Lucia Felici, 76 anni, pensionata, mamma e nonna. Strangolata dal marito
Castelnuovo di Porto, 9 Agosto 2024
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Lucia Felici uccisa a Roma dal marito 83enne. «L’aveva già aggredita». L’anziano ha confessato: l’ha strangolata nella camera da letto (il Messaggero – 10 agosto 2024)
L’allarme lanciato dalla dirimpettaia che ha sentito le urla di aiuto della donna. L’anziano ha confessato ai carabinieri: l’ha strangolata nella camera da letto
L’ha uccisa con le sue mani, stringendogliele attorno al collo fino a non farla più respirare. Non era la prima volta che la aggrediva fisicamente. Lucia Felici, 76 anni, di Castelnuovo di Porto, piccolo comune a nord di Roma, ha gridato «aiuto» disperatamente, con tutte le forze che le rimanevano ancora in corpo. Loretta, la dirimpettaia, l’ha sentita e ha tentato anche di salvarla, chiamando subito il 112. Ma non c’è stato niente da fare: «Bussavo, suonavo, ma non apriva nessuno. Non ho potuto fare di più», racconta ancora sotto choc.
Quando i carabinieri riusciranno a entrare nell’appartamento dove Lucia viveva con il marito, Carmine Alfano, detto Franco, classe 1941, l’anziana era già morta, il cadavere riverso nella camera da letto; lui fermo, seduto su una sedia della cucina, a torso nudo e con i pantaloncini corti indosso. Gli occhi fissi nel vuoto. Non aveva aperto la porta. Lo hanno fatto i vigili del fuoco.
L’ennesimo femminicidio, il 58esimo quest’anno, si è consumato ieri mattina alle 7 al secondo piano di una palazzina in cortina di via Bellavista, località Ponte Storto. Incalzato dai carabinieri e dal pm del pool contro la violenza di genere della Procura di Tivoli, Roberto Bulgarini Nomi, Alfano, ha ammesso: «Sono stato io», confermando i sospetti del medico legale che, dai segni sul corpo, ha ipotizzato il possibile strangolamento e altre precedenti percosse. Anche se sarà l’autopsia a stabilire con certezza la causa della morte.
Quello di Lucia Felici è il secondo femminicidio in tre giorni nel raggio di una ventina di chilometri. Mercoledì Domenico Ossoli, autista in pensione di 74 anni, aveva sparato a bruciapelo alla moglie da cui si stava separando legalmente, Anna Rita Morelli. Avrebbe agito con la lucidità e la pianificazione di un killer, pedinando la donna con un Gps e partendo armato dall’Umbria per ucciderla. Non è stata contestata, invece, la premeditazione ad Alfano, in stato di fermo per omicidio volontario e in carcere. Di sicuro, però, come emerso dalle prime indagini, Lucia aveva il terrore di lui e viveva nella paura.
FUGA IN PORTOGALLO A Castelnuovo di Porto i due coniugi erano chiamati «gli americani», perché avevano vissuto per lungo tempo all’estero. Nonostante al bar andassero ancora camminando mano nella mano, il loro rapporto, in realtà non sarebbe stato tutte rose e fiori. Anzi. Nonostante non ci fossero state denunce, in passato ci sarebbero state altre aggressioni fisiche. Lucia per dieci anni se ne era tornata negli Stati Uniti da sola a lavorare come donna delle pulizia negli alberghi. Franco era rimasto a Roma, salvo poi, tre o quattro anni fa, partire improvvisamente per una vacanza al mare in Portogallo, da solo pure lui. Ma come ricordano i vicini «ci rimase per sei mesi, lei partì e se lo andò a riprendere». Una donna energica e forte Lucia, con l’unico hobby della casa, del bricolage e delle composizioni di fiori che aveva allestito anche nell’androne del palazzo. «Lei sapeva fare tutto, anche buttare giù un muro se necessario – ricorda Rocco del terzo piano – lui invece non sapeva nemmeno attaccare un chiodo. Ogni tanto veniva qui a sfogarsi, si lamentava, ma sembrava mite, gli piaceva cantare e si preoccupava che disturbasse». Franco negli ultimi tempi «aveva vuoti di memoria, come avesse un principio di Alzheimer», raccontano a Castelnuovo. Lucia, invece, era dimagrita moltissimo e qualche giorno fa era caduta in cortile. Gli inquirenti spiegano che «si temeva che che potesse accadere qualcosa di grave alla vittima». Ieri mattina il marito l’ha aggredita probabilmente quando era ancora nel sonno.
