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Luca Ferrari, 20 anni, aviere di leva. Massacra con 43 coltellate la fidanzatina all’uscita di scuola. Condannato all’ergastolo, pena ridotta a 23 anni in Appello, dopo 16 anni è già libero. Non ha mai pagato il risarcimento stabilito. Oggi ha una casa, una famiglia, un lavoro e chiede solo di essere dimenticato

Reggio Emilia, 14 Marzo 1996

Luca Ferrari



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In memoria di

Per favore, dimenticatemi (la Gazzetta di Reggio – 28 settembre 2012)
“Per favore, dimenticatemi” Parla il giovane che 16 anni fa uccise l’ex fidanzata Jessica Filianti «Ho pagato quello che dovevo pagare, e non solo con la giustizia. Non posso dimenticare quello che è successo».
A parlare con la voce rotta dal rimorso è Luca Ferrari. Sono passati 16 anni da quando andò a prendere a scuola la fidanzatina sedicenne, Jessica Filianti. La vide salire sull’auto di un amico e perse la testa. Massacrò la giovane a coltellate. Un delitto efferato, brutale, che le cronache non hanno mai dimenticato. Ora Luca – a 36 anni – è di nuovo un uomo libero. O quasi. «Mi manca meno di un anno, sono in prova».
Vive in un paese della provincia di Parma insieme alla famiglia. Impossibile continuare a stare a Campegine. Dopo la semilibertà, negli anni ha ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza l’affidamento in prova ai servizi sociali. Così è tornato a dormire a casa, senza dover più rientrare in carcere a Parma la sera. Lì ha scontato la sua pena e da lì vuole ripartire per rifarsi una vita. Il passato però non si cancella, ed è un incubo che torna appena nominiamo Jessica. Respira forte. Dà l’impressione di voler scappare. Poi si sfoga, come se aspettasse da tempo l’occasione di buttare fuori tutto il peso di quella follia criminale.
«Negli anni si sono dette tante cose sbagliate su di me – esordisce con la voce incerta – Quali? Non mi va di riparlarne. Ora ho solo voglia di riprendermi, di essere dimenticato». Respira forte. «Sto cercando di riprendermi – ripete – di rifarmi una vita, di ritrovare la normalità». Ripete spesso questa parola, «normalità». «Per questo ho trovato un lavoro. No, non vi dico cosa faccio. Cerco di stare in pace, tranquillo». A Jessica e a quella giornata terribile, quando punì con una infinita serie di coltellate la fidanzata che voleva lasciarlo, pensa ancora. Ci pensa ogni anno. Quel giorno, il 14 marzo 1996, era il suo ventesimo compleanno. Una ricorrenza che non festeggia più.
«Non posso dimenticare quello che è successo, ma è una cosa andata – dice tutto d’un fiato – Ho pagato il mio conto, non solo con la giustizia. Ora voglio rifarmi una vita, almeno provarci».
Jessica non ha avuto una seconda opportunità. Avrebbe potuto non averla nemmeno il suo assassino, ma in appello la condanna di primo grado all’ergastolo fu ridotta a 23 anni. Conti alla mano, tra indulto e sconto di pena garantito dalla buona condotta (circa tre mesi per ogni anno trascorso in cella), avrebbe già dovuto essere un uomo libero da vincoli. Ma non è così. «Sto finendo di scontare la mia pena, mi manca meno di un anno. Ho perso parte dello sconto in carcere». Cosa è successo dietro le sbarre di via Burla? Una esperienza dura, di cui però Luca non vuole parlare. «Ora lasciatemi andare».
(di Davide Bianchini e Tiziano Soresina)

