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Davide Fontana, 43 anni, bancario e food blogger, regista amatoriale di filmini porno. Uccide la vicina di casa, fa a pezzi il corpo, tenta di bruciarlo poi lo congela e infine lo getta in diversi sacchi in un dirupo. Il giudice di primo grado esclude premeditazione e crudeltà e lo condanna a 30 anni, ma in appello vengono riconosciute le aggravanti e viene condannato all’ergastolo

Rescaldina (Milano), 10 Gennaio 2022


Titoli & Articoli

Omicidio Maltesi, per i giudici che hanno condannato a 30 anni Davide Fontana “lui si sentì usato dalla giovane e disinibita Carol”
Per l’uomo che ha ucciso e fatto a pezzi la giovane donna non è stata accolta la richiesta di ergastolo: “A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte”
Con circa 30 giorni d’anticipo il presidente della sezione penale del Tribunale di Busto Arsizio Giuseppe Fazio ha depositato le motivazioni della sentenza che ha stabilito la pena di 30 anni, in primo grado, per Davide Fontana omicida reo confesso della giovane Carol Maltesi, eseguito l’11 gennaio del 2021 e il cui corpo fu scoperto a distanza di mesi, fatto a pezzi, scarnificato in parte e in parte bruciato, nei boschi della località di Borno, in provincia di Brescia.
La Procura della Repubblica di Busto Arsizio aveva chiesto l’ergastolo dopo che era stato appurato che Fontana era in grado di intendere e di volere. Una sentenza che ha fatto molto discutere sia per la particolare crudeltà del caso che per le modalità e l’ambiente in cui tutto si è svolto. Nelle motivazioni la Corte d’Assise ha spiegato perché ha escluso la premeditazione, le aggravanti dei motivi abietti e futili e la crudeltà che sono poi il discrimine tra l’ergastolo e la pena che è stata decisa, definita dal padre di Carol “un’ingiustizia”.
Per i giudici non ci sarebbe stata premeditazione A pagina 15 delle motivazioni la corte ha valutato tutta la vicenda del falso account di Onlyfans creato da Davide Fontana per richiedere un video “violento” a Carol Maltesi, video che poi lo stesso Fontana ha sceneggiato e realizzato portandola alla morte, non prima di essersi fatto dare il pin del telefono col quale poi ha potuto mandare un video per far ingelosire il fidanzato della ragazza ma anche per avere accesso al telefono e far credere (per mesi) che lei fosse ancora viva. A raccontarlo, tra l’altro, è lo stesso Fontana durante il suo esame ma la giustificazione fornita è stata quella di far ingelosire il fidanzato del momento (Salvatore Galdo).
La premeditazione sarebbe stata esclusa per motivi di tempo. Sarebbe passato troppo poco tempo dalla maturazione della decisione di ucciderla all’omicidio per definirla una vera e propria premeditazione. Non basterebbe nemmeno l’innamoramento dichiarato più volte a definire la gelosia quale movente in quanto l’imputato non aveva in alcun modo fermato l’attività di prostituzione e di attrice porno che, anzi, favoriva. Anche le relazioni sentimentali intrattenute da Carol dopo che i due si erano lasciati non sono state tutte ostacolate (solo l’ultima, con il video che l’ha poi condotta alla morte). I giudici sottolineano che Fontana faceva di tutto per stare vicino a Carol Maltesi tanto da accontentarsi di un equilibrio al ribasso e non poteva (almeno fino a natale 2021) volerne la morte.

Con circa 30 giorni d’anticipo il presidente della sezione penale del Tribunale di Busto Arsizio Giuseppe Fazio ha depositato le motivazioni della sentenza che ha stabilito la pena di 30 anni, in primo grado, per Davide Fontana omicida reo confesso della giovane Carol Maltesi, eseguito l’11 gennaio del 2021 e il cui corpo fu scoperto a distanza di mesi, fatto a pezzi, scarnificato in parte e in parte bruciato, nei boschi della località di Borno, in provincia di Brescia.

 

La Procura della Repubblica di Busto Arsizio aveva chiesto l’ergastolo dopo che era stato appurato che Fontana era in grado di intendere e di volere. Una sentenza che ha fatto molto discutere sia per la particolare crudeltà del caso che per le modalità e l’ambiente in cui tutto si è svolto. Nelle motivazioni la Corte d’Assise ha spiegato perché ha escluso la premeditazione, le aggravanti dei motivi abietti e futili e la crudeltà che sono poi il discrimine tra l’ergastolo e la pena che è stata decisa, definita dal padre di Carol “un’ingiustizia”. Per i giudici non ci sarebbe stata premeditazione A pagina 15 delle motivazioni la corte ha valutato tutta la vicenda del falso account di Onlyfans creato da Davide Fontana per richiedere un video “violento” a Carol Maltesi, video che poi lo stesso Fontana ha sceneggiato e realizzato portandola alla morte, non prima di essersi fatto dare il pin del telefono col quale poi ha potuto mandare un video per far ingelosire il fidanzato della ragazza ma anche per avere accesso al telefono e far credere (per mesi) che lei fosse ancora viva. A raccontarlo, tra l’altro, è lo stesso Fontana durante il suo esame ma la giustificazione fornita è stata quella di far ingelosire il fidanzato del momento (Salvatore Galdo).

