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Massimiliano Carpineti, 48 anni, assistente capo di polizia. Uccide a colpi di pistola la collega con cui ha avuto una relazione e si suicida

Roma, 1 Giugno 2023


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Massimiliano Carpineti uccide Pierpaola Romano e si toglie la vita: la ricostruzione (Roma Today – 1 giugno 2023)
L’omicidio si è consumato nell’androne del palazzo in cui abitava Romano, sposata con un poliziotto e mamma di un ragazzo anche lui agente della polizia di Stato
Tre colpi di pistola, uno dei quali alla testa e due al petto. Tre colpi sparati a distanza ravvicinata, come se fosse un’esecuzione. Il rimbombo degli spari è partito intorno alle undici e venti di giovedì mattina da via Rosario Nicolò nella zona di Torraccia, quartiere alla periferia est di Roma e vicino a San Basilio. Per terra, nell’androne del palazzo al civico 44 c’era una donna, Pierpaola Romano, 58 anni. Una mamma, una moglie, una poliziotta.
A poca distanza, a duecento metri, un altro colpo di pistola. Sono passati poco meno di dieci minuti e a bordo di una Matiz Chevrolet bianca, c’è il corpo senza vita di un uomo, Massimo Carpineti, 45 anni, collega di Pierpaola Romano e originario di Cisterna di Latina. È lui che, secondo la ricostruzione di chi indaga, ha prima fatto fuoco tre volte contro Romano e poi si è tolto la vita con la stessa pistola, quella d’ordinanza che aveva portato con sé, nonostante l’abitudine dei colleghi in servizio alla Camera di lasciarla in ufficio. Non un biglietto, un messaggio che spiegasse le ragioni del suo folle gesto.
L’ipotesi del movente Massimiliano Carpineti si è ucciso sparandosi un colpo sotto al mento per poi accasciarsi sul volante della sua Chevrolet parcheggiata. Un omicidio suicidio che lascia pochi dubbi. Un femminicidio. Qualche punto interrogativo, invece, resta sul movente, almeno secondo fonti ufficiali. Secondo alcune indiscrezioni, non smentite, i due avrebbero avuto una relazione extraconiugale.
Carpineti da un paio di giorni non era in servizio per un breve periodo di ferie. La pistola d’ordinanza l’aveva portata con sé. La polizia e la procura stanno indagando per capire se in via Rosario Nicolò i due avessero un appuntamento oppure se l’uomo si fosse presentato sotto casa della collega di tredici anni più grande, senza avvertirla. Fatto sta che l’ipotesi del movente passionale non è affatto scartata. Chi indaga non esclude che prima del tragico epilogo tra Romano e Carpineti possa esserci stata una lite, uno scontro verbale.
In procura è stata avviata un’indagine in cui si ipotizza il reato di omicidio. Una prassi per condurre degli accertamenti. Nel corso della giornata i pm di turno, Antonia Gianmaria e Antonella Pandolfi, hanno effettuato sopralluoghi sia in via Nicolò che in via Tamassia. Gli specialisti della scientifica hanno effettuato una serie di rilievi nell’androne del palazzo e all’interno dell’auto dell’omicida.
La ricostruzione. Quella di giovedì primo giugno è stata una mattinata calda a Roma. A Torraccia, zona residenziale dove vivono perlopiù poliziotti, carabinieri e militari dell’esercito, le cicale hanno accompagnato lo scandire dei minuti, come in estate. Intorno alle undici e venti quel silenzio si è trasformato in un incubo. Pierpaola Romano è scesa nell’androne del palazzo ed è stata uccisa a brucia pelo.
“Ho sentito tre spari in rapida successione, poi la gente gridare e sono sceso e con un amico che era già nell’androne ho visto la donna a terra, ormai senza vita, con un colpo di pistola alla nuca. Aveva in mano dei fogli e la borsa vicino”, i racconti di alcuni testimoni che aggiungono: “Le ha sparato da dietro mentre lei usciva”. Quindi la fuga su “un’auto bianca”. Quell’auto era una Matiz Chevrolet e a bordo c’era Massimiliano Carpineti.
Alle undici e venticinque arrivano le prime chiamate al numero unico per le emergenze, circa due minuti dopo la polizia è sul posto. La scena è cruenta. Un piccolo pattugliamento in zona e a duecento metri di distanza da via Rosario Nicolò la svolta decisiva: la Matiz bianca con all’interno Carpineti, in un parcheggio che affaccia davanti ad alcuni palazzi su via Nino Tamassia. La vettura era ferma in un parcheggio aperto, con il muso che dava sul pratone di Torraccia.
Il quartiere in lutto In tanti si sono riversati in strada. Tutti a scambiarsi parole di conforto davanti alle due scene del crimine. “Pierpaola era un pezzo di pane”, raccontano i vicini di casa continuando a ripetere che quanto accaduto “è surreale: sembrava la scena di un film”. Già, perché lì, in quel quadrante, anche se non si è dirimpettai ci si conosce tutti. Nessuno avrebbe assistito alla scena, ma diversi condomini avrebbero sentito il rumore degli spari. Almeno così hanno raccontato. Qualcuno li descrive “come uno sbattere di lenzuola, leggerissimo”, dice Roberto. Altri, come Luana, li hanno scambiati per “petardi esplosi, forse avanzati dalla notte per i mancati festeggiamenti per la Roma”. “Mio nipote – racconta un uomo – passeggiava verso 12 proprio vicino all’auto, quando ha udito lo sparo e si è allontanato correndo”, racconta. Torraccia è un groviglio di palazzi simili tra loro. Ci sono parchi giochi e aree per cani. Tutti la descrivono come una zona residenziale e tranquilla e che “non è San Basilio”. Ora il quartiere è in lutto.
Chi era Pierpaola Romano. Pierpaola Romano, originaria di Marzano Appio in provincia di Caserta, era sposata con Adalberto Montanaro, un ispettore di polizia ai vertici del commissariato di Sant’Ippolito. Lavoravano insieme qualche anno fa, prima che Romano andasse in servizio alla Camera dei Deputati dove garantiva la sicurezza. Lo stesso luogo di lavoro del collega che l’ha uccisa, Carpineti.
Romano, sostituto commissario della polizia di Stato, viveva da oltre vent’anni a Roma e la polizia era una vocazione di famiglia, come si evince dal suo profilo. Una scelta di vita che ha intrapreso anche il figlio Riccardo Montanaro, 22 anni, che da poco aveva iniziato la sua carriera tra le forze dell’ordine a Piacenza. Su quanto avvenuto è intervenuto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha espresso “sgomento” per l’omicidio rivolgendo “ai familiari, al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, e al Direttore dell’Ispettorato, Irene Tittoni, le espressioni del più profondo cordoglio mio personale e della Camera dei deputati”. Paola Romano è stata ricordata anche dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “Roma ha il cuore spezzato”.

