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Marco, 4 anni, e Thomas, 19 anni. Uccisi a coltellate e colpi di mazzetta dal padre Davide Duò, che uccide anche la moglie Sandra Pattio (strage di Sabbione)

Sabbione (Reggio Emilia), 31 Agosto 2009


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Strage Reggio Emilia: morto anche il piccolo Marco (Corriere della Sera – 31 agosto 2009)
21:05 (ANSA) – REGGIO EMILIA – E’ morto questa sera all’Arcispedale Santa Maria Nuova il piccolo Marco, quattro anni, ferito gravemente questa mattina a Sabbione dal padre, Davide Duo’. L’uomo, ex operaio ora disoccupato, aveva ucciso nel sonno la moglie e un altro figlio di 19 anni, e ferito oltre al figlioletto anche un’amica di famiglia. Duo’ aveva poi tentato il suicidio.

 

Duò si è accanito contro il figlio Thomas (Gazzetta di Reggio – 15 settembre 2009)

Duò si è accanito contro il figlio Thomas
Davide Duò ha inferto un terribile fendente al figlio Thomas, trapassandogli il cuore da parte a parte con il coltellaccio con cui ha anche colpito la padrona di casa. Macabri particolari, importanti però per il movente della strage di Sabbione. Il particolare accanimento con cui il padre ha infierito sul figlio maggiore (colpito più volte anche in testa) viene interpretato dagli inquirenti come la «spia» di un forte contrasto fra i due, da qui il rancore del genitore sfociato in una violenza inaudita. Migliorano le condizioni di «Adriana» Guidetti.
Davide Duò ha inferto un terribile fendente al figlio Thomas, trapassandogli il cuore da parte a parte con il coltellaccio con cui ha anche colpito la padrona di casa. Macabri particolari, importanti però per il movente.
Il particolare accanimento con cui il padre ha infierito sul figlio maggiore – trafitto a morte al cuore, ma colpito anche molte volte alla testa, forse anche con la mazzetta da muratore usata per uccidere gli altri due componenti della famiglia – può essere la «spia» di un forte contrasto fra i due e non solo la conseguenza di una lotta disperata del 19enne che ha cercato di reagire al feroce assalto del genitore.

Sempre più depresso ed incapace di risollevarsi come gli chiedevano da tempo la moglie ed il figlio più grande («Se non cambi, te ne vai»), Duò potrebbe aver «inquadrato» in Thomas la figura maschile rivale che poteva sostituirlo coma capofamiglia, da qui il rancore sfociato in una violenza inaudita.

Alcuni testimoni hanno spiegato come Thomas spalleggiasse la madre, non approvando i comportamenti del padre disoccupato (il consumo di hascisc, l’alcol), agli occhi dei familiari non spiegabili solo con il disagio psichico.
Gli accertamenti fin qui svolti dagli inquirenti – coordinati dal pm Valentina Salvi – hanno detto anche che la moglie (Sandra Pattio) e il figlio più piccolo Marco (di 5 anni) sono stati uccisi con una mazzetta da muratore, colpiti con foga al capo mentre dormivano. Anche le ferite subite da «Adriana» Guidetti – picchiata selvaggiamente al volto e accoltellata al torace – sono in linea con la prima ricostruzione della strage: Duò sarebbe partito con il suo progetto sanguinario dal piano dove dormivano la moglie e il piccolo Marco, poi è sceso al piano di sotto incontrando maggiore resistenza da Thomas e dall’anziana proprietaria della casa (svegliati da tanto orrore).
Il pluriomicida – in coma farmacologico – resta in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione del Santa Maria, mentre «Adriana» – ricoverata a Parma dopo l’operazione al cuore – appare in lento miglioramento.