 

La premeditazione sarebbe stata esclusa per motivi di tempo. Sarebbe passato troppo poco tempo dalla maturazione della decisione di ucciderla all’omicidio per definirla una vera e propria premeditazione. Non basterebbe nemmeno l’innamoramento dichiarato più volte a definire la gelosia quale movente in quanto l’imputato non aveva in alcun modo fermato l’attività di prostituzione e di attrice porno che, anzi, favoriva. Anche le relazioni sentimentali intrattenute da Carol dopo che i due si erano lasciati non sono state tutte ostacolate (solo l’ultima, con il video che l’ha poi condotta alla morte). I giudici sottolineano che Fontana faceva di tutto per stare vicino a Carol Maltesi tanto da accontentarsi di un equilibrio al ribasso e non poteva (almeno fino a natale 2021) volerne la morte.
L’esclusione dei motivi abietti e futili Secondo la corte la vera ragione dell’uccisione di Carol sarebbe da ricercarsi nel fatto che Fontana aveva ormai capito che la ragazza si sarebbe definitivamente allontanata da lui andando a vivere a Verona per stare con Salvatore Galdo, poter stare più vicina a suo figlio (che viveva in quella città col padre naturale) ed essere direttamente collegata con Praga dove voleva far definitivamente decollare la sua carriera di attrice hard.
Questa prospettiva di ritorno ad una vita solitaria e grigia dalla quale era emerso proprio allacciando il rapporto con Carol Maltesi e il morboso innamoramento che aveva confessato all’amica, insieme al fatto di sentirsi usato e scaricato, ha scatenato l’azione omicida. La corte ha ritenuto che questo motivo-movente non possa essere considerato abietto e futile dal punto di vista tecnico-giuridico. Non ci sono state sevizie e crudeltà L’esclusione dell’aggravante della crudeltà e delle sevizie, infine, secondo la Corte d’Assise di Busto Arsizio, è invece dovuta al fatto che la ragazza aveva dato sostanzialmente l’assenso alle fasi “bondage” che hanno preceduto l’assassinio.
I colpi di mazzetta al capo sono stati dati senza soluzione di continuità e non in più fasi. Fontana, quindi, non ha allungato l’agonia della vittima la quale si muoveva (legata mani e piedi e imbavagliata) per reazione meccanica e non per schivare i colpi. Quanto avvenuto dopo per occultare il cadavere (il depezzamento, il congelamento dei resti, il tentativo di bruciarlo e l’abbandono in un bosco) per quanto di una spaventosa crudeltà nulla hanno a che vedere con le fasi dell’omicidio.

 

Omicidio Carol Maltesi: Fontana la massacrò perché si sentiva “usato” e “messo da parte”
Sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza di primo grado sul delitto di Rescaldina: ecco perché l’omicida non è stato condannato all’ergastolo
Davide Fontana, bancario food blogger di 44 anni, uccise la 26enne Carol Maltesi e ne disperse i resti, fatti a pezzi, perché si era reso conto che lei “si stava allontanando da lui, scaricandolo”. E’ quello che si legge nelle motivazioni della sentenza depositata dal Tribunale di Busto Arsizio che condanna l’assassino a 30 anni di carcere e non all’ergastolo, come era stato chiesto dall’accusa. La Procura aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Ma i giudici, dopo una lunga camera di consiglio, non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate (premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili) mentre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti.
Il delitto. Fontana, reo confesso, aveva raccontato agli inquirenti di aver ucciso la vicina di pianerottolo Carol Maltesi colpendola in testa con un martello e tagliandole la gola tra il 10 e l’11 gennaio del 2022 mentre giravano un filmino hard nella casa di lei, a Rescaldina, in provincia di Milano. Aveva poi fatto a pezzi il cadavere, tentando, senza riuscirci, di dargli fuoco in un braciere. In un secondo momento il bancario e food blogger aveva congelato i resti della ragazza di 26 anni in un frigo comprato su Amazon e poi li aveva gettati in un dirupo tra i monti bresciani, a Borno, dove erano poi stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.
Carol Maltesi, madre di un figlio piccolo, lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans’ col nome ‘Charlotte Angie’.
Una perizia psichiatrica aveva accertato che l’imputato era capace di intendere e di volere. Inoltre per più di due mesi, dal telefonino della ragazza aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere che fosse viva”. Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”. Bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione.
“Lei, giovane e disinibita, massacrata perché lui si sentiva usato” Nelle motivazioni della sentenza si legge che l’uomo aveva capito che Carol voleva lasciare la provincia di Varese per trasferirsi tra l’Est Europa e la zona di Verona, dove abita il figlio di 6 anni.
L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile”, si legge nel documento.
Secondo i giudici, che hanno escluso l’aggravante dei motivi abietti, “Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida”. E ciò, insieme alla “consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte“, ne aveva scatenato la furia omicida.
Un movente che “non può essere considerato abietto o futile in senso tecnico-giuridico”, sostengono i giudici, escludendo anche la premeditazione: il femminicidio “fu conseguenza di condotta voluta dall’imputato sorretta da dolo diretto se non da dolo intenzionale, ma non fu conseguenza di premeditazione”.
La zia di Carol: “Senza l’ergastolo, nessuna giustizia”. Dopo la sentenza, pronunciata lo scorso 12 luglio, la zia della vittima aveva dichiarato: “È una vergogna, mia nipote l’ergastolo lo ha avuto a vita, così come sua madre e il mio nipotino“. “Lascio tutto nelle mani di Dio, è una vergognci aspettavamo l’ergastolo, anche se a mia sorella non interessava, perché tanto niente le riporterà Carol“. “Con tutto quello che succede – aveva concluso -, Fontana tra dieci anni sarà fuori e potrà rifarsi una vita, mia nipote di 26 anni non torna più“.

