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Mirko Genco, 24 anni, rappresentante di commercio, figlio di una vittima di femmincidio, pregiudicato. Già denunciato per stalking anche da un’altra ex, era ai domiciliari e avrebbe dovuto seguire un corso per uomini maltrattanti. Invece violenta e massacra a coltellate la ex fidanzata, poi abbandona il corpo in un parco. Condannato a 29 anni e 3 mesi poi aumentati a 30 in appello

Reggio Emilia, 20 Novembre 2021


Titoli & Articoli

Omicidio a Reggio Emilia, sgozzata per una foto su Instagram (Corriere della Sera – 21 novembre 2021)
Mirko Genco, 24 anni, è andato a prendere Juana Loayza, 34 anni, in un locale, poi l’ha uccisa. È figlio di una vittima di femminicidio: la madre è stata ammazzata nel 2015 dall’allora compagno
Una foto su Instagram in cui Juana Cecilia Hazana Loayza sembrava essere serena: sorrideva e si divertiva con alcuni amici con i quali stava trascorrendo la sera di venerdì 19 novembre in un locale del centro di Reggio Emilia. Vedere quella foto ha fatto partire il 24enne Mirko Genco da Parma, dove vive: ha preso un taxi, è arrivato a Reggio, ha raggiunto il locale e ne è uscito con lei, sua ex compagna. Poi il tragitto a piedi verso casa di Juana, l’ennesima discussione, l’arrivo al parco, il delitto. Genco, reo confesso, ha detto agli inquirenti di aver tentato di soffocarla e poi di averla accoltellata. La donna, 34enne peruviana, mamma di un bimbo di un anno e mezzo, è stata trovata cadavere da una cittadina la mattina del 20 novembre.
«Ci ha detto che il suo ex non la lasciava in pace» Paradossalmente, l’ultima serata in vita di Juana è stata, finalmente, un momento di spensieratezza: «Si vedeva che aveva bisogno di svagarsi», dice Saverio Migliari. È caposervizio del Resto del Carlino Reggio ed è stato tra le ultime persone a vedere in vita la donna. Venerdì sera la 34enne aveva raggiunto un locale del centro di Reggio assieme ad un amico e lì aveva conosciuto alcune persone, tra cui Migliari: «Un venerdì sera di spensieratezza: sorrisi, chiacchiere. Sembrava perfettamente a suo agio in compagnia, ma il telefono cellulare non smetteva di suonare. Ci ha detto che il suo ex non la lasciava in pace».
La madre di Genco vittima di femminicidio Il 4 novembre Genco aveva patteggiato due anni, pena sospesa, proprio per atti persecutori nei confronti della donna. Aveva l’obbligo di seguire un percorso riabilitativo presso un centro dell’Ausl di Parma: c’è andato due volte, l’ultima delle quali tre giorni prima del delitto. Emerge un altro dettaglio inquietante: la madre di Genco, Alessia Dalla Pia, nel 2015 era stata uccisa dall’allora compagno 30enne Mohammed Jella: l’uomo l’aveva picchiata, annegata, poi trascinata ormai priva di vita nell’androne della palazzina di Parma in cui vivevano. Dopo un anno di latitanza era stato arrestato in Tunisia. Da allora Genco viveva con i nonni materni.

