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Raffaele Caiazzo, 44 anni. Uccide per gelosia il genero e poi la nuora di cui si era invaghito

Sant'Antimo (Napoli), 8 Giugno 2023


Titoli & Articoli

Il suocero ossessionato dalla presunta relazione extraconiugale tra cognati, Luigi e Mery ammazzati a bruciapelo (Internapoli – 8 giugno 2020)

Raffaele Caiazzo, il suocero delle due vittime del duplice omicidio di stamattina, a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, si è costituito nella caserma Carabinieri di Gricignano di Aversa. I militari lo hanno portato caserma della compagnia di Giugliano in Campania.Caiazzo, 44 anni, è il papà dei coniugi delle due vittime, Luigi Cammisa di 29 anni e Maria Brigida Pesacane di 24 anni, suocero dunque di entrambi. I figli sono Anna e Alfredo, sposati con Cammisa e la Pesacane. Le vittime erano cognati.
Secondo quanto al momento ricostruito, i carabinieri della compagnia di Giugliano sono intervenuti a piazzetta Sant’antonio per la segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Sul posto, a terra, c’era il cadavere di Cammisa raggiunto da diversi colpi. Negli stessi momenti i militari sono intervenuti in un appartamento di via Caruso 17. All’interno c’era il cadavere di Pesacane, 24enne, anche la donna era stata colpita da alcuni colpi d’arma da fuoco.
Esclusa la matrice camorristica, proprio il legame di affinità tra le due vittime ha spinto gli investigatori dell’Arma a concentrarsi su un movente da ricercarsi in ambito familiare. Una vicenda tragica che scuote ulteriormente Sant’Antimo, già sotto choc per la morte della 29enne Giulia Tramontano, uccisa a Milano e incinta di 7 mesi, originaria proprio del comune dell’hinterland nord di Napoli. E stasera, alle 19, è prevista a Sant’Antimo la fiaccolata per ricordare Giulia, con partenza dalla Villa comunale Del Rio, verso Via Roma e Piazza della Repubblica.
Come è avvenuto l’omicidio Una storia bruttissima quella di Sant’Antimo: Maria, 24 anni, è stata uccisa davanti ai suoi bambini di 2 e 4 anni, mentre Luigi, 29 anni, ha trovato la morte mentre andava a lavorare, verso le 6.30. Era un operaio edile. Raffaele Caiazzo era convinto che i due cognati avessero una relazione extraconiugale, un tradimento consumato nell’ambito familiare
Sono terribili anche le circostanze in cui è avvenuto il doppio delitto. Raffaele Caiazzo ha ucciso prima Luigi, per strada, trucidandolo a colpi di pistola. Il ragazzo di 29 anni avrebbe cercato di ripararsi usando uno zainetto scolastico, ma purtroppo si è rivelato una difesa estremamente debole rispetto alla violenza dei proiettili. Il suocero si è poi diretto a casa di Maria, distante poche centinaia di metri, e lì ha ucciso la donna con la stessa arma davanti ai figli, i suoi nipoti. Quando arrivano i militari per la ragazza non c’è più nulla da fare: è stata uccisa a colpi di pistola mentre i piccoli erano in casa, le hanno sparato mentre era in bagno. I bambini dormivano, ma hanno sentito i colpi e, seppur incolumi, sono sotto choc.
Le indagini – svolte dai carabinieri e coordinate dalla Procura di Napoli Nord –  hanno subito imboccato la pista del movente familiare e della vendetta per una presunta relazione tra i due. Sono state ascoltate alcune persone presenti sul posto che hanno fornito elementi che, al vaglio di investigatori ed inquirenti, hanno consentito di inquadrare in poco tempo il contesto. Nel frattempo le forze dell’ordine hanno dovuto faticare non poco per tenere a distanza in particolare i familiari e i conoscenti di Cammisa giunti alla spicciolata. Le urla strazianti delle donne hanno accompagnato le operazioni di trasferimento della salma verso l’obitorio. Acquisiti anche alcuni video di telecamere di sorveglianza presenti nella zona.

