Luciano Ugolotti, 77 anni. Strangola la moglie. Condannato a 9 anni e 4 mesi, più 3 anni di custodia in casa di cura, pena ridotta in Appello a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni che sconta ai domiciliari in una struttura
Parma, 5 Febbraio 2012
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Tragedia in via Buffolara anziano strangola la moglie malata (la Repubblica – 5 febbraio 2012)
Ave Ferraguti, 72 anni, si è spenta intorno alle 16 in Rianimazione. Luciano Ugolotti, 77enne, ha confessato il suo gesto ed è stato portato all’ospedale psichiatrico giudiziario. Avrebbe agito perché non tollerava più le sofferenze della moglie colpita da una malattia degenerativa
Era ancora buio, questa mattina, quando Luciano Ugolotti è entrato nella camera dove dormiva sua moglie Ave Ferraguti. Settantasette anni lui, settantadue lei, erano sposati da una vita ed erano sempre stati molto uniti. Vivevano soli in un appartamento al civico 62 di via Buffolara, avevano un’unica figlia sposata.
Negli ultimi anni Ave era stata colpita da una malattia degenerativa alle ossa, che le causava fortissimi dolori reumatici e difficoltà di deambulazione. Il marito l’aveva sempre accudita con amore. Negli ultimi tempi, però, l’aggravarsi delle condizioni della donna lo aveva prostrato. Il destino dell’anziana era quello di rimanere invalida su una sedia a rotelle. Era costretta a lunghi periodi di ricovero in ospedale per il trattamento della malattia. Proprio ieri era stata dimessa dopo una lunga degenza. Questa condizione di estrema sofferenza della donna era diventata intollerabile per il marito. Era triste, preoccupato, di notte non riusciva a dormire.
Alle 5 e mezza di questa mattina l’anziano ha stretto le mani intorno al collo della consorte e ha stretto. Un atto estremo, dettato forse dalla depressione, forse dalla lucida volontà di liberare dal dolore la compagna di una vita. Ave Ferraguti è rimasta priva di sensi nel suo letto. Il marito, convinto di averla uccisa, alle 6 ha bussato alla porta di un vicino di casa e gli ha raccontato tutto. Subito è partito l’allarme al 118 e alla polizia. Sul posto, i medici hanno tentato per 50 minuti di rianimare l’anziana. Sono riusciti a stabilizzarne le condizioni, ottenendo un polso debolissimo, ma la situazione è parsa comunque disperata: per troppo tempo il cervello aveva sofferto di una carenza di ossigeno, i danni erano irreversibili.
Ricoverata nel reparto di Rianimazione del Maggiore, la 72enne è spirata alle 15.45. Mentre la polizia scientifica effettiava i primi rilievi nell’abitazione, questa mattina Luciano Ugolotti è stato condotto in questura, dove è stato interrogato dagli agenti della Squadra mobile e dal pm Roberta Licci, in presenza di un avvocato difensore. Ha subito ammesso ogni responsabilità, spiegando anche i motivi del suo folle gesto. Quando ha saputo che la moglie non era morta ma si trovava in gravissime condizioni all’ospedale, avrebbe detto prostrato: “Ho solo peggiorato le cose”. E’ apparso molto abbattuto. Viste le sue condizioni psicologiche e l’età, il pm ha optato per la detenzione nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, dove è stato accompagnato nel pomeriggio con l’accusa di omicidio. Un dramma del dolore, un’altra donna che perde la vita per mano del compagno. La tragedia si è infatti consumata a meno di ventiquattro ore dal barbaro assassinio della giovane Domenica Menna, uccisa ieri all’alba dall’ex fidanzato che si è poi tolto la vita. (di Maria Chiara Perri)
Ugolotti, domiciliari più vicini. E intanto parla con Tanzi (Gazzetta di Parma – giugno 2012)
Sono passati poco più di tre mesi da quell’alba di dolore e morte. Da quando Luciano Ugolotti uccise la moglie Ave Ferraguti stringendole le mani attorno al collo. Era il 5 febbraio: fu subito rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia e otto giorni dopo trasferito nel reparto detenuti del Maggiore. Ma presto il pensionato, 78 anni, potrebbe ottenere gli arresti domiciliari. Il perito incaricato dal gip, Mario Amore, ha infatti ritenuto, considerando le sue attuali condizioni, che per l’uomo possa essere più idonea una misura cautelare attenuata, sebbene in un luogo di cura. Non in famiglia, dunque, dove comunque potrebbe essere assistito dalla figlia, che dal giorno della tragedia non l’ha mai abbandonato. Ma in una struttura in cui possa essere seguito dal punto di vista clinico.
