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Beniamino Ligorio, 24 anni, bracciante agricolo, padre. Spara un colpo di pistola in pieno volto alla compagna incinta da una distanza di 70 centimetri. Si difende dicendo che stava giocando con la pistola ed il colpo è partito per sbaglio. Condannato all’ergastolo in primo grado, pena ridotta a 24 anni in Appello

Grottaglie (Taranto), 21 Giugno 2014

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Taranto – Omicidio Fiorenza De Luca. Niente ergastolo per Beniamino Ligorio
Accolto in parte, dalla Corte d’Assise d’Appello, il ricorso presentato dal difensore di Beniamino Ligorio, l’avvocato Stanislao Massari. Beniamino Ligorio è accusato dell’omicidio della compagna Fiorenza De Luca (28 anni) , uccisa a colpi di pistola nel giugno del 2014, e di interruzione di gravidanza, poiché la donna all’epoca era in attesa di un bambino. Per Ligorio sarebbe caduto questo aggravante, e dunque viene condannato in secondo grado a 24 anni di reclusione.
Fiorenza De Luca (la cui famiglia è difesa dagli avvocati Antonella De Marco e Gaetano di Marco) fu uccisa nella sua casa nel centro storico di Grottaglie nel giugno 2014, da un colpo di pistola alla testa, partito da una pistola non regolarmente detenuta e con matricola abrasa. A dare l’allarme fu proprio l’ex compagno Ligorio, il quale giustificò l’accaduto come un gioco finito male.

Uccise Fiorenza, l’ergastolo scontato a 24 anni
Niente più ergastolo all’omicida che agì nell’abitazione di Grottaglie e che con un colpo di pistola uccise Fiorenza De Luca.
La Corte d’assise d’appello ha parzialmente accolto il ricorso promosso in favore di Beniamino Ligorio dall’avvocato Stanislao Massari, facendo cadere un’aggravante e assolvendo l’imputato dall’interruzione di gravidanza. Quando fu uccisa, infatti, la povera Fiorenza era in attesa di un bambino.
Ventiquattro anni di reclusione: questo il verdetto del secondo grado a carico dell’imputato.
La Corte ha sostanzialmente confermato le indicazioni venute dall’accusa pubblica e privata. Gli avvocati Antonella Demarco e Gaetano Di Marco, che rappresentavano i familiari della vittima, aveva ancora una volta pigiato sull’acceleratore, lungo la tesi della particolare crudeltà dell’evento avvenuto nel giugno del 2014.
Vittima dell’aggressione armata fu una tarantina di 28 anni. Teatro della tragedia fu la casetta del centro di Grottaglie in cui viveva la coppia (nella foto gli investigatori all’esterno della casa). La donna venne colpita alla testa da un colpo di pistola che non le diede scampo. Un delitto che il giovane provò a spiegare come un gioco finito male. Dopo il suo fermo operato dalla polizia raccontò che la morte di Fiorenza sarebbe stato il frutto di una disgrazia. Nel corso dell’interrogatorio continuò a ribadire la sua verità: «Non la volevo uccidere, stavamo giocando, il colpo è partito per sbaglio». Una versione dei fatti alla quale, però, i poliziotti del commissariato di Grottaglie non avevano dato credito alcuno. Nel dispositivo della sentenza, peraltro, fu “censurata” la condotta di due testimoni della difesa. La Corte d’assise di Taranto dispose la trasmissione degli atti all’ufficio della procura, in relazione alla testimonianza di due persone. Per il resto, la camera di consiglio che impegnò giudici togati e popolari fu caratterizzata, molto plausibilmente, più sull’entità della pena che sulla esatta configurazione del reato e sulla sussistenza delle aggravanti.


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