Caiazzo, l’omicida dei cognati di Sant’Antimo: “Mio figlio diceva che ero paranoico. Minacciava di non farmi vedere i miei nipoti” (Vesuvio Live – 9 giugno 2023)
Sant’Antimo, Caiazzo sull’omicidio di genero e nuora: “Avevano una relazione. Ma i miei figli mi davano del paranoico”
Ha confessato di aver ucciso soltanto il genero, Luigi Cammisa, ma non ricorda di aver fatto fuoco contro la nuora Maria Brigida
Pesacane: Raffaele Caiazzo, 44 anni, si è costituito ed ha parlato ai militari dell’Arma dei Carabinieri di Giugliano in presenza del suo avvocato Luigi Ciocio. Una dinamica, quindi, ancora da appurare anche se sembra evidente il coinvolgimento dell’uomo, reo confesso, che sospettava da tempo una relazione tra il marito della figlia Anna e la compagna del figlio Alfonso.
Sarebbe proprio questa presunta relazione extraconiugale il movente della strage avvenuta la mattina dell’8 giugno. Una tresca che il suocero sospettava da tempo, tanto da aver messo in guardia più volte i figli in merito ai propri sospetti: Sono sempre stato convinto che tra loro ci fosse una relazione extraconiugaleHo avvertito i miei figli, i quali mi hanno sempre dato del paranoico al punto che Alfonso ha minacciato di non farmi più vedere i miei nipoti nel caso avessi continuato a insistere su questa storia”, sono queste le parole di Caiazzo ai Carabinieri.
Il figlio Alfonso lo minacciava di smetterla con le insinuazioni sul tradimento, il padre Raffaele minaccia il suicidio.
Non gli avrebbe creduto, quindi, Alfonso Caiazzo: distrutto dal dolore per la perdita dell’amata compagna avvenuta, sembrerebbe, proprio per mano di suo padre. Un padre che aveva in mente quel pensiero fisso, tanto da spingerlo a passare dagli avvertimenti alle vie di fatto. E questo, nonostante l’atteggiamento duro proprio di Alfonso che lo aveva definito paranoico, arrivando a volergli impedire di frequentare i nipoti di 2 e 4 anni. Due bambini che si trovavano in casa quando la loro madre è stata uccisa. Si definisce quindi con fatica il contesto familiare nel quale è maturata la tragedia. Raffaele Caiazzo è oggi sotto stretta osservazione: dalle sue parole è emersa l’intenzione di suicidarsi. L’uomo vorrebbe porre fine alla propria vita sopraffatto dal senso di colpa per l’assurdo gesto compiuto, e questo allungherebbe ulteriormente la scia di sangue causata dall’assurda vicenda.

 