L’audio choc del killer: “Ho registrato la sua voce prima che morisse” (il Giornale – 26 novembre 2021)
Mirko Genco, reo confesso dell’omicidio di Juana Cecilia Loayza Hazana, avrebbe registrato gli ultimi 60 minuti di vita della 34enne prima di accoltellarla alla gola
Voleva “la sua voce” e così l’ha registrata per circa un’ora prima di ammazzarla. È l’ultima, agghiacciante rivelazione sull’omicidio di Juana Cecilia Loayza Hazana, la 34enne di origini peruviane residente a Reggio Emilia, sgozzata dall’ex al parco. Mirko Genco, reo confesso del delitto, non ha mancato di rivelare i dettagli macabri della truce esecuzione: Volevo conservare per ricordo la voce della giovane, perché sarebbe stato l’ultimo giorno in cui l’avrei vista: sua madre non voleva che ci incontrassimo“, si è giustificato nel corso dell’interrogatorio in caserma.
L’audio choc- Un audio rabbrividente, l’ultima testimonianza di Cecilia ancora viva. Per sessanta minuti Mirko Genco, 24enne albanese, ha tenuto acceso il registratore vocale del suo smartphone. Erano al parco, insieme (lui e Cecilia), nella notte tra venerdì e sabato. Quel parco a pochi passi dalla polveriera e dall’abitazione della 34enne. E così ha deciso di tenere traccia dell’ultima chiacchierata con la ex prima di tramortirla. Dopodiché si sarebbe introdotto nell’abitazione della 34enne per recuperare un coltello da cucina, l’arma del delitto che i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno ritrovato a pochi passi dal cadavere insanguinato. In quella registrazione, ora al vaglio degli inquirenti, sarebbe fissato anche il momento in cui Genco avrebbe abusato in modo meschino di Cecilia, un po’alticcia per via della serata trascorsa con amici. L’orrore in poco più di 60 minuti.
Chi è Mirko Genco Un killer che ha agito confredda lucidità – scrive il cronista de Il Giorno – , imperturbabile anche durante l’udienza di convalida dell’arresto. “È l’unica misura capace di proteggere la collettività“, scrive il sostituto procuratore di Reggio Emilia ha definito l’albanese un soggetto “socialmente pericoloso“.
Ma la pericolosità di Genko era già nota alla magistratura. Lo scorso 3 novembre aveva incassato un condanna a due anni, con pena sospesa, per stalking. L’unico obbligo che gli era stato prescritto riguardava la frequentazione di un corso riabilitativo per “uomini violenti”. Un corso che però di fatto non era nemmeno ancora iniziato (aveva fatto solo un incontro preliminare il 16 novembre). Nella giornata di giovedì 25 novembre, la titolare delle indagini Maria Rita Pantani ha precisato: “Nessun programma è mai stato predisposto e nessuna presa in carico del soggetto c’è mai stata. E poi arrivato quel drammatico venerdì.
Il ricordo di Cecilia. Di Cecilia resta il ricordo di un dolce sorriso nell’immagine del profilo social. La madre della 34enne era approdata in Italia da Lima qualche settimana fa per aiutarla col bimbo che la giovane aveva avuto da una precedente relazione. Dal Perù giunge anche il grido di dolore di una delle sorelle che, attraverso i social, ha diffuso un tributo fatto dai pompieri di Lima per la trentaquattrenne. “Ci fa male non poterti dare l’ultimo addio con la distanza così lontana che ci separa – ha scritto la sorella di Cecilia su Facebook –Sarai sempre nel nostro cuore, ti ricorderemo sempre con le tue risate, le tue ricorrenze, e la brava persona che eri. Ti amiamo tanto“.

La storia di Juana Cecilia Hazana: dall’omicidio nel parco alla condanna dell’ex compagno Genco (FanPage – 30 novembre 2023)
Il corpo di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne di origini peruviane, fu ritrovato in un parco di via Adelina Patti a Reggio Emilia il 20 novembre 2021. La donna era stata violentata e assassinata nella notte. Il 22 novembre 2023 per il suo femminicidio è stato condannato a 30 anni di carcere in appello l’allora 24enne Mirko Genco, reo confesso e figlio di una donna a sua volta uccisa dall’ex compagno. Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne di origini peruviane, venne violentata e assassinata nella notte tra il 19 e il 20 novembre 2021, nel parco di via Adelina Patti a Reggio Emilia. A ritrovare il corpo fu una donna che viveva nella zona e che dopo aver sentito un telefono vibrare aveva provato a rintracciare la fonte del rumore.
Per il femminicidio è stato condannato a 30 anni di carcere l’allora 24enne Mirko Genco, reo confesso. Il giovane era stato denunciato da Juana Cecilia Loayza per stalking e, in passato, anche da un’altra ex fidanzata. Il 22 novembre 2023 una sentenza della Corte d’assise d’appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado, che stabiliva una pena di 29 anni e 3 mesi, aggravandola, ma escludendo l’ergastolo richiesto della Procura della Repubblica di Reggio Emilia.
Chi è Genco, i precedenti penali e la morte della mamma
Il parmigiano Mirko Genco, che all’epoca del delitto aveva 24 anni, aveva cominciato a perseguitare l’ex compagna mesi prima dell’omicidio. Era stato arrestato due volte ma era tornato in libertà, dopo una sentenza di patteggiamento con una sospensione condizionale della pena. Genco era stato arrestato prima il 5 settembre per atti persecutori e il giorno successivo, dopo la convalida dell’arresto, era stato scarcerato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento. Il 10 settembre tuttavia era stato di nuovo arrestato per violazione della misura, di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari. Le misure cautelari adottate nei suoi confronti del futuro killer erano cadute il 4 novembre.
Genco è figlio di una vittima di femminicidio, Alessia Della Pia, uccisa a 39 anni nel dicembre 2015 e dall’ex convivente, un cittadino di nazionalità tunisina, Mohammed Jella. Secondo i giudici che lo hanno condannato, il giovane sarebbe anche affetto da un “lieve ritardo mentale e da psicopatia antisociale”.
La foto su Instagram di Cecilia e la rabbia di Genco. Secondo quanto è stato ricostruito, Genco non avrebbe accettato la fine della relazione e avrebbe ucciso Loayza dopo aver visto una foto pubblicata dalla 34enne sui social, in cui si l’ex compagna si mostrava felice durante un’uscita con alcuni amici. L’assassino reo confesso, sottoposto al provvedimento cautelare per il reato di stalking, sarebbe partito subito da Parma per raggiungerla e poi ucciderla.

