preliminari, ha definito nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere “il castello costruito a suon di menzogne” di Miglioranza. Fin da subito i vigili del fuoco e i carabinieri avevano notato la violenza e la rapidità con cui s’erano sviluppate le fiamme quella notte di giugno 2020. In appena otto minuti la furia devastante delle fiamme avvolse la casa, raggiungendo un’altezza di 20 metri, per poi affievolire rapidamente la propria potenza. Cosa significava tutto questo agli occhi esperti dei pompieri? La massiccia presenza sul luogo del rogo di sostanza accelerante, probabilmente benzina, che nulla aveva a che fare con i quintali di materiale ferroso e attrezzi vari che Miglioranza aveva accumulato nel corso degli anni e accatastato attorno alla propria casa.
il passo falso. Ma andando per ordine, sono vari gli indizi “schiaccianti” che, secondo i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Anna Andreatta, hanno incastrato Miglioranza, ex operaio edile in pensione. Quello più evidente è emerso durante il suo interrogatorio, pochi giorni dopo la tragedia. Una contraddizione fatale. In quell’occasione, Miglioranza riferì al pm che al momento dello scoppio del rogo, si trovava all’interno della villa di via Feltrina assieme alla moglie e all’amica e di essere riuscito a mettersi in salvo, scappando dalla porta posteriore dell’edificio. Peccato che, come hanno verificato poi i carabinieri, quella porta fosse chiusa e non si potesse assolutamente aprire dall’interno in quanto barrata da mobili e materiale ferroso all’esterno. No, per i carabinieri del Ris di Parma Miglioranza era fuori casa e fu lui a innescare volontariamente le fiamme.
la bombola del gas aperta. I carabinieri del Ris di Parma e i vigili del fuoco hanno contato una decina di inneschi all’interno e all’esterno della casa dove avvenne la tragedia. Inneschi costituiti da materiale accelerante (benzina o liquidi infiammabili simili) che erano stati disposti da Miglioranza per assicurarsi che il rogo avrebbe distrutto l’edificio. Le finestre erano infatti tutte ostruite da inferriate, la porta d’ingresso sbarrata da un muro di fuoco e quella sul retro da mobili. Una trappola mortale. Ma un altro particolare clamoroso non sfuggì all’attenzione degli investigatori la notte del 10 giugno scorso: due bombole erano state posizionate all’esterno della finestra della camera da letto di Franca Fava. Una delle due aveva il rubinetto aperto. Segno della volontà di sincerarsi dell’effetto devastante che sarebbe originato dallo scoppio delle due bombole.
Le analisi di laboratorio del Ris di Parma hanno inoltre accertato che c’erano tracce di sostanza accelerante anche sugli indumenti di Miglioranza sequestrati all’indomani della tragedia. Quando i vigili del fuoco arrivarono sul posto, poco dopo aver ricevuto l’allarme, trovarono Miglioranza intento a mettere in salvo dalle fiamme le due auto, in una delle quale c’erano i documenti dell’assicurazione antincendio della sua casa. In questi 9 mesi, secondo gli investigatori, Miglioranza aveva cercato più volte di incassare il premio da 950 mila euro complessivi. Invano, però, perché l’assicurazione pagava solo ad indagini concluse.

 