Carol Maltesi: omicida a pm, sono un vigliacco e sono pentito
(ANSA) – BUSTO ARSIZIO, 06 APR – “Sono un vigliacco, mi vergogno per ciò che ho fatto e per non avervi chiamato subito”. Queste le parole pronunciate da Davide Fontana, il 43 enne che ha ucciso e fatto a pezzi la vicina di casa Carol Maltesi a Rescaldina (Milano), il cui corpo è stato ritrovato la scorsa settimana nelle campagne bresciane, durante il suo terzo interrogatorio, reso oggi al Procuratore di Busto Arsizio (Varese) Carlo Nocerino nel carcere di Brescia. E’ quanto ha detto all’ANSA il suo avvocato difensore Stefano Paloschi. Fontana, ascoltato per oltre cinque ore, “ha risposto a tutte le domande degli inquirenti e si è detto assolutamente pentito”, ha detto il legale. Durante l’interrogatorio “ha avuto un crollo emotivo”, ha aggiunto Paloschi, “si è dato più volte del vigliacco per non aver avuto il coraggio di chiamare subito le forze dell’ordine”. Nelle cinque ore di colloquio, gli inquirenti hanno cercato riscontri rispetto alle prove del delitto repertate a casa della vittima e a quanto già detto in precedenza dallo stesso Fontana. Paloschi, avvocato d’ufficio dal giorno dell’arresto del 43 enne, è stato nominato legale di fiducia. (ANSA).

Fatta a pezzi e buttata in un fosso, 30 anni a Fontana per la morte di Carol Maltesi
I giudici non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate: premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili
Trent’anni di carcere. È la condanna pronunciata dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio nei confronti di Davide Fontana, reo confesso di aver ucciso la vicina di pianerottolo Carol Maltesi colpendola in testa con un martello e tagliandole la gola tra il 10 e l’11 gennaio del 2022 mentre giravano un filmino hard nella casa di lei, a Rescaldina, in provincia di Milano.
La Procura aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Ma i giudici, dopo una lunga camera di consiglio, non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate (premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili) mentre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti. L’uomo aveva raccontato agli inquirenti di avere fatto a pezzi il cadavere tentando, senza riuscirci, di dargli fuoco in un braciere. In un secondo momento il bancario e food blogger ha congelato i resti della ragazza di 26 anni in un frigo comprato su Amazon e poi li ha gettati in un dirupo tra i monti bresciani, a Borno, dove sono stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.
Maltesi, madre di un figlio piccolo, lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans’ col nome ‘Charlotte Angie’.

