Renzo Brundu, 50 anni, pescatore, padre. Accoltella la moglie. Condannato a 28 anni in primo grado, ridotti a 23 in Appello
Cabras (Oristano), 10 Luglio 2011
Titoli & Articoli
Uccide la moglie dopo litigioArrestato pescatore di Cabras (Unione Sarda – 11 luglio 2011)
Renzo Brundu, pescatore di 50 anni, ha ucciso la moglie (Katia Riva, 39 anni) ieri mattina a Cabras. La donna, madre di due bimbi, è stata colpita con un coltello da cucina.
Dopo le prime coltellate inferte con un coltello da cucina davanti al portone di casa, Katia Riva, 39 anni, ha tentato disperatamente di difendersi, ma il suo compagno Renzo Brundu, pescatore di 50 anni, l’ha trascinata oltre il portone e ha continuato a colpirla. Lei è morta quasi subito, prima comunque che arrivasse qualcuno a soccorrerla. Lui ha chiamato i familiari perché venissero a prendersi i bambini, uno di due anni, l’altro di sei mesi, e poi ha aspettato che arrivasse la Polizia a prenderlo e si è lasciato portar via senza opporre alcuna resistenza. In base alle prime indagini della Squadra Mobile di Oristano si tratterebbe di un omicidio d’impeto maturato nel corso di un litigio.
A Cabras, dove abitavano, l’assassino lo conoscevano in molti come una persona tranquilla che non aveva mai dato fastidio a nessuno. La vittima, originaria della provincia di Bergamo, era invece quasi una sconosciuta anche per i vicini di casa, che non conoscevano neanche il suo nome.
Il dramma è scoppiato pochi minuti dopo le 11, davanti al numero 27 di via Regina Margherita. Secondo le prime ammissioni fatte da Brundu, l’omicidio è avvenuto a seguito di una lite che era cominciata già nella prima mattinata. Gli inquirenti mantengono però il più assoluto riserbo sui motivi della lite. Il fatto non ha avuto testimoni, anche perché a quell’ora e data la giornata festiva, la via era mezzo deserta. Qualcuno pare abbia sentito delle urla, ma non si sarebbe comunque reso conto di cosa stesse succedendo realmente. Subito dopo l’allarme sul luogo dell’omicidio è intervenuto anche un equipaggio del 118 che però non ha potuto fare altro che constatare la morte di Katia Riva, mentre la Scientifica e il medico legale Roberto Demontis hanno svolto i rilievi e un primo esame del cadavere in attesa dell’autopsia disposta dal magistrato.
In una casa dove i soldi non abbondavano – a lavorare era solo Pietro Brundu che svolgeva l’attività di pescatore – i dissapori potrebbero essersi trasformati in qualcosa di peggio. Sino all’epilogo assurdo e ingiustificabile di domenica mattina.
E mentre ci si interroga ancora e parenti e amici della coppia non smettono di farsi domande e di cercare risposte che non leniscono il dolore e non mascherano l’incredulità, la rigida procedura giudiziaria va avanti. Agli atti finirà il referto del medico legale: quattro coltellate di cui una ha reciso un vaso importante, provocando uno choc emorragico che ha avuto come conseguenza il dissanguamento. Katia Riva è morta per questo, per una imponente emorragia causata da una coltellata, in particolare, delle quattro infertele da Renzo Brundu. Sono i primi risultati dell’autopsia, eseguita ieri mattina dal medico legale Roberto Demontis, che hanno contribuito ad avere un quadro più chiaro della tragedia. La ricostruzione del delitto era in parte già stata chiarita dai riscontri oggettivi compiuti dagli uomini della Scientifica della questura. Al culmine del litigio, Pietro Brundu avrebbe afferrato il coltello dalla cucina e ferito la compagna alla schiena. La donna, cercando di sfuggire alla violenza, è riuscita ad arrivare fino alla strada, dove il compagno l’ha però raggiunta, riportata dentro il cortile e uccisa. Subito dopo il pescatore ha chiamato la sorella alla quale ha affidato i figlioletti che, dentro la casa, non si sarebbero accorti della tragedia. Quindi ha avvisato il 113. Ieri il tribunale dei minori ha deciso di affidare formalmente la custodia dei piccoli all’assessore ai Servizi sociali del Comune, Gabriele Ligia. I bambini restano nella casa dello zio, fratello del pescatore; un ambiente a loro familiare, capace di proteggerli da una tragedia nella quale si sono purtroppo trovati coinvolti. La mamma uccisa (la salma è stata restituita alla madre e alla sorella), il padre in carcere.
