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Ester Pasqualoni, 53 anni, oncologa, mamma. Uccisa a colpi di roncola dallo stalker che aveva denunciato due volte

Sant'Omero (Teramo), 21 Giugno 2017

ester pasqualoni

 


Titoli & Articoli

Lo stalker Enrico Di Luca si è suicidato nella sua casa di Martinsicuro (Piceno News 24 – 22 giugno 2017)
Enrico Di Luca è stato trovato suicida, probabilmente impiccato, nella sua abitazione a Villa Rosa di Martinsicuro. Era nato il 25 luglio 1948 a Isola del Gran Sasso, ma risiedeva a Martinsicuro. Aveva dunque 69 anni. A quanto pare faceva l’investigatore privato. Il presunto assassino del medico Ester Pasqualoni era stato denunciato per stalker. Era proprietario di una Peugeot bianca che è stata vista aggirarsi nel parcheggio dell’ospedale di Sant’Omero prima e dopo l’accoltellamento mortale dell’oncologa.
Amica, due sue denunce archiviate – “Aveva presentato due denunce contro il suo stalker, ma erano state entrambe archiviate”. Lo riferisce all’ANSA Caterina Longo, amica di Ester Pasqualoni, il medico ucciso a Sant’Omero (Teramo). L’uomo, dice Longo, la perseguitava “da diversi anni”, la “osservava e seguiva, sempre e dappertutto. Si era intrufolato nella sua vita non sappiamo neanche come, con artifici e raggiri. Non era un suo ex, non avevano niente a che fare, era solo ossessionato da lei”.

 