Sant’Antimo, Raffaele Caiazzo era ossessionato dalla nuora. Ha agito da stalker: “O mia o di nessuno” (il Gazzettino Vesuviano – 11 giugno 2023)
Anche la moglie dell’assassino, Amelia D’Isidoro, ha confermato che suo marito era profondamente infatuato della nuora, una situazione amplificata dalla dipendenza da alcol e spinelli
Secondo gli investigatori, Raffaele Caiazzo, 44 anni, era ossessionato dalla nuora e soffriva di una forma morbosa di gelosia, che lo portava a provare una forte invidia per ogni uomo che si avvicinasse a lei, in particolare per il genero, che considerava il suo rivale più pericoloso. La tragedia ha avuto inizio quando, giovedì scorso, Caiazzo ha sparato sette colpi di pistola contro suo genero Luigi Cammisa, 29 anni, uccidendolo istantaneamente. Solo venti minuti dopo, ha esploso altri cinque colpi con la stessa arma, uccidendo la nuora Maria Brigida Pesacane, 24 anni, moglie di figlio davanti ai suoi due nipotini. Le due vittime erano i coniugi dei suoi figli gemelli, Anna e Alfonso Caiazzo.
Il duplice omicidio a Sant’Antimo, proprio mentre la cittadina di circa trentamila abitanti piangeva la tragica scomparsa di Giulia Tramontano, è stato definito una storia lurida, scioccante e crudele, orchestrata da un assassino che ha eliminato in un solo colpo sia il suo presunto, ma innocente e inconsapevole rivale, sia l’oggetto dei suoi desideri. Il modus operandi di Caiazzo sembrava riflettere la trama di un film dell’orrore, un incubo, con la sua ossessione che lo spingeva a seguire uno spaventoso copione da stalker: “O mia o di nessuno“.
Le autorità hanno convalidato l’arresto di Raffaele Caiazzo per il duplice omicidio e hanno emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, considerando l’omicidio aggravato da motivi futili e la presenza dei minori durante il crimine. Il giudice per le indagini preliminari, Simona Farina del Tribunale di Napoli Nord, ha incluso nel dispositivo l’accusa di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e di aver sparato in luogo pubblico. Inoltre, dato il rischio suicidio da parte di Caiazzo, è stata disposta una stretta sorveglianza all’interno del carcere.
Al momento, Caiazzo ha confessato l’omicidio di Luigi Cammisa, ma ha dichiarato di non ricordare nulla riguardo all’uccisione di Maria Brigida Pesacane. Nonostante non sia stata contestata la premeditazione per l’omicidio di quest’ultima, le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Giugliano, coordinati dalla Procura di Napoli Nord diretta da Maria Antonietta Troncone, sembrano suggerire la presenza di tutti gli elementi per l’aggravante della premeditazione.
I familiari dell’assassino hanno riferito che il duplice omicidio era stato preceduto da un giornata tesa e concitata. Nel tardo pomeriggio di mercoledì, Alfonso Caiazzo, figlio dell’assassino, si è incontrato con suo padre nei pressi della stazione ferroviaria di Sant’Antimo. Durante quell’incontro, Raffaele Caiazzo ha accusato senza mezzi termini Maria Brigida di avere relazioni non solo con il cognato, ma addirittura di aver avuto un rapporto anche con lui. Questa rivelazione scioccante ha spinto Alfonso Caiazzo a convocare immediatamente la famiglia per affrontare suo padre. Di fronte ai familiari che protestavano e chiedevano verità, l’assassino ha ritrattato la presunta relazione con la nuora, ma ha continuato ad infamare il genero e la nuora, colpevoli, secondo lui, di aver tradito i propri figli. Come risposta, i figli hanno vietato a Raffaele Caiazzo di fare visita a casa loro e di vedere i nipoti.
Anche la moglie dell’assassino, Amelia D’Isidoro, ha confermato agli investigatori che suo marito era profondamente infatuato della nuora, una situazione resa ancora più complicata dalla sua dipendenza da alcol e spinelli: ne fumava, ha confermato la donna, cinque o sei al giorno.
Allontanato e sbugiardato dalla propria famiglia, l’indomani mattina questo padre, se così può essere chiamato, si è trasformato in un assassino spietato. Alle 6:30 ha sparato al genero, che appena uscito da casa è stato colpito da tutti e sette i proiettili. Un collega di lavoro di Luigi Cammisa, che lo attendeva a bordo del furgone della ditta per cui lavorava, è stato testimone dell’omicidio. Temendo di aver capito cosa stesse succedendo Alfonso Caiazzo, che si è precipitato in Via Diaz dove si era consumato l’omicidio del cognato, corre dalla moglie. In quei minuti ha  cercato disperatamente di telefonarle per chiederle di chiudere bene la porta di casa, a causa del guaio che suo padre aveva appena combinato. Nel tragico percorso verso via Caruso, Alfonso ha chiamato più volte sua moglie: Maria Brigida però era già morta e giaceva senza vita nella loro camera da letto, colpita da cinque proiettili sparati a distanza ravvicinata.
Questa storia di violenza e gelosia ha lasciato la comunità di Sant’Antimo sconvolta e sgomenta. Ora, la giustizia dovrà fare il suo corso e cercare di dare una risposta a questa terribile tragedia che ha spezzato le vite di due giovani coniugi e ha segnato indelebilmente le vite dei loro familiari.

