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Rodolfo Anastasio, 56 anni, ristoratore, padre. Ammazza la moglie a coltellate e si impicca

San Mango Piemonte (Salerno), 16 Novembre 2022


Titoli & Articoli

Rodolfo uccide la moglie e poi si impicca, il figlio: “Non devo perdonarlo io, ma Dio”
“Eravamo una famiglia tranquillissima, direi perfetta”
È passato un mese dal dramma di San Mango Piemonte dove Rodolfo Anastasio ha ucciso la moglie Paola Larocca prima di togliersi la vita. La scorsa settimana il ristorante Pinocchio, da sempre gestito dalla famiglia Anastasio, ha riaperto su volontà di Giovanni e Michele, 32 e 29 anni, i figli della coppia al centro di una drammatica storia che ha sconvolto tutt’Italia.
Paola Larocca uccisa da Rodolfo Anastasio: parla il figlio un mese dopo
In una intervista al Corriere del Mezzogiorno, Michele Anastasio ha ricordato la madre nel giorno del trigesimo, celebrato questa mattina nella chiesa del Sacro Cuore, in piazza Vittorio Veneto: “Per mamma e anche per nonna che morì un mese prima di lei. Messa per mio padre. Non lo so, penso di sì, ma in un’altra chiesa… se ne è occupata mia zia”. “Eravamo una famiglia tranquillissima, direi perfetta, che viveva bene la sua quotidianità. Negli ultimi due anni mio padre ha cominciato a star male. Depressione, stress, nervosismo, un crollo coinciso con la malattia di mia nonna che ha costretto mia madre ad avvicinarsi di più a lei”.
Il rapporto tra i due genitori era cambiato: “Mamma comunque c’era, sempre sorridente e bellissima, il faro della famiglia. Non l’ho mai vista arrabbiata”. Il padre, invece, “ha cominciato a pressarla, era molto possessivo, litigava sempre e aveva un linguaggio scurrile. In un paio di occasioni l’ha pure picchiata. Ma lei non l’ha denunciato, ha sempre fatto di tutto per proteggere i figli anche tenendoci nascoste le percosse”.
Poi, la decisione di farli separare:
 “Negli ultimi tempi mio padre stava malissimo e il rapporto con la moglie si era fatto difficile, si era fissato che avesse un altro, non accettava l’idea che fosse stanca di lui. Così ci eravamo anche separati fisicamente, lui dormiva in un b&b. Però ogni mattina veniva da noi a San Mango Piemonte dove abitiamo per fare colazione e portare i cani. Cacciato di casa? Assolutamente no. Mia madre voleva solo tranquillità, in un momento difficile in cui doveva gestire la malattia di nonna. Lui invece era il tipo che alle quattro del mattino la svegliava dicendole: “tu hai sfasciato la famiglia”. Ma a mia madre la famiglia è sempre piaciuta”.
Il dramma del 16 novembre “Quelle immagini mi bloccano, sono come un martello, non potrò dimenticarle mai. Nei primi giorni sembrava che non mi appartenessero, che io fossi una terza persona e che stessi vedendo un film. Posso solo dire che ebbi una specie di colluttazione con mio padre, lo tirai verso di me e riportai una ferita alla mano. Mia madre invece l’ho tenuta tra le braccia finché mio fratello non l’ha caricata in auto per portarla in ospedale. Ma inutilmente, è morta durante il tragitto. Mamma nonostante fosse alla fine cercò di rispondere alle mie sollecitazioni”.
Perdonare il padre “Mio fratello lo ha già perdonato, io mi sento di dire che non sono io a doverlo perdonare ma il Signore o qualcun altro”.

