Loading

Suleiman Adams, 33 anni, lavoratore stagionale. Massacra a martellate e violenta la datrice di lavoro. Condannato a 15 anni e 5 mesi per omicidio, rinviato a giudizio dalla Cassazione per violenza sessuale

Frassilongo (Trento), 29 Dicembre 2020


Titoli & Articoli

Omicidio Agitu Gudeta, confessa il collaboratore: violentata prima di ucciderla per uno stipendio non pagato (Open Online – 30 dicembre 2020)
L’ha colpita con un martello, quattro o cinque volte, poi l’ha violentata mentre era ancora a terra agonizzante. A confessarlo è stato Adams Suleimani, 32 anni, ghanese, che stanotte ha raccontato tutti i dettagli dell’omicidio di Agitu Gudeta, 42 anni, imprenditrice etiope e allevatrice di capre, trovata morta ieri nella sua casa di Frassilongo, in provincia di Trento. Una fine atroce. I sospetti, in realtà, si sono concentrati fin da subito sul giovane che si occupava del pascolo delle capre per l’azienda agricola fondata dalla donna. Ora si trova in carcere.

Uccisa e violentata mentre era agonizzante: 20 anni di carcere all’omicida (Today – 14 febbraio 2022)
A Trento la sentenza del processo nei confronti di Suleiman Adams, il 33enne ghanese che il 29 dicembre 2020 ha ucciso la pastora etiope Agitu Ideo Gudeta. Riconosciuta la violenza sessuale
È stato condannato a vent’anni di carcere Suleiman Adams, il ghanese di 33 anni che il 29 dicembre del 2020 ha ucciso a Frassilongo, in Trentino, Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope di 42 anni divenuta simbolo di integrazione ed emancipazione femminile. Nella sentenza con rito abbreviato del giudice del tribunale di Trento, Enrico Borrelli, si applica una pena di 15 anni e otto mesi per omicidio volontario e di quattro anni e quattro mesi per violenza sessuale.
Omicidio Agitu Ideo Gudeta: condannato a 20 anni di carcere Suleiman Adams
Il pubblico ministero Giovanni Benelli aveva chiesto 19 anni e quattro mesi. Adams, reo confesso, era stato assunto da Agitu come dipendente nel suo allevamento di capre. Aveva già confessato il delitto ed è attualmente detenuto nel carcere di Spini di Gardolo. Questa mattina era presente in aula per la prima volta, ma non ha parlato. Lo scorso 25 novembre per l’udienza preliminare le due sorelle e un fratello di Agitu, arrivati a Trento dagli Stati Uniti, si erano costituiti parte civile nel processo. A loro oggi il giudice ha riconosciuto 50mila euro di danni. È stato confermato il movente economico dell’omicidio, ovvero il mancato pagamento da parte di Agitu di alcuni arretrati ad Adams, suo collaboratore. Ed è stata riconosciuta la violenza sessuale. A spingerlo a compiere il gesto efferato, “l’incontenibile ira di non vedere accolte le sue richieste che egli sentiva come particolarmente impellenti in quanto destinate a far pervenire denaro alla sua famiglia d’origine”.
“Siamo soddisfatti della sentenza”, ha detto all’agenzia LaPresse l’avvocato Andrea De Bertolini che con i colleghi Elena Biaggioni e Giovanni Guarini ha rappresentato i familiari della vittima. “È una soddisfazione giuridica, nulla potrà ripagare la tragedia di Agitu, una donna che per tutta la nostra comunità è stata vero esempio di integrazione, di riscatto personale, anche legato al dolente vissuto di rifugiata – ha continuato il legale -. Un esempio di coraggio e forza interiore. Un simbolo di laica e moderna emancipazione. Proprio per questo il suo omicidio, che nel movente sessuale vede la sua terribile genesi, è stato per tutta la comunità trentina ragione di autentica compartecipata sofferenza”.
Per la difesa di Adams, avvocato Nicola Zilio, “il grande clamore mediatico della vicenda ha avuto un ruolo anche nella sentenza. Aspetteremo di leggere le motivazioni, ma visto che il giudice ha addirittura comminato una pena superiore a quella chiesta dal pm, probabilmente faremo appello”.