Dottoressa uccisa a Teramo, suicida lo stalker ricercato per il delitto. Gabrielli: “Questa storia per noi è una sconfitta” (il Fatto Quotidiano – 22 giugno 2017)
Il presunto assassino era un ex investigatore privato e era figlio di un paziente della vittima. Il capo della polizia: “Vicende come queste sono imperativo a tenere sempre le vittime come soggetti primari. Ma non possiamo incarcerare tutti gli stalker”
E’ stato trovato morto nella sua abitazione l’uomo ricercato per l’omicidio di Ester Pasqualoni, l’oncologa uccisa alla fine del suo turno nel parcheggio dell’ospedale in cui lavorava, a Sant’Omero, cittadina in provincia di Teramo che si trova a una quindicina di chilometri dalla costa abruzzese. Il presunto assassino si chiamava Enrico Di Luca, aveva 69 anni, era di Martinsicuro ed era un ex investigatore privato. Soprattutto aveva una Peugeot che è l’auto che è stata vista allontanarsi subito dopo che la dottoressa era stata trovata esanime nel parcheggio. L’auto era stata poi trovata nel parcheggio condominiale dello stabile in cui Di Luca viveva. L’ex investigatore si è tolto la vita probabilmente subito dopo l’omicidio. Secondo le prime informazioni raccolte dall’Ansa si è strangolato con una fascetta di plastica ed è stato trovato in un appartamento di uno stabile di case di mare in cui aveva abitato nel passato ma dove sarebbe entrato violando la proprietà, forse usando un passepartout.
Ester Pasqualoni, 53 anni e due figlie, vedova da qualche anno, è stata uccisa a colpi di roncola, alla gola e alla nuca, nel parcheggio dell’ospedale di Sant’Omero. Era appena uscita dal lavoro (era responsabile del day hospital nel reparto di oncologia) e si stava avviando alla macchina per tornare a casa. Due testimoni hanno indirizzato le indagini su Di Luca, racconta il quotidiano abruzzese Il Centro: entrambi erano affacciati a finestre delle palazzine dell’ospedale. Uno dei due ha notato allontanarsi un uomo calvo e corpulento e un’auto bianca (come la Peugeot). Altre due persone, invece, hanno dato l’allarme dopo aver visto il corpo della dottoressa a terra esanime. Uno ha chiamato i carabinieri, l’altra – una dipendente Asl – ha chiesto aiuto al pronto soccorso.
Pasqualoni e Di Luca si conoscevano dal 2005. Secondo quanto riferisce l’Ansa la Pasqualoni aveva presentato al commissariato di Atri non una denuncia per stalking, ma un esposto, a inizio 2014. Qui dentro, spiega l’Ansa, la donna parlava di una “relazione di amicizia” e precisava che Di Luca si era sempre “comportato bene”, fino alla fine del 2013, quando ha cominciato a “temere per la propria incolumità“. Tra l’altro la dottoressa aveva cominciato a ricevere messaggi insistenti. In alcune occasioni lo aveva trovato sotto casa e nei luoghi da lei frequentati. Nell’esposto non si parla di aggressioni o minacce ma di attenzioni insistenti e continue. La dottoressa aveva anche indicato dei testimoni, subito ascoltati dalla polizia.
All’esposto erano seguiti degli approfondimenti e il successivo ammonimento del questore. Per questo a Di Luca era anche stato ritirato il porto d’armi. Da quel gennaio, la donna si era poi nuovamente rivolta alle forze dell’ordine ad aprile 2014 quando, trovandosi a camminare per Roseto degli Abruzzi, dove risiedeva, aveva chiamato i carabinieri segnalando che l’uomo era passato con l’auto e sembrava la stesse riprendendo. A quel punto, proprio a fronte dell’esistenza del provvedimento di ammonimento, i carabinieri di Roseto avevano fermato l’uomo, sequestrandogli la telecamera che aveva in macchina, e trasmesso un fascicolo in Procura. Dopo la convalida del sequestro, chiesta dal pm di turno, il fascicolo era passato ad un altro sostituto procuratore che, sulla scorta di ulteriori accertamenti e anche della visione dei filmati della telecamera sequestrata, aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo che era stata comunicata anche alla parte offesa che avrebbe fatto, tramite il suo legale, richiesta di accesso agli atti ma nessuna richiesta di opposizione. Dopo l’archiviazione del fascicolo da parte del gip, nessun’altra denuncia. Il provvedimento di ammonimento tuttavia era ancora in corso, non essendo mai stato revocato.
Per noi questa vicenda è sicuramente una grande sconfitta” dice il capo della polizia Franco Gabrielli. A margine del convegno “La vittima al centro” alla Scuola Superiore di Polizia, ha aggiunto che vicende come queste “sono un imperativo e una sollecitazione a tenerle sempre e comunque nel debito conto” perché “le vittime devono essere i soggetti primari della nostra attività, soprattutto nei reati di genere. Gabrielli ha ricordato che “oggi ci sono strumenti come l’ammonimento, l’allontanamento, che prima non c’erano” ma che “in alcune situazioni, come quella nel Teramano, non sono stati sufficienti”. “Purtroppo – ha aggiunto Gabrielli – questo può accadere. Questi comportamenti hanno una gamma di modalità di che può portare anche a situazioni tragiche ma non è che possiamo incarcerare tutti gli stalker“.
Il prefetto Gabrielli ha comunque sottolineato l’importanza della denuncia: “L’unico strumento perché le forze di polizia, la magistratura siano in grado di poter adeguatamente intervenire”. Ed infine ha esortato alla prevenzione “soprattutto di natura culturale”. “Io credo che ancora un passo significativo su questo versante debba essere fatto”. “Fino a che ancora molti maschi considerano le donne come oggetto, come proprietà – ha concluso – questo inevitabilmente dà luogo a queste situazioni. Quindi la repressione è importante, l’attenzione alla vittima è fondamentale ma anche il contesto sociale, che a volte è molto subdolo e molto pervasivo, e anche dove si immagina che a parole i diritti delle donne siano riconosciuti, nei comportamenti questo non lo è”.

 

Teramo, si è suicidato il presunto killer della dottoressa uccisa a coltellate Il corpo dell’uomo è stato rinvenuto in un appartamento di Martinsicuro. Sono in corso verifiche (Rai News – 22 giugno 2017)
Si è impiccato il presunto assassino dell’oncologa Ester Pasqualini, uccisa mercoledì sera a Teramo. Il corpo senza vita di Enrico De Luca, 65enne ex investigatore privato che da tempo perseguitava la donna, è stato scoperto in un appartamento di cui aveva la disponibilità a Villa Rosa, sul litorale adriatico, vicino alla cittadina in cui risiedeva, Martinsicuro. Davanti casa era stata ritrovata la Peugeot 106 bianca con cui era fuggito dall’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero, dopo aver infierito con un coltello contro la 53enne dottoressa che tormentava da anni con appostamenti e pedinamenti. Un delitto orribile, compiuto con una roncola con cui ha inflitto fendenti alla gola e alla nuca della donna che aveva avuto in cura suo padre.
I carabinieri hanno trovato il cadavere dell’ex detective in camera da letto: si era strangolato con una fascetta elettrica autostringente legata alla spalliera del letto, probabilmente appena tornato dall’omicidio.
La vittima, Ester, viveva da sola in un villino con i due figli di 11 e 16 anni, dopo aver perso il compagno per un infarto due anni fa. Aveva denunciato due volte per stalking quell’uomo che era ossessionato e la perseguitava senza che avessero mai avuto la minima relazione, ma la denuncia era stata archiviata.
Proprio la mancata protezione della dottoressa ha riaperto il dibattito sullo stalking e sul femminicidio, di cui spesso in Italia non vengono colti i segnali d’allarme. “Questa vicenda per noi è una grande sconfitta”, ha detto il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, “l’imperativo è la sollecitazione a tenere alta l’attenzione su queste vicende. Le vittime devono essere i soggetti primari della nostra attività, soprattutto nei reati di genere”.
La Direzione Generale della Asl di Teramo, ha espresso cordoglio ai familiari di Ester Pasqualoni, in particolare ai figli e all’anziana madre, senza dimenticare i suoi pazienti che, “con lei, hanno perso non solo il medico, ma anche un’amica sempre pronta ad ascoltarli”. In una nota la dottoressa è definita “un baluardo” dell’ospedale in cui operava perché, “consapevole della fragilita’, soprattutto psicologica, dei suoi malati, assicurava ad ognuno di loro un sorriso, parole di conforto e la sua presenza costante, anche fuori dall’orario di servizio, mostrando una straordinaria dedizione al lavoro”.