La Nuova Sardegna – 14 luglio 2011
È pentito, ma non trova risposte. Soprattutto non trova quelle che vorrebbe dare a se stesso. Però parla e per quasi tre ore chiarisce al giudice per le indagini preliminari, Francesco Alterio, tutto quanto è accaduto domenica in via Regina Margherita. Quella maledetta domenica di sangue in cui il pescatore Renzo Brundu, dice, «Ho perso la testa». È la prima cosa che fa. Durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere, il pescatore di 50 anni ricorda chiaramente quello che è successo sin dalla prima mattina. Ha in testa tutti i particolari di quelle ore che hanno preceduto l’omicidio a coltellate della compagna Katia Riva, 39 anni. Il movente: l’esasperazione per un rapporto mai sereno e che continuava a scontrarsi contro insormontabili ostacoli quotidiani. E’ stato questo ad armare la mano di Renzo Brundu. Stando ovviamente alle sue parole, l’uomo era stanco di essere vessato e domenica, di fronte all’ennesima prepotenza subita non ci avrebbe visto più. Ha perso il controllo, la sua mente è andata oltre e ha compiuto il gesto dal quale ora non si torna indietro. Un gesto che lascia due figli orfani della madre e un padre che rischia di stare in carcere per lunghissimo tempo. Quel tempo che si è fermato domenica mattina.
Renzo Brundu ha raccontato di essersi alzato presto e di essere andato a fare una passeggiata. Al rientro pensava che sarebbe andato al mare con tutta la famiglia, invece è scattato il primo scontro verbale con la compagna. A quel punto è uscito con uno dei due figli per fare un giro in paese. Non ha tardato, ma quando è rientrato a casa sarebbe iniziato un nuovo diverbio. Pochi attimi o qualche minuto, difficile dire quanto sia andato avanti il litigio. L’unica certezza è il modo in cui si è concluso. Il racconto del pescatore coincide con quanto già avevano accertato gli agenti della Mobile, coordinati dal dirigente Pino Scrivo, che hanno effettuato i rilievi e ricostruito la dinamica dell’omicidio. Renzo Brundu avrebbe afferrato un coltello e si sarebbe scagliato contro la compagna che è stata colpita con un primo fendente. Lei ha cercato la fuga fuori di casa ma è stata afferrata e trascinata nuovamente dentro e colpita ancora e ancora. Quattro volte, quattro coltellate che l’hanno finita. Niente di nuovo quindi rispetto a quanto gli inquirenti già conoscevano.
Le novità riguardano invece il movente, che sino a ieri mattina era rimasto quasi oscuro anche se le voci che iniziavano a rincorrersi avevano già dato le prime risposte. Si attendeva la versione di Renzo Brundu, che come preannunciato dall’avvocato difensore Cristina Puddu, è arrivata proprio al momento dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di piazza Manno a Oristano, alla presenza del pubblico ministero Rossella Spanu. È una versione che attende riscontri investigativi, ma che comunque non fa altro che ribadire quel che a Cabras si andava sussurando sin da domenica mattina, cioé che il rapporto tra i due era più che logoro. Ed è su questo aspetto che ha puntato le domande il giudice per le indagini preliminari, Francesco Alterio. Soldi, spese, lavoro, lotterie, giochi, amici, figli. C’è di tutto e di più, c’è una vita di coppia in cui la concordia non era realtà e i litigi erano qualcosa di più delle discussioni che in ogni famiglia avvengono.
Pietro Brundu ha spiegato che Katia Riva avrebbe avuto spessissimo un comportamento aggressivo nei suoi confronti: gli avrebbe chiesto di lasciare il lavoro da pescatore che svolgeva sin da ragazzo, perché a lei non piaceva, non avrebbe gradito alcune amicizie del compagno, avrebbe tenuto per sé i soldi dell’unico stipendio che entrava in casa e, in alcune occasioni, li avrebbe spesi per lotterie o videopoker. Cosa che Renzo Brundu ha detto di aver appreso da altri compaesani. Al giudice l’imputato ha detto di non aver mai mosso un dito contro la sua compagna in tutti questi anni. Di non aver mai aggredito qualcuno in vita sua. Quel «mai» domenica mattina è stato cancellato.