Una perizia psichiatrica ha accertato che l’imputato era capace di intendere e di volere.
Per più di due mesi, dal telefonino della ragazza aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere loro che fosse viva”.
Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”. Bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione.
Fontana dovrà risarcire il figlio della vittima
Davide Fontana dovrà risarcire 180mila euro al figlio di Carol Maltesi, la donna che, come ha confessato e come ha stabilito la sentenza di primi grado, ha ucciso. Inoltre dovrà versare ai nonni del bimbo complessivamente 100mila euro e 20mila euro al padre del bambino. L’uomo ha assistito alla lettura del verdetto. La Corte ha accolto alcuni degli argomenti portati dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri, secondo i quali non ci fu premeditazione perché si trattò di un delitto d’impeto e nemmeno la crudeltà perché non ‘infierì’ sul corpo della donna oltre a quanto fosse funzionale alla sua uccisione.
Ha cercato di liberarsi del cadavere “con modi maldestri, approssimativi, confusi”, è stata la tesi dei legali, e non aveva fatto ricerche pregresse su come disfarsi del corpo, né per procurarsi il materiale per farlo a pezzi e per la pulizia, che è stata definita “grossolana”. Accolte anche le generiche equivalenti alle residue aggravanti che i legali avevano richiesto tenendo conto delle scuse di Fontana che aveva detto: “So di poter sembrare parecchio distaccato e controllato, provo un’enorme sofferenza ogni giorno. Sono pentito per quello che ho fatto e non so se riuscirò mai a perdonarmi. Voglio chiedere scusa a tutti, in particolare ai familiari di Carol e a suo figlio”. 

Il giornalista che ha smascherato il killer di Carol Maltesi: “Ho capito che stavo parlando con l’assassino”
Fanpage.it ha intervistato Andrea Tortelli, il giornalista 43enne direttore del giornale locale BsNews che ha impresso una svolta decisiva alle indagini sull’omicidio di Carol Maltesi
La mattina di sabato 26 marzo Andrea Tortelli, direttore del giornale locale online BsNews, era alle prese, come tanti altri giornalisti in quei giorni, con il secondo giallo che in pochi mesi aveva acceso i riflettori sulle montagne bresciane, dopo l’omicidio di Laura Ziliani. Ma dei quattro sacchi dell’immondizia ritrovati la domenica precedente, 20 marzo, a Paline di Borno, in Valcamonica, poco si sapeva. Ancor meno a chi appartenesse il cadavere di donna sezionato in 15 pezzi e contenuto al loro interno. Poi, però, nel giro di poche ore Tortelli, seguendo una “pista” è stato in grado di imprimere una svolta decisiva alle indagini, trovandosi a scambiare dei messaggi con colui che si è rivelato essere l’assassino reo confesso di Carol Maltesi, il 43enne Davide Fontana. Fanpage.it lo ha intervistato.
Dalla segnalazione di un amico, che quella mattina mi ha chiamato e mi ha fatto il nome di Charlotte Angie (il nome d’arte di Carol Maltesi, ndr). Aveva sentito una sua intervista, quattro o cinque mesi prima, alla trasmissione radiofonica “La Zanzara” e, incuriosito, aveva iniziato a seguirla sui social. Lì la donna pubblicava molte foto, dove erano visibili i suoi tatuaggi. Alcuni dei quali, secondo il mio amico, corrispondenti a quelli che gli inquirenti avevano rilevato sul cadavere della donna e diffuso per facilitarne l’identificazione. Così mi sono messo al lavoro, ispezionando i profili social di Angie, foto per foto, video per video, con fermo immagini e ingrandimenti. In poco tempo mi sono accorto che 8 dei tatuaggi immortalati negli scatti corrispondevano a quelli elencati dai carabinieri. E altri due erano compatibili.
Ma non ti sei fermato a quelli…

Nel frattempo ho iniziato a scandagliare il web alla ricerca di fonti vicine alla donna, che tra l’altro era silente sui social da un po’ di tempo. Ho contattato tantissime persone, cercando in particolare quelle che potevano aver lavorato con lei, come registi e agenzie. Dal mondo professionale che aveva gravitato attorno a Charlotte/Carol ho avuto informazioni fondamentali
Quali?

