Maximo Aldana De La Cruz, 54 anni, padre. Uccide con 21 coltellate l’ex compagna. Condannato a 30 anni
Rimini, 19 Aprile 2022
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Era venuto a Rimini per regalarle un anello, ma l’ha massacrata con 21 coltellate. Confessa l’omicidio (Rimini Today 2 20 maggio 2022)
L’uomo era in Italia solo da un mese, con visto turistico, ed era arrivato a Rimini per chiedere alla vittima di sposarlo. La figlia dell’uomo, che ha cercato di difendere la donna, è stata dimessa dall’ospedale con una prognosi di 20 giorni
L’ha uccisa con 21 coltellate. La più forte, quella fatale, alla schiena. “Ma io le volevo bene”, avrebbe detto durante l’interrogatorio Maximo Aldana De La Cruz, cittadino peruviano, 54 anni, che ha confessato davanti al Pubblico ministero di aver ucciso Noelia Rodriguez, una connazionale, di 46 anni, che dallo scorso luglio era venuta a vivere a Rimini. La vittima svolgeva saltuariamente il mestiere di badante e viveva nella casa di via Dario Campana, al civico 101, dove nel pomeriggio di giovedì (19 maggio) è avvenuto il femminicidio. Una brutale aggressione durante la quale è rimasta ferita anche la figlia (27 anni) dell’uomo ora in carcere e in attesa del giudizio di convalida, che ha cercato di fare da scudo per salvare la donna: anche lei rimasta ferita, è stata dimessa nelle scorse ore dall’ospedale con una prognosi di 20 giorni e una ferita alla mano destra.
L’uomo aveva un anello di matrimonio. E’ l’ennesimo epilogo di un amore non più corrisposto. Di una relazione giunta al termine. Ma non per l’uomo: che sulla scena del delitto sarebbe stato trovato in possesso di un anello. Il 54enne era venuto a Rimini apposta per chiedere alla concittadina di sposarlo, ma al primo rifiuto di un abbraccio nell’abitazione di via Dario Campana si è scatenata la furia omicida.
La coppia aveva avuto una relazione in Perù, una lunga parentesi durata oltre 15 anni, finché la donna aveva deciso di trasferirsi in Italia. Rispetto a quanto emerso in un primo momento, i due non vivevano assieme a Rimini. L’assassino era arrivato in città da poche ore, proveniva da Milano, dove era arrivato poco più di un mese fa ed era sul territorio grazie ad un visto turistico della durata di tre mesi.
Trafitta con un coltello da cucina. L’uomo si era recato nel riminese in una sola precedente occasione. Sempre con la speranza di poter ricucire il rapporto. Quando giovedì (19 maggio) è arrivato a Rimini per la sua seconda volta da quando era arrivato in Italia già sapeva che i suoi sentimenti di Noelia non erano più corrisposti. Una volta arrivato nell’appartamento di via Dario Campana, dove viveva la signora assieme ad altre persone e nel quale erano presenti la figlia e la nipote dell’aggressore, al momento del diniego l’uomo ha afferrato un coltello da cucina e ha iniziato a colpire l’ex compagna. Un primo fendente, poi la colluttazione sul pavimento e i colpi fatali. L’arma del delitto, su cui gli agenti della Polizia di Stato stanno ancora svolgendo tutti i dovuti accertamenti, potrebbe essere stata prelevata dalla cucina dello stesso appartamento.
Noelia avrebbe confessato a un’amica di essere preoccupata. Ma nessuno si sarebbe mai immaginato un epilogo del genere. All’amica aveva lasciato anche il suo passaporto di nazionalità peruviana, probabilmente perché la vittima aveva il timore che l’ex volesse riportarla con lui al suo paese di origine. A dare l’allarme sulla scena del delitto, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine, è stata una coinquilina che una volta rientrata a casa si è trovata di fronte alla terribile scena.
La procuratrice: “L’uomo era stato a Rimini una sola altra volta”. A sottolineare il fatto che la coppia non viveva assieme a Rimini è giunta una precisazione anche dal Procuratore della Repubblica Elisabetta Melotti: “Da quanto risulta l’uomo si era recato a Rimini solamente in una precedente occasione, non erano mai giunte precedenti segnalazioni e dalle prime testimonianze la precedente relazione in Perù non aveva mai creato motivi di preoccupazione”. Durante le prime ricostruzioni sembrava invece che la coppia vivesse assieme a Rimini, probabilmente per uno scambio di persona involontario nelle dichiarazioni rilasciate da alcuni vicini di casa.
