Loading

Alessia Della Pia, 39 anni, disoccupata, mamma. Massacrata di botte, affogata, trascinata e abbandonata nell’androne del palazzo dal convivente

Parma, 6 Dicembre 2015


Titoli & Articoli

Alessia, picchiata e uccisa: un altro femminicidio a Parma (la Repubblica – 7 dicembre 2015)
Il corpo della donna, 39 anni, seguita dai servizi sociali, è stato trovato nell’androne della casa popolare in cui abitava. I carabinieri cercano il suo compagno, un 28enne, che ha fatto perdere le proprie tracce
Il corpo di Alessia Della Pia è stato ritrovato nell’androne di via Bersaglieri 7, nel quartiere Montanara. Vittima di un delitto che, secondo le prime informazioni, sembra profilarsi come un nuovo caso di femminicidio. Sarebbe il settimo dal 2011, il terzo in due anni. Uno degli episodi che più aveva colpito la città fu l’uccisione di Michelle Campos nell’estate del 2013, assassinata dal fidanzato Alberto Munos, condannato a 30 anni lo scorso anno.
Il cadavere della 39enne è stato scoperto nel primo  pomeriggio del sei dicembre dal personale del 118. A chiamarli potrebbe essere stato il compagno della donna, che i carabinieri stanno cercando. Si tratterrebbe di un 28enne, di origine nord africana, ma gli investigatori non hanno rilevato particolari informazioni, le indagini sono in piena attività. La donna era seguita dai Servizi sociali.
La coppia si era trasferita da circa 15 giorni nell’appartamento popolare che gestisce l’Acer, l’azienda casa dell’Emilia Romagna. Pochi i contatti con i vicini, che tuttavia hanno riferito di liti frequenti, e spesso piuttosto turbolente. Forse è proprio una lite finita male ad aver causato la morte di Alessia Della Pia. Alcune testimonianze riferiscono che la donna aveva capelli e vestiti bagnati. Sul corpo sono stati notati numerosi lividi ed ecchimosi. La vittima probabilmente è stata picchiata e colpita, più volte, forse il suo aggressore ha tentato anche di affogarla. E’ stato il suo assassino a portare il cadavere nell’androne? O la donna ha cercato un’ultima disperata fuga? Sono elementi che dovranno chiarire l’autopsia e le indagini.
I carabinieri intanto continuano a cercare il compagno della 39enne, irreperibile dal pomeriggio di domenica. Hanno intanto sentito la madre e il figlio di Alessia Della Pia, oltre ai vicini di casa. Parma, intanto, piange un’altra donna vittima di una brutale violenza.
E sono ancora senza esito le ricerche del 28enne tunisino accusato di avere brutalmente picchiato e ucciso Alessia Della Pia, 39 anni. Polizia e carabinieri stanno proseguendo la caccia dell’uomo che, secondo una prima ricostruzione, avrebbe prima picchiato la donna nell’appartamento, tentato di affogarla nella vasca e poi, ormai senza vita, trascinata in ascensore fino all’androne di ingresso del palazzo dove la donna risiedeva da circa un mese. Qui l’uomo avrebbe telefonato al 118, avvisando delle condizioni della donna, per poi darsi alla fuga. Il 27enne ha numerosi precedenti per droga ed ora è ricercato in tutta Italia.

Femminicidio di Alessia Della Pia, consigliera M5s: “Dire che se l’è cercata è il minimo” (Parma TOday – 13 dicembre 2015)
Il Centro Antiviolenza: “Le parole della signora Lau sono un concentrato di luoghi comuni che ci dimostrano quanto la lotta contro la violenza maschile sulle donne sia ancora ben lontana dall’essere conclusa e quanto il lavoro dei Centri Antiviolenza sia ancora fondamentale” Rosanna Lau, consigliere a 5 Stelle del Comune di Civitavecchia ha scritto su Facebook: “Una donna italiana 40enne intreccia una relazione con un tunisino di 26 anni, lui l’ammazza come un cane, non voglio vedere il suo nome nella lista delle martiri. Dire che se l’è cercata è il minimo, se fosse sopravvissuta l’avre insultata, nel rispetto della morte provo pena per sua figlia”.
“L’Associazione Centro Antiviolenza di Parma -si legge in una nota- esprime tutta la propria indignazione per le dichiarazioni di Rosanna Lau, delegata del sindaco di Civitavecchia che in un post su facebook ha insultato Alessia Pia, la donna barbaramente uccisa circa una settimana fa nella nostra città.  Le parole della signora Lau sono un concentrato di luoghi comuni che ci dimostrano quanto la lotta contro la violenza maschile sulle donne sia ancora ben lontana dall’essere conclusa e quanto il lavoro dei Centri Antiviolenza sia ancora fondamentale. Dire che una donna uccisa a calci e pugni dal proprio compagno “se la sia cercata” è una dimostrazione non solo di mancanza di sensibilità, ma soprattutto di scarsa conoscenza rispetto ad un problema – quello del femminicidio – che è radicato nella nostra cultura. L’uccisione di una donna per mano maschile è solo l’ultimo atto di un’escalation di violenza, abuso e prevaricazione cui molte, troppe donne sono vittime ogni giorno. E non è un fenomeno che riguarda esclusivamente gli stranieri. Al 31 ottobre 2015 sono 221 le donne accolte dal Centro Antiviolenza di Parma che hanno subito violenza; di queste novantasei sono italiane. Nella maggior parte dei casi la violenza è agita da un partner, un convivente, un ex o comunque un familiare/conoscente, a conferma di come il fenomeno della violenza riguardi noi tutte/i. Le operatrici e le volontarie dei centri antiviolenza lavorano ogni giorno per combattere questo fenomeno e sensibilizzare la cittadinanza. Saremmo liete di avere la signora Rosanna Lau ospite della nostra Associazione per renderla partecipe del nostro lavoro”.