 

Cognati uccisi, Caiazzo voleva spiare Luigi col gps per provare che si incontrava con Brigida (FanPage – 12 giugno 2023)
Raffaele Caiazzo, in carcere per l’omicidio di Luigi Cammisa e Brigida Pescane, voleva monitorare il genero per provare che i due avessero una relazione 
Raffaele Caiazzo, in carcere per il duplice omicidio di Luigi Cammisa e Maria Brigida Pesacane, suoi generi in quanto coniugi dei figli Anna e Alfonso, era da tempo ossessionato dall’idea che i due avessero una relazione. Si trattava soltanto di fantasie, ma che avevano condizionato la sua vita al punto che voleva spiare i movimenti del giovane tramite la scatola nera dell’automobile per dimostrare che davvero avvenissero quegli incontri. Particolare che emerge dalla convalida del fermo a carico del 44enne casertano e ricostruisce, insieme alle altre testimonianze dei familiari, il quadro che avrebbe portato alla tragedia dell’8 giugno a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, quando Caiazzo ha prima ucciso il 29enne e e pochi minuti dopo la 24enne. Nei confronti dell’uomo è stata emessa una misura cautelare in carcere; il legale, l’avvocato Luigi Ciocio, sta valutando il ricorso al Tribunale del Riesame.
L’ossessione della relazione extraconiugale tra i cognati-Il 44enne, viene ricostruito nell’ordinanza, era sicuro da mesi che Cammisa e Pesacane avessero una relazione e per questo motivo c’erano state diverse discussioni. C’erano dei particolari che riteneva determinanti: una volta avrebbe notato Luigi uscire dall’appartamento di Brigida e a Carnevale, durante una festa in casa sua, a Casandrino, li avrebbe visti farsi piedino sotto il tavolo.
Ma l’uomo si era spinto anche oltre: parlando con la moglie, aveva raccontato che Brigida avrebbe cercato di sedurlo in casa del figlio, e aveva affermato che la ragazza lo avrebbe fatto per distrarlo e non fargli scoprire che Luigi era nascosto nell’appartamento. Caiazzo era arrivato a dire al figlio di avere avuto lui stesso una relazione con la ragazza, per poi ritrattare questo ultimo punto durante un incontro tra famiglie avvenuto pochi minuti dopo. Secondo la moglie e i figli di Caiazzo si trattava, però, soltanto di fantasie, verosimilmente nate dal fatto che l’uomo si era invaghito della 24enne e che con la storia del tradimento cercava di far separare le due coppie.
L’ultima discussione, la sera del 7 giugno, si era conclusa con la rottura definitiva dei rapporti: i figli, esasperati da quelle fantasie, avevano deciso di non voler più avere a che fare col padre, negandogli anche di vedere i nipotini. Interrogato dal magistrato, Caiazzo ha raccontato quello che sostiene essere il vero motivo del duplice agguato, legato ad un’automobile intestata a lui ma utilizzata dal ragazzo. Il 44enne, sempre intenzionato a dimostrare alla sua famiglia che le sue non erano soltanto invenzioni, voleva spiare quel veicolo tramite la scatola nera installata. Per farlo, però, gli serviva il pin per accedere all’applicazione, che Cammisa non voleva dargli. Per questo motivo, dice l’uomo durante l’interrogatorio, “mi sono inviperito al punto tale da raggiungerlo nei pressi della sua abitazione e mantenere fede alle mie parole, cioè quello di ucciderlo”.
Raffaele Caiazzo è ora rinchiuso nel carcere di Poggioreale, a Napoli, sotto stretta sorveglianza in quanto aveva manifestato intenti di suicidio; nelle scorse ore è stato rinvenuto e sequestrato il suo cellulare, che potrebbe contenere altri elementi utili a ricostruire la vicenda. Questa mattina la Procura di Napoli Nord ha conferito l’incarico al medico legale che dovrà effettuare le autopsie, da eseguire in queste ore nell’ospedale di Giugliano. Secondo i primi accertamenti, eseguiti dai carabinieri della Compagnia di Giugliano, Luigi Cammisa e Maria Brigida Pisacane sono stati uccisi con proiettili dello stesso calibro, lui con 7 colpi e lei con 5, quindi il 44enne avrebbe utilizzato la stessa pistola; l’arma al momento è irreperibile, Caiazzo sostiene di non ricordare dove sia: l’avrebbe persa in un mercatino dove era andato a comprare abiti nuovi dopo gli omicidi, portando via per errore una giacca trovata su un muretto invece della sua in cui c’era la pistola.

 

 


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