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Liliana Cojita, 56 anni, badante. Strangolata a mani nude dal convivente

Tombolo (Padova), 20 Settembre 2023


Titoli & Articoli

Chi era Liliana Cojita, la 56enne strangolata dal compagno a Tombolo, nel Padovano (FanPage – 21 settembre 2023)
Aveva 56 anni Liliana Cojita e si era trasferita in Italia da un anno. La donna era arrivata a Tombolo per aiutare la sorella che viveva nel paesino del Padovano da 20 anni. Ad ucciderla, il coinquilino e compagno 49enne che l’avrebbe soffocata a mani nude.
“L’ho uccisa io,  l’ho soffocata dopo un litigio”.
Sarebbero queste le parole pronunciate da un uomo di 49 anni davanti ai carabinieri di Padova dopo il delitto avvenuto in un appartamento a Tombolo. La vittima è Liliana Cojita, 56 anni, di origini romene. La donna viveva con il killer e altre due persone all’interno dell’abitazione nel centro del paese. Stando a quanto reso noto, i quattro vivevano insieme in una casa concessa loro dal proprietario, amico della vittima, che però avrebbe chiesto agli inquilini di lasciare l’abitazione entro novembre. Da qui sarebbe nato il litigio che ha poi portato all’omicidio.
Chi era Liliana Cojita, trovata morta in casa Il 49enne avrebbe confessato il delitto presentandosi spontaneamente in caserma. Sul luogo dell’omicidio sono intervenuti i carabinieri e il medico legale che dovrà appurare le cause del decesso della 56enne. Da accertare il legame che la vittima aveva con il killer reo confesso: stando a quanto finora reso noto, l’uomo avrebbe avuto una breve relazione con Cojita. La donna era arrivata a Tombolo quasi un anno fa per aiutare la sorella che viveva in Italia già da tempo e che aveva preso regolare residenza nel Paese. La sorella della 56enne viveva nel paese da una ventina d’anni. A Tombolo, la vittima aveva conosciuto il 49enne che lavorava come operaio in una ditta e che era noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti.
L’omicidio dopo la lite domestica. La dinamica dei fatti è ancora al vaglio delle autorità, ma secondo le informazioni raccolte, Cojita sarebbe stata uccisa dopo la lite per futili motivi. Non è chiaro però se al momento dell’omicidio vi fossero anche gli altri due inquilini. Quello che è certo, è che il 49enne accusato del delitto avrebbe lasciato l’abitazione subito dopo aver ucciso Liliana Cojita. Dopo aver girovagato per qualche ora, si è recato dai carabinieri per costituirsi e confessare quanto fatto. I due avevano avuto una breve relazione che secondo gli inquirenti era iniziata più o meno quando la 56enne si era stabilita nel Padovano. L’uomo avrebbe aggredito la vittima a mani nude poco dopo le 14.30, uccidendola al culmine di una lite domestica. La 56enne è l’80esima vittima di femminicidio dal primo gennaio a settembre 2023.

 

TOMBOLO | LILIANA VIVEVA LI’ DA UN ANNO, MA NESSUNO LA CONOSCEVA (TeleNordEst – 22 settembre 2023)
Viveva da un anno in quella casa, ma nessuno in paese conosceva Liliana Cojita, l’ennesima vittima di femminicidio in Italia || Liliana Cojita viveva in quell’appartamento dove ha trovato la morte da circa un anno, dall’ottobre del 2022. La donna però era in Italia dal 1999, era rientrata per un periodo nel suo paese d’origine la Romania, ma poi per stare vicino alla sorella che vive ad Onara aveva deciso di tornare nel padovano a Tombolo. Una professione saltuaria, pare come badante. In quell’appartamento risultava residente, così come un operaio siciliano. Gli altri ospiti invece erano una cameriera cinese e il marocchino Yussef Majid, il 49enne che ha confessato di averla uccisa soffocandolo con un cuscino. L’uomo ha detto ai carabinieri di essere il suo compagno, ma i famigliari di Liliana, la sorella e il nipote, non erano a conoscenza di questa relazione e hanno definito lo straniero un semplice coinquilino. L’appartamento di via Vittorio Veneto in cui si è consumato il delitto è in pieno centro a Tombolo, ma nel piccolo paese dell’alta padovana nessuno sembrava conoscere la donna. Poche informazioni su quella signora che si vedeva così di rado. Pare che ultimamente avesse avuto dei problemi di salute, la sorella la aiutava perchè la 56enne non riusciva più a lavorare come badante.