Ha detto di essere «esasperato e di aver reagito dopo essere stato aggredito e insultato per l’ennesima volta». È in quel momento che ha «perso la testa» credendo di cancellare i soprusi subiti in anni di convivenza brandendo il coltello e colpendo quello che per lui in quel momento era diventato un bersaglio. È stata la fine di una maledetta domenica che ora segnerà tragicamente i giorni di chi resta. Soprattutto quelli di chi, tra qualche anno, inizierà a capire che quella in cui vive è una famiglia in cui la violenza ha cancellato la madre. Oggi invece si deciderà la sorte prossima di Renzo Brundu. Il giudice scioglierà in mattinata la riserva sulla richiesta di custodia cautelare in carcere formulata dal pm, al quale la difesa si è opposta chiedendo i domiciliari.
Cabras, uccise la compagna: a processoLa suocera lo sfida: “Chiedimi scusa” (Unione Sarda – 5 giugno 2012)
La madre di Katia Riva, uccisa a luglio scorso dal compagno Renzo Brundu, ha guardato negli occhi l’assassino della figlia. In Corte d’Assise di Cagliari ieri si è aperto il processo con la drammatica testimonianza di Romana Luisa Bugini. La donna si è rivolta all’imputato, il pescatore di Cabras, e in lacrime lo ha accusato: «Tu mi hai tradito».
Link
In memoria di
Uccise la moglie a coltellate: pescatore condannato a 28 anni di carcere (Brescia Today – 19 luglio 2012)
Katia Riva, 39enne originaria di Osio Sotto, fu uccisa a coltellate dal marito in un paesino dell’Oristanese. L’uomo, Renzo Brundu, è stato condannato dalla Corte d’Assise di Cagliari a 28 anni di carcere
Ventotto anni di carcere. E’ la condanna inflitta dalla Corte d’Assise di Cagliari nei confronti di Renzo Brundu, il pescatore di 51 anni, di Cabras (Oristano), che il 10 luglio dello scorso anno ha ucciso a coltellate la moglie, Katia Riva (39 anni), originaria di Osio Sotto, trasferitasi poi a Sestu (Cagliari) e dopo il matrimonio nell’Oristanese. Trent’anni era stata la richiesta di condanna formulata due giorni fa dal pm, Rossella Spanu, davanti alla Corte presieduta da Claudio Gatti. Renzo Brundu, presente in aula al momento della lettura della sentenza, è attualmente detenuto nel carcere di Oristano nel quale è rinchiuso dal giorno dell’omicidio.
Il dramma è avvenuto la domenica mattina del 10 luglio 2011, a seguito di un violento litigio scoppiato per futili motivi: il pescatore voleva andare al mare, la moglie no. Urla poi sfociate in qualcosa di più, sino al raptus e alle coltellate, inferte con una lama da cucina. Il pescatore, difeso dall’avvocato Cristina Puddu, ha ascoltato la lettura del verdetto in silenzio.
Le parti civili, madre, figli e sorella della vittima, erano rappresentati dagli avvocato Pierluigi Concas, Maria Irene Dore e Federico Ibba. La Corte d’Assise ha riconosciuto anche un risarcimento di 400 mila euro per ciascuno dei due figli, 150 mila per la madre e 40 mila per la sorella della vittima. Rigettata la richiesta di arresti domiciliari. In lacrime la madre di Katia Riva: “E’ una sentenza che non mi ridarà mai mia figlia – ha detto – Speriamo che ora mi affidino i miei nipotini”.
Pena ridotta al pescatore che accoltellò e uccise la compagna a Cabras (LinkOristano – 6 giugno 2013)
Renzo Brundu è stato condannato a 23 anni di reclusione, mentre in primo grado era stato condannato a 28 anni di carcere
E’ stato condannato a 23 anni di carcere Renzo Brundu, il pescatore di Cabras che il 10 luglio 2011 aveva ucciso la compagna Katia Riva, 39 anni madre dei suoi due bambini. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise d’Appello, dove si è celebrato il processo di secondo grado. In primo grado il pescatore era stato condannato a 28 anni. Nei giorni scorsi, proprio quando il dibattimento era alle fasi conclusive, il difensore di Brundu, l’avvocato Cristina Puddu, aveva lasciato l’incarico. A sostituirlo è stato l’avvocato Franco Luigi Satta. Brundu si era consegnato alla polizia subito dopo l’omicidio, commesso al termine di un violento litigio con la compagna che aveva ucciso con un coltello da cucina.