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Alessandro Santoni, 38 anni, ascensorista, sposato e padre. Ucciso a coltellate insieme a una collega dall’ex marito di lei

Roma, 26 Settembre 2014

Un ragazzo buono e gentile e viveva per la moglie e il figlio. Non era davvero il genere di uomo da poter fare una cosa del genere, era molto concentrato sul lavoro e a far quadrare i conti di casa. Nella sua vita non c’era spazio per altro.


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“Era perseguitato da quell’uomo temeva per la moglie e per il suo bambino”
«COSA dirò adesso a mio figlio? Come glielo spiego che suo papà non c’è più?». È riuscita a dire solo questo ieri Marisa, la moglie di Alessandro Santoni, l’elettricista ammazzato insieme alla collega Daniela Nenni da Mauro Micucci, l’ex marito. Ma è comunque un dramma annunciato quello accaduto venerdì pomeriggio nell’ascensore degli uffici dell’Inps di Cinecittà, almeno secondo quanto hanno dichiarato i parenti e gli amici più vicini alla famiglia che ieri si sono stretti intorno a Marisa, un’estetista di 35 anni, e al loro figlio di soli otto anni.
Raccolti nell’appartamento dei genitori della donna in via Prato Cornelio, ad Acilia. Chiusi nel loro dolore, hanno raccontato tutta un’altra storia rispetto a quella fornita da Micucci al momento dell’arresto: il giovane elettricista era diventato amico della collega durante la separazione, ma nulla di più. La relazione perciò sarebbe stata solo nella mentre del killer che ne era così certo da averlo più volte aggredito e minacciato anche sul posto di lavoro, davanti agli altri colleghi. Alessandro quindi, prima ha chiesto un trasferi- mento di reparto agli uffici amministrativi, poi ne ha parlato con la moglie e preoccupati per quelle minacce sempre più incalzanti erano pronti a denunciarlo. Secondo quanto sarebbe emerso inoltre, il pomeriggio dell’agguato era negli uffici di Cinecittà perché doveva riconsegnare il furgone dell’azienda prima di proseguire verso casa. Solo per caso dunque, si trovava lì, nell’ascensore della morte. E mentre veniva accoltellato, a casa la moglie e il figlioletto lo aspettavano per cena: «Marisa mi ha confidato solo qualche settimana fa che era molto preoccupata» spiega Loredana Valentini, un’amica: «il marito le aveva detto tutto di quel collega che lo assillava e lo accusava di essere l’amante della moglie. Mi ha anche raccontato che erano pronti a denunciarlo, soprattutto Alessandro perché temeva potesse accadere qualcosa al loro bambino. Aveva capito che la situazione ormai era al limite, e invece ce l’hanno ammazzato così».
I suoi amici lo descrivono come un giovane attento, sensibile, che da Acilia dove è nato e cresciuto, si è poi trasferito a Torvajanica: lì ha ristrutturato con fatica e sacrificio un appartamento vista mare, proprio sulla spiaggia. Un uomo che trascorreva le sue giornate dividendosi tra il lavoro e la famiglia, e anche per questo, chi lo conosceva bene non crede che possa aver tradito la moglie: «Sono stati fidanzati per molto tempo, poi è arrivato il bambino e si sono sposati» racconta Sara Leonini, un’amica di famiglia: «era un ragazzo buono e gentile e viveva per la moglie e il figlio. Non era davvero il genere di uomo da poter fare una cosa del genere, era molto concentrato sul lavoro e a far quadrare i conti di casa. Nella sua vita non c’era spazio per altro. Ne sono certa».

Adesso spetterà comunque agli investigatori stabilire la verità e far chiarezza su cosa ha spinto Micucci a impugnare l’arma e a massacrare le due vittime


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