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Youssef Maid, 49 anni, operaio con piccoli precedenti. Strangola la convivente a mani nude e si costituisce

Tombolo (Padova), 20 Settembre 2023


Titoli & Articoli

Liliana strangolata dopo una lite in casa, l’assassino: “Ho perso la testa” (Today – 22 settembre 2023)
Il delitto avvenuto a Tombolo, in provincia di Padova: la 55enne è stata uccisa da Youssef Maid, un cittadino marocchino che poi si è consegnato alle autorità. Dal movente alla relazione tra i due, sono ancora diversi i punti da chiarire
Un copione tristemente noto, una lite furibonda che si trasforma in delitto, una nuova vittima che va ad allungare la lunga lista dei casi di femminicidio in Italia. Avrebbe compiuto 56 anni tra qualche giorno Liliana Cojita, la donna di origini romene trovava senza vita nella giornata di ieri, giovedì 21 settembre, nell’appartamento in cui viveva da qualche mese a Tombolo, in provincia di Padova. Ad ucciderla Youssef Maid, cittadino marocchino ospitato insieme a una ragazza di origini cinesi nell’abitazione che la vittima condivideva con un secondo inquilino, un operaio italiano. Liliana si era trasferita da poco nel Padovano per stare vicino alla sorella, residente nella frazione di Onara e affetta da gravi problemi di salute.
La lite, l’omicidio e la confessione. L’omicidio è avvenuto nel primo pomeriggio. La lite furibonda è degenerata, con l’uomo che ha preso per il collo la 55enne, stringendo fino a soffocarla. Come racconta PadovaOggi, dopo essersi conto che la donna era morta, il 49enne è uscito di casa ed è andato in caserma per costituirsi. “Ho ucciso una donna, è in appartamento, non so cosa mi sia capitato. Abbiamo litigato e ho perso la testa”. La salma della donna è stata portata all’istituto di Medicina legale dell’ospedale di Cittadella e posta a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Intanto proseguono le indagini dei carabinieri, che cercano di fare luce sui diversi punti oscuri della vicenda. In primo luogo la causa scatenante del litigio che poi ha portato Youssef Maid a uccidere a mani nude la 55enne. Da chiarire anche l’eventuale rapporto sentimentale tra i due e le possibili gelosie che potrebbero aver dato origine all’aggressione omicida. Nel passato dei due non sembrano esserci episodi di violenza o tali da far scattare l’intervento delle forze dell’ordine, motivo per cui ogni pista rimane aperta.

“Pensavo fosse svenuta, non volevo ucciderla”. L’assassino attende ore prima di costituirsi (Telenuovo – 23 settembre 2023)
“Non volevo ucciderla, pensavo fosse svenuta. Ho cercato di rianimarla: l’ho stesa sul letto e le ho versato dell’acqua sul viso. Poi mi sono accorto che non respirava più. Quando ho capito che era morta sono andato nel panico”. Con queste parole Youssef Maid, 49enne marocchino, ha confessato ai carabinieri l’omicidio di Liliana Cojita, 56enne di origine romena, sua coinquilina e compagna. Si è costituito però solo il giorno dopo. Il corpo della donna è rimasto steso su quel letto per ore. L’assassino, dopo averla uccisa, ha chiuso la porta della camera e si è allontanato da casa. Gli altri inquilini hanno pensato che la donna riposasse fino all’arrivo dei Militari dell’Arma nel pomeriggio del 21 settembre nell’appartamento. Liliana Cojita era morta dal giorno prima all’interno della casa in via Vittorio Veneto a Tombolo dove abitava da qualche tempo.
Nel corso della confessione il 49enne ha spiegato il motivo della furia omicida: “Lei aveva un altro uomo, quel suo connazionale, si sentivano per telefono e li ho anche visti mentre si baciavano. Per questo abbiamo litigato: mi tradiva.”. Era mercoledì 20 settembre quando l’uomo l’avrebbe spinta a terra, immobilizzata e quindi soffocata. Liliana avrebbe gridato, e cercato di lottare, ma dopo pochi secondi ha smesso di muoversi. Dopo aver chiuso alle sue spalle la porta della camera da letto dalla donna, Youssef è uscito in bicicletta: è andato prima a Cittadella e poi verso Bassano. Tornato a sera inoltrata ha vegliato il corpo e poi nella tarda mattinata di giovedì si è consegnato ai carabinieri confessando il delitto.  Youssef Maid, irregolare in Italia, ha dei piccoli e vecchi precedenti per spaccio e furto in abitazione e fino ad ora non si era mai reso protagonista di episodi di violenza.