«Li avevo visti baciarsi sulla bocca». La gelosia ossessiva del killer Youssef per Liliana (il Mattino di Padova – 25 settembre 2023)
Il femminicidio di Tombolo: il 48enne resta in carcere per omicidio volontario aggravato. Si è costituito perché «per l’Islam uccidere è peccato»
Li avrebbe visti darsi un bacio in bocca sotto casa appena un mese fa. E da quel giorno sarebbe diventata ossessiva la gelosia per Liliana Cojita, 56enne di origine romena, “colpevole” per il suo carnefice di intrattenere dei rapporti con il connazionale I.D. che, spesso, sentiva al telefono o via messaggio. Rapporti inaccettabili per Youssef Moulay Mahid, 48enne marocchino che, il 14 o il 15 settembre, qualche giorno prima di soffocare e uccidere la donna con la quale aveva una relazione sentimentale, l’aveva afferrata e strattonata per i capelli durante un violento litigio.
Lo ha ammesso lui stesso (e lo ha detto ai carabinieri una vicina di casa che aveva ricevuto la confidenza dalla vittima) sia davanti al pm padovano Roberto D’Angelo, dopo essersi costituito per l’omicidio, sia sabato mattina quando, davanti al gip Maria Luisa Materia Mahid (difeso dall’avvocato vicentino Corrado Perseghin), ha confermato la confessione del delitto avvenuto tra le 9.16 e le 11.06 di mercoledì scorso: «Liliana ha parlato al telefono con il suo “amante” che poi ho notato passare in auto davanti a casa nostra… Abbiamo avuto una discussione di una decina di minuti… Le ho chiesto se avesse un appuntamento con lui e lei negava. Il suo cellulare ha cominciato a squillare e Liliana non rispondeva, anzi urlava, mi ha graffiato e morso sulla mano… Allora l’ho afferrata per il collo e ho premuto un cuscino sul suo viso per farla stare zitta… Non volevo ucciderla. Mi dispiace…. Ho vagato in bicicletta fino a Bassano e a Cittadella». La versione dovrà essere confermata dalla telecamera nel giardino dell’abitazione dove si è consumata la tragedia, una casa di Tombolo in via Vittorio Veneto 9. Mahid avrebbe trascorso la notte in casa per riflettere – nella sua stanza accanto alla camera con il cadavere di Liliana steso sul letto – prima di andare nella caserma di Tombolo: «Mi sono costituito perché per l’Islam uccidere è peccato».
Resta in carcere Mahid ha ammesso l’assassinio verso le 13.30 del 21 settembre (all’indomani dell’aggressione) dopo aver verificato online che la stazione dell’Arma di Tombolo chiudeva mezz’ora più tardi. Ieri mattina il gip, pur non convalidando il fermo per questioni tecniche, ha applicato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato dal rapporto affettivo come richiesto dal pm D’Angelo che coordina l’inchiesta. Pm che, sempre sabato, ha incaricato il medico legale Rafi El Mazloum di eseguire l’autopsia sul corpo della vittima, mentre nei prossimi giorni disporrà un l’esame del dna sul cuscino e le lenzuola sequestrate nella camera da letto dove è avvenuto il delitto (la camera di Liliana, nell’abitazione condivisa con l’assassino e altri due inquilini, una donna cinese e un italiano che hanno confermato la relazione tra i due).
L’amico romeno. Mercoledì mattina Liliana, che aveva avuto problemi di salute, aveva chiamato l’amico I.D. per farsi accompagnare a prendere un caffè e a fare la spesa. L’uomo ha dichiarato ai carabinieri: «Avevo sentito Liliana al telefono alle 9.16, un’ora più tardi ero in auto davanti a casa sua per aspettarla. Tra le 10.13 e le 11.06 ho cercato di contattarla senza avere nessuna risposta. Così me ne sono andato». I.D. ha spiegato agli investigatori di non essere stato a conoscenza della relazione fra Liliana a Mahid. Al contrario quest’ultimo avrebbe ammesso di aver chiesto al romeno di “allontanarsi” da Liliana (ricevendo in risposta un «sono fatti miei») appena una settimana prima del tragico epilogo. E di aver spiato più volte i messaggi e i contatti nel cellulare della sua fidanzata.

 

 


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