Omicidio Juana Cecilia, Mirko Genco: “L’ho uccisa perché era uscita di casa” (il Resto del Carlino – 28 ottobre 2022)
Mirko Genco, l’assassino di Juana Cecilia , parla in aula con al collo un rosario e stringendo croci nelle dita: “Aveva lasciato suo figlio da solo”
Sono le 14.07 in punto quando Mirko Genco si siede al banco dei testimoni. Il 26enne, residente a Parma, ma detenuto nel carcere di Modena, è l’imputato, reo confesso, dell’omicidio della giovane Juana Cecilia Hazana Loayza, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 di novembre del 2021. Ieri, nell’aula di Corte d’Assise del tribunale di via Paterlini – presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e i giudici popolari – si è tenuto l’esame dell’imputato, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato e violenza sessuale (oltre a tutta un’altra serie di reati). Maglione color granata a collo alto, con un rosario blu/azzurro ben visibile al collo, occhiale trasparente ‘in stile Rayban’ e almeno 4 anelli due dei quali con altri due rosari – uno in legno – che facevano da ‘pendagli’, ha iniziato a rispondere al sostituto procuratore Maria Rita Pantani.
Il centro di tutto è la notte dell’omicidio e la ricostruzione che ne fa l’imputato. Con quella foto di Juana Cecilia postata su Instagram che ha ‘svegliato’ il demone nella testa di Genco: “Ero in camera mia ad ascoltare musica. Poi, verso le 23 ho visto quella foto. Quella non era la Cecilia che conoscevo io”. Genco ammette di essersi arrabbiato nel vedere Juana Cecilia ritratta in compagnia di amici in un bar nel centro di Reggio a divertirsi: “Non doveva uscire e lasciare suo figlio da solo”.
L’imputato racconta alla Corte di essere andato in stazione e di aver bevuto due birre. Treni non ne passavano a quell’ora, quindi ha optato per un taxi che lo avrebbe portato in centro a Reggio. La richiesta ad un passante per le indicazioni del bar dove si trovava Juana Cecilia ed eccolo lì davanti a lei. Altro punto di ‘scontro’ col pm su quando è iniziata la registrazione sul cellulare di Genco e, soprattutto, perché.
“Perché dopo quel giorno avevo deciso che non l’avrei più sentita. Che quella non era più la donna che avevo conosciuto”. Versione differente rispetto a quanto dichiarato nell’immediatezza dei fatti. E poi si arriva a “quattro metri da casa sua”. Nel parco della Polveriera. Con Juana Cecilia, ubriaca come accertato, che “mi mette la lingua in bocca”. Un primo rapporto che avviene in quel momento ma poi Juana Cecilia dice alcune cose che fanno scattare in Genco “l’istinto omicida”, come afferma lui stesso. Le mette le mani al collo per strozzarla, e la butta a terra cadendo a pancia in su. “In che condizioni era Cecilia?” domanda la Pantani. “Farfugliava”, risponde Genco. “Ho provato a darle degli schiaffi, per risvegliarla. Pensavo fosse in preda alla sbornia… Non mi stavo rendendo conto di quello che stavo facendo”. Poi l’ha violentata. “Sembrava svenuta”. Una volta finito, “l’ho rivestita, le ho preso le chiavi e sono salito in casa”. A prendere il coltello che avrebbe utilizzato per sferrare un fendente al collo di Juana Cecilia e così ucciderla. E dopo? “Ho lasciato lì il coltello e le chiavi e sono andato via”. Dove? “In via Turri. A una fontanella a lavarmi le mani sporche di sangue. Lì ho pensato a suicidarmi”. Un particolare mai emerso dai precedenti interrogatori. “Ho visto il grattacielo più alto in via Turri ed ho pensato di farla finita”. Invece, è tornato in stazione e poi di nuovo a Parma a casa dei nonni. E poi nuovamente a Reggio. “Ho aspettato in un bar che arrivassero le 7 per andare in ufficio e poi svolgere la mia giornata di lavoro”. Poche ore dopo Genco sarebbe stato fermato da svariate auto dei carabinieri a San Prospero Strinati. Sono le 15.42. L’esame del pm di Genco termina qui.

