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Luca Furlan, 49 anni, pregiudicato per violenze e minacce. Massacra di botte la compagna che muore in ospedale, ma il processo viene archiviato

Vittorio Veneto (Treviso), 24 Ottobre 2017


Titoli & Articoli

Morta per le botte del convivente, arrestato per omicidio (Treviso Today – 22 gennaio 2018)
Svolta nelle indagini sulla morte di Elda Tandura. In manette il compagno, Luca Furlan, 47 anni: secondo gli investigatori sarebbe stato lui a causare le lesioni mortali che hanno portato al ricovero a alla morte della 66enne
Clamorosa svolta nelle indagini sulla morte di Elda Tandura, la 66enne morta lo scorso 24 ottobre dopo essere stata ricoverata, circa un mese prima per un grave trauma cranico e altre lesioni. Secondo gli investigatori a provocare il decesso della donna sarebbero stati i maltrattamenti a cui è stata sottoposta dal convivente, Luca Furlan, 47 anni, di Preganziol. L’uomo, arrestato dai carabinieri, deve rispondere del reato di omicidio preteritenzionale e ora si trova rinchiuso nel carcere di Santa Bona. A riportare la notizia è il Corriere del Veneto.
L’autopsia aveva rivelato che la morte della 66enne, affetta da disturbi psichici, era stata causata da una violenta spinta, al culmine di una violenta lite quando i due convivevano a Vittorio Veneto. Un elemento chiave che ha aggravato la posizione di Furlan (inizialmente indagato per maltrattamenti aggravati dalla morte) spingendo il pubblico ministero Mara Giovanna De Donà a chiederne l’arresto al gip. Ad incastrare il 47enne ci sarebbero le testimonianze di alcuni vicini di casa, testimoni dei frequenti scontri tra Elda e Luca Furlan, difeso dall’avvocato Alessandra Nava.

Il “giudice con la pistola” copia l’ordinanza, scarcerato un presunto omicida (la Repubblica – 8 febbraio 2018)
Di nuovo sotto i riflettori Angelo Mascolo, il magistrato di Treviso che aveva detto: “Lo Stato non c’è più, girerò armato”. Nella sua decisione “non c’è stata una valutazione autonoma”: Riesame costretto a rimettere in libertà un 49enne accusato di aver ucciso l’ex compagna. La replica: “La prossima volta cercherò di scrivere di più”
Un errore commesso dal giudice Angelo Mascolo nello scrivere l’ordinanza ha fatto sì che il tribunale del riesame di Venezia dovesse accogliere il ricorso di un uomo indagato per omicidio preterintenzionale. Angelo Mascolo è il magistrato di Treviso che lo scorso anno scatenò polemiche, affermando dopo un’aggressione in auto: “Lo Stato non c’è più. D’ora in poi faccio da me: quando esco di casa mi metto in tasca la pistola”. Una posizione provocatoria poi ribadita in un’intervista a Repubblica: “Darei la pistola anche a mia figlia”. A fine gennaio, Mascolo ha chiesto l’aspettativa al Csm per candidarsi con “Noi per l’Italia”, quarta gamba della coalizione di centrodestra. L’organo supremo della magistratura gliel’aveva concessa, ma Mascolo ha poi spiegato di aver cambiato idea e di aver rinunciato a candidarsi.
Intanto, però, come raccontato dalla Tribuna di Treviso, i colleghi gli contestano un grave errore nel suo lavoro. Il magistrato ha infatti firmato l’ordinanza di carcerazione nei confronti di Luca Furlan, 49 anni di Preganziol, difeso dall’avvocata Alessandra Nava ed ex compagno di Elda Tandura, morta a 66 anni a Vittorio Veneto dove era stata ricoverata per profonde ferite alla testa. Ma nell’ordinanza sono stati riscontrati troppi errori e parti copiate, così che la difesa ha potuto impugnarla facilmente.
Il riesame ha ritenuto che sia mancata una autonoma valutazione da parte del giudice, che si è limitato ad aderire pedissequamente alle argomentazioni della Procura” ha spiegato l’avvocata Nava all’Ansa. Furlan era stato arrestato il 22 gennaio dai Carabinieri con l’accusa di omicidio preterintenzionale della donna, deceduta dopo un mese di ricovero in ospedale. La Procura aveva chiesto e ottenuto dal tribunale l’arresto del 49enne, rinchiuso fino a ieri nel carcere di Treviso. La motivazione con le quali il giudice Mascolo aveva emesso l’ordinanza era che Furlan era ritenuto un soggetto pericoloso perché ancora sotto processo con l’accusa di percosse e tentata estorsione nei confronti della vittima.
“La prossima volta cercherò di scrivere di più”: così Mascolo commenta all’ANSA la bocciatura della sua ordinanza da parte del Tribunale. Ma contesta la decisione: “Ho letto e riletto la mia ordinanza ed è scritta bene, non è un copia e incolla. Le prove erano estremamente chiare”.

