Cinzia Agnoletti, 51 anni, lavapiatti, mamma. Massacrata di botte e strangolata dal marito
Castelvetro (Piacenza), 26 Settembre 2013
Lei spesso si appoggiava all’alcol, una relazione sentimentale ormai agli sgoccioli, in un equilibrio psicologico costantemente in bilico, e in un contesto abitativo degradato dalla povertà e dall’incuria.
Gianpietro Gilberti, 53 anni, padre. Disoccupato da tanto tempo.
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«Una porta sbattuta ha fatto scattare il raptus omicida». Cinzia soffocata in vari modi
Delitto di Castelvetro: la procura di Piacenza, che coordina le indagini dei carabinieri di Fiorenzuola, spiega i particolari dell’omicidio, secondo la ricostruzione fatta dall’arrestato in sede di primo interrogatorio, e giudicata attendibile e pertinente.
E’ stato un accanimento quello di Gianpietro Gilberti contro la compagna Cinzia Agnoletti: per ucciderla, in preda a un raptus, l’ha prima tramortita con un pugno, poi l’ha strangolata a mani nude. Subito dopo le ha stretto intorno al collo il laccio di una tapparella e poi – ancora – l’ha soffocata con due cuscini e infine le ha messo un sacchetto di plastica in testa. Lo stesso sacchetto che poi ha utilizzato lui stesso per suicidarsi, ma senza riuscirci.
La procura della Repubblica di Piacenza, che coordina le indagini dei carabinieri di Fiorenzuola e del Nucleo investigativo di Piacenza,spiega i particolari del delitto, secondo la ricostruzione fatta dall’arrestato, in sede di primo interrogatorio, e comunque giudicata attendibile e pertinente. Il sostituto procuratore Antonio Colonna e il capitano Emanuele Leuzzi spiegano che il delitto è maturato in un ambito famigliare «compromesso nei rapporti e profondamente logorato»: lui, disoccupato da tanto tempo, lei con un lavoro precario come lavapiatti. Il tutto inserito in una relazione sentimentale ormai agli sgoccioli, in un equilibrio psicologico costantemente in bilico, e in un contesto abitativo degradato dalla povertà e dall’incuria.
I due litigavano già da molto tempo: l’altra sera l’ennesima lite, per un motivo banale: una porta sbattuta e che non si riapriva più perché era caduta la maniglia. La donna era appena rientrata nell’abitazione al primo piano di via Stazione a Castelvetro. La porta tra l’anticamera e il soggiorno non si apre più. Lei inizia a dare dei pugni sulla porta, lui dall’altra parte perde le staffe e apre di colpo. A questo punto, preso dal raptus, con un pugno al volto la tramortisce, poi la uccide soffocandola ripetutamente in vari modi. Alla fine esce di casa e se ne sta fuori per ore a vagare senza una meta, ma realizzando quello che aveva appena commesso.
Così decide di rientrare in casa – è quasi l’alba di giovedì – e manda un sms al figlio 24enne che abita a Monticelli: gli dice di andare dai carabinieri e di portarli in casa. Nel frattempo tenta di uccidersi prendendo dei sonniferi e addormentandosi con un sacchetto di plastica in testa per morire soffocato nel sonno. Ma non ci riesce e viene arrestato dai militari che lo trovano ancora vivo in casa. Difeso dall’avvocato Luigi Ruggeri del Foro di Piacenza, Gianpietro Gilberti è accusato di omicidio volontario, e si trova in carcere alle Novate in attesa dell’interrogatorio di convalida del provvedimento di fermo da parte del Gip di Piacenza. Il quale, con ogni probabilità, firmerà anche l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.