Innanzitutto i dati della sua carta d’identità, che corrispondevano esattamente all’identikit divulgato dagli inquirenti dopo le analisi sul cadavere ritrovato a Borno. Poi, elemento decisivo, il suo numero di cellulare. Ho provato a chiamarla, ma risultava sempre spento, come ultimo tentativo le ho scritto, dichiarando subito il mio ruolo di giornalista e la necessità di verificare una notizia.
E che risposte sono arrivate?
Alla mia richiesta di parlarne a voce, per telefono, la replica è stata: “Non ho tempo adesso per i giornalisti e per spiegare perché ho lasciato il porno”. E quando ho spiegato il motivo per cui avevo scritto a quel numero: “Ah ho capito mi hanno già detto diverse persone di quella ragazza. Io sto bene fortunatamente”. Poi più nulla. Ho chiesto se mi mandava un audio di tre secondi, ma niente. A quel punto l’ipotesi che qualcuno stesse scrivendo al posto di Carol diventava sempre più concreta…
E quindi?
Intanto avevo fatto altre ricerche: ero riuscito a risalire alla vera identità di Charlotte, ai suoi profili social “in borghese” e a persone che mi avevano parlato di lei, dicendomi che non la sentivano da tempo né vedevano suoi contenuti sui social. Mi è anche stato fatto notare che, nel mondo del porno, nessuno metterebbe mai come foto profilo di Whatsapp un’immagine scattata durante i provini con la scritta in evidenza. Altri mi avevano detto di aver ricevuto, dopo la metà di gennaio, messaggi da quel numero con una richiesta specifica: “Togliete tutte le mie foto, sono uscita dal mondo del porno”. Tutti questi elementi mi hanno fatto pensare che ci fosse qualcuno di pericoloso ancora in circolazione e dato che sono un giornalista e non un detective, ho dato tutto il materiale che avevo ai carabinieri. Ero tentato di insistere, per saperne di più, ma non volevo rischiare di inquinare le prove.
Con gli inquirenti come è andata?
Mi hanno dato la loro piena disponibilità. Ho chiesto solo conferma di un dettaglio che ancora mancava, cioè se il tatuaggio del costato fosse di colore rosso. E lo era. Poi ho rimesso tutto nelle loro mani.
Come ti sei sentito quando hai saputo che avevi parlato con un assassino e che questo assassino era Davide Fontana?Sollevato. Perché si tratta sì di una persona che era sì vicina a Carol, ma non nella stretta cerchia familiare. In quel caso il dramma sarebbe stato ancora più grande per chi le voleva bene.
E ora?
Ho ricevuto 135 telefonate in un giorno, anche da giornali internazionali come il Times, il Daily Mirror e il Telegraph, ma la cosa che più mi ha stupito è stato l’atteggiamento dei colleghi italiani: molti mi hanno chiamato semplicemente per complimentarsi, mi ha fatto davvero piacere. Credo che, da un punto di vista giornalistico, l’elemento chiave di questa storia sia che è stata un’inchiesta condotta con metodi tradizionali, senza particolari conoscenze, “solo” con la ricerca, la metodicità e un po’ di intuito.

Carol Maltesi, spunta il nuovo retroscena: “Una telefonata convinse Fontana ad ucciderla”
L’omicidio di Carol Maltesi è stato uno dei più discussi del 2022 per via delle modalità inquietanti con le quali Davide Fontana ha ucciso la 26enne. Poche ore fa è venuto fuori un nuovo retroscena riguardo il momento esatto in cui il dipendente bancario ha deciso di ucciderla.
L’11 gennaio 2022 un uomo di nome Davide Fontana uccideva una ragazza di nome Carol Maltesi. I due si trovavano in un appartamento a Legnano, in provincia di Milano, per girare un video che sarebbe finito sul profilo OnlyFans della 26enne. Carol Maltesi, per lavoro, diventava Charlotte Angie e pubblicava video vietati ai minori su vari siti, tra cui il suo profilo OnlyFans, una delle maggiori fonti di guadagno della ragazza, in passato commessa.
Quello che è successo nei giorni successivi è letteralmente da film dell’orrore. L’uomo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha fatto a pezzi il cadavere e lo ha messo in un congelatore acquistato appositamente per l’occasione. Successivamente ha fatto delle ricerche per trovare il modo per disfarsi dei resti mortali dell’attrice. Ha prima provato a bruciarlo e poi l’ha gettato in un dirupo nelle valli bresciane. Il ritrovamento ha fatto scattare le indagini. L’omicida è in carcere da diversi mesi e nelle ultime ore è stata effettuata la perizia psichiatrica che ha fatto emergere nuovi dettagli sulla mente del killer.
La telefonata che ha convinto Fontana. Dal colloquio con gli psichiatri della difesa, è emerso che il 43enne fosse “innamorato di Carol in modo infantile, come un 12enne. Aveva paura di perderla”. Lo riporta Il Corriere del Veneto. Sempre dalla perizia, è emerso un particolare che si è rivelato fondamentale per le indagini. Pare che la Maltesi abbia ricevuto una telefonata dal suo ex veronese mentre si trovava con Fontana per girare un video. Il padre della figlia, durante la conversazione telefonica, l’avrebbe convinta una volta per tutte a trasferirsi a Verona: lei sembrava disposta a farlo e nella mente di Fontana sarebbe scattata una scintilla.
“Quella telefonata potrebbe essere entrata nella mente di Fontana come una lama che ha trafitto quella parte vulnerabile di lui che si stava concentrando sui loro progetti futuri”. Questa è la conclusione degli psichiatri della difesa, come riporta il Corriere del Veneto. A loro avviso, dunque, l’impeto omicida altro non è stato che un “momento di rabbia” a causa di quella telefonata da Verona. Per via delle accuse raccolte finora, potrebbe scattare l’ergastolo ma si tratta di un caso estremamente complesso e a giudicare dai tempi della giustizia italiana, prima di un verdetto definitivo ci vorrà del tempo.