Elda morì dopo la caduta, il pm: «C’è la prova della spinta del compagno» (Corriere del Veneto – 5 aprile 2018)
Indagato per omicidio, il Riesame lo ha liberato
«Le prove della colpevolezza di Furlan ci sono». E la procura ricorre alla Corte di Cassazione contro la decisione del Riesame che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Luca Furlan, accusato dell’omicidio preterintenzionale della compagna Elda Tandura. Il sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà ha depositato il ricorso e attende ora il pronunciamento della Suprema Corte. Una decisione fondamentale, non solo per sapere se Furlan deve tornare in carcere, ma anche per il futuro stesso dell’indagine. I giudici del Riesame hanno, infatti, demolito l’impianto accusatorio costruito dalla procura e accolto dal giudice preliminare Angelo Mascolo a carico del 47enne di Preganziol (Treviso).
Il fatto. Elda Tandura è morta il 24 ottobre 2017, per le conseguenze di una violenta spinta che Luca Furlan, con cui aveva una relazione, le avrebbe inferto. Spinta della quale, secondo il Riesame, non c’è però prova: «Non c’è supporto indiziario del fatto che le lesioni che ne hanno provocato la morte siano da ricondurre ad una condotta violenta o aggressiva dell’indagato» avevano scritto i giudici veneziani, accogliendo in toto le argomentazioni del ricorso dell’avvocato di Furlan, Alessandra Nava. Del resto la vittima, secondo i giudici veneziani non aveva mai parlato di una spinta. A un’infermiera e ai carabinieri, prima di entrare in coma, riferì solo: «Di essere stata picchiata dal Furlan con le mani». Per questo, lo sottolineano i giudici, la vittima avrebbe dovuto essere sentita nel dettaglio: «Sulla lite e la caduta».
Citando referti medici di precedenti cadute della 66enne, certificazioni del suo abuso di alcol e di psicofarmaci e archiviazioni di precedenti denunce contro Furlan (già condannato per estorsione e lesioni ai danni della donna), il Riesame aveva sentenziato l’assenza di un «profilo indiziario grave», sufficiente a giustificare la misura cautelare dell’arresto. Motivazioni che di fatto, stroncano l’intera indagine a carico di Furlan, unico indagato per la morte della compagna.
La procura ritiene però che i giudici non abbiamo valutato due elementi che invece quell’accusa la sosterrebbero pienamente, e cioè il primo referto nel quale i medici del pronto soccorso che avevano soccorso la donna la notte del 28 settembre 2017, scrivono: «Paziente trovata a terra. Riferisce di essere stata spinta». E soprattutto della relazione del medico legale Alberto Furlanetto, che ha eseguito l’autopsia e parla espressamente di lesioni non compatibili con una caduta accidentale, ma provocate da una violenta spinta. Conclusioni che, secondo la procura, i giudici del Riesame non avrebbero valutato sufficientemente.

 

Luca Furlan non sarà giudicato per la morte di EldaTandura (la tribuna di Treviso – 13 marzo 2019)
Non ci sarà nessun processo a Luca Furlan per la morte di Elda Tandura, la 66enne deceduta nell’ottobre del 2017 a Vittorio Veneto dopo quasi un mese di coma a seguito di una caduta in casa durante un litigio con il 47enne. Il gip Bruno Casciarri ha infatti disposto l’archiviazione nei confronti dell’uomo, che era stato accusato di omicidio preterintenzionale. Secondo la Procura di Treviso la 66enne ex insegnante di lettere sarebbe caduta sbattendo violentemente la testa a causa di una spinta datale da Furlan. Una ipotesi investigativa suffragata dall’esito dell’autopsia sulla donna, il cui decesso fu causato da gravi lesioni alla testa.
Ma per il Tribunale del Riesame, che annullò l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e per la Cassazione, che respinse il ricorso della Procura contro il provvedimento del tribunale della libertà, non c’era la priva della spinta. Anzi sarebbe stato possibile che Elda Tandura fosse caduta a terra da sola pur durante il violento litigio con Furlan, dato che quel giorno aveva assunto psicofarmaci e probabilmente aveva pure bevuto. La Tandura non venne mai sentita dagli inquirenti prima di cadere in coma e in ospedale raccontò i fatti di quella sera dando versioni giudicate troppo contrastanti una con l’altra.
Era stata la Procura di Treviso a chiedere l’archiviazione per Furlan. Erano state decisive le motivazioni con cui la Corte di Cassazione, che non può entrare nel merito dei fatti e soprattutto dal racconto dei testimoni, secondo la quale non era emerso che la donna sia stata spinta dal compagno.


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