Visite sgradite e denuncia: «Rodolfo è troppo geloso»
Anastasio non accettava la separazione, Paola esasperata dalle continue liti. I consigli inascoltati degli amici a cena
Era quasi un rito la visita mattutina di Rodolfo Anastasio in quella che, fino a tre mesi fa, era stata pure casa sua. L’arrivo poco dopo l’alba, il contatto con i suoi amati cani e il caffè: il 56enne ristoratore salernitano, infatti, nonostante la travagliata separazione con la moglie, era solito celebrare con i familiari uno dei tanti riti della quotidianità. Negli ultimi tempi, però, queste visite erano diventate sempre più turbolente. Sempre più sgradite alla moglie che ieri mattina si è ritrovata l’ex consorte in giardino dove l’ha ferita mortalmente con almeno quattro coltellate prima di fuggire e togliersi la vita su un cavalcavia dell’autostrada. La punta dell’iceberg di una situazione difficile vissuta negli ultimi mesi da una famiglia come tante altre.
L’amarezza di Rodolfo. Anastasio non si era mai arreso alla separazione con la moglie. Da tempo, infatti, mostrava l’insofferenza per questa situazione, la voglia di chiarire le divergenze con la donna della sua vita con la quale continuava a condividere la quotidianità visto che entrambi – insieme ai due figli di 29 e 32 anni – lavoravano nel loro ristorante, il “Pinocchio” di lungomare Trieste, nel centro di Salerno. Ma la rottura era difficile da sanare: già negli scorsi anni, infatti, Paola Larocca aveva mostrato il suo disagio provocato in particolare dalla gelosia del marito che riteneva esagerata. Un fastidio per quelle continue visite mattutine e per le liti che si verificavano a inizio giornata. Lei, soltanto quattro giorni fa, l’aveva denunciato. E lui, però, neanche davanti alla richiesta di un provvedimento restrittivo nei suoi confronti si è arreso.
La voglia di tornare insieme era stata ribadita anche martedì sera: Anastasio, infatti, si era ritrovato a cena con un gruppo d’amici, esprimendo ancora la volontà di chiarire con la moglie. Anche dalle persone care, però, ha trovato un muro: gli hanno suggerito di desistere, di provare a vivere in maniera diversa. Lontano da Paola.
L’abbraccio ai figli. I consigli a cena non sono bastati. E ieri mattina, in preda a un raptus, il 56enne ha compiuto l’impensabile. Ha distrutto una famiglia: le coltellate mortali, il tentativo inutile del figlio più piccolo di fermarlo, la fuga in auto, il suicidio sul cavalcavia dell’autostrada. Ha sconvolto tutto e tutti.
Rendendo protagonisti indiretti di un episodio indicibile due ragazzi che, subito dopo i fatti, ancora non avevano realizzato
 l’accaduto: per ore, infatti, i figli di Rodolfo e Paola sono rimasti sotto la pioggia davanti la loro abitazione di San Mango Piemonte. Il più grande, cappuccio in testa per ripararsi dalla pioggia battente, ha fatto continuamente la spola fra la casa e l’area esterna dove sono giunti tanti amici e parenti. Stillavano lacrime senza fine mentre il diluvio non dava tregua. Più di rado, invece, è comparso il secondo genito, il ragazzo che a soli 29 anni ha assistito a qualcosa che non potrà mai dimenticare: una mano è fasciata dopo lo “scontro” con il padre. Tutti e due hanno cercato di non tradire emozioni, di farsi forza nonostante la tragedia che, in pochi minuti, ha cancellato da questa terra i loro principali riferimenti. Poi sono andati in caserma dove, per tante ore, sono stati ascoltati dai carabinieri. Ne servirà tanto d’affetto per questi giovani che hanno dovuto sopportare anche la vergognosa diffusione delle immagini del corpo senza vita del padre. La tragedia nella tragedia di due ragazzi che, invece di censurabili condivisioni social, meriterebbero tutto l’affetto di questo mondo.

Lo choc nel cuore di Salerno. Diluviava a San Mango e pioveva a dirotto anche a pochi passi da piazza della Concordia. Lo choc per quanto accaduto ai piedi del monte Tubenna è anche (e soprattutto) nel capoluogo. Una ventina d’anni fa si sono trasferiti in uno degli otto “duplex” di viale dei Biancospini ma quella villetta, di fatto, era solo il luogo dove dormire e trascorrere qualche ora di relax. La loro vera casa era il ristorante “Pinocchio”, a pochi passi da piazza della Concordia, attività avviata nel 1973 dal padre di Anastasio e poi portata avanti da Rodolfo, dalla moglie e dai figli. Un locale davvero a gestione familiare perché, una volta scese le scalette all’ingresso, lì dentro si respirava davvero aria di casa. Sembrava davvero che il tempo si fosse fermato a qualche lustro fa, quando ci si poteva sedere al tavolo di un ristorante e condividere con i titolari non solo il pasto ma anche qualche impressione sul mondo. Un locale come un rifugio sicuro, non solo un posto dove mangiare. Anche per questo i commercianti della zona sono sotto choc. Stanno versando lacrime quasi più copiose della pioggia battente che sta colpendo Salerno. «Abbiamo perso un fratello e una sorella », dice più di qualcuno. È l’unico messaggio passato sul lungomare, ancora più triste senza Rodolfo e Paola. Eppure che la loro relazione era piombata in una crisi complicata era noto. Lavoravano insieme, sì, ma tutti sapevano che lui non viveva più con lei e i figli. Tant’è che, da più tempo, aveva chiesto una mano proprio ai “colleghi” esercenti. Un aiuto per trovare una casa che fosse luogo più dignitoso del b& b dove si stava appoggiando. Ora è tutto inutile.

 


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