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Armando Canò, 50 anni, pregiudicato. Uccide l’ex convivente ed occulta il cadavere in frigorifero. Lei lo aveva già denunciato, ma secondo la procura non era un “seriale volto a commettere reato di violenza domestica”. Condannato a 18 anni per omicidio e 10 mesi per lesioni aggravate

Modena, 27 Giugno 2016

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Titoli & Articoli

Morta in frigo, ex convivente confessa (Ansa – 28 giugno 2016)
E’ stato fermato dalla squadra Mobile l’uomo accusato di aver ucciso la 55enne Betta Fella, il cui corpo è stato trovato ieri sera in un frigo non funzionante in una cantina a Modena. E’ l’ex convivente, Armando Canò, 50 anni. L’uomo ha confessato nella notte l’omicidio durante l’interrogatorio al pm Katia Marino. Il delitto sarebbe avvenuto per strangolamento, al termine dell’ennesimo litigio tra i due. L’uomo, che aveva alcuni precedenti, in passato era stato denunciato per maltrattamenti dalla ex compagna.

 

Femminicidio di Betta Fella, Canò resta in carcere (Gazzetta di Modena – 3 luglio 2016)
L’uomo a Sant’Anna con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Ieri l’autopsia sulla donna
Armando Canò resterà in cella. Così ha deciso il giudice delle indagini preliminari per l’ex compagno 50enne di Bernardetta Fella: l’uomo si trovava nel carcere di Sant’Anna in stato di fermo di polizia giudiziaria per l’accusa di omicidio e di occultamento di cadavere.
Il cinquantenne, in cura presso il Centro di salute mentale dell’Ausl, si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida nel corso della quale era stato assistito dal suo legale di fiducia Gianluca Barbiero. Alla luce di questa decisione, la difesa ha fatto sapere che probabilmente richiederà per Canò l’infermità mentale. L’avvocato difensore infatti verrà presto in possesso delle cartelle cliniche di Canò e quando potrà disporre di un quadro esaustivo sulle condizioni psico-sanitarie del 50enne, il cui caso è seguito dal centro di salute mentale dell’Ausl di Modena, con ogni probabilità avanzerà una richiesta di misura alternativa al carcere: al posto della prigione un ricovero presso una struttura sanitaria idonea allo stato del suo assistito o un ospedale psichiatrico.
Intanto è stato eseguito l’esame autoptico sul corpo di Bernardetta Fella, particolarmente difficile per il cattivo stato del cadavere rimasto chiuso per alcuni giorni dentro un frigorifero staccato e abbandonato nella cantina del palazzo alla Madonnina dove è avvenuto il delitto. Il risultato dell’autopsia sarà ufficializzato entro 90 giorni, il tempo a disposizione dei periti per depositarne gli esiti.
Secondo quanto confessato da Armando Canò, subito dopo l’arresto, la donna sarebbe stata strangolata e successivamente nascosta all’interno del frigo dove è stata poi ritrovata. All’origine del delitto, sempre secondo l’ex convivente,, la fine della relazione e il tentativo di Bernardetta di arrivare ad una riappacificazione. Una storia, secondo quanto accertato, già da tanto tempo degenerata in un rapporto violento, di maltrattamenti e di prevaricazioni. La vittima infatti più di una volta aveva confessato alle amiche di temere per la sua incolumità e più di una volta aveva anche interpellato le forze dell’ordine ma senza formalizzare una denuncia vera e propria. Fino ad alcuni giorni fa quando un ultimo disperato tentativo di riavvicinamento al suo ex compagno è sfociato nell’esito finale di un raccapricciante omicidio.

 

Canò condannato per le botte alla Fella (Gazzetta di Modena – 19 gennaio 2018)
Un anno e mezzo fa Armando Canò, 52 anni, strangolò Benedetta Fella, la ex convivente appena lasciata per un’altra; poi nascose il cadavere nel frigorifero spento in cantina. Una disattenzione che in piena estate ha portato subito alla scoperta del cadavere e poi alla confessione. In novembre Canò è stato condannato a 18 anni (con lo sconto del rito abbreviato). E solo ieri Canò è stato processato per aver picchiato 4 anni prima la stessa donna che ha ucciso. Insomma, il processo per le botte si è tenuto molto dopo quello per l’omicidio, quando imputato e vittima sono gli stessi. In questo caso, Canò è stato condannato a dieci mesi con le attenuanti generiche per lesioni aggravate.
Il paradossale caso giudiziario è arrivato al termine dopo una lunga serie di rinvii dovuti ai motivi più disparati: assenza dei testimoni, assenza del giudice, cambiamento del giudice, scioperi giudiziari. Alla fine ieri il giudice De Padua, arrivato in servizio a Modena da poco, ha aperto il processo arrivando subito alla conclusione (il pm aveva rinunciato a molti testi) con la condanna, quando la prescrizione scatterà tra due anni e mezzo. La causa riguardava una delle tante denunce che la Fella fece (e poi ritirò) contro l’uomo violento che amava. Un caso che risale al luglio 2012. Betta era andata da poco ad abitare in un appartamento nuovo e una mattina ha raccontato ai vicini perché aveva il volto tumefatto. Come è anche scritto nella denuncia acquista agli atti del processo per morte della vittima (ad opera dello stesso imputato), Betta aveva raccontato che quella sera aveva litigato «con un uomo che avevo aiutato e al quale volevo bene». Quell’uomo, mai nominato esplicitamente, l’aveva picchiata al volto mentre dormiva. Anche al collo aveva segni di violenza. Betta si era fatta curare al pronto soccorso: la prognosi era di ben 30 giorni. L’avvocato Francesca Pecorari ricorda però che Canò non è mai stato nominato. Per questo annuncia l’appello.

 


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