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Ave Ferraguti, 72 anni. Strangolata nel sonno dal marito

Parma, 5 febbraio 2012

Ave era malata, costretta a letto da una malattia degenerativa che le provocava forti dolori alle ossa. Era stata dimessa proprio il giorno prima dall’Ospedale in cui veniva spesso ricoverata per lunghi periodi di cura. Luciano non lo sopportava e mentre Ave dormiva le ha stretto forte le mani intorno al collo. La donna non è morta subito.

Luciano Ugolotti, 77 anni. Voleva liberare la moglie dalla sofferenza. In carcere finisce compagno di cella con Tanzi, per 9 anni e 4 mesi, più 3 anni di custodia in una casa di cura.

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Ugolotti, domiciliari più vicini. E intanto parla con Tanzi

Sono passati poco più di tre mesi da quell’alba di dolore e morte. Da quando Luciano Ugolotti uccise la moglie Ave Ferraguti stringendole le mani attorno al collo. Era il 5 febbraio: fu subito rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia e otto giorni dopo trasferito nel reparto detenuti del Maggiore. Ma presto il pensionato, 78 anni, potrebbe ottenere gli arresti domiciliari. Il perito incaricato dal gip, Mario Amore, ha infatti ritenuto, considerando le sue attuali condizioni, che per l’uomo possa essere più idonea una misura cautelare attenuata, sebbene in un luogo di cura. Non in famiglia, dunque, dove comunque potrebbe essere assistito dalla figlia, che dal giorno della tragedia non l’ha mai abbandonato. Ma in una struttura in cui possa essere seguito dal punto di vista clinico.

«Dobbiamo ancora presentare l’istanza al gip, perché lo faremo nel momento in cui troveremo un luogo di cura che possa ospitare Ugolotti, ma il perito si è espresso in quei termini – spiega il difensore, l’avvocato Paolo Furlotti -. E’ chiaro che la sua situazione non cambierebbe in modo radicale, perché non tornerebbe comunque in famiglia, ma ci sarebbero sicuramente meno vincoli per incontrarlo, soprattutto per quanto riguarda i familiari. E probabilmente avrebbe più possibilità di socializzare. Nel reparto detenuti, infatti, i contatti sono molto limitati, e di fatto le persone vivono nella loro stanza».

Sbarre alle finestre, come in carcere. Niente tv, che spesso è invece presente nelle celle. E nessuna ora d’aria durante la quale poter fare quattro chiacchiere con altri detenuti. Tuttavia, Ugolotti ha un compagno di stanza d’eccezione. Secondo fonti giudiziarie, infatti, il pensionato condivide la camera con Calisto Tanzi, 73 anni, arrivato al Maggiore da via Burla qualche giorno prima di Ugolotti. L’avvocato Furlotti non fa alcun nome, ma conferma che il pensionato «ha legato con l’altro detenuto e parla spesso con lui».

L’ex patron di Parmalat. E l’uomo che, nel suo delirio, ha immaginato di «salvare» la moglie dalle sue sofferenze uccidendola. Pochi anni di differenza, tra i due. Ma vite lontanissime, quelle dell’ex capitano d’industria e del calzolaio in pensione. Messe insieme dalla «giustizia». Tanzi sta scontando la condanna definitiva per aggiotaggio a 8 anni e 1 mese, anche se nel frattempo ha già accumulato altre due condanne – non passate in giudicato – per altri 27 anni. E ormai l’ex cavaliere conta i giorni, le ore, che lo separano dall’udienza – fissata per il 15 maggio – davanti al tribunale di Sorveglianza di Bologna. Da un anno, da quando è entrato in carcere dopo la sentenza della Cassazione, chiede i domiciliari perché le sue condizioni di salute non sarebbero compatibili con il carcere. Dallo scorso febbraio, quando è stato trasferito da via Burla al Maggiore, gli è stato applicato il sondino dell’alimentazione assistita.

Anche Ugolotti è ancora in attesa di capire quale sarà il suo futuro. La perizia psichiatrica, che sarà depositata entro l’estate, segnerà il suo destino. Intanto, parla con Tanzi. L’ex re del latte che – forse – una volta ha invidiato.

di Georgia Azzali

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