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Moses Ewere Osagie, 42 anni, lavoratore saltuario, padre. Dopo anni di violenze, uccide la moglie a coltellate, colpi di cacciavite e spezzandole il collo davanti ai tre figli piccoli. Ergastolo

Concordia Sagittaria (Venezia), 16 Gennaio 2021


Titoli & Articoli

Delitto di Concordia, la ricostruzione: il marito l’ha accoltellata e le ha rotto l’osso del collo (il Gazzettino – 12 febbraio 2022)
Il Giudice non resiste davanti alle immagini cruente dell’omicidio di Victoria e chiede di sospenderne la visione. Ieri in Corte d’assise a Udine sono state proiettate le foto che testimoniano la crudeltà con cui è stata uccisa Victoria Osagie, 35 anni, massacrata con 20 coltellate dal marito Moses Ewere Osagie, oggi 43enne, nella loro abitazione di Concordia il 16 gennaio del 2021. A distanza di poco più di un anno dall’efferato omicidio, ieri si è tenuta una nuova udienza in cui gli investigatori sono intervenuti per presentare gli elementi raccolti in via Pellico 18. A far parte della squadra che indaga sull’omicidio di Victoria, mamma di tre bambini, anche il medico legale Antonello Cirnelli, che ha illustrato le foto raccapriccianti scattate sul luogo del delitto e durante l’autopsia sulla povera donna. Immagini sconvolgenti, tanto che il presidente della Corte d’assise, vista la particolare scabrosità, ha chiesto di interrompere la proiezione e di procedere solo con la descrizione delle coltellate e della Tac.
Qui è emerso un altro particolare che ha messo in evidenza la crudeltà e la violenza dell’uom
o. Dalle foto è emerso che il marito aveva spezzato il collo della donna girandole la testa con le mani dopo averle inferto le 20 coltellate con un coltello da cucina e altri 5 colpi con un cacciavite, recidendo l’aorta e perforando i polmoni in più punti. Dalla Tac, il primario di Radiologia di Portogruaro, Giancarlo Addonisio, ha evidenziato la frattura alla base del collo, determinata da un’azione manuale. Prima di quel gesto c’erano state le botte e le coltellate. «Una cattiveria inaudita – aveva spiegato lo stesso procuratore capo di Pordenone Raffaele Tito all’indomani dell’omicidio – Raramente ci si imbatte in una violenza così gratuita». Il procuratore lo scorso anno aveva stentato a trovare le parole per sintetizzare ciò che il medico legale Antonello Cirnelli e il pm Carmelo Barbaro gli avevano comunicato sul massacro di Concordia.
Victoria, nel momento in cui i due amici presenti nella casa di via Pellico erano riusciti a immobilizzare Osagie, era scappata in strada già ferita alla schiena e alla base del collo, lasciando una scia di sangue. Dopo averla rincorsa e trascinata di nuovo in casa, il marito aveva continuato a colpirla a coltellate fino a ucciderla. Moses Ewere Osagie è i in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
IL Tribunale per i minorenni di Trieste, competente per il Portogruarese, ha dato l’assenso all’adottabilità dei tre figli della coppia, che ora hanno 10, 7 e 3 anni. I due più grandi sono stati seguiti anche da uno psicologo per riuscire, almeno in parte, a convivere con il ricordo della tragedia, ala quale ha assistito il più grande.

Uccise la moglie a coltellate davanti ai figli, condannato all’ergastolo (Corriere del Veneto – 27 maggio 2022)
Udine, massimo della pena per Moses Ewere Osagie, 45 anni, che il 16 gennaio 2021 infierì sulla 34enne compagna Victoria, nella loro casa di Concordia Sagittaria. Negato l’isolamento diurno chiesto dal pm
Il pm aveva chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno, insomma il massimo della pena aggravato da un regime ulteriormente restrittivo, una misura forte in risposta a un delitto brutale. Moses Ewere Osagie ieri è stato condannato effettivamente al carcere a vita, ma il giudice ha depennato dall’elenco delle aggravanti i futili motivi e per questo non ha appesantito ulteriormente la misura.
Sette anni di angherie. Moses Ewere Osagie, 43 anni, nigeriano, aspettava il verdetto del tribunale di Udine per l’omicidio della moglie, Victoria Osagie, 34 anni, assassinata nella casa di famiglia a Concordia Sagittaria, nel Veneziano, il 16 gennaio dello scorso anno: la donna è stata aggredita con un coltello, con un cacciavite, ha cercato di sfuggire al marito ma è stato tutto inutile, così come non hanno potuto fare nulla il coinquilino e l’amico presenti. L’uomo è accusato non solo del delitto – tanto cruento da far decidere al giudice, durante il processo, che le fotografie fossero troppo scabrose per essere mostrate in aula – ma anche di aver fatto vivere la donna nel terrore per almeno sette anni, picchiandola, colpendola con mazze improvvisate e bottiglie, anche quando era incinta, minacciandola di morte e inseguendola con un coltello persino in casa dei vicini.
La tesi del woodoo. Lui ha sempre sostenuto di essere sotto l’effetto di una maledizione voodoo, tesi che continua a ribadire anche dopo la perizia psichiatrica che, un paio di settimane fa, ha invece dichiarato che l’uomo è perfettamente in grado di intendere e di volere. L’avvocato difensore, la legale Nicoletta Menosso, ha sottolineato come il processo sia stato emotivamente impegnativo per tutti i coinvolti (professionisti compresi) ma che ha cercato di fornire comunque al suo assistito la tutela che gli spetta per legge; per lo stesso motivo, dopo aver consultato le motivazioni della sentenza – che il giudice dovrebbe depositare entro novanta giorni – con ogni probabilità cercherà una riduzione attraverso un appello.


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