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Burhan Kapllani, 48 anni, imprenditore, padre di 4 figli. Spara alla ex moglie e al nuovo compagno. Mantiene la patria potestà sui figli e dal carcere impedisce loro di partecipare ai funerali della mamma. Giudicato capace di intendere e volere, viene condannato all’ergastolo

Bazzano (L'Aquila), 17 Gennaio 2013


Titoli & Articoli

Gelosia folle, uccide l’ex e il partner. “Se non sei mia, meglio morta” (Affari Italiani – 18 gennaio 2013)
È ancora una volta la gelosia a nascondersi dietro l’agghiacciante pluriomicidio avvenuto all’esterno del centro commerciale di Bazzano, alle porte di L’Aquila. Davanti a una folla terrorizzata di decine di clienti che hanno assistito impotenti all’accaduto, lui, Kapllani Burhan, albanese del ’64, da anni in Italia titolare di un’impresa edile, ha ucciso a sangue freddo la sua ex moglie, Boshti Orjeta, 35 anni, albanese, e il suo nuovo compagno Huna Shpetim, 37enne anche lui originario dell’Albania.
Dalla ex moglie aveva avuto quattro figli, ma i loro rapporti, a distanza di un anno dal divorzio, continuavano a degenerare. Lei aveva voluto rifarsi una vita, con un altro uomo, e questo per Burhan era inaccettabile, tanto da scatenare la sua furia omicida contro entrambi. Meglio morta, se non mia. Un assassinio pianificato con freddezza: Kapllani Burhan armato di pistola, una Beretta 7.65 risultata rubata, che era riuscito a procurarsi con un preciso intento sanguinoso, ha seguito la coppia fino all’arrivo al supermercato, poi li ha attesi nel parcheggio. All’uscita dei due, ha ucciso prima la sua ex donna, Boshti Orjeta, poi l’attuale compagno, subito dopo, inseguendolo mentre tentava di fuggire. Il tutto è durato pochi secondi, seminando il panico tra i presenti.
Forse a causa dei molti testimoni, l’assassino si è allontanato e ha telefonato spontaneamente ai carabinieri, avvertendoli dell’accaduto e riferendo di esserne l’autore. Trattenuto al telefono, è stato arrestato poco lontano dal luogo del delitto, ancora munito di pistola. Sul posto il magistrato Valter Mancini e i carabinieri stanno cercando di ricostruire gli ultimi momenti che hanno preceduto il delitto e le dinamiche esatte dell’evento, per rispondere a tutti quegli interrogativi che adesso attendono un perché.