Ecco chi era Ester Pasqualoni… (I due punti – 22 giugno 2017)
Ripubblichiamo una lettera aperta del 2014. Si raccontava la competenza, l’umanità, la professionalità della d.ssa Ester Pasqualoni, barbaramente uccisa dal suo stalker nel parcheggio dell’ospedale di Sant’Omero… Lo Stato? Assente. Complice.
” Caro Giancarlo
quotidianamente sulla stampa e  altri organi di informazione, come anche  nel sito “I DUE PUNTI”, vengono riportate  notizie  negative inerenti ad episodi di mala sanità. Certamente fa meno notizia se si pubblica una notizia di buona sanità, però ve ne sono in tal senso, degne di segnalazione e considerazione.
Io sono un paziente che in questi ultimi 5 anni ho girato diversi Ospedali, la maggior parte quelli del nord Italia, ove effettivamente ho riscontrato professionalità, competenza e tecniche innovative, a volte sconosciute agli addetti delle strutture sanitarie locali. All’inizio dell’anno ho iniziato un trattamento farmacologico, per una grave patologia, presso   il reparto di Oncologia dell’Ospedale di S. Omero di Teramo, sottoponendomi a dayhospital una volta al mese.- In questo arco temporale ho riscontrato l’eccellente trattamento riservato ai pazienti affetti da neoplasie, da parte del personale operante.- In particolare i tre infermieri presenti: Gaetana, Giacinta e Orazio, si evidenziano quotidianamente per le loro spiccate competenze professionali, correlate da doti di umanità, gentilezza e disponibilità all’ascolto dei pazienti.
Il valore aggiunto del reparto è la responsabile Dottoressa Ester Pasqualoni, competente e preparata professionalmente, sempre al passo con i tempi nelle cure innovative e svolge il proprio lavoro con abnegazione e devozione, il tutto costellato da tanta umiltà.- Inoltre la D.ssa  Pasqualoni si spende costantemente nell’attuare una corretta sinergia fra i vari reparti, il laboratorio analisi, la radiologia ed altri settori presenti all’interno della struttura sanitaria.- Senza ombra di dubbio, mi sono  trovato di fronte ad uno staff medico-infermie- ristico  di alto livello, capace di curare i malati, che giungono in reparto, anche sotto l’aspetto psicologico, atteso che sono pazienti affetti da gravi patologie oncologiche.
Ringrazio tutto il personale per aver trovato un ambiente molto accogliente, ben organizzato e curato sotto ogni aspetto. Prima di tale esperienza ero convinto che la buona sanità, quella di eccellenza, era prerogativa di una sola parte del territorio nazionale, invece mi sono dovuto ricredere stante quanto ho riscontrato e provato sulla mia pelle nel reparto di oncologia dell’Ospedale di Sant’Omero.

