Aniello Mormile, 28 anni, dj appena assunto alla Tirrenia. Gira la macchina in tangenziale e causa un incidente in cui uccide la fidanzata e un uomo che stava andando a lavorare. Condannnato a 20 anni con rito abbreviato per omicidio volontario, ridotti a 10 in appello per omicidio colposo. Dopo meno di 7 è fuori per buona condotta, laureato e con un lavoro, in affidamento in prova ai servizi sociali
Napoli, 25 Luglio 2015
Titoli & Articoli
Napoli, ubriaco guida contromano per 5 km: scontro frontale, 2 morti (il Desk – 25 luglio 2015)
L’incidente stanotte in tangenziale. Vittime un 48enne e una 22enne che viaggiava nell’auto del 29enne positivo all’alcol test
Grave incidente stradale stanotte sulla tangenziale di Napoli. Intorno alle 4.35 una Renault Clio proveniente da Pozzuoli, con a bordo due persone, dopo avere percorso 5 chilometri contromano si è scontrata con una Fiat Panda guidata da Aniello Miranda, 48enne di Torre del Greco, morto sul colpo. Gravissima Livia Barbato passeggera della Clio, 22enne residente a Fuorigrotta. La ragazza è deceduta poco dopo il ricovero all’ospedale Cardarelli. Il 29enne conducente della Clio è Aniello Mormile, di Pozzuoli, rimasto ferito: è risultato positivo all’alcol test. La concentrazione di alcol nel sangue era di gran lunga superiore ai limiti consentiti dalla legge. Sul posto è intervenuta la Polizia Stradale. Acquisite le immagini registrate dalle telecamere presenti sulla tangenziale. Sono in corso, da parte degli agenti della Sottosezione della Polizia Stradale di Fuorigrotta, ulteriori accertamenti volti a verificare lo stato psicofisico del conducente della Renault Clio ed in particolare se lo stesso avesse fatto uso di sostanze stupefacenti.
LA RICOSTRUZIONE – A fari spenti, incurante degli avvertimenti degli automobilisti che incrociava. Una folla corsa verso la morte, quella di Aniello Mormile. Il giovane è accusato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. Nel video si nota come il conducente della Clio faccia una inversione a “U”, per ragioni incomprensibili. Sfiora subito una vettura che lampeggia con gli abbaglianti. Saranno diverse le automobili e anche un furgone che rischieranno la sorte toccata infine ad Aniello Miranda, che all’alba guidava per andare a lavoro ed è stato centrato in pieno dalla Clio, nei pressi dello svincolo di Fuorigrotta. Morirà poco dopo anche Livia Barbato, la ragazza di Mormile, trasportata dal 118 in ospedale. Per estrarla dalle lamiere ci sono voluti i vigili del fuoco. Mormile viene trasferito all’ospedale San Paolo: è in condizioni serie, ma non rischia la vita. Lunedi’ sarà sottoposto anche al test antidroga. Sul corpo della fidanzata sarà effettuata l’autopsia.