«Li avevo visti baciarsi sulla bocca». La gelosia ossessiva del killer Youssef per Liliana (il Mattino di Padova – 25 settembre 2023)
Il femminicidio di Tombolo: il 48enne resta in carcere per omicidio volontario aggravato. Si è costituito perché «per l’Islam uccidere è peccato»
Li avrebbe visti darsi un bacio in bocca sotto casa appena un mese fa. E da quel giorno sarebbe diventata ossessiva la gelosia per Liliana Cojita, 56enne di origine romena, “colpevole” per il suo carnefice di intrattenere dei rapporti con il connazionale I.D. che, spesso, sentiva al telefono o via messaggio. Rapporti inaccettabili per Youssef Moulay Mahid, 48enne marocchino che, il 14 o il 15 settembre, qualche giorno prima di soffocare e uccidere la donna con la quale aveva una relazione sentimentale, l’aveva afferrata e strattonata per i capelli durante un violento litigio.
Lo ha ammesso lui stesso (e lo ha detto ai carabinieri una vicina di casa che aveva ricevuto la confidenza dalla vittima) sia davanti al pm padovano Roberto D’Angelo, dopo essersi costituito per l’omicidio, sia sabato mattina quando, davanti al gip Maria Luisa Materia Mahid (difeso dall’avvocato vicentino Corrado Perseghin), ha confermato la confessione del delitto avvenuto tra le 9.16 e le 11.06 di mercoledì scorso: «Liliana ha parlato al telefono con il suo “amante” che poi ho notato passare in auto davanti a casa nostra… Abbiamo avuto una discussione di una decina di minuti… Le ho chiesto se avesse un appuntamento con lui e lei negava. Il suo cellulare ha cominciato a squillare e Liliana non rispondeva, anzi urlava, mi ha graffiato e morso sulla mano… Allora l’ho afferrata per il collo e ho premuto un cuscino sul suo viso per farla stare zitta… Non volevo ucciderla. Mi dispiace…. Ho vagato in bicicletta fino a Bassano e a Cittadella». La versione dovrà essere confermata dalla telecamera nel giardino dell’abitazione dove si è consumata la tragedia, una casa di Tombolo in via Vittorio Veneto 9. Mahid avrebbe trascorso la notte in casa per riflettere – nella sua stanza accanto alla camera con il cadavere di Liliana steso sul letto – prima di andare nella caserma di Tombolo: «Mi sono costituito perché per l’Islam uccidere è peccato».
Resta in carcere Mahid ha ammesso l’assassinio verso le 13.30 del 21 settembre (all’indomani dell’aggressione) dopo aver verificato online che la stazione dell’Arma di Tombolo chiudeva mezz’ora più tardi. Ieri mattina il gip, pur non convalidando il fermo per questioni tecniche, ha applicato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato dal rapporto affettivo come richiesto dal pm D’Angelo che coordina l’inchiesta. Pm che, sempre sabato, ha incaricato il medico legale Rafi El Mazloum di eseguire l’autopsia sul corpo della vittima, mentre nei prossimi giorni disporrà un l’esame del dna sul cuscino e le lenzuola sequestrate nella camera da letto dove è avvenuto il delitto (la camera di Liliana, nell’abitazione condivisa con l’assassino e altri due inquilini, una donna cinese e un italiano che hanno confermato la relazione tra i due).
L’amico romeno. Mercoledì mattina Liliana, che aveva avuto problemi di salute, aveva chiamato l’amico I.D. per farsi accompagnare a prendere un caffè e a fare la spesa. L’uomo ha dichiarato ai carabinieri: «Avevo sentito Liliana al telefono alle 9.16, un’ora più tardi ero in auto davanti a casa sua per aspettarla. Tra le 10.13 e le 11.06 ho cercato di contattarla senza avere nessuna risposta. Così me ne sono andato». I.D. ha spiegato agli investigatori di non essere stato a conoscenza della relazione fra Liliana a Mahid. Al contrario quest’ultimo avrebbe ammesso di aver chiesto al romeno di “allontanarsi” da Liliana (ricevendo in risposta un «sono fatti miei») appena una settimana prima del tragico epilogo. E di aver spiato più volte i messaggi e i contatti nel cellulare della sua fidanzata.


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