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Tonino Cianfarano, 41 anni, manovale. Uccide la ex e la mura in casa. Condannato a 25 anni, ottiene i domiciliari perchè malato e muore a casa

Fontechiari (Frosinone), 3 Aprile 2012


Titoli & Articoli

Murata viva: arrestato l’ex compagno di Samanta Fava (Today – 19 giugno 2013)
L’accusa è di omicidio volontario e occultamento di cadavere
E’ stato fermato con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere l’ex compagno di Samanta Fava, la donna di Sora scomparsa nell’aprile del 2012 e il cui corpo è stato trovato murato vivo nell’abitazione dell’uomo. L’ex compagno, che ha quarantadue anni, si trovava in vacanza, e il suo arrivo al commissariato di Sora è previsto per la tarda serata di oggi. Il corpo di Samanta Fava intanto è stato trasferito presso l’obitorio di Cassino.

Samanta Fava uccisa e murata in cantina: 25 anni all’ex Tonino Cianfarano (Blitz – 24 novembre 2014)
Tonino Cianfarano, 41anni, operaio, è stato condannato a 25 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Per la Corte d’assise di Cassino è stato lui ad uccidere e murare in cantina la sua ex Samanta Fava, 35 anni, di Sora, ritrovata cadavere lo scorso giugno in una cantina di Fontechiari, in provincia di Frosinone. Il verdetto per l’ex compagno della donna è arrivato proprio alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza di genere.
“Non c’entro nulla, non le ho mai messo le mani addosso”, ha detto l’uomo davanti ai giudici in un ultimo disperato tentativo di difesa. Samanta fu ritrovata dopo lunghe ricerche, in una nicchia realizzata nella cantina di una casa in un paesino della Ciociaria, immobile che era nella disponibilità dell’operaio ed ex compagno della donna, scomparsa nel mese di aprile del 2012. A far scattare le ricerche era stato l’ex marito di Samanta.
C’è voluto quasi un anno per arrivare a quella cantina e al successivo ritrovamento del cadavere. Per giorni i sub l’avevano cercata invano lungo il fiume Liri, dopo che l’ex compagno aveva raccontato agli inquirenti di averla gettata nel corso d’acqua. Samanta fu infine ritrovata nella cantina di Fontechiari. Lì gli investigatori, coordinati dalla procura di Cassino, arrivarono grazie allo straordinario fiuto del cane poliziotto Orso che riuscì a indicare la presenza di un corpo dietro una parete. Così si cominciò a scavare, fino ad arrivare alla svolta e alla soluzione del giallo. Samanta era lì, ormai in stato di decomposizione. Subito dopo scattarono le manette per Tonino Cianfarani, rinchiuso nel carcere di Cassino. Oggi, dopo che il pm aveva chiesto trent’anni, per il manovale è arrivata la condanna a un quarto di secolo. Una sentenza che l’avvocato di Cianfarani ha già detto che impugnerà in appello.

Sora- Per non dimenticare Samanta Fava (tg24 info – 22 ottobre 2016)
In particolar modo Samanta Fava, la 37enne sorana uccisa e poi murata in un caminetto e il cui aguzzino, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione, da sei mesi è agli arresti domiciliari. Samanta Fava venne trovata in un’abitazione di Fontechiari nel giugno 2013 dopo un anno e mezzo di ricerche da parte della Polizia. Dopo la sua morte e l’occultamento orribile del suo cadavere è stato arrestato e condannato Tonino Cianfarani, amico della vittima. Cianfarani da aprile ha ottenuto il beneficio dei domiciliari da parte del presidente della Corte d’Appello di Roma perchè affetto da una grave malattia. La famiglia di Samanta Fava non si rassegna a questa decisione e chiede giustizia e chiede soprattutto che Cianfarani continui ad essere sì curato ma in una struttura adeguata, lontano da Sora e lontano dall’abitazione del figlio di Samanta che è un ragazzino di 13 anni e che è costretto a vedere l’aguzzino della madre sul balcone o seduto davanti casa.

Sora – Omicidio Samanta Fava, non tornerà mai più in carcere Tonino Cianfarani (Tg24 info – 8 novembre 2019)
L’omicida di Samanta Fava, la 38enne di Sora uccisa nel 2012 e murata in una cantina di Fontechiari, Tonino Cianfarani, sconterà in via definitiva, a casa, in regime di detenzione domiciliare la condanna a 25 anni, per motivi di salute.
A stabilirlo il Tribunale di Sorveglianza di Roma che già aveva disposto la revoca del regime carcerario. Annualmente, però, il Tribunale di Sorveglianza farà visitare Cianfarani da una equipe medica. Quella rinnovata in questi giorni è la seconda autorizzazione che Cianfarani ottiene, tramite il suo legale, l’avvocato Ezio Tatangelo. La prima c’era stata nella primavera del 2016. Le sue condizioni di salute non sono compatibili con il regime carcerario, ma dietro le sbarre il muratore di 45 anni c’era rimasto tre anni: dal 19 giugno 2013, quando fu arrestato, sino all’8 aprile 2016.
L’omicidio di Samanta Fava, risale al 3 aprile 2012, la donna era con Tonino Cianfarani a Fontechiari, a seguito di litigio fu massacrata di botte, morì e il suo corpo fu murato nella cantina dell’abitazione.
Per oltre un anno le indagini della polizia, coordinate dal Pubblico Ministero della Procura di Cassino, il dottor Mattei, andarono avanti una soluzione. Poi nella primavera del 2013, esattamente il 10 maggio, gli agenti del commissariato di Sora riuscirono a capire chi era stata l’ultima persona a vedere Samanta Fava. Il cerchio si strinse attorno a Tonino Cianfarani, muratore residente a Fontechiari. La svolta il 19 giugno 2013 quando la polizia fece irruzione nell’abitazione di Fontechiari e a seguito di una perquisizione senza esito tra le mura domestiche le attenzioni si concentrarono su una cantina. A squarciare il velo delle bugie fu il georadar e soprattutto un cane molecolare, all’interno di un muro fu trovato il corpo, mummificato, di Samanta Fava.
La svolta che portò all’arresto del muratore 45enne. Le manette gli agenti del commissariato di  Sora le fecero scattare al ritorno da una trasferta di lavoro. Il 24 novembre 2014, 17 mesi dopo l’arresto, la corte d’assise del Tribunale di Cassino pronunciò la sentenza a 25 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. I giudici della prima sezione della corte d’assise d’appello di Roma il 21 gennaio 2016, confermarono in pieno la sentenza a 25 anni di carcere emessa. La parola fine due anni e mezzo fa, a maggio 2017, quando fu rigettato dalla Corte di Cassazione il ricorso del muratore. E ora la decisione degli arresti domiciliari per gravi motivi di salute.

E’ morto Tonino Cianfarani, l’assassino di Samanta Fava (Frosinone Today – 23 gennaio 2020)
L’assassino di Samanta Fava è morto, stroncato da un malore. Tonino Cianfarani, il muratore di Sora, in provincia di Frosinone, arrestato nel giugno del 2013, con l’accusa di aver ucciso di botte e murato in una cantina di Fontechiari, la trentasettenne scomparsa nel nulla nell’aprile del 2012, è deceduto presso l’ospedale di Sora. Da mesi combatteva contro una grave malattia che aveva portato l’avvocato Ezio Tatangelo, legale di fiducia dell’uomo, a chiedere ed ottenere il beneficio dei domiciliari nonostante la condanna definitiva a venticinque anni di reclusione. Cianfarani, fino all’ultimo respiro, ha avuto il conforto dei genitori. 


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