«Dobbiamo ancora presentare l’istanza al gip, perché lo faremo nel momento in cui troveremo un luogo di cura che possa ospitare Ugolotti, ma il perito si è espresso in quei termini – spiega il difensore, l’avvocato Paolo Furlotti -. E’ chiaro che la sua situazione non cambierebbe in modo radicale, perché non tornerebbe comunque in famiglia, ma ci sarebbero sicuramente meno vincoli per incontrarlo, soprattutto per quanto riguarda i familiari. E probabilmente avrebbe più possibilità di socializzare. Nel reparto detenuti, infatti, i contatti sono molto limitati, e di fatto le persone vivono nella loro stanza».
Sbarre alle finestre, come in carcere. Niente tv, che spesso è invece presente nelle celle. E nessuna ora d’aria durante la quale poter fare quattro chiacchiere con altri detenuti. Tuttavia, Ugolotti ha un compagno di stanza d’eccezione. Secondo fonti giudiziarie, infatti, il pensionato condivide la camera con Calisto Tanzi, 73 anni, arrivato al Maggiore da via Burla qualche giorno prima di Ugolotti. L’avvocato Furlotti non fa alcun nome, ma conferma che il pensionato «ha legato con l’altro detenuto e parla spesso con lui».
L’ex patron di Parmalat. E l’uomo che, nel suo delirio, ha immaginato di «salvare» la moglie dalle sue sofferenze uccidendola. Pochi anni di differenza, tra i due. Ma vite lontanissime, quelle dell’ex capitano d’industria e del calzolaio in pensione. Messe insieme dalla «giustizia». Tanzi sta scontando la condanna definitiva per aggiotaggio a 8 anni e 1 mese, anche se nel frattempo ha già accumulato altre due condanne – non passate in giudicato – per altri 27 anni. E ormai l’ex cavaliere conta i giorni, le ore, che lo separano dall’udienza – fissata per il 15 maggio – davanti al tribunale di Sorveglianza di Bologna. Da un anno, da quando è entrato in carcere dopo la sentenza della Cassazione, chiede i domiciliari perché le sue condizioni di salute non sarebbero compatibili con il carcere. Dallo scorso febbraio, quando è stato trasferito da via Burla al Maggiore, gli è stato applicato il sondino dell’alimentazione assistita. Anche Ugolotti è ancora in attesa di capire quale sarà il suo futuro. La perizia psichiatrica, che sarà depositata entro l’estate, segnerà il suo destino. Intanto, parla con Tanzi. L’ex re del latte che – forse – una volta ha invidiato. (di Georgia Azzali)
Strangolò l’anziana moglie, pena ridotta all’uxoricida (la Repubblica – 13 giugno 2013)
Il 78enne Luciano Ugolotti è stato condannato dal tribunale d’Appello a 7 anni 6 mesi e 20 giorni. In primo grado aveva avuto 9 anni e 4 mesi. E’ detenuto in una casa di cura
Il tribunale d’Appello di Bologna ha ridotto la condanna di Luciano Ugolotti, l’anziano 78enne che nel febbraio dello scorso anno strangolò la ma moglie Ave Ferraguti nel loro appartamento di via Buffolara. Condannato in primo grado con rito abbreviato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, Ugolotti ha avuto uno sconto di pena a sette anni sei mesi e venti giorni. Ne dà notizia la Gazzetta di Parma.
I giudici avrebbero considerato tutte le attenuanti, tra cui quella del vizio parziale di mente. Un problema psichiatrico che però non gli ha impedito di comprendere che cosa stesse facendo, quando decise di mettere fine alle sofferenze della moglie malata uccidendola. Ugolotti è attualmente detenuto in regime domiciliare in una casa di cura