(Foto Mirko Pistillo/Fb)
Corriere del Mezzogiorno – 28 luglio 2015
La famiglia di Livia Barbato:Nello lucido? È un altro dolore (Corriere della Sera – 27 gennaio 2016)
L’incidente mortale in tangenziale. Mormile andò contromano consapevolmente
Gianfranco e Angela, i genitori di Livia Barbato, sono persone che non hanno perso mai le staffe, il buon senso. E soprattutto i modi pacati. La morte di Livia, morta in tangenziale a luglio scorso, per un incidente causato da Aniello Mormile, è stata una vicenda dolorosa. Innaturale. Incomprensibile. Si sono chiusi nel dolore con estrema dignità e sobrietà, hanno evitato di pronunciare una sola parola negli ultimi cinque mesi, nonostante le sollecitazioni fossero tante. Hanno vissuto con un cruccio devastante. Confidandolo esclusivamente al legale di famiglia Andrea Ragozzino: Nello era un ragazzo normale, lo avevamo accolto in casa. Sarà stato davvero così lucido mentre invertiva la marcia, terrorizzava Livia e provocava la sua morte? Ebbene, quando il 24 luglio scorso alle 4.40, Aniello Mormile percorreva a fari spenti e contromano il tratto della tangenziale che da Pozzuoli va ad Agnano, era lucido. Cosciente e consapevole. E’ quanto è emerso dalla consulenza che il dottore Ciro Di Nunzio ha depositato nella cancelleria del pm Salvatore Fusco che presto chiuderà le indagini. Nello aveva bevuto, certo. Ma la quantità di alcol era sopportabile per chi è abituato. Nessun uso di droga nè quella notte, nè nei giorni precedenti. La famiglia di Livia accoglie l’esito della perizia con ulteriore dispiacere. La certificazione che quel ragazzo accolto in casa per tanto tempo, considerato a tutti gli effetti il fidanzato di Livia, l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla, si è rivelato all’improvviso un mostro. E’ un po’ come morire due volte, con i sensi di colpa di una famiglia che legittimamente continua a chiedersi: c’erano segnali che abbiamo sottovalutato? La risposta deve essere «no». Raccontano, Gianfranco e Angela, di una storia normale tra sua figlia e Nello. Di due ragazzi innamorati, ma soprattutto di un fidanzato che non aveva mai lasciato trasparire alcun istinto di follia. Si può invece morire così – insistono – da un momento all’altro, per mano dell’uomo di cui Livia e noi ci fidavamo ad occhi chiusi.
Nello è rinchiuso nel carcere di Poggioreale, non ha mai raccontato agli inquirenti i momenti di quella tragica notte. «Non ricordo cosa sia successo», ha insistito più volte, rispetto al viaggio della morte in tangenziale. Ha ricordato però la serata trascorsa in un locale di Pozzuoli con Livia e altri amici. Ha saputo dire quanti e quali drink avesse bevuto. Le uniche parole rispetto all’incidente furono immediatamente successive. «Ho fatto una cazzata», disse a due agenti della polizia. Poi un silenzio lungo cinque mesi, dietro un muro di «non ricordo». Sono stati gli stessi uomini della polizia, un sostituto commissario e un sovrintendente, a riportare le sue parole negli atti. Una conversazione avvenuta quattro minuti dopo l’incidente. Parole di un uomo presente a se stesso, come confermano gli esiti della perizia tossicologica. Angela e Gianfranco provano a sopravvivere al dolore lacerante. La passione di Lilly continuerà a vivere, negli scatti delle ragazze che potranno perseguire il sogno della fotografia nel suo ricordo. Il laboratorio fotografico dedicato a «Lilly Bartok», il nome con cui Livia si era fatta conoscere nell’ambiente e in Rete, nascerà a Scampia nell’ambito di un progetto curato dalla Fondazione Mission Bambini onlus.
(di Monica Scozzafava)
L’incidente in tangenziale a Napoli, il dj: “Ero ubriaco, Livia è salita in auto, poi il buio…” (la Repubblica – 18 maggio 2016)
Aniello Mormile parla per la prima volta in aula. Nello scontro è morta Livia Barbato, la sua fidanzata e un 48enne. Agli atti un video con l’auto che si ferma a bordo strada, l’avvocato: “Hanno litigato”
“Sì, ho bevuto. Sì, diversi drink, perché me li offrivano. Sì, lo so che da ubriachi non ci si mette al volante. Sì, io mi sono messo lo stesso alla guida”. Rompe il silenzio e parla per la prima volta Umberto Mormile, il dj di 29 anni che lo scorso 25 luglio, dopo aver percorso cinque chilometri contromano in tangenziale all’altezza di Agnano, finisce contro una Renaut Clio.
Nell’incidente muoiono due persone: Livia Barbato, la fidanzata di Mormile e Aniello Miranda, un 48 enne che stava andando a lavorare. L’accusa per lui è di duplice omicidio volontario aggravato. Ieri, nell’aula 411 dell’ufficio gup, Mormile, per la prima volta, dopo mesi di silenzio ha chiesto di essere ascoltato. Parla per due ore: scarpe da ginnastica, camicia azzurra, maglione blu e occhi grandi. In aula c’è Gianfranco Barbato, il padre di Livia, morta a 22 anni. E ci sono i fratelli e le sorelle di Miranda. Dietro la porta chiusa, nel corridoio del tribunale, c’è Rita, la mamma di Aniello, con le zie, e gli amici del ragazzo e un suo prof dell’università. Dentro l’aula e fuori tutti cercano la verità.