È della pornodiva Charlotte Angie il cadavere fatto a pezzi a Borno. Confessa il vicino: “Gioco erotico finito male”
L’uomo di 43 anni ha confessato di aver ucciso la ragazza a gennaio, poi di aver nascosto il suo corpo in un congelatore nella casa della vittima
È crollato dopo tre ore di interrogatorio e ha confessato tutto: Davide Fontana ha ucciso la venticinquenne Carol Maltesi durante un gioco erotico colpendola con un martello, «poi non ho più capito nulla». Fontana è un impiegato di banca nel Milanese ed è reo confesso dell’attrice hard Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie, arrestato la scorsa notte con le accuse di omicidio volontario aggravato, occultamento e distruzione di cadavere. Il 43enne avrebbe ammesso di averla uccisa colpendola più volte alla testa con un bastone e poi di aver sezionato il corpo facendo ricorso a seghe e cesoie. Fontana avrebbe anche confessato di aver sfigurato il cadavere della giovane attrice hard per non renderlo riconoscibile, di averla lasciata in un congelatore per due mesi, nella stessa abitazione della vittima, prima di liberarsene. Avrebbe scelto l’alta Val Camonica, ha raccontato agli inquirenti, perché conosceva la zona per esserci stato in passato.
Dalle prime ricostruzioni dell’accaduto l’uomo era un vicino di casa di Carol e, in passato, sarebbe stato legato alla donna, con la quale sarebbe rimasto in rapporti di amicizia. Vivevano entrambi in una corte a Rescaldina in provincia di Milano, dove questa mattina i due appartamenti sono stati messi sotto sequestro.
Madre di un bimbo di sei anni, ex commessa in un negozio di profumi, Carol Maltesi si è avvicinata al mondo dell’hard durante il lockdown del 2020, forse per problemi economici, filmandosi e pubblicando sulla piattaforma Onlyfans i suoi video. Solo più tardi ha deciso di diventare Charlotte Angie e di fare di quel gioco una professione vera e propria, divisa tra il mondo dei video porno e quello dei night, dove si esibiva come spogliarellista. L’11 marzo era attesa sul palco di un locale notturno per una tre giorni dedicata al settore, dove però non si è mai presentata. Già da settimane di lei non si sapeva più nulla.
Davide Fontana l’ha uccisa verso fine gennaio e in questi due mesi, ha raccontato durante l’interrogatorio al pm Lorena Ghibaudo, nessuno l’ha cercata: «Solo la mamma con alcuni messaggi Whatsapp e l’ex compagno sempre con messaggi. Al telefono nessuno».

