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Sandra Pattio, 45 anni, animatrice in una casa per anziani, mamma. Uccisa insieme ai due figli dal marito e padre (strage di Sabbione)

Sabbione (Reggio Emilia) , 31 Agosto 2009


Titoli & Articoli

Orbassano piange Sandra e i due figli (la Repubblica – 1 settembre 2009)
È UNA cittadina allibita e sgomenta Orbassano. Coinvolta suo malgrado in una delle vicende più cruente che le cronache ricordino, avvenuta a 286 chilometri di distanza, eppure adesso così vicina. Ha radici qui, infatti, la strage di Sabbione, a Reggio Emilia, dove la domenica notte un uomo ha ucciso la moglie e i due figli Thomas e Marco, ferito un’ amica di famiglia, prima di tentare il suicidio.
Lui è Davide Duò, 47 anni. Madre siciliana, padre camionista arrivato dalla Calabria, che aveva scelto di stabilirsi nel paesone cresciuto alle porte di Torino. Qui aveva conosciuto Sandra Pattio, di due anni più giovane, figlia di un muratore e di una casalinga venuti dal Veneto.
E a Orbassano si erano sposati, prima che il destino li portasse altrove. La mamma di Davide, infatti, rimasta vedova, si era risposata e trasferita in Emilia. E il figlio aveva deciso di seguirlo con la giovane consorte. Si erano trasferiti in una palazzina di proprietà di un’amica di famiglia, un’anziana signora – anche lei colpita nel massacro – che più che la padrona di casa pareva la nonna adottiva dei due bambini che la coppia aveva avuto: Marco, di 4 anni e Thomas, nato 19 anni fa, che dopo l’ istituto tecnico si era messo a lavorare in un’ officina meccanica. Una famiglia che sembrava felice, nonostante il padre avesse perso prima il lavoro, poi il sussidio della cassa integrazione e per questo da qualche tempo soffrisse di crisi depressive.
Thomas era morto già nella notte di domenica mentre il piccolo Marco è spirato ieri sera alle 20.20, nel reparto di rianimazione dell’ ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, per arresto cardiorespiratorio. I genitori di Sandra ieri mattina, non appena ricevuta la notizia, hanno lasciato in fretta la casa in via Nazario Sauro, nel centro storico di Orbassano. Un viaggio senza più speranze, verso quella figlia andata via tanti anni prima. Una donna che a Orbassano, tra conoscenti e vicini di casa, ricordano ancora come una ragazza, poco più che adolescente. Quasi tutti hanno sentito la notizia del massacro al telegiornale, ma nessuno immaginava che i protagonisti di quella tragica vicenda fossero gli stessi cresciuti in mezzo a loro e poi andati a vivere lontano, ormai più di vent’ anni fa.
Quelli che ogni tanto tornavano a Orbassano a salutare i parenti più stretti e pochi altri. «Erano una bella coppia, me li ricordo quando venivano a casa mia – racconta una vecchia zia – Che io sappia non c’ erano mai stati dei problemi grossi e comunque niente che potesse giustificare un gesto del genere. Mai avrei pensato che potesse finire così. Sono sconvolta». (Federica Cravero)

Straziante addio alle vittime di Sabbione Il padre omicida è stato ‘cancellato’ (il Resto del Carlino – 8 settembre 2009)
IL NOME di Davide Duò, marito e padre, mano che ha infierito brutalmente sulla famiglia, e che ora è ricoverato in coma, non verrà mai pronunciato dal parroco. Lui, l’innominabile, arriva nella cerimonia come un fulmine, solo nelle parole di una preghiera dei fedeli. Un’ombra scomoda, un fantasma. Suonano come un rimbombo le parole pronunciate in rappresentanza della comunità di Sabbione: “preghiamo per Adriana e per Davide. Perché lo raggiunga la misericordia di Dio”.
SUL PULPITO della chiesa di Gesù Buon Pastore, di fronte a centinaia di persone, è troppa l’emozione degli amici di Thomas, Marco e Sandra. Troppa, di fronte a una tragedia inspiegabile. “Ciao amico mio, non riesco a smettere di pensarti…”. Le parole escono a fatica. Pieni i banchi, le navate. Pieno il sagrato all’esterno e pieni, anche, i lati dell’altare. Affollati di giovani adulti con gli occhi gonfi. Tutti, con la stessa maglietta nera. Davanti, una striscia bianca con tre fotografie di Thomas, il loro “amico perfetto”.
DURANTE LE PREGHIERE dei fedeli, in una catena d’emozione, una delle insegnanti dell’Itis Nobili di Reggio (la scuola che il 19enne aveva frequentato) ha affidato alle parole di una poesia il suo ricordo: “La morte non è niente, io sono solo andato nella stanza accanto… “. Poi, trattenendo la commozione, ha aggiunto: “Ma ci rimane ancora qualcosa di te, Thomas. Quel tuo diploma, targato luglio 2008, che non sei mai venuto a ritirare…”.
Nella chiesa, a tratti, un silenzio irreale. Rotto solo dai singhiozzi. Ma le colleghe di Sandra Pattio, tutte le assistenti della casa protetta ‘Le Magnolie’ e tutti coloro che l’avevano conosciuta, avevano deciso di dare alla cerimonia d’addio, una colonna sonora speciale. Da uno stereo, malinconiche, le note delle canzoni preferite della donna. Di quella straordinaria animatrice “che riempiva i pomeriggi di gioia e vita vera”. Più che colleghi, amici sinceri. Un’altra famiglia. “Nei prossimi giorni — ha ammesso una di loro — la tua assenza sarà ancora più chiara per tutti noi. E il tuo ricordo dovrà diventare sorriso“.
UNA DI QUELLE magliette nere si stacca dalle altre. “Ciao Tommy, la tua perdita ci ha travolto come una valanga”. Ogni sillaba pesa come un macigno. Un flusso di coscienza sussurrato, balbettato. “Ti hanno tolto l’immortalità dei tuoi vent’anni. Ma non potranno mai strapparci l’allegria. La gentilezza. L’umorismo. L’amicizia. Adesso ci sentiamo persi e smarriti. Non sappiamo dove guardare. Staccheremo un pezzo della nostra anima e la scambieremo con la tua. Per sempre”. Le canzoni di Sandra continuano a suonare. Mentre un girotondo di mani e persone si stringe intorno alle tre bare. In un eterno abbraccio. Due scure e una, piccola, bianca.
“Ciò che è accaduto pone interrogativi pesanti e indecifrabili. Ci demolisce e ci sbriciola” ha detto don Amedeo Vacondio, parroco di Sabbione, che officiava il funerale, in concelebrazione con la altri quattro sacerdoti. Oggi, le salme partiranno per Orbassano dove, con un’altra cerimonia, verranno sepolte nella tomba di famiglia di Sandra Pattio.
“PERCHÉ QUESTA tragedia? Il nostro è un grido di sofferenza e di incapacità di comprendere — ha aggiunto il parroco — Chiediamo aiuto alle parole del Vangelo, che non cancellano il dolore e lo strazio. Ma possono aprire la nostra intelligenza a ciò che non riusciamo a interpretare e alla speranza”. Altre tre magliette nere trascinano un proiettore. Parte un video, lunghissimo, che racconta attraverso musica e immagini le più belle avventure trascorse insieme all’amico. “Bella Tom. Ora vivi, e vivrai sempre, nei nostri cuori”. Loro ridono, amari, tra un singhiozzo e l’altro. La platea si alza in piedi e comincia ad applaudire, forte. È l’ultimo saluto.

 


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