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Claudio Bertazzoli, 46 anni, carabiniere, padre. Massacra la compagna con 46 colpi di forbice e martello, davanti alla figlia di due anni. Condannato con rito abbreviato a 16 anni di reclusione

Baricella (Bologna), 2 Aprile 2011


Titoli & Articoli

Omicidio di Baricella, il militare: “Sono stato proprio un animale (il Resto del Carlino – 5 aprile 2011)
«LO SAI CHE HO due papà?»: frase innocente, detta da una bimba di due anni, ma l’effetto è stato devastante per chi l’ha ascoltata, ovvero il padre a pieno titolo, Claudio Bertazzoli, 44 anni, appuntato dei carabinieri originario di Riolo Terme e residente a Baricella in provincia di Bologna. Era venerdì sera. La piccola era da poco rientrata assieme alla madre, Camilla Auciello, di 34 anni, lui aveva da poco terminato di sistemare il lettuccio della figlioletta e per questo aveva lasciato lì a portata di mano un martello.
QUELLA FRASE è rimbombata dentro al cervello di Bertazzoli per tutta la notte e al mattino è scattata la folle azione omicida. Il carabiniere ha afferrato un paio di forbici e le ha affondate ripetutamente sul petto della donna, poi ha preso il martello e le ha sfigurato il volto e la testa. «Nooo, non è possibile. Sono stato proprio un animale a ridurla così» ha urlato quando il pm Cristina D’Aniello gli ha mostrato una foto in bianco e nero del volto sfigurato della moglie. «Non voglio vederne altre, non voglio vederle a colori».
LA MENTE di Bertazzoli ha rimosso il momento del passaggio all’azione. «Non ricordo più nulla» ha ripetutamente risposto alle domande del pubblico ministero che a palazzo di giustizia di Ravenna insisteva nel tentativo di ricostruire la condotta omicida. «No, è inutile, non ricordo neppure se Camilla si sia difesa». Dalla posizione del cadavere, nella camera da letto, e da lesioni alle braccia è infatti altamente probabile che la compagna abbia accennato un minimo di reazione alle prime sforbiciate.
QUANDO SABATO pomeriggio è comparso davanti al pm D’Aniello assistito dal difensore d’ufficio Sandra Vannucci, l’appuntato dei carabinieri è apparso estremamente calmo. Ha parlato a ruota libera, ha raccontato della storia con Camilla iniziata quattro anni prima (i due non erano sposati), della nascita della bimba, poi ha parlato dei problemi sorti, della volontà di lei di interrompere la relazione. Al pm, Bertazzoli ha detto che non sapeva che la compagna avesse una relazione con un altro uomo. Quell’uomo cioè cui si riferiva la bimba quando venerdì sera parlò di «due papà»: al pomeriggio sembra che la donna avesse infatti incontrato l’amico in compagnia della figlioletta.
HA PARLATO a lungo, Bertazzoli, ma nulla ha detto sulle modalità dell’omicidio: «So solo che l’ho uccisa, non volevo che se ne andasse». Ciò che il pm sapeva e in base a cui ha formulato domande all’indagato, emergeva dalle annotazioni fatte dal personale del Commissariato di Faenza cui Bertazzoli sabato mattina si è presentato per costituirsi e al quale ha raccontato molti particolari e anche dalle testimonianze della sorella Marina e del cognato cui, prima di costuituirsi, aveva affidato la figlioletta, a Riolo Terme, e ai quali pure aveva raccontato nei particolari quanto aveva da poco combinato, nella sua casa a Baricella. Poi, una volta consegnatosi alla polizia, la luce nella sua mente si è spenta, ha cancellato i colpi assassini, il sangue. «Ricordo che ho fatto la doccia e ho preparato i vestititini per la bimba».
CONCLUSO l’interrogatorio Claudio Bertazzoli è stato trasferito, su sua richiesta, al carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere. Oggi nella tarda mattinata l’appuntato dei carabinieri tornerà a palazzo di giustizia di Ravenna per l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Monica Galassi. Poi tutti gli atti saranno trasmessi dalla Procura ravennate a quella di Bologna competente per territorio. Ed è molto probabile che per l’uomo venga chiesta una perizia psichiatrica.