Mormile ricostruisce quello che è avvenuto quella notte: “Livia è entrata in auto e si è seduta sui sedili posteriori. Avevo appena comprato l’auto e le ho chiesto di avvisarmi se si sentiva poco bene e di non sporcarla. Avevamo bevuto un po’ e di solito non beviamo. Da quel momento in poi non ricordo più nulla, non mi sono reso neanche conto di essere finito contro un’altra auto”. Parla di blackout alcolico Mormile. Questa è la sua verità.
Il pm incalza con le domande, l’avvocato Andrea Raguzzino che difende la famiglia Barbato chiede spiegazioni, ma Mormile, difeso da Gaetano Porto e Gaetano Baccari, non si scosta dalla sua verità. Dice: “So che la mia sofferenza non ha pari rispetto a quella che ho causato”, ma non chiede perdono. Dopo due ore l’udienza viene aggiornata al primo luglio, giornata in cui la parola passerà al pm e alle parti civili. Il processo è celebrato con rito abbreviato. L’8 luglio è prevista l’arringa della difesa e quindi la decisione.
All’uscita dall’aula i parenti di Miranda si allontanano, Gianfranco Barbato stringe la mano alla mamma di Mormile e saluta gli amici, che erano anche gli amici di Livia. “Aspettavo questo giorno, speravo che lui finalmente spiegasse cosa è successo. Non cerco vendetta e la giustizia umana farà il suo corso. Io cerco verità – dice Barbato – e in quell’aula non l’ho trovata. Nello dice non ricordo, a me non basta”. In un filmato agli atti si vede l’auto accostare sulla destra della strada e fermarsi per lunghi istanti prima di cambiare direzione. “Mormile aveva un flirt con un’altra ragazza a cui tutt’ora scrive dal carcere – aggiunge l’avvocato Raguzzino – Secondo noi quella notte c’è stato un litigio tra lui e Livia prima dell’incidente. Mettersi alla guida ubriaco è già grave, ma la tesi del blackout out è molto comoda”.
La verità che non basta a Gianfranco Barbato è invece quella che dà forza a Rita. “Mio figlio aveva una vita perfetta. Aveva appena avuto un lavoro alla Tirrenia (per favore non chiamatelo dj, perché fa parte del personaggio nero), avevamo una casa nuova e da tre giorni si era comprato un’auto”. Rita per fare capire chi è Nello ricorda: “La prima persona a cui ha fatto vedere l’auto è la nonna di 84 anni e il giorno dopo la voleva portare a fare un giro”.
“Lui ha fatto un solo errore – dice la mamma – mettersi alla guida ubriaco, ma non chiamatelo assassino. Lavoriamo sui giovani perché non facciano lo stesso errore di mio figlio. La vita di un ragazzo perfetto ora è rovinata. Amava Livia e non le avrebbe mai fatto del male, se aveva o avrà altre donne non c’entra con quella notte”. Accanto a Rita, ci sono le sorelle, le cognate, suor Giovanna. Tutte hanno un rosario in mano che tormentano. “Nello in carcere disegna e aiuta gli altri detenuti scrivendo le lettere per loro. é amato da tutti anche lì, perchè è un pezzo di pane…che non farebbe mai male neanche a una formica” confida Rita.
Poi si ferma e dalla borsa prende un disegno plastificato: è la bambina con il palloncino rosso di Banksy: “Me lo ha regalato per la festa della mamma, lo ha disegnato lui e io subito l’ho plastificato perchè non si rovinasse”. Sul retro c’è scritto a mano: “Il bene che ti voglio va oltre i muri, i ferri, i chilometri, le chiacchiere, le negatività. Tu resta forte sempre. Qualcuno dice che l’anima pesa 21 grammi. La mia e la tua sicuramente pesano un po’ di più”. “Mio figlio – conclude Rita – porterà sulla coscienza quello che ha fatto per sempre. Ma io da tutta questa storia vorrei trovare il modo di trarre del bene”.