“MIO PADRE ERA FUORI DI SÉ. HA CHIESTO A NOELIA DI VENIRE E POI L’HA ACCOLTELLATA. HO CERCATO DI FERMARLO E HA COLPITO ANCHE ME” – PARLA LA FIGLIA DI MAXIMO ALDANA DE LA CRUZ, IL PERUVIANO CHE A RIMINI HA UCCISO CON 21 PUGNALATE L’EX FIDANZATA, NOELIA RODRIGUEZ: “NON SO QUALI FOSSERO LE SUE RAGIONI, MA PER MIO PADRE, LEI ERA DIVENTATA UN’OSSESSIONE. DOPO AVERLA UCCISA MI HA DETTO SOLO ‘ECCO, È FINITA’. POI È USCITO E HA…” (Dagospia – 21 maggio 2022)
Ci sono due donne che piangono sul pianerottolo, una di loro sanguina perché è ferita. Poi c’è una donna che grida in spagnolo: «Fate qualcosa, chiamate l’ambulanza!». C’è una quarta donna all’interno dell’appartamento. Lei tace, ormai è senza vita, colpita con 21 pugnalate. Il suo assassino è rannicchiato in un angolo della stanza, raccoglie delle cose dal pavimento come se fosse indispensabile rassettare quel caos proprio in quel momento. Sul pavimento c’è anche l’arma del delitto, un coltello da cucina di 40 cm circa, ma quello non lo tocca nessuno.
Beatriz Aldana è la donna che sanguina e piange. Le ferite gliele ha procurate suo padre Maximo Aldana De La Cruz, quando gli si è gettata addosso per evitare che uccidesse l’ex fidanzata, Noelia Rodriguez. Non ha fatto in tempo. L’ultima scena che ha visto giovedì scorso, nell’appartamento di Rimini in cui viveva da quattro mesi, dopo aver lasciato il Perù per scappare anche lei da un ex compagno che la minacciava di morte, è questa: lei fuori con sua cugina Nataly e una vicina connazionale al telefono con il 118.
Beatriz, è appena stata dimessa dall’ospedale, come sta? «Sono dolorante, i tagli mi fanno male. Ma dentro non riesco a sentire niente. Nessun sentimento, ho come un vuoto. Non riesco a credere che mio padre sia un assassino, un maledetto».
Che cosa è successo? Mio padre era fuori di sé, come un pazzo. Non l’ho mai visto in quelle condizioni. Ha chiesto a Noelia di venire e poi l’ha accoltellata. Ho cercato di fermarlo, ma ha colpito anche me. Lei è morta così».
C’erano state altre liti tra loro? «Io non ho mai vissuto con loro, ma mio padre non ha mai avuto comportamenti del genere, di questo sono abbastanza sicura».
Stavano insieme da molto? «Sì, da parecchio tempo, ma Noelia di recente aveva cercato di rompere. Gliel’aveva detto diverse volte. Lei era in Italia da qualche anno e lui era rimasto a Lima, in Perù. Siamo tutti di lì».
Noelia le ha spiegato perché si è voluta separare? «Non so quali fossero le sue ragioni, ma per mio padre, Noelia era diventata un’ossessione. Parlava di lei sia con me, che con mia cugina Nataly. Prima di partire mi aveva mandato una foto di un paio di orecchini che le voleva regalare. Mi diceva: presto staremo insieme io e te. Lei aveva detto che per quanto la riguardava, lui poteva venire in Italia proprio per questo, perché potesse stare un po’ di tempo con sua figlia».
E quando è arrivato, le è effettivamente stato vicino? «No, non proprio. Lui era qui da poco, circa un mese. Stava a Milano e in questo ultimo periodo io ho lavorato parecchio. Faccio la badante, do una mano a Nataly quando lei non riesce ad andare».
Lei e Noelia eravate amiche? «Sì, siamo uscite insieme un paio di volte. Ogni tanto parlavamo. Ma lavorava molto, anche lei faceva la badante».
E con suo padre, ha parlato dopo quello che è successo? «Mi ha detto solo: “Ecco, è finita”. E io gli ho gridato: “Ma papà, cos’ hai fatto? L’hai ammazzata?”, ma lui non mi ha più risposto. È semplicemente uscito ed è andato nell’altra stanza».
Dopo cos’ è successo? «Sono rimasta fuori dall’appartamento finché non sono arrivati i soccorsi. Mi hanno portata in ospedale, dove mi hanno curato, e poi mi hanno accompagnato in Questura per testimoniare. Sentir chiamare assassino mio padre mi fa stare male»
E sua madre, l’ha sentita? «Sì, ha mantenuto un buon rapporto con mio padre. Vive ancora a Lima. Adesso vorrebbe raggiungermi qui, ma non ha i soldi per farlo. L’unica cosa che fa, è piangere».
Lei ha pensato di tornare in Perù? «Non posso tornare in Perù. Sono scappata dal Perù perché lì il mio ex fidanzato farebbe la stessa cosa con me».
In che senso la stessa cosa? Ucciderla? «Sì. Mi ha minacciato di morte molte volte perché mi sono voluta separare. Nella valigia con cui sono venuta in Italia ho portato con me tutte le prove di queste cose che mi diceva. No, resterò in Italia».
Ma ha qualcuno con cui stare? «Mia cugina Nataly. I famigliari dell’anziano di cui ci prendiamo cura sono stati comprensivi. Ci hanno detto che non possiamo essere responsabili noi, per gli atti di qualcun altro. Staremo a casa insieme finché non sono guarita e poi cercherò di tornare a lavorare».