 

L’omicidio di Camilla Auciello fu premeditato? (il Faro Notizie – 2012)
Continuano a crescere gli omicidi domestici in Italia, la vittima è generalmente donna, il carnefice è quasi sempre uomo. Il movente principale resta quello passionale, ma sta crescendo decisamente quello a seguito di separazioni.
La storia di Camilla Auciello, nativa di Acquaviva delle Fonti (BA),  è la storia di una ragazza che per amore all’età di vent’anni lascia la sua terra natia e segue il suo fidanzato, suo conterraneo, a Bologna, con il quale, dopo un periodo di convivenza, convola a nozze. Camilla, ragazza molto bella, solare, gentile, dolce, che dispensa sorrisi a tutti, trova lavoro prima in una casa di riposo per anziani, poi alla mensa della caserma dei carabinieri di Via Agucchi a Bologna, infine alla mensa della RAI di Bologna.
Il matrimonio con Tommaso non decolla e cessa con una separazione legale. Agli inizi del 2007 mentre serve ai tavoli della mensa dei Carabinieri di Via Agucchi a Bologna, Camilla si fa affascinare dalla divisa, forse solo quella, di Claudio Bertazzoli, 45enne appuntato dei Carabinieri, della provincia di Ravenna, 10 anni più grande di lei. Tra i due scoppia l’amore e vanno a vivere insieme a Baricella, una tranquilla cittadina di poco più di 6000 abitanti in provincia di Bologna, dove comprano una villetta con i risparmi di entrambi (Camilla contribuisce con 40.000 euro) più l’accensione di un mutuo, ma la casa se la intesta unicamente il compagno. Stessa cosa il compagno farà con un’auto, acquistata con i soldi di entrambi, ma anche in questo caso intestata solo a lui.
Inizialmente il rapporto sembra funzionare. Dalla loro unione nel mese di  Luglio del 2008 nasce Alessia. Per Camilla significa toccare il cielo con un dito, desiderava tanto avere un figlio. Il rapporto tra i due dopo la nascita di Alessia, però, s’incrina.
Il compagno improvvisamente non è più contento di avere Camilla al suo fianco. L’accusa di essere poco acculturata, tanto che Camilla pensa di riprendere gli studi. Ma non c’è solo questo, Camilla agli occhi del compagno non è più fisicamente la bella ragazza di cui diceva di essersi innamorato. Pare che va chiedere anche un preventivo per un operazione di chirurgia plastica al seno di Camilla.
La ragazza non sa darsi una spiegazione a questo cambiamento d’atteggiamento del compagno nei suoi confronti. La ragazza subisce un’umiliazione dopo l’altra, tanto che, ormai stanca, si rivolge ad un avvocato per chiedere l’affidamento della piccola Alessia. Siamo nel mese di Febbraio 2011. L’avvocato dice chiaramente al compagno di Camilla che la bambina in caso di ricorso davanti al giudice verrebbe affidata alla madre e che a lui toccherebbe pagarle gli alimenti. Il Bertazzoli non manda giù questa ribellione da parte di Camilla, le chiede di lasciargli la figlia e di andare via dalla casa che avevano comprato insieme. Camilla non accetta l’out out del compagno. Quella casa è anche sua. Dice al compagno che non gli avrebbe mai negato di vedere la figlia dopo l’affidamento. Vuole porre solo fine ad un rapporto di more uxorio ormai minato alle fondamenta nel quale aveva creduto ma che non aveva più ragione di esistere.
Il 2 aprile 2011 tra le 6:00 e le 7:00 di mattina, Camilla Auciello viene uccisa con una ferocia inaudita con 47 colpi di martello e di grosse forbici in particolare alla testa e al volto della ragazza. A confessare l’omicidio è il compagno Bertazzoli che si costituisce, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non davanti alla sua Arma, ma davanti alla Polizia di Faenza. Un testimone lo vede uscire dalla villetta di Baricella intorno alle 09:00. Pare che dopo l’omicidio il Bertazzoli si sia fatto la doccia nella villetta. Si reca a casa dei suoi genitori a Riolo Terme (RA) dove lascia la piccola Alessia. Solo alle 11.00 si presenterà presso il commissariato di Faenza. Nessuno delle persone informate sui fatti tra le 9:30 e le 11:00 si preoccupa di chiamare il 118 per verificare se Camilla era effettivamente morta o meno.
I soccorsi arriveranno molto più tardi solo dopo l’autodenuncia da parte del reo confesso e troveranno Camilla nella sua camera da letto in un lago di sangue, priva di segni di vita. Un testimone ha raccontato agli inquirenti che nell’ora del delitto ha sentito Camilla urlare e la piccola Alessia chiamare “Mamma mamma”. Il Bertazzoli ha raccontato che la bambina dormiva, ma alla luce di questa testimonianza nonché di un riscontro avuto dalla bambina che associa la madre al sangue è altamente probabile che la piccolina abbia assistito all’omicidio. Alessia è stata affidata temporaneamente alla sorella e alla famiglia del reo confesso. La famiglia di Camilla ha avanzato a sua volta richiesta formale d’affidamento della bambina al Tribunale dei minori.
Claudio Bertazzoli è stato rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere (CE). Non c’è stato nel frattempo da parte dell’Arma dei Carabinieri alcun provvedimento significativo nei suoi confronti, visto l’assassinio efferato di cui si è macchiato. Ciò gli permette di essere rinchiuso in una struttura senza dubbio più confortevole di quanto sarebbe un carcere ordinario.
Il pm titolare del caso Maria Gabriella Tavano non ha contestato al Bertazzoli la premeditazione. Di parere decisamente opposto sono l’avvocato della famiglia di Camilla, Monica Nassisi e la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, consulente tecnico di parte della madre della vittima, che cercheranno di dimostrare, con riscontri diretti e indiretti, che l’omicidio è stato pianificato e organizzato. Il martello e le forbici non si trovavano, a loro dire, nell’abitazione della coppia. L’uomo sarebbe, dunque, andato a prenderli appositamente per commettere l’omicidio.
Di parere diverso la difesa del Bertazzoli, secondo la quale l’uomo avrebbe commesso l’omicidio sia per motivi economici, ritenendo di potersi trovare completamente sul lastrico a causa delle richieste della compagna, che d’impeto dopo una frase che la piccola Alessia avrebbe detto “Sai che ho due papà”. Camilla non aveva, secondo molte testimonianze di persone che la conoscevano, nessuna relazione con altri uomini durante il rapporto con il Bertazzoli, ragion per cui è improbabile che la bambina abbia potuto dire quelle parole.
Intanto nell’udienza preliminare davanti al gup Bruno Perla è stato accolta la richiesta della difesa del Bertazzoli di rito abbreviato, che permetterebbe al reo confesso di beneficiare dello sconto di un terzo della pena, ma è stata rigettata la richiesta di sottoporre il Bertazzoli a perizia psichiatrica. Per il gup è pienamente capace d’intendere e di volere. Prossima udienza il 17 luglio 2012.
(di Giuseppe Centonze)

