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Alessandra, 32 anni, psicologa. Uccisa a coltellate dal padre perché difendeva la madre maltrattata

Gavirate (Varese), 24 Aprile 2011

 

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Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 27 aprile 2011

 

Albignasego: psicologa 32enne uccisa a coltellate dal padre nel Varesotto (Padova Oggi – 26 aprile 2011)
Alessandra Camboni era andata per Pasqua assieme al fratello a trovare il padre, ex finanziere in pensione residente in provincia di Varese. È stata colpita da almeno tre coltellate in pieno petto. Ferito il fratello che si trova ricoverato in prognosi riservata
Omicidio volontario e tentato omicidio con l’aggravante dell’aver agito contro persone legate da diretti vincoli parentali: sono le accuse contestate al 69enne Mario Camboni, ex finanziere, che la sera di Pasqua ha ucciso, nella sua casa a Gavirate nel Varesotto, con tre coltellate la figlia Alessandra, psicologa di 32 anni residente ad Albignasego e ferito gravemente il figlio Federico, 34enne con casa a Milano.
Ai carabinieri avrebbe detto: “Davvero ho ucciso mia figlia?”. L’uomo, dopo essere stato interrogato a lungo al comando provinciale dei carabinieri di Varese, è stato accompagnato nel carcere varesino dei Miogni in attesa dell’udienza di convalida che potrebbe tenersi già oggi davanti al gip. Intanto, si vanno meglio delineando i contorni della tragedia familiare: Alessandra e Federico avevano raggiunto domenica il padre che da dicembre si era trasferito a vivere in un appartamento al secondo piano di un residence di Gavirate dopo essersi separato dalla moglie.
Attorno alle 19, per ragioni ancora da chiarire, mentre erano tutti seduti a tavola, è nata una discussione legata a quanto pare alla recente separazione. All’improvviso il padre avrebbe afferrato dalla tavola un coltello con una lama da 30 centimetri e ha colpito almeno tre volte la figlia, seduta davanti a lui per poi scatenarsi sul figlio che, nonostante le ferite, è riuscito a fuggire in strada accasciandosi al suolo proprio mentre transitava una donna che ha fatto scattare l’allarme. Il 34enne inutilmente avrebbe tentato di fare da scudo per salvare la sorella venendo così colpito alle braccia e all’addome e ora è ricoverato all’ospedale di Circolo di Varese ma non sarebbe in pericolo di vita pur rimanendo in prognosi riservata dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico durante la notte.
L’omicida, prima si è allontanato da casa per poi rientrarvi, ma è stato fermato dai carabinieri davanti all’ingresso dell’appartamento con ancora in mano l’arma del delitto. Tracce di sangue erano ben visibili tra il marciapiede e la strada e sono state trovate anche all’interno dello stabile, fino alla porta del piccolo appartamento dell’uomo. La salma della donna, dopo i rilievi di rito, è stata trasferita all’Istituto di medicina legale dell’ospedale di Varese dove sarà sottoposta ad autopsia. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Luca Petrucci.

Un paese intero per salutare Alessandra (Varese News – 5 maggio 2011)
Amici, parenti e tante persone hanno presenziato alla cerimonia, officiata da Monsignor Stucchi. “Non si deve morire a Pasqua perché giorno di vita” 
Mesenzana oggi pomeriggio era listata a lutto per i funerali di Alessandra Camboni. Un paese immobile per salutare una sua giovane concittadina, una ragazza molto amata nel borgo insieme alla sua famiglia, strappata alla vita dal gesto impossibile da commentare: la violenza di un padre che, con una lama, taglia la vita di una figlia per sempre.
Era presente a salutare sua sorella anche Federico, il fratello rimasto seriamente ferito al braccio, colui che è riuscito a dare l’allarme quella maledetta sera. Ma oggi non era il giorno della cronaca dei fatti, di un racconto allucinante, oggi è stato il giorno del commiato, di un silenzio che si fa preghiera, di parole pesate perché nulla deve “sporcare” questo momento solenne.
“Non si deve morire a Pasqua – ha detto Mons. Stucchi officiando i funerali – la Pasqua è vita”. Nella chiesa echeggiava, da parte del Vescovo, l’invito a “guardare alle ferite di Alessandra come si guarda alle ferite del Cristo, anche lei vittima innocente, disegnando così una somiglianza con Gesù”.
Dalle ferite di questa ragazza, come detto nell’omelia, scaturiscono le cose belle che questa giovane ha fatto nella sua esistenza terrena, nella sua breve vita e da quelle ferite bisogna ripartire. Parole spirituali che hanno raggiunto non solo i presenti ma anche i familiari stretti in un dolore composto, lucidi, presenti, testimoni di una speranza difficile da sostenere. Monsignor Stucchi ha esortato a pregare per il dono della salute per chi è rimasto ferito, colpito da quel gesto, anche fisicamente, invitando pure alla preghiera ed al pentimento pure colui che ha colpito quella tragica sera.
Alla cerimonia funebre era presente anche Federico Vegro, l’amico padovano di Alessandra, il consigliere comunale di Albignasego che, fascia tricolore addosso, ha voluto testimoniare la vicinanza del paese dove la giovane era andata a vivere. Il sindaco di Mesenzana Alberto Rossi ha voluto chiudere la cerimonia con il pensiero dell’amministrazione, rappresentando una comunità ancora sotto choc, apprezzando i familiari per il loro “modo dignitoso di vivere questo profondo dolore”.