Killer per incassare un milione di polizza. La difesa: «Non sono stato io». Il Gip: «Mente criminale» (il Gazzettino – 6 marzo 2021)
«Non sono stato io». È l’ora di pranzo quando Sergio Miglioranza incontra i suoi legali, gli avvocati Rossella Martin e Silvio Piccoli. «Io il carcere l’ho sempre visto da fuori – ha detto – non avrei mai pensato di entrarci. È un incubo». È apparso traumatizzato dopo l’arresto, avvenuto intorno alle 8 di ieri presso la casa del fratello a Treviso. E stordito per effetto dei tranquillanti che gli sono stati prescritti dal medico perché dal giorno dell’incendio che ha distrutto la sua casa a Castagnole e la morte della moglie Franca dice di fare fatica a dormire. «Non ho dato fuoco io alla casa – ripete – come avrei potuto farlo»? Nell’ordinanza firmata dal gip Angelo Mascolo si parla però, oltre che di dieci punti d’innesco delle fiamme, trovati all’esterno come anche all’interno dell’abitazione, di tracce di liquido accelerante rinvenute su alcuni suoi vestiti. «Non so cosa sia successo – spiega – e non so come possano aver trovato quel liquido su di me. Avevo pulito una cosa con la benzina, al momento dello scoppio ero in pigiama».
IL COMMERCIALISTA Il suo per il gip di Treviso è un castello costruito a suon di menzogne. Aveva, scrive Mascolo nell’ordinanza che lo ha messo in custodia cautelare nel penitenziario Treviso, l’intenzione di truffare l’assicurazione della casa, mettendo in scena il rogo. E incassare il premio sulla copertura vita della moglie. In tutto quasi un milione di euro. La prova starebbe nel fatto che i documenti relativi alle due coperture assicurative erano all’interno di una delle macchine della famiglia, che erano state spostate proprio quella notte perché, è l’ipotesi degli inquirenti, non venissero intaccate dalle fiamme. «Le polizze le avevo messe io nella vettura – si giustifica Miglioranza – sarei dovuto andare a presentare la dichiarazione dei redditi, erano spese e come tali si potevano detrarre».
PERICOLOSO Ma nell’ordinanza si spiega come il pensionato 70enne sia in possesso di una personalità di notevole spessore criminale, in grado, se lasciato in libertà, di commettere altri reati. Di più Miglioranza, che verrà ascoltato dal giudice per le indagini preliminari stamattina nel corso dell’interrogatorio di garanzia, non dice. Soprattutto non spiega come mai la porta da cui la moglie e l’amica Fiorella Sandre, che viveva insieme a loro, sarebbero potute uscire salvandosi dalle fiamme sia risultata sbarrata da una grossa trave di legno. È la stessa porta da cui lui sostiene di aver guadagnato l’esterno, ma è una circostanza che gli investigatori ritengono praticamente impossibile. La morte delle due donne è infatti, secondo quanto si legge nelle carte della Procura, favorita dal fatto che erano bloccate tutte le vie di fuga e che sulle finestre del primo piano, quello in cui Franca e Fiorella si trovavano, erano presenti delle inferriate.
«Ha agito con premeditazione – scrive inoltre il pubblico ministero Anna Andreatta – e con crudeltà, tenendo conto che le vittime sono morte a bruciate vive». Oltre al duplice omicidio, al 70enne viene imputato l’incendio doloso, messo a segno predisponendo degli inneschi con sostanze infiammabili, con l’aggravante di avere dato fuoco ad un edificio abitato e soprattutto su un deposito di merci varie in cui erano presenti anche bombole contenenti gas, in un orario pensato apposta per colpire quando le due donne erano particolarmente vulnerabili, essendo entrambe andate a dormire. C’è anche, nei quattro capi di imputazione, la violazione dei sigilli che erano stati messi dopo l’incendio sull’immobile e sul giardino, praticamente distrutti dalle fiamme. Era entrato, aveva detto lui, per recuperare alcune cose importanti fra le mille cianfrusaglie carbonizzate. Il pm pensa invece che volesse controllare i punti dai quali aveva scatenato l’inferno di fuoco.

 