Omicidio Carol Maltesi, il macabro piano dell’assassino
L’assassino di Carol Maltesi resta in carcere, accusato di omicidio volontario, distruzione di cadavere e occultamento. Così ha deciso il gip del tribunale di Brescia, Angela Corvi, che ha convalidato il fermo. Troppo gravi gli indizi sulla sua colpevolezza, così come troppo numerosi gli aspetti ancora da chiarire. L’assassino dell’attrice hard 26enne, il cui corpo smembrato è statoritrovato domenica scorsa a Paline di Borno abbandonato in una scarpata, ha confessato di averla ammazzata, fatta a pezzi e di averne conservato i resti per due mesi in un congelatore. Davide Fontana, 43enne impiegato di banca e foodblogger, era il vicino di casa della ragazza, che viveva in un appartamento a Rescaldina (in provincia di Milano)
L’interrogatorio di convalida, che si è svolto questa mattina nel carcere di Canton Mombello, è durato circa 30 minuti. «Con la confessione è uscito da un incubo che stava vivendo da due mesi» ha detto il suo legale Stefano Paloschi. Fontana ha raccontato agli inquirenti di aver colpito la donna con un martello durante un gioco erotico. «Non so cosa sia successo. Mi son reso conto di averle procurato molte ferite e perdeva molto sangue. Credo che fosse già morta ma, non sapendo che altro fare, le ho tagliato la gola con un coltello da cucina» sono le parole usate dall’uomo nel lungo interrogatorio di lunedì notte, che si è concluso con il fermo disposto dal pm Lorena Ghibaudo e confermato dal gip che si è poi dichiarata incompetente territorialmente e ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Busto Arsizio.
Nei prossimi giorni gli inquirenti entreranno nelle case della vittima e del suo assassino per i primi accertamenti, così come inizieranno ad analizzare i cellulari sequestrati. Fontana ai carabinieri di Brescia ha anche aggiunto che dopo aver fatto a pezzi Carol Maltesi ha cercato di dare fuoco ai resti. «Ho prenotato un appartamento su Air B&B sito a Vararo (in provincia di Varese, ndr). Era una casa singola in collina, isolata. Nella zona barbecue ho provato ad appiccare il fuoco ai resti, utilizzando alcol e benzina» ha spiegato. Il congelatore in cui ha poi deciso di conservare il corpo lo aveva comprato apposta e lo aveva installato a casa della donna con la quale aveva avuto una relazione che – ha spiegato Davide Fontana – era finita dopo un viaggio a Viterbo per girare le scene del primo film a luci rosse registrato dalla ragazza.
Il ricordo della madre La mamma di Carol Maltesi ha detto al suo avvocato: «Voglio ricordare mia figlia come la conoscevo io, di quello che dicono gli altri non mi interessa». Nonostante i genitori fossero separati, «Carol aveva una famiglia che la amava, anche se mamma e papà erano separati, le volevano bene, la chiamavano principessa» ha proseguito l’avvocato Scalia. «Nel periodo in cui la ragazza sembrava scomparsa – ha spiegato il legale all’Ansa – la mamma ha continuato a chiamarla», ma Davide Fontana, arrestato dopo aver confessato il delitto, «le aveva scritto fingendosi Carol di essere a Dubai, dove non poteva usare il telefono». Lo stesso è accaduto all’ex compagno di Carol, padre di suo figlio. «Ha continuato a chiamarla, e si è insospettito il giorno del compleanno del piccolo, perché lei non mancava mai una videochiamata». Quando Maltesi non è comparsa in videochiamata, «il padre del suo bambino ha pensato di andare al Consolato, pensando che le fosse accaduto qualcosa», ha aggiunto l’avvocato Scalia.
«Lui era ossessionato da leisi era trasferito a Rescaldina dopo solo un mese dal primo contatto sui social, con il quale si era proposto di farle delle foto e seguirle i profili social», ha spiegato Scalia. «Ho potuto appurare queste informazioni grazie alle conversazioni telefoniche tra Fontana e l’ex fidanzato di Carol, con cui lei era rimasta in contatto», ha proseguito. «Quando è andato a trovarla si è ritrovato le gomme della macchina bucate, e ha sempre avuto la sensazione che Fontana fosse geloso». Secondo la legale, «lei si è fidata perché lui si presentava come una persona perbene, pacata», e «di certo so che Carol non è morta per un gioco erotico finito male». Domani in Italia arriverà anche il padre della 26 enne, dall’Olanda. «Un uomo distrutto dal dolore, la chiamava principessa, si volevano molto bene», ha aggiunto. «Anche il padre del suo bimbo è sotto shock, sono persone che ora vanno tutelate e protette».

Omicidio Carol Maltesi, niente ergastolo per l’assassino. L’ira dei parenti: “Questa non è giustizia”
Busto Arsizio, escluse le aggravanti, Davide Fontana sconterà 30 anni. Il grido di dolore in Tribunale della zia della ragazza: “Vergogna”
Niente ergastolo
 per Davide Fontana, reo confesso del brutale omicidio di Carol Maltesi, la 26enne vicina di casa presa a martellate, sgozzata e fatta a pezzi. La sentenza è arrivata nel pomeriggio di ieri dal Tribunale di Busto Arsizio dopo ben 7 ore di camera di consiglio. Alla fine la corte ha escluso le aggravanti della premeditazione, delle sevizie e dei futili e abietti motivi, che avrebbero portato all’ergastolo, ritenendo sussistenti le aggravanti della minorata difesa della vittima e la relazione affettiva tra i due. “Questa non è giustizia. È una vergogna”, ha gridato piangendo la zia di Carol, Anna. Attendono le motivazioni della sentenza i legali del padre della ragazza: “Non capiamo assolutamente come siano state escluse le aggravanti”, spiega il legale Manuela Scalia. “Leggeremo le motivazioni, capire per quali ragioni sono state escluse le aggravanti da ergastolo”, ribadisce Carlo Nocerino, procuratore del tribunale. Il pm Carlo Alberto Lafiandra aveva chiesto per Fontana l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. In primo grado per le parti civili è stata riconosciuta la somma di 180mila euro per il figlio di Carol, 20mila euro al padre del figlio della donna, 40mila al papà di Carol e 60mila alla madre.
Ma il primo grado si chiude anche con la piccola vittoria dell’avvocato difensore Stefano Paloschi, che aveva chiesto per Fontana il minimo della pena escludendo per il proprio assistito premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili. Inoltre sempre secondo i legali, l’ex impiegato di banca con la passione per fotografie e cibo, non sarebbe infatti mai stato geloso della donna ma solo “molto assecondante” nei confronti delle sue altre frequentazioni e del suo lavoro nel mondo dei video hard. I legali avevano poi specificato che Fontana avrebbe, dopo il delitto, nascosto il cadavere in maniera “confusa e maldestra”, senza piani prestabiliti.
Carol sarebbe stata colpita a martellate dopo una telefonata col suo ex compagno, in cui la giovane manifestava l’intenzione di trasferirsi nel Veronese per stare vicina al figlio piccolo. Fontana la colpì con violenza più volte al cranio e poi con una coltellata alla gola. Un gesto che Fontana stesso in giudizio definì “un atto di pietà”. Una volta uccisa l’assassino fece a pezzi il cadavere e conservò i resti della ragazza in un frigorifero acquistato su Amazon. Dopo aver tentato di bruciarli in un braciere, li ha gettati in un dirupo a Borno, paese della Valcamonica che conosceva bene essendoci stato da piccolo. I resti della donna furono rinvenuti in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.
I carabinieri diffusero le immagini dei tatuaggi ritrovati sui poveri resti e qualcuno si accorse che appartenevano a Charlotte Angie, una starlette di Onlyfans che in molti conoscevano, nome d’arte dietro cui si celava Carol Maltesi. Braccato dalle forze dell’ordine l’uomo, che nel frattempo usava la Fiat 500 di Carol e il suo cellulare, si era presentato in caserma dopo aver girato per ore a piedi a Rescaldina nei pressi della palazzina di corte dopo abitavano entrambi.