“Luca non ha mai chiesto perdono” (la Gazzetta di Reggio – 29 settembre 2012)
Parla la mamma di Jessica, la ragazzina uccisa dall’ex fidanzatoche dopo 16 anni è ormai libero
«Non ci ha mai chiesto perdono l’assassino della mia povera Jessica e ora ha anche il coraggio di parlare e di chiedere di dimenticarlo?». Fa uno sforzo e lo dice tutto d’un fiato Giuliana Reggio, la mamma di Jessica Filianti, la 17enne massacrata con 43 coltellate il 14 marzo 1996. Finora dopo il processo non era mai intervenuta, ma l’intervista all’assassino della figlia pubblicata ieri dalla Gazzetta le ha fatto fare questo ulteriore sforzo.
«Trovo che sia stato di cattivo gusto – continua la madre – e non voglio spingermi oltre, da parte di Ferrari intervenire su questo tema dopo l’uscita dal carcere. Dopo l’assassinio né lui né i suoi familiari in tutti questi anni hanno mai tentato di contattarmi e di propormi un perdono che in ogni caso non ci sarebbe stato. Lui ha distrutto la vita di mia figlia e anche quella di noi genitori. Perché non tace? Per noi è impossibile dimenticare, io ho mantenuto intatta la cameretta da letto di mia figlia e ancora oggi le ex compagne di Jessica vengono nel bar che gestisco a trovarmi».

Dodici anni in cella e mai un euro versato (la Gazzetta di Reggio – 18 marzo 2014)
Chiusi i conti con la giustizia, a vuoto il risarcimento-danni alla famiglia: l’omicida è nullatenente
Diciotti anni gonfi di dolore.
Siamo nel pomeriggio del 14 marzo 1996, all’uscita di scuola dall’Ipsia Galvani: Luca Ferrari (allora 20enne, in licenza militare) vede salire l’ex fidanzata 16enne Jessica Filianti sulla macchina di un altro e perde la testa, roso dalla gelosia. Nasce un inseguimento in auto, finché le due macchine si fermano in via Buozzi, una laterale di via Terrachini. Il 20enne si scaglia contro la ragazza ed infierisce su di lei: 43 coltellate (al capo, al collo, sul torace), con tanta ferocia che riuscirà persino a spezzare la lama. Compiuto lo scempio, Luca resta inginocchiato sull’asfalto. Jessica morirà poco dopo al Santa Maria Nuova: troppo gravi quelle ferite intinte nell’odio.
Ne seguirà un processo altrettanto terribile,
che scuoterà gli animi, particolarmente seguito in aula a Reggio, nel primo grado di giudizio. In Assise a Reggio il giovane omicida sarà condannato nel ’97 all’ergastolo, poi a Bologna – in Corte d’assisse d’appello – grazie alla difesa dei legali Romano Corsi e Luigi Stortoni riuscirà nel ’98 a “strappare” 23 anni di reclusione. Una condanna che diventerà definitiva. Da allora Ferrari ha potuto beneficiare dell’indulto (tre anni di carcere sono stati così condonati), per una dozzina d’anni è stato recluso nel carcere di Parma, poi ha ottenuto la semilibertà con rientro in carcere la notte, infine l’affidamento in prova ai servizi sociali chiusosi nel 2013.
Ora è un uomo libero – vive nel Parmense, lavora, si sta rifacendo una vita
– e con la Gazzetta ha espresso un unico tormentato concetto: «Ho pagato quello che dovevo pagare e non solo con la giustizia: voglio essere dimenticato». Parallelamente, in questi anni, è stato affrontato anche un processo civile su questa orribile vicenda. Il risarcimento ai familiari della povera Jessica è stato decretato in ambito civile nel 2007: quasi 500mila euro alla madre Giuliana Reggio e poco più di 200mila euro al fratello Fabiano Filianti (entrambi tutelati dai legali Galileo ed Alessandro Conti). La decisione era stata presa dal giudice Angela Baraldi, sulla base delle valutazioni dello psicologo forense Lino Rossi che aveva evidenziato – nella sua perizia – come i familiari fossero rimasti traumatizzati da quell’assurda violenza. Una causa civile dall’iter tortuoso, che aveva dovuto tener conto del versante penale ma anche del trasferimento del giudice che aveva impostato il processo. Una sentenza, però, che non è stata mai eseguita, cioè non sono stati “attaccati” nè beni immobili o mobili di Ferrari, in quanto l’assassino per gelosia sarebbe risultato nullatenente.