Reggio Emilia, omicidio della barista cinese: si costituisce l’assassino. Era in fuga da 10 giorni
La grande fuga, poi la decisione di costituirsi – Il presunto assassino, che ora si trova in carcere dopo la
convalida dell’arresto, era noto per la sua attività di spaccio nella zona nord della città. Un uomo
imprevedibile e capace di muoversi a proprio agio tra canali, campi, vecchi casolari abbandonati,
cunicoli e
massicciate della ferrovia non lontani dal luogo del delitto. La polizia, aiutata anche da vigili del fuoco, carabinieri e guardie provinciali, gli ha fatto
terra bruciata attorno, allertando le forze dell’ordine di tutta Europa e i colleghi marocchini per scongiurare l’ipotesi della fuga in patria. Una pattuglia lo ha pure
intercettato, alcuni giorni fa, ma la sua capacità di movimento ha impedito la cattura sfruttando le barriere della linea ferroviaria Milano-Bologna oltre la quale si è dileguato nel nulla. Battisti, che ha lavorato alle indagini sulla ‘ndrangheta reggiana, ricorda per similitudine il pentito Antonio Valerio, che nel 1991 riusciva a sfuggire alla cattura immergendosi in un canale con una sola cannuccia per respirare.
Alla fine però l’uomo ha ceduto, forse per
fame o per
stanchezza, probabilmente perché sapeva di non avere scampo e vie di fuga. Si è consegnato ai Carabinieri di Reggio Emilia e il comandante del reparto operativo, tenente colonnello
Alessandro Dimichino, ha detto che questa notte il marocchino era
lucido e
consapevole, benché stremato. Gli hanno dato da bere, poi gli hanno chiesto dove fosse l’arma del delitto e Hicham Boukssid li ha guidati con le proprie indicazioni sul campo erboso dove si trovata il coltello. Una lama lunga 19 centimetri, ondulata nella parte terminale.
Uno strumento da cucina usato per uccidere con efferata crudeltà una giovane ragazza integrata nella comunità e che
parlava l’italiano meglio di tanti reggiani. Come lei anche i fratelli Kai e Zhai, che ora potranno celebrare il funerale di Hui sapendo che le forze dell’ordine hanno completato il proprio lavoro.
Nessuna relazione fra assassino e vittima – Il movente resta quello ipotizzato subito dopo l’omicidio: l’assassino potrebbe essersi
infatuato della ragazza. Ma è fuori dubbio che fra i due non ci fosse
alcuna relazione. Il marocchino frequentata il locale ma il rapporto con la giovane barista si fermava qui. “Ci è sembrato molto
lucido e
coerente”, ha aggiunto il comandante Dimichino, e Marano ha precisato che l’uomo non sembrava questa notte soffrire di uno stato di
alterazione mentale. Ora si attendono i successivi atti giudiziari e gli esiti dell’autopsia. Le indagini tecniche dovranno valutare o escludere la possibilità di eventuali
collaborazioni di terzi con l’indagato, sia in relazione al
delitto che alla
latitanza. Poi si dovranno anche attendere le analisi della scientifica sulle
macchie presumibilmente di
sangue di cui sono imbrattate la maglia e le braghe corte del marocchino. Intanto però un uomo è in carcere con l’accusa di omicidio volontario e con le aggravanti della
premeditazione, delle
sevizie, della
crudeltà. A farne le spese, ancora una volta, una giovane donna innocente.
Reggio Emilia, condannato a 24 anni l’assassino della barista cinese Hui Zhou
Icham Boukssid entrò nel locale Moulin Rouge e colpì la ragazza con nove coltellate: aveva sviluppato un’ossessione nei confronti della barista e decise di ucciderla
Tre lunghissimi minuti, durante i quali ha avuto il tempo di infliggere alla sua vittima nove coltellate: per questo la Corte d’Assise di Reggio Emilia ha accolto la richiesta dell’accusa riconoscendo l’aggravante della crudeltà nei confronti dell’omicida di Hui Zhou, da tutti conosciuta come Stefania, barista 25enne del Moulin Rouge di Reggio uccisa nell’estate 2019. Un omicida condannato a 24 anni e 6 mesi nel primo grado di giudizio, terminato e alla misura di sicurezza della detenzione nella Rems. La procura aveva chiesto l’ergastolo.
La vicenda de la dinamica dell’omicidio. Era l’8 di agosto di tre anni fa, tardo pomeriggio: Icham Boukssid entrò nel locale e come una furia si diresse dietro al bancone dove si trovava la ragazza, che era solita aiutare i genitori sul lavoro e che tutti hanno poi descritto come «solare, sorridente, sempre gentile». La colpì a morte e poi fuggì. Una fuga che durò diversi giorni.