«SERVE UN’AGGRAVANTE» Nel pomeriggio a Roma sono arrivati i due figli, Maurizio e Piergiorgio, che vivono a Firenze, mentre un’altra figlia, Daniela, ormai vive e lavora in Florida. Lucia e Franco, genitori e nonni: un’altra coppia di anziani sfaldata nel peggiore dei modi. Visti i due femminicida così poca distanza e nell’ambito dello stesso territorio, il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, insieme con gli investigatori che lavorano ai due casi, i capitani dei carabinieri Simone Notaro e Carmine Rossi, ha voluto parlare in conferenza stampa. «Attenzione ai segnali che in determinati contesti di liti e rapporti difficili possono sfogare in violenza: mai sottovalutarli. Per il femminicidio servirebbe una aggravante ad hoc», ha ribadito. E sull’età avanzata delle coppie coinvolte: «Sono sempre più numerose le richieste di separazione in tarda età – ha detto -, conseguentemente aumenta il rischio di atti violenti da parte di uomini che non accettano di rimanere soli o di non avere più il controllo della donna». (di Alessia Marani)
Lucia Felici, il racconto choc della vicina: «Franco la stava uccidendo, lei gridava di aiutarla e noi eravamo impotenti» (il Messaggero – 10 agosto 2024)
Femminicidio a Castelnuovo di Porto, la testimonianza di Loretta Di Gianfrancesco: «Ho chiamato subito il 112. Assurdo, sembra un incubo»
«L’ho sentita gridare come non aveva mai fatto prima. Lucia chiedeva “aiuto” e si capiva che era in pericolo, ho avuto i brividi e per quello non ho esitato a chiamare il 112». Loretta Di Gianfrancesco, la dirimpettaia di Lucia Felici, la 75enne uccisa ieri mattina dal marito nella loro casa di Castelnuovo di Porto, a Nord di Roma, è ancora choccata. Fino all’ultimo non ha voluto credere che «Franco», come si faceva chiamare, ossia all’anagrafe Carmine Alfano, 82 anni, abbia potuto davvero ammazzare con le proprie mani la moglie. «Non posso pensarci, non posso credere di avere vissuto per 25 anni accanto a un assassino. È assurdo, mi sembra un incubo, magari poteva fare del male anche a me». Erano le 6,54 del mattino, Loretta lo ricorda bene. «Lucia ha urlato “aiuto”, io ho provato anche a bussare alla sua porta, ma da dentro nessuno apriva e nessuno più rispondeva. Silenzio assoluto. Allora ho preso il telefono e ho chiamato il 112. Poco dopo – racconta ancora – sono arrivate l’ambulanza, i carabinieri e anche i pompieri. Sono stati loro ad aprire la porta, ci sono voluti dieci minuti buoni».
Un altro vicino, Rocco del terzo piano, scendendo al secondo richiamato dal frastuono lo ha scorto così dal pianerottolo: «Era seduto sulla sedia della cucina, le braccia lungo i fianchi, aveva i pantaloncini corti ed era a torso nudo. Non parlava, sembrava fissare nel vuoto…». Il cadavere della moglie era nella camera da letto. Il medico legale ha riscontrato segni compatibili con uno strangolamento ma sarà solo l’autopsia che sarà effettuata nelle prossime ore a stabilire con certezza le cause della morte. Pochi dubbi su quello che da subito è apparso come l’ennesimo femminicidio, il secondo in tre giorni nel raggio di una ventina di chilometri, dopo quello di mercoledì a Fonte Nuova, vittima Anna Rita Morelli, anche lei mamma e nonna, di 72 anni. Alfano, infatti, confesserà poco dopo ai carabinieri in caserma davanti al pm del pool contro la violenza di genere della Procura di Tivoli, Roberto Bulgarini Nomi, di essere stato lui, con le sue mani: «L’ho uccisa io». Per ora non gli è stata contestata la premeditazione. Loretta si mette le mani nei capelli: «Non è possibile, però, che abbia sentito solo io le urla. Ora tutti dicono di non avere sentito niente, ma non ci credo. Purtroppo non sono riuscita a evitare la tragedia, ma mi dite come avrei potuto più dormire, se non avessi fatto quella chiamata al 112, con il rimorso di non averci nemmeno provato?».
LE FUGHE ALL’ESTERO Lo stesso procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, insieme con i militari che stanno lavorando alle indagini sui due femminicidi, il capitano Simone Notaro e il capitano Carmine Rossi, ieri, hanno sottolineato come si debba agire subito nel caso di segnali di rischio per le donne: «Occorre capire il contesto in cui si determinano e non sottovalutare, anzi denunciare subito». Ieri pomeriggio in via Bellavista sono arrivati anche i due figli della coppia, Piergiorgio e Maurizio, che abitano vicino Firenze. Un’altra figlia, Daniela, vive ormai da tempo all’estero, in Florida. Anche Lucia e “Franco” avevano vissuto a lungo negli Stati Uniti, tanto che erano soprannominati «gli americani». «Lei lavorava come donna delle pulizie negli alberghi – spiega Assuntina, un’altra vicina del terzo piano – lui prima di andare in pensione era un dipendente amministrativo all’American Hospital se non ricordo male. Uscivano spesso insieme, anche mano nella mano. Non li abbiamo mai visti litigare, però Franco ultimamente sembrava avere un po’ di Alzheimer, si perdeva le cose, aveva vuoti di memoria, camminava con più fatica, mentre lei sembrava più energica. Era una donna forte, determinata. Per dieci anni, per ottenere tutti i contributi per la pensione, se ne era tornata in America a lavorare, da sola. Poi tre, quattro anni fa lui se n’era partito per il Portogallo. Una vacanza che stava durando mesi, dopo circa sei mesi lei è partita per riportarlo a Roma». A sentire chi conosceva entrambi, «il vero uomo di casa era Lucia». Perché sapeva fare di tutto, «anche abbattere un muro e ritirarlo su, aveva le mani d’oro, lui a casa non toccava nulla».
Anche nel palazzo, nell’androne e nel cortile, «a sistemare i vasi, a fare le composizioni dei fiori era Lucia, il suo appartamento era specchiato, tenere a posto la casa e il bricolage erano l’unico suo passatempo», aggiunge un’inquilina della palazzina di fronte. «Ogni tanto – dice ancora Assunta – Franco veniva da noi a sfogarsi un po’, a fare due chiacchiere, si lamentava». Di Lucia a Castelnuovo di Porto, tutti ricordano il sorriso e la magrezza improvvisa degli ultimi tempi. «Qualche giorno fa aveva avuto un malore ed era caduta a terra davanti all’ingresso del palazzo». Invece lui amava cantare. Lo sentivano in tanti nella strada. Dalle finestre di fronte gli gridavano «dai Franco canta» e via con le canzoni e gli stornelli romani. Ieri il dramma (di Alessia Marani)