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Carmine (Franco) Alfano, 81 anni, pensionato, padre e nonno. Strangola la moglie a mani nude

Castelnuovo di Porto (Roma), 9 Agosto 2024


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Castelnuovo, il marito confessa: «Tante volte ho pensato di ucciderla». Lucia trovata con un coltello tra le mani (Corriere della Sera – 13 agosto 2024)
L’interrogatorio di garanzia di Carmine Alfano che il 9 agosto ha strangolato la moglie Lucia Felici. L’ipotesi: voleva forse inscenare l’aggressione di un estraneo
Carmine Alfano aveva persino «riposizionato» il corpo della moglie appena uccisa e le aveva messo nella mano sinistra un coltello, forse per simulare un’aggressione da cui difendersi. «L’ho uccisa perché non la sopportavo più, molte volte ho pensato di ammazzarla», sono le prime sconcertanti ammissioni dell’82enne che il 9 agosto scorso ha strangolato la coniuge Lucia Felici, 75 anni, nella loro abitazione in via Bellavista a Castelnuovo di Porto.
Lunedì, durante l’interrogatorio di garanzia, l’uomo ha ripetuto parti della confessione che già aveva rilasciato subìto dopo il femminicidio. A dare l’allarme intorno alle 8 era stata una vicina della coppia: aveva sentito Lucia urlare e chiedere aiuto. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto la porta di casa era sbarrata, il pensionato barricato all’interno. Ci sono voluti i pompieri per sfondare la porta. Una volta entrati, i militari hanno trovato la 75enne esanime, in pigiama, in una strana posizione in camera da letto: spalle al muro, gambe allungate a terra e il coltello in una mano.
Il delitto pianificato . Lui aveva subito ammesso di aver compiuto il delitto, ma senza spiegare ulteriori dettagli: lunedì nella convalida dell’arresto sarebbero emersi elementi sul rapporto tra i coniugi, segnati da vessazioni e i maltrattamenti subìti da Lucia. Alfano avrebbe infatti riferito di «non sopportare più la moglie da tempo», come se il femminicidio potesse essere l’unica alternativa a una separazione. In realtà, da quanto ammesso, l’82enne aveva già pianificato molte volte di uccidere la coniuge. Poi, l’altra mattina, a seguito dell’ennesima discussione, le mani dell’uomo si sono strette sulla gola della donna finché lei è rimasta senza fiato né vita. Lo confermano i primi rilievi dell’autopsia effettuata su Lucia: strangolata appunto, ma il suo corpo ha subìto altre violenze, aveva ecchimosi con tutta probabilità riconducibili ad un’aggressione. Lividi che devono essere ancora datati con precisione, forse anche risalenti a giorni prima del delitto.
Il corpo spostato dal killer
Dopo averla ammazzata appunto l’uomo, un passato alla guida di strutture sanitarie nella Capitale, ha riposizionato il corpo a terra, per poi mettere il coltello nelle mani della moglie. Una facciata insomma quella vita, solo in apparenza, serena che trapelava dai social. Chissà da quanto tempo Lucia conviveva con il terrore dell’uomo che aveva accanto, con cui aveva costruito una famiglia e cresciuto due figli.
Il delitto di Fonte Nuova. Donne senza scampo spesso, come Annarita Morelli, freddata con un colpo di pistola dall’ex marito Domenico Ossoli, senza pietà, la scorsa settimana a Fonte Nuova. Un uomo rancoroso che voleva controllare l’ex coniuge, che non accettava la separazione e che lei potesse essere libera. Femminicidi appunto, maturati in un contesto di possesso e di «volontà omicidiarie» precise da parte degli uomini, come ribadito da Francesco Menditto, procuratore capo Tivoli, che ha proposto un cambiamento che potrebbe rivelarsi decisivo su questi crimini. «Serve un’aggravante ad hoc per il femminicidio – ha detto – perché costringerebbe ognuno di noi, anche chi non è molto preparato, a cercare le vere cause del perché è stata uccisa quella donna. Configurare l’aggravante di femminicidio consentirebbe a tutti noi di crescere».


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