Pur braccato dalla polizia, che risalì in poche ore alla sua identità visionando le immagini delle telecamere della zona, Icham riuscì a nascondersi cambiando spesso posto, vivendo all’aperto, nella boscaglia del greto del torrente Crostolo. Fu poi lui stesso a costituirsi ai carabinieri: «Sono quello che state cercando» disse una sera d’estate al citofono della caserma di Corso Cairoli. Nei mesi successivi era stato sottoposto a perizia psichiatrica e riconosciuto semi infermo di mente: aveva sviluppato una sorta di ossessione, da lui ritenuta amorosa, verso la ragazza, ma la corte ha stabilito che fosse consapevole del piano messo in atto al momento dell’assassinio.
La famiglia della barista ha lasciato Reggio. Da allora tutto è cambiato: la famiglia di Hui Zhou si è trasferita da Reggio e da quel bar teatro dell’orrendo delitto. Il fratello della vittima si augura adesso che nei successivi gradi di giudizio la pena non venga ridotta. L’avvocato delle parti civili, Giulio Cesare Bonazzi, si è detto soddisfatto ma consapevole che nessun risarcimento verrà mai elargito. La corte ha stabilito che l’uomo debba risarcire le parti civili con 9mila euro, di cui 7mila proprio al fratello della ragazza. Mentre il legale dell’uomo, Pina Di Credico, ha già annunciato che farà appello, contestando in particolare il fatto che sia stata considerata l’aggravante della crudeltà.
Omicidio Hui Zhou. Le motivazioni della condanna a 24 anni per Hicham Boukssid: “Voleva che la vittima soffrisse”
“Il video disvela la volontà di infliggere sofferenze ulteriori – rispetto all’evento morte – alla vittima, a cui le numerose coltellate sono state inferte per prolungare in modo consapevole angoscia e paura. Tanto che la ragazza ha avuto il tempo per implorarlo di smettere“.c È uno dei passaggi-chiave in cui la Corte d’Assise motiva il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà a Hicham Boukssid, condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Hui Zhou, la giovane uccisa l’8 agosto 2019 mentre lavorava nel bar Moulin Rouge di Reggio Emilia.
All’imputato è stato diagnosticato un disturbo della personalità schizotipico, con un nucleo deliroide che permea la sfera affettiva: l’amore per la ragazza esisteva solo nella sua fantasia. Il magistrato aveva chiesto che si riconoscesse l’aggravante della premeditazione. La Corte, però, l’ha esclusa “perché non era in grado di valutare scenari alternativi“.
Riconosciuta invece la crudeltà, che la Corte ha ritenuto fondamentale, rifacendosi alla valutazione fatta a suo tempo dal medico legale. “A Zhou furono sferrate nove coltellate, di cui solo l’ultima mortale. Le prime otto erano in zone non vitali, non funzionali al delitto e oggettivamente trasmodanti rispetto alla nona“. La Corte ha poi indicato l’attenuante della seminfermità mentale come equivalente alla crudeltà. E ha bocciato le generiche, “anche tenuto conto che dopo il delitto lui si diede alla fuga per dieci giorni, consegnandosi una volta allo stremo“.
Uccise una giovane barista, sconto di pena per l’assassino
Pena ridotta a 20 anni per il marocchino Hicham Buoukssid che l’8 agosto 2019 accoltellò la 25enne cinese Hui Zhou al ‘Moulin Rouge’ di Reggio Emilia
Sconto di pena in secondo grado per Hicham Boukssid, il 38enne marocchino che l’8 agosto 2019 uccise a coltellate la 25enne cinese Hui Zhou, barista al ‘Moulin Rouge’ di Reggio Emilia. L’uomo era stato condannato a 24 anni e 6 mesi in primo grado (l’accusa aveva chiesto l’ergastolo), ma ieri il verdetto della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, ha ridotto la pena di quattro anni mentre la procura generale aveva chiesto la conferma della condanna. Boukssid – il quale dopo aver ammazzato la giovane della quale si era innamorato, era fuggito in una zona boschiva nella periferia della città dove si era nascosto per poi costituirsi dopo dieci giorni – dovrà quindi scontare 20 anni e 6 mesi. L’aggravante della crudeltà è stata confermata (la difesa ne aveva chiesto l’eliminazione), ma è stata riconosciuta prevalente l’attenuante della seminfermità mentale rigettando la richiesta della difesa di riconoscere il vizio totale di mente.
Inoltre l’avvocato difensore Pina Di Credico – la quale ha annunciato alla stampa che ricorrerà in Cassazione – aveva chiesto la libertà vigilata, anche questa rifiutata dalla Corte.