Contromano in tangenziale, in un video 3d la ricostruzione dell’incidente (la Repubblica – 23 maggio 2016)
SI tenevano per mano, poi la follia. In un video di 10 minuti e 21 secondi, l’ultima notte di Aniello Mormile e Livia Barbato. La corsa ad alta tensione contromano in tangenziale dura sei minuti. Poi l’impatto. La notte del 25 settembre, alle 4.20, Nello, alla guida della sua Renault Clio nera, fa inspiegabilmente inversione di marcia sulla tangenziale. Alle 4.26, lo scontro fatale contro l’auto guidata da Aniello Miranda 48 anni, che stava andando al lavoro. Agli atti del processo, un nuovo filmato. Una notte ricostruita grazie alle sequenze riprese dalle telecamere di locali pubblici e della tangenziale, montate assieme alle telefonate di chi, incrociando il veicolo impazzito, chiamò la polizia per chiedere aiuto. La ricostruzione è stata effettuata dalla Stradale su incarico del pm Salvatore Prisco, titolare delle indagini con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. Quella notte muoiono Livia Barbato 22 anni, la fidanzata di Nello Mormile (in auto con lui) e Nello Miranda. Mormile, 29 anni, è imputato per duplice omicidio volontario Le telecamere della tangenziale riprendono l’impatto da lontano, ma a questo punto interviene la tecnologia con una ricostruzione 3d panoramica e laterale.
Napoli, contromano in Tangenziale: Mormile condannato a venti anni (la Repubblica – 14 luglio 2016)
Tensione in aula: i parenti di Miranda urlano e offendo l’imputato dopo la lettura del dispositivo
A un anno dal terribile incidente sulla tangenziale di Napoli arriva la sentenza: condanna a venti anni – in rito abbreviato – per Aniello Mormile. Il giudice Rosa De Ruggero accoglie la richiesta del pm Prisco, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso: il 29enne era lucido e fu omicidio volontario.
I fatti risalgono alla notte tra il 24 e il 25 luglio 2015, dopo una serata in un locale di Pozzuoli, dove Nello Mormile aveva tenuto un dj set, il ragazzo torna a casa. Con lui in auto c’è Livia Barbato,la sua fidanzata. I due hanno bevuto diversi drink. Alle 4.41, poco dopo lo svincolo Fuorigrotta della Tangenziale in direzione Pozzuoli, la Clio, guidata da Mormile, dopo un’inversione di marcia e dopo aver percorso la tangenziale di Napoli contromano, si schianta contro l’automobile di Aniello Miranda, quarantottenne di Torre del Greco che stava andando al lavoro. Nell’incidente muoiono Miranda e Livia Barbato.
Tensione in aula: i parenti di Miranda urlano e offendo l’imputato dopo la lettura del dispositivo. La scelta del rito abbreviato ha consentito all’imputato di ottenere uno “sconto” di un terzo della pena, a cui però i parenti del quarantottenne di Torre del Greco hanno reagito male. La tesi sostenuta nell’arringa difensiva dei legali di Aniello Mormile è sempre stata quella dell’omicidio colposo: “Quando fece quella manovra folle e la corsa contromano, non era in sé – sostengono i suoi legali. Il primo giugno il pm Salvatore Priscoaveva chiesto la condanna a vent’anni di reclusione per Aniello Mormile. Secondo l’autopsia Livia addirittura era sveglia quando c’è stato l’impatto. Oggi il gup accoglie in pieno la tesi dell’accusa. La famiglia di Livia Barbato, assistita dall’avvocato Andrea Raguzzino, ha semrpe chiesto ad Aniello Mormile la verità. “Solo lui ci può dire cosa è accaduto e perchè”, ha sempre ripetuto il papà, Gianfranco Barbato, che prima che giustizia chiede verità per trovare una ragione in questa terribile vicenda. (di Cristina Zagaria)