 

Uccise compagna con martello e forbici, in aula spunta la Bruzzone (il Resto del Carlino – 12 giugno 2012)
Sara’ giudicato con rito abbreviato Claudio Bertazzoli, il carabiniere di 44 anni originario di Riolo Terme (Ravenna) accusato di omicidio volontario perché il 2 aprile 2011 uccise con martello e forbici la convivente Camilla Auciello, 34 anni, nella loro casa di Baricella, nel Bolognese. La difesa del militare dell’Arma aveva chiesto l’abbreviato, che dà diritto allo sconto di un terzo della pena, condizionato a una perizia psichiatrica sull’imputato che dimostrasse la sua incapacità di intendere e volere.
Il gup Bruno Perla ha accolto la richiesta
, negando però la perizia (a cui si era opposto il pm Maria Gabriella Tavano), e rinviato l’udienza al 17 luglio. Bertazzoli, presente in aula, è stato per quasi tutto il tempo con la testa bassa, a pochi metri dai familiari della vittima. Il carabiniere, dopo il brutale delitto, aveva fatto la doccia e poi aveva portato la figlia di due anni e mezzo, che mentre la madre veniva uccisa era in casa e secondo le parti civili avrebbe assistito al delitto, da alcuni parenti a Riolo. Poi era andato a costituirsi al commissariato di polizia di Faenza.
La relazione tra Claudio e Camilla, cominciata quattro anni prima, era al tramonto ed entrambi si erano rivolti a un legale per l’affido della figlioletta. Il carabiniere temeva di perdere la casa e di non riuscire a far fronte alle richieste economiche della compagna. Oltre ai motivi economici, a scatenare la sua furia sarebbe anche stata una frase della bambina: ”Lo sai che ho due papà?”.
Parti civili si sono costituiti l’ex marito della donnatramite l’avvocato Matteo Murgo, i servizi sociali a cui è affidata la bambina tramire l’avvocato Gianluca Dradi, e l’anziana madre della vittima e il fratello tramite l’avvocato Monica Nassisi. Questi ultimi hanno nominato come consulente la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, nota anche per le frequenti apparizioni televisive.
”Si tratta di uno dei peggiori casi di uxoricidio che abbia mai visto – attacca la Bruzzone -, l’imputato ha pianificato nei dettagli, per settimane, il delittoHa agito in maniera lucida e spietata, davanti alla figlia di due anni e mezzo. Ci sono tutti gli elementi per agire contro di lui con la massima severità. La Procura non contesta la premeditazione, noi non siamo d’accordo e chiediamo che venga invece contestata. Inoltre speriamo che l’assassino reo confesso sconti la pena in un carcere ordinario, non militare. E’ ora di finirla con questo trattamento di riguardo”.