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In memoria di

Tragico incidente dopo il funerale (la Nuova Sardegna – 10 maggio 2011)
Vittime le 2 sorelle cagliaritane di Mario Camboni dopo le esequie della nipote
Due sorelle cagliaritane morte in un incidente stradale a Borgo Ticino in provincia di Novara. Lucia Camboni viveva in città, in via Redipuglia, a due passi da piazza San Michele. La sorella Franca Laura si era invece trasferita da tempo a Bodio Lomnago, vicino a Varese. Entrambe, nei giorni scorsi erano al funerale della nipote Alessandra, uccisa dal loro fratello Mario.
Dolore su dolore. Giovedì c’era stato il funerale di Alessandra Camboni, la giovane psicologa vittima del raptus omicida del padre Mario, finanziere di origine sarda da tempo trasferito in Lombardia. Una tragedia familiare nata da un momento di follia: Camboni una settimana fa si era scagliato contro la figlia con un coltello. Inutile era stato l’intervento di Federico, fratello di Alessandra.  Il funerale si era svolto a Mesenzana, vicino a Varese. Lucia Camboni era partita dalla Sardegna proprio per l’ultimo saluto alla nipote e aveva raggiunto la sorella Franca Laura a Bodio.  Un viaggio di dolore e disperazione. Ma il destino aveva in serbo altre bruttissime sorprese. Non bastavano la nipote morta in quel modo e il fratello in carcere incapace anche di ricordare quel momento di follia.  L’ultima tragedia risale a domenica mattina. Lucia, considerata la situazione, aveva deciso di trattenersi ancora qualche giorno in Lombardia. E domenica mattina le due sorelle erano a bordo della Citroen C3 guidata dalla figlia di Franca Laura, Elisabetta Sessa, 29 anni. Avevano preso l’A8. La tragedia si compie in una frazione di secondo, a causa di un improvviso rallentamento del traffico. L’auto, secondo la ricostruzione del compartimento della Polizia Stradale di Romagnino Sesia intervenuta per i rilievi di rito, ha sbandato paurosamente da una parte all’altra della carreggiata. L’ultimo cambio di direzione è fatale: la vettura, scivolata dalla terza corsia al bordo della A8, si è impennata su un ostacolo, ha sfondato la rete di recinzione ed è rotolata più volte lungo un leggero pendio finendo la sua corsa in un campo adiacente.  Lucia Camboni, 61 anni, è morta sul colpo. Per la sorella Franca Laura, 66 anni, aiutata da un medico in transito che l’ha liberata dalle cinture di sicurezza, si è reso necessario il trasferimento all’ospedale Maggiore con l’elisoccorso. Ma la donna non è riuscita a resistere alle gravi ferite riportate: è morta poche ore dopo il ricovero. Si è salvata solo la ragazza al volante, la figlia di Franca Laura. Per lei una prognosi di dieci giorni.  Dal giorno di Pasqua una tragedia dopo l’altra. E una sofferenza immane. Tutto era iniziato durante le ultime feste, da quella visita di fratello e sorella al padre Mario. Finita sulle pagine di tutti i giornali. Un lutto terribile: tutta la comunità si era stretta intorno alla famiglia Camboni, gente conosciuta e benvoluta. Neanche il tempo della consolazione che il destino ha riservato per la famiglia Camboni una nuova immane tragedia.(st.am.)