Emilio Lavoretano, 40 anni, impiegato in un’officina, padre. Condannato a 27 anni di reclusione per aver strangolato la moglie davanti al figlioletto di appena sette mesi
San Tammaro (Caserta), 20 Luglio 2013
L’aveva tradita molte volte e lei lo sapeva. Condannato a 27 anni di carcere confermati in Cassazione, si è sempre professato innocente e non ha mai confessato.
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Katia Tondi strangolata a 31 anni, la Cassazione conferma condanna a 27 anni per il marito Emilio Lavoretano
Aveva solo 31 anni Katia Tondi quando fu strangolata nella casa in cui viveva con il marito e il loro bambino, di soli sette mesi. Era il 20 luglio del 2013. Ora, nove anni dopo il delitto, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 27 anni di carcere per Emilio Lavoretano, imputato per l’omicidio della moglie. La Suprema Corte ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Lavoretano, confermando dunque i 27 anni emessi nei suoi confronti in primo grado dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (gennaio 2020) e in secondo grado dalla Corte d’Appello di Napoli (giugno 2021), e chiudendo così definitivamente un procedimento giudiziario che specie nel grado iniziale fu molto teso e combattuto. Accusa e difesa si sfidarono infatti a colpi di perizie medico-legali relative all’ora della morte della donna. Alla fine però la verità processuale emersa dai due gradi di giudizio è che Katia fu uccisa tra le 18 e le 19, ovvero quando Lavoretano era in casa; determinante per fissare l’orario, circostanza fondamentale su cui si è giocata «la partita» tra accusa e difesa, fu la consulenza realizzata dall’ex colonnello del Ris Luciano Garofano.
L’alibi. Lavoretano si è sempre professato innocente, e già la sera del delitto provò ad accreditare un alibi, presentando uno scontrino della spesa per dimostrare che quando era stata uccisa la moglie lui era al supermercato, quindi ventilò l’ipotesi di una rapina e poi accusò altre persone. Ma niente, i giudici di primo e secondo grado non gli hanno creduto, e la Cassazione ha respinto il suo ricorso facendo passare in giudicato la condanna. Per quanto riguarda invece il movente, in mancanza di confessione da parte di Lavoretano, sembra probabile che sia da ricercare nel tentativo di Katia di ribellarsi ad un marito che la teneva isolata, che non la faceva quasi mai uscire e non le garantiva alcuna indipendenza economica; la ragazza, è emerso, non frequentava nessuno.
Il figlio aveva 7 mesi. Lavoretano è in carcere dal gennaio 2020, ovvero dai giorni successivi alla sentenza di primo grado. Nella vicenda, oltre alla Tondi, vi è anche una seconda «vittima», ovvero il figlio della coppia, che aveva appena sette mesi quando il padre uccise la madre. Il piccolo è cresciuto con i nonni paterni ma vede anche i nonni materni.