Bruciate vive: «Non diceva dov’erano». Entra nel vivo il processo a Miglioranza accusato di aver dato fuoco a casa sua (il Gazzettino – 14 settembre 2022)
«L’incendio stava divorando la casa ma lui non ha detto dove si trovavano la moglie e l’amica. Era reticente. Era più interessato a tirare fuori le auto dalla proprietà che a collaborare con i soccorritori». Ieri, 13 settembre, è entrato nel vivo il processoa Sergio Miglioranza, il 71enne di Paese ritenuto il responsabile del rogo, avvenuto il 10 giugno del 2020 a Castagnole di Paese, in cui persero la vita la moglie Franca Fava, 68 anni, e Fiorella Sandre, 74 anni di Breda, un’amica che viveva insieme a loro.
Il movente? Incassare le polizze dell’assicurazione per ripianare i debiti. Polizze che guarda caso erano al sicuro dentro un’auto scampata alle fiamme.
L’anziano, presente in aula e difeso dall’avvocato Rossella Martin, deve rispondere di pesanti accuse: duplice omicidio pluriaggravato e premeditato, incendio doloso, violazione dei sigilli apposti sul terreno teatro della tragedia, e tentata truffa ai danni dell’assicurazione. Ieri davanti alla Corte d’Assise hanno sfilato i testimoni del pubblico ministero: vigili del fuoco e inquirenti intervenuti la notte della tragedia.
RETICENZA. Il primo aspetto emerso è l’atteggiamento tutt’altro che collaborativo di Miglioranza la notte del rogo: «Quando gli ho chiesto dove fossero le due donne non ha aperto bocca – ha raccontato un vigile del fuoco -. Se avesse fornito informazioni precise saremmo andati a colpo sicuro per tentare di salvarle». In quell’inferno di fiamme alte almeno 5 metri. «Un incendio del genere non si sviluppa in una casa in soli 7 minuti (quelli intercorsi tra la chiamata all’1.11 da una delle due donne e l’arrivo delle prime squadre di pompieri) a meno che non vengano usati acceleranti – ha spiegato un vigile del fuoco, lasciando intendere che l’incendio sarebbe iniziato molto prima -. Le fiamme uscivano dalle finestre e sotto una di queste, in corrispondenza della lavanderia, abbiamo trovato due bombole di gas che sfiatavano, una rivolta verso l’altra: alimentavano continuamente il fuoco». Secondo la procura Miglioranza avrebbe creato una trappola letale, piazzando inneschi dentro e fuori l’abitazione e sbarrando l’unica via di fuga.
CONTRADDIZIONI – Dalle testimonianze sono emerse anche le contraddizioni della versione dell’imputato. Al comandante della stazione carabinieri di Paese quella notte ha raccontato di essere stato svegliato di soprassalto dalle urla della Sandre, che dormiva al pianterreno insieme alla moglie (entrambe avevano problemi di deambulazione). E di aver gridato alle due donne “Uscite, uscite!” mentre le stanze si riempivano di fumo. Al punto da essere scappato fuori dalla porta sul retro perché non riusciva più a respirare. A un carabiniere del Nucleo Radiomobile aveva spiegato invece che erano stati i vicini di casa a suonare il campanello avvertendoli delle fiamme, innescate dalla cottura del cibo per i cani. Un aspetto su cui tutti i testimoni concordi i è che l’anziano, scalzo e in pigiama, non presentava nessun segno dell’incendio: ustioni, bruciature, fuliggine.

Rogo mortale a Paese, Sergio Miglioranza aveva dato 200 mila euro a una donna rom (Treviso Today – 22 novembre 2022)
Punto a favore della difesa dell’imputato: il 72enne, accusato dell’incidendio in cui, la sera del 10 giugno del 2020 morirono carbonizzate la moglie Franca Fava di 68 anni e la 74enne amica di lei Fiorella Sandra, aveva affidato dei soldi a una persona che però tergiversava per restuirli. Prende così consistenza l’ipotesi che l’incendio possa essere stato scatenato da altre persone
Troppi inneschi ravvicinati per essere stati “accesi” da una persona sola. E Sergio Miglioranza, il 72enne accusato di aver acceso il rogo di casa sua, in cui, il 10 giugno del 2020, morirono carbonizzate la moglie  Franca Fava di 68 anni e la 74enne amica di lei Fiorella Sandra, aveva qualcuno che, in teoria, avrebbe voluto fargli del male. E’ questa la tesi della difesa, rappresentata dagli avvocati Rossella Martin e Simone Guglielmin, che oggi, 22 novembre, avrebbe trovato una sponda nelle dichiarazioni di un maresciallo dei carabinieri in pensione, in forza al tempo dei fatti al Norm, il Nucleo Operativo Radiomobile di Montebelluna. A processo il militare in quiscienza ha raccontato che Miglioranza avrebbe consegnato i 200 mila euro ottenuti dall’assicurazione per la morte (in un incidente stradale) del figlio a una rom residente in un comune della padovana. Affidare quei soldi alla donna, nota anche alle cronache giudiziarie trevigiane perchè protagoniste di molti casi di truffa, avrebbe significato per il 72enne mettere il denaro in investimenti ad alto rendimento. Ma di quei 200 mila euro l’anziano non avrebbre più visto neppure il becco di un quattrino. Fra lui e la donna vi sarebbero state numerose telefonate tese alla restituzione del capitale ma la rom avrebbe sempre tergiversato, restituendo alla fine solo 500 euro, di cui però 300 erano stati chiesti subito come prestito. Gli inneschi da cui è partito l’incidendio in cui è stata distrutta la casa, che nelle ipotesi della Procura sarebbe stato appiccato per il premio assicurativo con cui ripianare alcuni debiti, erano per la difesa troppi per essere innescati da una persona sola. Da qui la tesi, per ora soltanto di questo si tratta, che a dare il “la” all’incidendio sia stata una o più persone, che forse volevano spaventare Miglioranza. L’analisi delle celle telefoniche non avrebbe permesso di rilevare contatti con apparecchi appartenuti a persone con cui il 72enne avrebbe avuto contatti recenti, tanto meno con la donna che doveva al penssionato l’ingenti somma di denaro. Ma sarebbe bastato spegnere i cellulari per fare in modo che i tracciati non rilevassero la loro presenza intorno alla casa la notte della tragedia.