Alessandro BALDASSARRI

Esclusivo/Gli sms dello stalker a Ester: «Senza di te la mia vita è solo buio» (il Messaggereo – 23 giugno 2017)
«Vivo in una grande ansia, oltre che per la mia incolumità anche per quella dei miei due figli». È il 24 gennaio del 2014 quando Ester Pasqualoni presenta al commissariato di Atri un esposto di due pagine contro il suo stalker, Enrico Di Luca, che poi l’ha uccisa tagliandole la gola davanti all’ospedale di Sant’Omero (Teramo). «Nell’estate del 2005 – racconta l’oncologa – ho conosciuto Enrico, perché quest’ultimo si era sottoposto a una visita specialistica. Fra noi è nato un rapporto di profonda amicizia. Enrico si è sempre comportato bene. L’ho introdotto nella mia famiglia di origine. Lui, con i suoi modi gentili e garbati, si è fatto apprezzare da tutti».
Poi, nel settembre del 2008, Ester si separa dal marito. Nel 2009 la stimata oncologa conosce Fabrizio, un uomo di 55 anni, e nasce una relazione sentimentale. «Nel frattempo – prosegue la Pasqualoni – mi sono anche vista, sempre a casa dei miei genitori, con Enrico. A novembre 2013 ho deciso di confidare ad Enrico che frequentavo da un po’ Fabrizio e che con lui avevo instaurato una relazione sentimentale. In un primo momento, mi è parso che Enrico abbia capito e accettato la mia nuova relazione: gli ho detto che a lui ci tenevo molto e che in quanto amico volevo continuare a vederlo». Dopo pochi giorni, però, quello che diventerà il suo assassino le invia una mail. «Mi scriveva che era rimasto deluso, che si sentiva offeso e ingiustamente messo da parte dopo che, per nove anni, mi era stato sempre vicino».
A quel punto l’oncologa telefona a Enrico: «Gli ho spiegato che lui per me era una persona importante, ma che fra noi oltre all’amicizia non poteva concretizzarsi null’altro». Il 22 novembre Enrico invia un sms alla dottoressa: «Sei il mio primo pensiero del mattino. Non buttiamo questi ricordi, tutto quello che ci ha legato fino ad oggi, giorni belli o brutti che abbiamo trascorso insieme. Ogni giorno che passa vedo sempre più buio totale intorno a me…sto sempre più male. Dammi un vero segnale che mi vuoi veramente bene e saprò attendere con pazienza. Nulla è cambiato t.v.b.». Ester racconta che all’indomani, quando esce dall’abitazione di Fabrizio, entrambi notano «che Enrico stazionava in loco. Enrico ci ha detto che stava passeggiando.
Successivamente, mentre ci trovavamo sull’auto di Fabrizio, abbiamo constatato che Enrico ci seguiva. Ci ha seguito fino a casa mia: una volta scesa, ho cercato di parlarci. Ma lui, alla mia vista, si è allontanato». Ester prova a telefonargli, ma lo stalker prima non le risponde e poi le invia un altro sms: «Col tuo capitolo nascosto oggi mi sento usato, ingannato. Del mio capitolo nascosto ne varrai a conoscenza al momento opportuno».
Nei giorni a seguire Enrico continua a mandarle numerosi sms e mail. Il 12 dicembre lo stalker torna alla carica con un messaggio: «Se eri vera amica avresti accettato un dialogo, non si chiude una storia di nove anni come si usa un fazzoletto, non accetterò mai questa situazione che si è creata. Ho tutte le registrazioni sms che conservo scrupolosamente». Proprio mentre si trova in commissariato, Ester riceve un sms dal compagno: le comunica che Enrico è passato sotto casa sua. Davanti alla polizia, l’oncologa racconta anche che Enrico ha mandato «dei messaggi su Facebook a una mia amica, tra cui una foto che ritrae me e il mio attuale compagno, in cui compariamo senza occhi».
La dottoressa, infine, dichiara: «Per evitare i frequenti inseguimenti di Enrico, ogni giorno cambio la strada che percorro in macchina. Io e la mia famiglia siamo in continua pressione psicologica: sono gravemente turbata». Tre giorni dopo, Ester torna in Commissariato e riferisce di aver ricevuto, 24 ore prima, due sms da Enrico. Il primo: «Mi sono ritrovato la Digos dentro casa, mi hanno sequestrato il porto d’armi e un fucile a scopo precauzionale. Spero vivamente che non c’è il tuo zampino». Il secondo: «Se è una sfida sai benissimo che è la mia passione».
Il 30 gennaio del 2014 nei confronti di Di Luca scatta l’ammonimento del questore. Il 5 aprile l’oncologa si trova a passeggio per le strade di Roseto quando chiama i carabinieri, segnalando che lo stalker è passato con l’auto e sembrava che la stesse riprendendo con una telecamera. Ma il 30 ottobre, sempre del 2014, il Pm di Teramo, Irene Scordamaglia, chiede l’archiviazione nei confronti di Di Luca, indagato per stalking. Il magistrato parla di «difetto della condizione di procedibilità (querela)». E, in ogni caso, «le indagini delegate in ordine alle presunte riprese hanno permesso di accertare che quanto riferito dalla persona offesa non corrispondeva al vero poiché nei video esaminati non vi era la presenza di fotogrammi che immortalavano la Pasqualoni».
(di Gianluca Lettieri)

 


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