 

Straziante addio alle vittime di Sabbione Il padre omicida è stato ‘cancellato’ (il Resto del Carlino – 8 settembre 2009)
IL NOME di Davide Duò, marito e padre, mano che ha infierito brutalmente sulla famiglia, e che ora è ricoverato in coma, non verrà mai pronunciato dal parroco. Lui, l’innominabile, arriva nella cerimonia come un fulmine, solo nelle parole di una preghiera dei fedeli. Un’ombra scomoda, un fantasma. Suonano come un rimbombo le parole pronunciate in rappresentanza della comunità di Sabbione: “preghiamo per Adriana e per Davide. Perché lo raggiunga la misericordia di Dio”.
SUL PULPITO della chiesa di Gesù Buon Pastore, di fronte a centinaia di persone, è troppa l’emozione degli amici di Thomas, Marco e Sandra. Troppa, di fronte a una tragedia inspiegabile. “Ciao amico mio, non riesco a smettere di pensarti…“. Le parole escono a fatica. Pieni i banchi, le navate. Pieno il sagrato all’esterno e pieni, anche, i lati dell’altare. Affollati di giovani adulti con gli occhi gonfi. Tutti, con la stessa maglietta nera. Davanti, una striscia bianca con tre fotografie di Thomas, il loro “amico perfetto”.
DURANTE LE PREGHIERE dei fedeli, in una catena d’emozione, una delle insegnanti dell’Itis Nobili di Reggio (la scuola che il 19enne aveva frequentato) ha affidato alle parole di una poesia il suo ricordo: “La morte non è niente, io sono solo andato nella stanza accanto… “. Poi, trattenendo la commozione, ha aggiunto: “Ma ci rimane ancora qualcosa di te, Thomas. Quel tuo diploma, targato luglio 2008, che non sei mai venuto a ritirare…”.
Nella chiesa, a tratti, un silenzio irreale. Rotto solo dai singhiozzi. Ma le colleghe di Sandra Pattio, tutte le assistenti della casa protetta ‘Le Magnolie’ e tutti coloro che l’avevano conosciuta, avevano deciso di dare alla cerimonia d’addio, una colonna sonora speciale. Da uno stereo, malinconiche, le note delle canzoni preferite della donna. Di quella straordinaria animatrice “che riempiva i pomeriggi di gioia e vita vera”. Più che colleghi, amici sinceri. Un’altra famiglia. “Nei prossimi giorni — ha ammesso una di loro — la tua assenza sarà ancora più chiara per tutti noi. E il tuo ricordo dovrà diventare sorriso”.
UNA DI QUELLE magliette nere si stacca dalle altre. “Ciao Tommy, la tua perdita ci ha travolto come una valanga”. Ogni sillaba pesa come un macigno. Un flusso di coscienza sussurrato, balbettato. “Ti hanno tolto l’immortalità dei tuoi vent’anni. Ma non potranno mai strapparci l’allegria. La gentilezza. L’umorismo. L’amicizia. Adesso ci sentiamo persi e smarriti. Non sappiamo dove guardare. Staccheremo un pezzo della nostra anima e la scambieremo con la tua. Per sempre”. Le canzoni di Sandra continuano a suonare. Mentre un girotondo di mani e persone si stringe intorno alle tre bare. In un eterno abbraccio. Due scure e una, piccola, bianca.
“Ciò che è accaduto pone interrogativi pesanti e indecifrabili. Ci demolisce e ci sbriciola” ha detto don Amedeo Vacondio, parroco di Sabbione, che officiava il funerale, in concelebrazione con la altri quattro sacerdoti. Oggi, le salme partiranno per Orbassano dove, con un’altra cerimonia, verranno sepolte nella tomba di famiglia di Sandra Pattio.
“PERCHÉ QUESTA tragedia? Il nostro è un grido di sofferenza e di incapacità di comprendere — ha aggiunto il parroco — Chiediamo aiuto alle parole del Vangelo, che non cancellano il dolore e lo strazio. Ma possono aprire la nostra intelligenza a ciò che non riusciamo a interpretare e alla speranza”. Altre tre magliette nere trascinano un proiettore. Parte un video, lunghissimo, che racconta attraverso musica e immagini le più belle avventure trascorse insieme all’amico. “Bella Tom. Ora vivi, e vivrai sempre, nei nostri cuori”. Loro ridono, amari, tra un singhiozzo e l’altro. La platea si alza in piedi e comincia ad applaudire, forte. È l’ultimo saluto.


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