Il funerale di Alessia Della Pia (la Repubblica – 15 dicembre 2015)

L’omicidio di Alessia Della Pia – Serial Killer ed efferati delitti (forumcommunity.net – 1 novembre 2017)

«Jella in Tunisia» (Gazzetta di Parma – 30 marzo 2019)
Sono passati poco meno di quattro mesi. Quattro mesi dalla mattanza di via Bersaglieri. Quattro mesi in cui l’abbiamo chiamato .il “fantasma”, il “randagio” Perché si è semplicemente “smaterializzato”, dopo aver massacrato di botte Alessia Della Pia, la compagna 39enne, nella casa in cui convivevano nel quartiere Cinghio.
«Ma Mohamed Jella è a Tunisi. Due amici arabi che abitano là l’hanno visto in pieno centro, non lontano dalla zona dov’è cresciuto. Quando gli hanno chiesto che ci faceva in Tunisia ha liquidato la faccenda rispondendo che in Italia era stato espulso». L’hanno visto «in forma, pronto a ridere e scherzare», mentre a Parma è accusato di aver spezzato la vita di una giovane donna che si è sempre presa cura di lui. Chi parla si fa chiamare Lara, un nome inventato per garantire l’anonimato assoluto, ha 29 anni, frequenta da anni un giovane tunisino: «vado spesso ecco perché ho molti contatti là».
Lara è stata l’unica (e ultima) a sentire Jella nella maledetta domenica sei dicembre. Poco dopo il feroce omicidio, la 29enne aveva chiamato la Della Pia: «Ero stata contattata da un’amica comune: “E’ successo qualcosa ad Alessia” mi aveva detto. Ancora non si sapeva nulla così, senza pensarci due volte, l’ho chiamata sul cellulare. Mi ha risposto Jella e in due minuti mi ha raccontato un sacco di bugie». Parla tutto d’un fiato, prigioniera di un dolore difficile da anestetizzare: «Gli ho chiesto dov’era Alessia, mi ha detto che si era sentita male ed era andata all’ospedale, che l’aveva seguita ma era stato cacciato. Mi ha addirittura raccontato che gli avevano sequestrato tutto: telefonino, portafogli e documenti prima di allontanarlo». Mentre il corpo esile, spezzato di Alessia è rimasto nell’appartamento del Cinghio Sud, in un lago di sangue, lui rispondeva al telefono. «Sosteneva di essere in autobus diretto verso il centro. So che è andato in pensilina in viale Toschi: abbiamo amici comuni che bazzicano da quelle parti e che l’hanno visto. Ha fatto in tempo a scherzare, a ridere, prima di andarsi a nascondere chissà dove. Credo sia rimasto in Italia una settimana, non di più, ma non ne sono certa». Lara, gli occhi annebbiati di lacrime e il vuoto dentro, fa un passo indietro: «Alessia era una persona meravigliosa. Abbiamo conosciuto Jella una decina d’anni fa: frequentavamo la compagnia di piazza della Pace. Mohamed a quel tempo spacciava per gente più grande. Lo usavano come corriere proprio perché era minorenne. Alessia si è innamorata subito e ha sempre cercato di proteggerlo. Quando finiva dentro gli portava i vestiti, quando era ai domiciliari gli offriva la propria casa, quando la picchiava si limitava a subire. Diverse volte le ho detto di lasciarlo, ma lei non ha mai voluto saperne. Lui non la rispettava, non valeva nulla come uomo e neppure come compagno».
La “confessione” choc di Lara si chiude con un appello: «Non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo permettergli di farla franca. Alessia era una persona splendida e la sua morte non deve rimanere impunita. Ecco perché ho voluto raccontarvi la verità ed ecco perché prima ancora ho informato i carabinieri». Una due ore di colloquio con gli uomini dell’Investigativo, che non hanno certo gettato la spugna e che in questi mesi, coordinati dal pm Andrea Bianchi, hanno fatto e continuano a fare di tutto per catturare il latitante. A discapito di quello che emerge c’è un lavoro silenzioso della Procura e degli investigatori che continua nonostante le difficoltà. Sono stati mesi segnati da intercettazioni, soffiate, segnalazioni, piccoli spacciatori torchiati a dovere, blitz nei casolari abbandonati, luminol e Ris al lavoro nell’appartamento dell’orrore, dissequestrato pochi giorni fa. Ma nonostante l’impegno e le informazioni raccolte, la domanda sorge spontanea: dove si è inceppato il meccanismo? Perché Jella è ancora in fuga? Nonostante l’impegno degli inquirenti – da cui non trapela nulla – solo le autorità tunisine possono procedere nel loro territorio.

Femminicidio di via Patti, la madre dell’assassino fu uccisa dal convivente (Gazzetta di Reggio – 22 novembre 2021)
La mamma di Genco massacrata in casa a Parma nel 2015


Link