Uccide l’ex moglie e vieta ai figli di andare al funerale (il Centro – 1 febbraio 2013)
Orietta è stata assassinata insieme al compagno in un parcheggio a Bazzano Esequie in Albania, l’assassino dal carcere ha voluto fare un ultimo sfregi L’ha schiavizzata per anni, ha trasformato la vita familiare in un inferno. Quando lei, esasperata, è riuscita a scappare da lui, tentando di rifarsi una vita con un uomo che avrebbe sposato a luglio, l’ha uccisa vigliaccamente sparandole un colpo di pistola alla nuca. Ha trucidato alle spalle anche il fidanzato della ex moglie che lui, l’assassino, non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia. Ma anche dopo aver infranto i sogni di futuro della sua ex moglie, dal carcere, da cui probabilmente non uscirà più, Bruno Kapplaniha voluto fare un ultimo sfregio a quella donna che aveva sposato quando lei aveva 17 anni e che per lui era diventato un bene di proprietà di cui disporre a piacimento.
Una settimana fa in Albania, nella città di Scutari, si sono svolti i funerali di Orietta e del suo fidanzato. Per riportare le salme nel paese di origine delle due vittime c’è stata una gara di solidarietà fra tante persone: dalla diocesi, alla parrocchia di San Gregorio, alle suore della frazione aquilana e ad altri che hanno messo insieme la somma necessaria al trasporto in Albania. Anche i consiglieri comunali dell’Aquila hanno donato un gettone di presenza per dare una mano alla famiglia di Orietta.
Ma dal carcere l’assassino non solo non mostra segni di pentimento, ma nemmeno pietà per le sue vittime. Il giorno prima della partenza delle salme dall’Italia, aveva autorizzato i figli a prendere parte al funerale e quindi andare con gli zii materni a rendere l’ultimo saluto alla madre. Poi ci ha ripensato e ha negato il permesso. Lo ha fatto su un foglio di carta dove ha scarabocchiato una frase sconnessa ma dal significato chiaro: i figli non vanno in Albania. Quel foglio è arrivato all’avvocato di parte civile, Guglielmo Santella, che poi lo ha fatto conoscere alla famiglia di Orietta. L’uomo, l’assassino, per una di quelle stranezze della giustizia italiana ha ancora la patria potestà sui figli che sono tutti minorenni. La più grande compirà 18 anni fra 4 mesi. Dunque è lui che decide sui destini dei ragazzi. E lo fa dal carcere come se fosse ancora il padrone delle vite altrui. Orietta (36 anni) e il fidanzato (40 anni)sono stati uccisi il 17 gennaio scorso nel parcheggio di un supermercato a Bazzano, a due passi dal bivio per Paganica sulla strada statale 17. I due, insieme alla madre di lei che Bruno Kapplani (48 anni) ha risparmiato, erano appena risaliti in macchina dopo aver fatto la spesa. È stato a quel punto che l’uomo come una furia si è avvicinato all’auto (una Opel Zafira), ha sfondato con il calcio della pistola il vetro lato passeggero e ha freddato con un colpo alla nuca l’ex moglie. Poi ha sparato anche a Shpetim Hana. Un gesto meditato da tempo (le minacce alla ex moglie erano diventate frequenti) e progettato nei minimi dettagli tanto che Kapplani aveva acquistato una pistola da una persona che aveva rubato l’arma in una casa inagibile nella zona del Torrione. Per questo l’omicida è accusato anche di ricettazione. Quando i carabinieri lo hanno arrestato ha biascicato: «Le avevo detto di non portare quell’uomo a casa mia dove ci sono i miei figli. Lei non l’ha fatto e l’ho uccisa». La sua schiava si era ribellata e il marito padrone non poteva sopportarlo. Ora l’ha colpita anche da morta, negando ai figli di portare un fiore sulla tomba della mamma. (Giustino Pariss)