E nel rapporto con suo padre, cosa pensa di fare? «Adesso non lo so. Non sento niente, non riesco a sentire niente».
Ha rifiutato il matrimonio uccisa a coltellate: chiesto il rinvio a giudizio (Chiamami Città – 3 aprile 2023)
Dopo meno di un anno la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’omicida
Era maggio 2022 quando ha raccontato come lui, Maximo Aldana De La Cruz, peruviano di 54 anni, aveva ammazzato la “sua” Noelia con 21 coltellate perchè ha perso la testa di fronte a un matrimonio rifiutato. La figlia di Maximo aveva cercato di difenderla, ma anche lei era rimasta ferita, per fortuna in modo lieve. Dopo poco meno di un anno dall’omicidio, Maximo Aldana De La Cruz, il prossimo 4 maggio, comparirà davanti al Gup del tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, per la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Rimini a suo carico. Le ipotesi di reato sono quelle di stalking e omicidio con l’aggravante dei motivi abietti e del legame amoroso con la vittima. La loro storia durava da 20 anni. Dieci mesi fa Aldana De La Cruz si era preso cura dei figli di lei, quando Noelia era volata in Italia per lavorare a Rimini come badante. Maximo però la voleva sposare ed era arrivato a Milano, ospite presso sua figlia Beatriz avuta da una precedente relazione. Però Noelia ora non lo voleva più. Gli dava dell’incapace e del fallito, voleva lasciarlo.
Quel giomo la figlia aveva organizzato un incontro per tentare un chiarimento; una riconciliazione, secondo lui. Maximo aveva nel taschino l’anello nuziale comprato a Milano in dicembre. Però in una borsa teneva anche un coltello, a suo dire per fare qualche lavoretto da macellaio. Una lama seghettata lunga 20 centimetri.
Avevano atteso nell’appartamento di via Dario Campana il ritorno di Noelia. Ma appena aperta la porta, lei aveva iniziato a urlare, ormai aveva un altro uomo, Maximo doveva andarsene per sempre. E al tentativo di abbracciarla, lo aveva respinto, gli aveva detto di non toccarla.
Sempre secondo il suo racconto, a quel punto l’uomo sarebbe stato accecato dall’ira. Ha tirato fuori il coltello e l’ha affondato nel fianco della “sua” Noelia, facendola crollare sul pavimento. E lui sopra, continuando a colpirla dappertutto. Fino a quando Beatriz è riuscita a bloccare il padre procurandosi anche due ferite da taglio.
Secondo il referto medico, la morte di Noelia Rodriguez Chura è avvenuta fra le 12 e le 14 di quel 19 maggio per “shock emorragico acuto ed irreversibile”.
E lei temeva che sarebbe successo qualcosa di brutto. Aveva raccontato a un’amica lo stato di vessazione in cui versava. Che quell’uomo era follemente geloso senza averne alcun motivo. Era arrivato a minacciarla di trascinarla a forza di nuovo in Perù. E proprio per questo aveva chiesto all’amica di tenerle il passaporto.
Rimini, femminicidio di via Dario Campana: killer “agì secondo il suo modello di prepotenza maschile” (Chiamami Città – 28 marzo 2024)
Uscite le motivazioni della sentenza della Corte D’Assise
«Agì secondo il suo modello di prepotenza maschile, punendo l’ex che non intendeva sottostare al suo diktat», ossia tornare insieme e sposarsi. Per questo le tolse la vita dopo che le aveva consegnato l’anello di fidanzamento. Queste le parole usate nelle motivazioni della sentenza di Corte d’Assise, presieduta dalla giudice Fiorella Casadei, che lo scorso 29 gennaio ha condannato a 24 anni e 2 mesi di reclusione, Maximo Aldana De La Cruz, difeso dall’avvocata Paola Benfenati del Foro di Bologna.
Il 55enne il 22 maggio del 2022, quando nell’appartamento di via Dario Campana arrivarono gli agenti della Squadra Mobile di Rimini, confessò l’omicidio dell’ex compagna, Noelia Rodriguez. E sulla ricostruzione dei fatti la stessa Corte d’Assise non lascia alcun dubbio.
Nonostante l’immediata confessione e collaborazione dell’imputato, i sostituti procuratori Davide Ercolani e Stefano Celli avevano chiesto una condanna all’ergastolo per omicidio volontario. Anche secondo i giudici d’Assise, Aldana era consapevole che l’ultimo incontro con la vittima alla quale l’imputato aveva comprato, appunto, l’anello di fidanzamento «non gli sarebbe stato affatto favorevole – si legge in sentenza – per i continui e ripetuti, costanti atteggiamenti di distacco che la Rodriguez gli aveva manifestato, fino a fargli intendere di una possibile nuova relazione intrapresa, così che la consegna dell’anello rappresentava più un pretesto che una reale opportunità». Secondo i giudici, quindi, lei aveva chiaramente detto «no», ma lui non aveva voluto capire «tanto da sopprimere quella ribellione con la eliminazione della stessa persona irriducibile». (ANSA)