Pierpaola Romano, il marito ha ascoltato l’omicidio della moglie alla radio del 113 (TgCom24 – 5 giugno 2023)
“Potrebbe essere Pierpaola”, ha detto ai colleghi dopo aver appreso, mentre era in servizio, la notizia del delitto di Roma. L’uomo è un ispettore di polizia ai vertici del commissariato di Sant’Ippolito
“Potrebbe essere mia moglie”: così il marito di Pierpaola Romano, la poliziotta di 58 anni uccisa a Roma a colpi di pistola nell’androne di casa, si è rivolto ai colleghi dopo aver appreso dalla radio del 113 la notizia della sparatoria. L’uomo, Adalberto Montanaro, è un ispettore di polizia ai vertici del commissariato di Sant’Ippolito e, la mattina del delitto, era in servizio.
Come ricostruisce La Repubblica, Montanaro fin da subito ha avuto il sospetto che la vittima degli spari fosse proprio sua moglie, nonostante le notizie fossero molto frammentarie. Si sapeva solo che una poliziotta era stata uccisa a colpi di pistola e il luogo della tragedia, una palazzina a Torraccia, in via Rosario Nicolò, dove abitano diversi agenti. L’atroce ipotesi, però, si è rivelata presto realtà. La vittima era proprio Pierpaola Romano. A sparare Massimiliano Carpineti, una decina d’anni più giovane e poliziotto anche lui, che dopo aver fatto fuoco sulla collega ha puntato contro di sé la pistola d’ordinanza e l’ha fatta finita. E’ sul posto di lavoro che tra la vittima e il suo assassino era nata una relazione, che la donna però aveva deciso di interrompere per riavvicinarsi al marito dopo aver scoperto di avere un cancro al seno.
 “Nessuno di noi riesce a darsi una spiegazione – raccontano i colleghi a La Repubblica -. Al lavoro si sapeva che Pierpaola e Massimiliano avevano una storia. Loro erano molto discreti, lei non parlava mai di lui. Se solo avessimo notato qualcosa, lo avremmo fermato, avremmo segnalato tutto ai superiori. Invece no, lui era un uomo apparentemente tranquillo”.

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