CONVALIDATO L’ARRESTO; L’UOMO SULLE VITTIME DICE: ”INCONTRO PER CASO’ FACCE SCURE NEL PAESE DI SAN GREGORIO, DOVE VIVONO I QUATTRO FIGLI – OMICIDI L’AQUILA: IL KILLER, ‘‘NON ACCETTAVO LA FAMIGLIA DISTRUTTA” (Abruzzo Web – 19 gennaio 2013)
“Non accettavo la distruzione della mia famiglia”.
Ha rotto finalmente il silenzio in cui si era chiuso Burhan Kapllani, l’imprenditore albanese di 48 anni che, giovedì pomeriggio, ha ucciso a colpi di pistola, nel parcheggio di un supermercato all’Aquila, l’ex moglie Hrjeta Boshti, 36, e il nuovo compagno di lei, Shpetin Hana, 39. Subito dopo il delitto si era chiuso nel mutismo assoluto, sotto shock. Ma oggi, nel corso dell’udienza di convalida, che si è svolta nel carcere aquilano delle “Costarelle” davanti al giudice Giuseppe Romano Gargarella, l’omicida ha cominciato a ricordare, a cercare di spiegare. Affiancato dall’avvocato Tommaso Colella, l’uomo ha anche fatto emergere un fatto fin qui inedito: quello di aver incontrato “per caso” la ex moglie e il terzo uomo nel parcheggio di Md, dopo essere andato al vicino bar tabacchi della stazione ferroviaria della frazione di Paganica ad acquistare le sigarette. Una tesi, quest’ultima, ritenuta tuttavia poco credibile dagli investigatori.
Molti i punti ancora oscuri della vicenda, per esempio come avesse fatto a procurarsi la Beretta calibro 7.65 con cui ha esploso i colpi contro i due, risultata rubata nel 2010 all’interno di un’abitazione dichiarata inagibile a causa del terremoto del 2009. E ad avvalorare ancor più l’ipotesi di un delitto premeditato, la “scelta” delle vittime: è infatti emerso che all’interno della Opel Zafira celeste in cui Kapllani ha freddato la ex moglie c’era anche la madre di lei. “Ma non avrei mai fatto del male a mia suocera”, ha detto l’uomo al giudice, una delle sue poche dichiarazioni. (alb.or.)
IL LEGALE ORA CHIEDE SILENZIO “Finita questa fase con la convalida dell’arresto e la disposizione della misura cautela ritengo sia opportuno un periodo di silenzio e riflessione da parte di tutti per rispettare le persone che stanno soffrendo e provando dolore per un gesto incomprensibile e ingiustificabile”. Così l’avvocato Tommaso Colella, dopo la convalida dell’arresto in carcere per il suo assistito, il 48enne Burhan Kapllani, accusato di duplice omicidio.
FACCE SCURE AL PAESE DEI RAGAZZI Atmosfera grigia e non solo per il cielo sopra San Gregorio, frazione a pochi chilometri dall’Aquila dove Orjeta Boshti viveva insieme al suo compagno. Entrambi sono stati ammazzati giovedì pomeriggio dall’ex marito di lei, Burhan Kapllani, un’esecuzione più che un delitto che ha sconvolto L’Aquila. E il duplice omicidio ha portato tristezza e sconforto anche nel piccolo paesino dell’Aquilano, già segnato dalla violenza del terremoto del 6 aprile 2009. Per rendersene conto basta fare un giro tra la gente che al sabato mattina affolla la piazzola commerciale vicino al campo sportivo dedicato ai piccoli Davide e Matteo Cinque, uccisi dal sisma insieme alla loro mamma Daniela Visione, moglie del pediatra Massimo Cinque. Le parole che escono dalle bocche dei cittadini sono poche e quasi tutte di circostanza, salvo quelle più intense dedicate ai quattro figli della 36enne rimasti orfani di mamma e con un papà assassino dietro le sbarre. “Una brutta storia, in un attimo quell’uomo ha distrutto tante vite”, dice un’anziana signora con un filo di voce e in mano una busta con il pane fresco. “Penso a quei poveri figli senza più la mamma – commenta un giovane dai capelli lunghi – anche se non credo che un simile dolore possa mai svanire”. I figli di Orjeta sono nella casa dove fino a pochi giorni fa giocavano con la giovane e bellissima madre. A occuparsi di loro, i genitori della vittima che, però, parlano solo albanese, e i due zii.
LA SOLIDARIETA’ DEL PAESE PER IL FUNERALE L’ultimo viaggio di Orjeta e Huna verso l’Albania costa molto, 5 mila euro per le esequie. Per questo, alcune persone vicine alla famiglia di lei stanno cercando di raccogliere la cifra necessaria per riportare a casa le due vittime dopo l’autopsia prevista per lunedì prossimo. Un piccolo gesto di solidarietà per regalare il giusto riposo a una giovane coppia spazzata via dalla folle gelosia. Il sentimento ossessivo di un uomo, che, da quanto si è appreso, negli ultimi tempi diventato violento anche con le figlie a causa della separazione da Orjeta, colpevole secondo lui di aver disobbedito all’ordine di non far entrare in casa il nuovo compagno. I legali della famiglia della vittima sono Guglielmo Santella e Pina Meco.   (Roberto Santilli)

IL TRIBUNALE DEI MINORENNI TOGLIE LA PATRIA POTESTA’ A BRUNO KAPLLANI – OMICIDI L’AQUILA: I FIGLI DEL KILLER FINALMENTE LIBERI DAL PADRE ASSASSINO (Abruzzo Web – 21 febbraio 2013)
L’AQUILA – Prima gli ha ucciso la madre, poi gli ha impedito di recarsi ai funerali: ma ora non potrà più disporre a piacimento dei suoi quattro figli. Bruno Kapllani, l’imprenditore albanese di 48 anni che, il 17 gennaio scorso, ha freddato a colpi di pistola, nel parcheggio di un supermercato all’Aquila, l’ex moglie Hrjeta Boshti, 36, e il nuovo compagno di lei, Shpetin Hana, 39. Il tribunale dei minorenni, come riferisce il quotidiano Il Centroha tolto la patria potestà al killer, così i giovanissimi orfani che hanno visto la vita devastata dalla follia omicida del padre sono stati affidati ai servizi sociali ma potranno restare nella casa dei nonni, che da subito si erano occupati di loro insieme agli zii.
I quattro ragazzi, quindi, sono stati liberati da una presenza ingombrante e arrogante, esercitata anche dalla cella del carcere delle “Costarelle”, quando con un fax scritto a mano aveva negato il nulla osta alla partecipazione dei figli alle esequie della madre, celebrate in Albania. Fino alla decisione dei giudici per i minori, infatti, l’uomo aveva continuato a esercitare la patria potestà e paradossalmente, poteva ancora disporre del futuro dei figli, tutti minorenni.


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