Uccise e violentò l’ex fidanzata in un parco: Mirko Genco condannato a 30 anni (Parma Today – 23 novembre 2023)
La Corte d’assise d’appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado, aggravandola. Ecco come il 27enne parmigiano ha evitato l’ergastolo
Il parmigiano Mirko Genco è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio della sua ex fidanzata Juana Cecilia Hazana Loayza, avvenuto tra il 19 e il 20 novembre del 2021 nel parco di via Patti a Reggio Emilia. La sentenza della Corte d’assise d’appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado, aggravandola: da 29 anni e 3 mesi è passata a 30 anni, il massimo previsto come pena, escludendo l’ergastolo. La richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Emilia era proprio l’ergastolo ma i giudici hanno riconosciuto a Genco le attenuanti generiche.
Ecco come Mirko Genco ha evitato l’ergastolo. Ha consentito di trovare il corpo, ha collaborato durante le fasi processuali ed ha subito il trauma dell’uccisione della madre, Alessia Della Pia, da parte del suo compagno. Sono queste, in sostanza, le ragioni per cui il 25enne parmigiano Mirko Genco è stato condannato a 29 anni e 3 mesi e non all’ergastolo, per l’uccisione dell’ex fidanzata Juana Cecilia Loayza, uccisa a coltellate dopo una violenza sessuale nel parco di via Patti a Reggio Emilia la sera del 19 novembre 2021. Sono state rese note infatti le motivazioni della sentenza di primo grado. La Procura di Reggio Emilia aveva chiesto la massima pena per l’imputato, reo confesso dell’omicidio della donna.
Il 4 marzo Mirko Genco è stato condannato in primo grado a 29 anni e 3 mesi di carcere. I giudici hanno deciso di concedere le attenuanti generiche “per due ragioni”. La prima è appunto la piena confessione del 25enne e le indicazioni agli inquirenti per il ritrovamento del corpo di Juana Cecilia Loayza. Il secondo motivo è il passato di Genco, che ha vissuto per un periodo in strutture per minori fuori dalla famiglia ed ha poi vissuto il trauma dell’uccisione della madre, Alessia Della Pia, da parte del compagno, un cittadino di nazionalità tunisina, Mohammed Jella. Secondo i giudici Genco è anche affetto da un “lieve ritardo mentale e da psicopatia antisociale”. Juana Cecilia Loayza violentata ed uccisa in un parco a Reggio Emilia  Si era concessa una serata con gli amici, forse per cercare di tornare a respirare vista la tensione e la paura che le provocava la presenza del suo stalker che, nonostante le due condanne e le tre denunce contro di lui, continuava a seguirla, a mandarle messaggi e a cercare di incontrarla.  Juana Cecilia Hazana Loayza, la 34enne uccisa dal suo stalker, il 24enne parmigiano Mirko Genco, la sera in cui è stata uccisa era andata in un pub in centro a Reggio Emilia con alcuni amici. E proprio uno di loro – con il quale si trovava in un secondo pub sempre in centro – l’ha chiamata poco prima dell’omicidio, avvenuto a pochi passi da casa sua. L’amico, preoccupato perchè lei le aveva appena raccontato di essere seguita da uno stalker, ha chiamato per tre volte: alla terza chiamata la ragazza ha risposto: “Va tutto bene, sto tornando a casa”. Poco dopo però Juana Cecilia ha incontrato proprio il suo stalker, che l’ha uccisa con un coltello da cucina, dopo aver tentato di strangolarla. Juana Cecilia aveva anche postato una foto sui social mentre si trovava, sorridente, in compagnia delle amici.


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