 

Pena diversa se ad uccidere è il convivente, non il marito? (Bologna Today – 18 luglio 2012)
E’ giusto che la pena sia diversa se ad uccidere è il convivente, non il marito? Una fede al dito, una promessa magari fatta a cuor leggero o la firma su dei documenti possono cambiare le responsabilità di chi ammazza la propria compagna, moglie o meno che sia?  L’Emilia Romagna, tristemente macchiata del primato per i reati di femminicidio in Italia (con Bologna in testa) diventa teatro della discussione. E’ infatti proprio nelle aule del tribunale del capoluogo felsineo che viene sollevata la discussione: una questione di legittimità costituzionale sull’articolo 577 del codice penale, nella parte in cui prevede che la pena per l’omicidio sia la reclusione da 24 a 30 anni se il fatto è commesso contro il coniuge, e non estende la stessa disciplina al convivente more uxorio.
Il dibattito nasce in seno al processo, in rito abbreviato, che vede al centro il cruento omicidio di Baricella – nel bolognese – avvenuto nel 2 aprile 2011. Straziata da colpi di forbici e mattarello è stata trovata in una pozza di sangue la 35enne Camilla Auciello. A freddarla, mentre nella stanza accanto dormiva la figlioletta, è stato il convivente, il carabiniere Claudio Bertazzoli, su sua stessa ammissione. Ora l’udienza del processo è stata rinviata dal Gup, al 27 luglio, appunto affinche venga sciolta la riserva sull’incidente di costituzionalità e per l’eventuale discussione finale. ALTRA QUESTIONE APERTAL’orribile vicenda di ‘amore criminale’ che ha strappato alla vita Camila è purtroppo solo una delle tante che si contano in Italia, in Regione, nella stessa città di Bologna. All’Emilia-Romagna infatti va il primato dei femminicidi. Solo nel 2011 – anno dell’omicidio di Baricella – si sono contati altri 120 delitti similari a livello nazionale: 58 al Nord, 21 al Centro, 30 al Sud e 11 nelle isole. Nel dettaglio la nostra Regione ne ha annoverati 17: tra le province emiliano-romagnole maglia nera a Bologna e Modena,che ne hanno contati quattro ciascuna solo nello scorso anno. Un copione che si ripete più o meno sempre uguale, restituendoci dati allarmanti, che hanno mosso l’esigenza di un pronto intervento e sollevato un’altra spinosa questione. Dalle aule della politica, infatti, recentemente i nostri consiglieri regionali hanno richiesto -che “la Regione sostenga la nascita del reato di femminicidio, che esiste nel resto d’Europa ma non da noi”.

 

Omicidio Auciello, la Procura: «Esternazioni irrispettose» (Corriere di Bologna – 6 agosto 2012)
La replica del procuratore aggiunto Valter Giovannini dopo le critiche del legale della famiglia della vittima
«Ogni provvedimento giudiziario può essere oggetto di critica, anche forte se proveniente dai familiari di chi è stato brutalmente ucciso, soggetti processuali diversi dotati di adeguate conoscenze tecniche dovrebbero invece contenere le loro esternazioni che rischiano di apparire irrispettose e ingenerose per l’Istituzione Giudiziaria nel suo complesso».
Lo afferma il Procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini sulle critiche rivolte dall’avvocato di parte civile Monica Nassisi, alla sentenza che ha condannato a 16 anni di reclusione, con il rito abbreviato, Claudio Bertazzoli, il carabiniere di 46 anni che il 2 aprile 2011 uccise con 46 colpi di martello e forbici la convivente Camilla Auciello, originaria di Bari e di 10 anni più giovane, nella loro casa di Baricella, nel Bolognese.
LE ACCUSE – «Non è stata fatta giustizia – aveva tra l’altro commentato l’avvoccato Nassisi che ha assistito come parte civile la madre e il fratello di Camilla Auciello – La vita di una ragazza di 34 anni massacrata con 46 colpi di martello e forbici penso che valga qualcosa di più di una condanna a 16 anni di reclusione. Purtroppo sono profondamente sfiduciata nei confronti di questa giustizia. Oggi questa ragazza è stata ammazzata un’altra volta, oggi è stata oltraggiata la sua memoria in un’aula di giustizia che tale non è. Sono molto dispiaciuta perchè a mio modo di vedere il Pm avrebbe potuto condurre in modo diverso le indagini e formulare un capo di imputazione molto più severo, in base a quanto risultava in atti».

 

Cc uccise compagna, definitiva condanna (Ansa – 28 novembre 2014)
Omicidio con 46 colpi di martello e forbici nel Bolognese
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni per Claudio Bertazzoli, carabiniere di 48 anni che il 2 aprile 2011 uccise con 46 colpi di martello e forbici la convivente Camilla Auciello, di 10 anni più giovane, originaria della provincia di Bari, nella loro casa di Baricella, nel Bolognese. Dopo il delitto l’uomo portò la figlia di due anni e mezzo dai parenti: la bimba durante l’omicidio dormiva. Poi andò a costituirsi alla polizia, a Faenza.


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