Omicidio Carol Maltesi, il padre al killer: “Aspetto che esci, anche 30 anni”
Da quando il corpo di sua figlia è stato ritrovato , Fabio Maltesi non fa passare giorno senza ricordarla sulla sua bacheca e spesso nei suoi post social si rivolge direttamente anche all’assassino, Davide Fontana: “Meglio che marcisci in cella di isolamento”.
Sono passate quasi tre settimane dal ritrovamento del cadavere di Carol Maltesi, la 26enne brutalmente uccisa a Rescaldina, nel Legnanese, e poi nascosta oltre due mesi dentro un congelatore. Il suo corpo mutilato era stato chiuso in alcune buste della spazzatura e poi gettato il 20 marzo in un dirupo a Borno, in provincia di Brescia. Da quando Carol Maltesi è stata ritrovata, suo padre Fabio Maltesi, non fa passare giorno senza ricordarla sulla sua bacheca e spesso nei suoi post social si rivolge direttamente anche all’assassino. In uno degli ultimi promette di vendicare il suo “angelo”: “Ti aspetto quando esci dal carcere anche dopo 30 anni”. Dalla sua pagina Facebok Fabio Maltesi scrive parlando a Davide Fontana, 43 anni, l’uomo che ha confessato l’omicidio, per poi dirsi pentito. Ma il papà di Carol Maltesi non crede a una parola:

“Tu diavolo maledetto assassino psicopatico mostro macellaio schifoso di me**a come ti sei permesso a togliere la vita e a torturare il suo bel viso e corpo anche dopo la morte della mia bimba bast**do maledetto che hai distrutto la vita del mio angelo Carol Angie Deborah Maltesi 26 anni togliendo via il diamante della mia di vita!!!”.

Omicidio Carol Maltesi, Davide Fontana condannato all’ergastolo. “Ci furono premeditazione e crudeltà” (Ansa – 21 febbraio 2024)

Le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, escluse in primo grado, sono state riconosciute dalla Corte d’Assise d’appello di Milano che ha condannato all’ergastolo, senza isolamento diurno, Davide Fontana per l’omicidio efferato di Carol Maltesi. Il bancario, reo confesso del delitto, uccise l’ex fidanzata l’11 gennaio del 2022 nella sua abitazione a Rescaldina, nel Milanese, colpendola con 13 martellate alla testa e poi sgozzandola.
“Sono felice”, ha detto la zia della vittima, commentando l’inasprimento della sentenza rispetto al primo grado quando l’uomo era stato condannato a 30 anni. “Nessuno ha il diritto di togliere la vita a un’altra persona. Ci speravamo, a maggior ragione dopo aver sentito quello che ha detto stamattina la difesa, buttando fango su mia nipote e sulla sua tomba” ha aggiunto, commentando il passaggio dell’arringa difensiva in cui si sottolineava che la lapide di Carol è ancora quella provvisoria . Mentre il procuratore generale Massimo Gaballo aveva proposto la pena massima, poi accolta dalla Corte, i difensori avevano chiesto che Fontana venisse giudicato con il rito abbreviato, che era stato rigettato in udienza preliminare per via delle aggravanti contestate e che avrebbe potuto far ottenere all’imputato lo sconto di un terzo sulla pena. Nella sua lunga arringa, l’avvocato Stefano Paloschi ha puntato proprio sull’assenza della premeditazione, della crudeltà e dei motivi futili e abietti, ricordando alla Corte che “non esistono mostri, ma solo persone che fanno cose mostruose”. 


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