Delitto Agitu, l’omicida Suleiman Adams ha agito «con modalità agghiaccianti e non ha mai mostrato pentimento» (il Tquotidiano – 8 marzo 2023)
Depositate le motivazioni della sentenza d’appello della Corte d’assise. Per i giudici, che hanno confermato la sentenza di primo grado a 20 anni di carcere, il reo confesso ha mostrato un «inaudito disprezzo della dignità umana»
«Suleiman Adams ha commesso una violenza sessuale di eccezionale gravità, denudando la donna dopo averla brutalmente colpita con una mazzuola, ed approfittando del suo stato di inferiorità psico-fisica, quando era ancora agonizzante». Ha agito «con straordinaria pervicacia e rara ostinazione, con modalità ripugnanti, con inaudito disprezzo della dignità umana» nei confronti della pastora etiope Agitu Ideo Gudeta che ha confessato di aver ucciso. Un delitto, questo, avvenuto a Frassilongo il 29 dicembre 2020, nel maso della donna, lì dove aveva fondato l’azienda «La capra felice», in valle dei mocheni.
Per i giudici dalla Corte d’assise d’appello di Trento che a dicembre lo hanno condannato a vent’anni di carcere, il ghanese di 33 anni non era giustificato in alcun motivo ad agire con simili «modalità agghiaccianti». Il fatto che non ricevesse il corrispettivo per il lavoro in modo puntuale, che quindi non potesse aiutare la famiglia rimasta in patria, e la «plausibile rabbia che nutriva nei confronti della donna» per cui lavorava, per i giudici «non attenua la gravità del fatto commesso». Avrebbe infatti «potuto coltivare altre strade per il riconoscimento dei propri diritti».
Invece ha «crudelmente, violentemente, selvaggiamente e reiteratamente colpito la donna agonizzante» compiendo poi «atti sessuali raccapriccianti». E gli stessi magistrati sottolineano come l’omicida reo confesso «non ha manifestato alcun segno di ravvedimento, non ha speso una qualsivoglia parola di pietà nei confronti delle parti civili, non ha mai, sinceramente, chiesto loro perdono».
È tutto nella ventina di pagine di motivazioni depositate dalla Corte d’assise d’appello che tre mesi fa aveva confermato la condanna di primo grado, senza riservare scontri al collaboratore della vittima. Nessuna derubricazione da violenza sessuale a vilipendio di cadavere come sollecitato invece dalla difesa, dall’avvocato Nicola Zilio, che ora valuta il ricorso in Cassazione e che allora aveva tentato di ottenere la riqualificazione giuridica rispetto all’atto di autoerotismo compiuto dal suo cliente, sul corpo della 42enne.
Quando questa era a terra, tramortita dalle martellate alla testa. «L’imputato riteneva che la donna fosse ancora viva» sostengono i giudici. Il ghanese, quindi, «non ha inteso disprezzare e vilipendere il cadavere, offenderla quando era già morta, intendeva porre in essere atti di violenza sessuale quando era ancora viva». Lo ha ammesso anche lui, ritenendola «morta solo dopo che aveva finito..». Ha infatti confessato: «L’ho lasciata morire». Per i magistrati Adams ha agito «lucidamente, con inaudita violenza e crudeltà, e un non comune cinismo».
A commentare le motivazioni gli avvocati Andrea de Bertolini, Elena Biaggioni e Giovanni Guarini: «Come difensori di parte civile siamo soddisfatti della sentenza che riconosce senza se e senza ma la tesi del femminicidio e la ripugnanza del comportamento tenuto dall’imputato, anche se nessuno potrà restituire Agitu ai suoi cari».

Assassinò la pastora Agitu. La Cassazione annulla con rinvio la condanna per violenza sessuale (Rai News -16 novembre 2023)
Suleiman Adams è stato condannato in appello a 20 anni dal Tribunale di Trento. La difesa ha sempre contestato l’aggravante della violenza sessuale. Una parte del processo è da ripetere a Bolzano
Potrebbe venire ridotta la condanna a 20 anni
di carcere di Suleiman Adams, l’uomo responsabile dell’omicidio di Agitu Ideo Gudeta il 29 dicembre del 2020 a Frassilongo in valle dei Mocheni. Suleiman Adams (34enne collaboratore della donna) è stato condannato dalla Corte d’assise d’appello di Trento a 15 anni e 8 mesi per omicidio volontario e ad altri 4 anni e 4 mesi per violenza sessuale sulla pastora etiope.
Un reato, quello della violenza, che Adams ha sempre negato. Per questo il suo avvocato Nicola Zilio ha presentato ricorso in Cassazione – solo relativamente alla condanna per violenza – e i giudici di ultima istanza gli hanno dato ora ragione. Hanno annullato la condanna per violenza sessuale rinviato l’uomo a un nuovo giudizio per questo capo d’accusa davanti alla Corte d’assise d’appello di Bolzano.
Secondo la linea difensiva la pastora etiope era già morta quando Adams abusò di lei compiendo atti di autoerotismo. 
Il corpo della allevatrice di capre, originaria dell’Etiopia e diventata in Trentino simbolo di un’integrazione di successo, era stato trovato privo di vita nella sua casa di Frassilongo. Agitu Idea Gudeta aveva 42 anni. Poche ore dopo Suleiman Adams, che lavorava alle dipendenza di Agitu, aveva confessato il delitto.

 


Link