Tragedia di Castagnole, Miglioranza: «Pensavo fossero uscite, invece erano intrappolate dentro» (Treviso Today – 24 gennaio 2023)
Il 72enne, accusato di duplice omicidio volontario della moglie e di una amica per il rogo divampato il 10 giugno del 2020, ha deposto in aula. Nella sua versione dei fatti i dubbi relativi ad almeno altre quattro persone che avrebbero potuto scatenare l’incendio
Non solo i 200 mila euro che una donna rom avrebbe ricevuto perchè avrebbero reso molto: Sergio Miglioranza, accusato del duplice omicidio della moglie Franca Fava di 68 anni e la 74enne amica di lei Fiorella Sandre, deceduto a seguito del rogo della loro casa di Castagnole di Paese  avvenuto il 10 giugno del 2020, avrebbe avuto altri “nemici” da cui guardarsi le spalle. Lo ha detto lo stesso Miglioranza che oggi, 24 gennaio, ha deposto nel processo che lo vede imputato anche per incendio e frode all’assicurazione. L’uomo ha testimoniato per oltre 4 ore, sottoposto prima alle domande del pubblico ministero Anna Andreatta e poi al contro esame dei suoi legali, gli avvocati Rossella Martin e Simone Guglielmi.
«Ceo, sono quà». Queste sono state le ultime parole che Miglioranza, secondo la sua versione, avrebbe sentito uscire dalla bocca di Franca Fava. In una meticolosa ricostruzione l’imputato ha tracciato tutto il percorso che avrebbe fatto dentro alla casa quando l’incendio era ormai divampato. «Pensavo fossero uscite fuori, non avevo idea che fossero rimaste intrappolate dentro all’abitazione» ha detto spiegando il perchè non era tornato nella casa in fiamme, giusticando peraltro le discordanze di contenuto con quanto riferito nell’interrogatorio che avvenne il giorno dopo l’incendio con il fatto che «ero sconvolto, mi era appena stato detto che mia mia moglie non c’era più, non ero lucido».
Ma è sulle responsabilità che Miglioranza insinua parecchi dubbi su altre persone.
Il 72enne non punta il dito su nessuno in particolare ma parla di «tre, quattro persone a cui ho fatto dei piaceri o dato dei soldi e che poi mi avrebbero minacciato». In primo luogo c’è la donna rom a cui l’uomo avrebbe consegnato 200 mila euro per un «investimento ad alto rendimento». Dei soldi però neppure l’ombra: anzi, sollecitata al telefono per la la restituzione, la nomade alla fine avrebbe ridato a Miglioranza solo 500 euro, di cui però 300 chiesti subito come ulteriore prestito. Vi sono poi altri due rom: una persona a cui il pensionato avrebbe dato circa 1.500 euro, mai restituiti, e un “capoclan” di Paese che “voleva fare il padrone in casa mia, dove mettere cose”. Infine ci sarebbe stato un senegalese che, neppure un mese prima del rogo che ha distruittoi la sua casa, l’avrebbe minacciato perchè voleva che Miglioranza ospitasse ufficialmente una sua conoscente.

 


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