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Alfredo Erra, detto ‘o mastino, 40 anni, impiegato in una ditta di trasporti. Dopo 8 mesi di stalking, entra nel negozio dove lavora la ex e inizia a sparare. La uccide, ferisce altre persone e poi tenta la fuga con un proiettile nel cranio.

Pontecagnano (Salerno), 1 Marzo 2022


Titoli & Articoli

Femminicidio Anna Borsa, dopo tre mesi la Procura chiede nuovi accertamenti (il Mattino – 20 maggio 2022)
Femminicidio di Pontecagnano, proseguono le indagini. L’inchiesta sulla morte della giovane parrucchiera, Anna Borsa, è tutt’altro che chiusa. Il 21 giugno prossimo, presso i laboratori di biologia, impronte e microscopia elettronica del Reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Roma, si terranno una serie di accertamenti per comprendere meglio la dinamica e anche per cercare di capire la provenienza dell’arma con la quale Alfredo Erra ha sparato alla sua ex fidanzata, al suo compagno e poi ha tentato di suicidarsi.
E, difatti, tra i destinatari dell’avviso di accertamenti tecnici irripetibili, compaiono oltre all’indagato e alle parti civili (Ettore e Vincenzo Borsa, Fortuna Romano) anche l’altra vittima, Alessandro Caccavale che, per fortuna, il primo marzo scorso rimase solo ferito. Nel collegio difensivo di tutte le parti gli avvocati Pierluigi Spadafora per Erra; Ivan Nigro, Rosanna Carpentieri e Stefania De Martino per le parti civili.
Gli esami richiesti dalla procura sono di tipo balistico e ripristino matricolare della pistola Walther modello Ppk, calibro 7,65 utilizzata da Erra ed acquistata, secondo i primi accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Salerno, da una comunità di zingari della Piana del Sele, quindi di ogive e proiettili, compreso l’ogiva recuperata dai sanitari nel cranio dell’assassino durante l’intervento post fermo. E questo per cercare di capire se quell’arma possa essere stata utilizzata in altri fatti delittuosi. Per questo motivo verrà effettuato anche un esame dattiloscopico per la ricerca di eventuali altre impronte digitali da inserire in banca dati. Quindi esami biologici su tampone con sostanza ematica prelevata dalla vittima e ritrovata anche nell’auto, una Fiat Panda, del suo carnefice, e sostanza salivare prelevata da Erra. Verrà anche analizzato il coprivolante in gomma prelevato dalla vettura del killer per verificare la presenza di residui di polvere da sparo.
Intanto resta il dolore. Quello di due famiglie distrutte. Da un lato quella di Anna Borsa, la giovane parrucchiera uccisa; dall’altra quella di Alfredo Erra, l’uomo che diceva di amarla ed invece le ha tolto la vita. Le indagini proseguono anche se a rilento. Dopo 78 giorni, si decide di far eseguire ulteriori esami dal Ris, mentre ancora si attende la perizia legale relativa ai risultati dell’autopsia eseguita sul corpo straziato della giovane donna. Intanto Alfredo Erra è stato trasferito dal carcere di Fuorni Salerno a quello di Avellino. Entrambi, al momento, uniti ancora perchè entrambi senza giustizia.
Anna è vittima di un femminicidio. Di una aggressione che avrebbe dovuto essere «tutelata» da una legge, quella del codice rosso, e di ripetute violenze che lei si è sempre rifiutata di denunciare. Alfredo ha continuato a professarsi innamorato di Anna, come in quel messaggio inviato soltanto qualche giorno prima dell’omicidio ai genitori della ragazza che lo avevano accolto in famiglia: «Grazie per tutto quello che la vostra famiglia ha fatto per me, amo Anna».
Quella uggiosa mattina del 1 marzo, il giorno di Carnevale, Anna era andata a lavoro come sempre. Accompagnata dal suo nuovo fidanzato, Alessandro Caccavale, anche lui rimasto ferito. Anche la mamma di Anna era andata, poco prima, nel negozio. Aveva incontrato Alfredo, si era raccomandata di lasciare stare la figlia. Poi era andata via. Alfredo, invece, era rimasto. Si era seduto sul divanetto dicendo di voler aspettare il titolare dell’esercizio commerciale. Poi, all’improvviso, ha estratto la pistola ed ha sparato prima contro Anna e poi un colpo anche verso il fidanzato. Ha provato anche ad uccidersi ma il colpo è rimasto ritenuto nel cranio. Così è scappato, a piedi, è salito sulla collina, ha raggiunto l’autostrada, ha scavalcato il guard rail ed è stato rintracciato proprio all’interno dell’area di servizio. Ad incastrare Erra le testimonianze, i messaggi da lui stesso lasciati su facebook, alcuni video. Le sue stesse parole, detto nello sconforto tra le lacrime. 

Omicidio Borsa, Erra scrive dal carcere (la città di Salerno)
Nelle mani dei pm una lettera ai familiari di Anna: «Sapete che la amavo». E spunta la coop di trasporti guidata dal killer
Una lettera dal carcere. Il pontecagnanese Alfredo Erra, classe ’82, l’ha scritta poggiando sulla penna lo stesso dito che il primo marzo scorso, di buon mattino, senza esitazione premette il grilletto di una “Walther Ppk”, togliendo la vita all’ex fidanzata, Anna Borsa, 30 anni, che voleva solo lasciarsi alle spalle quella folle relazione e ricominciare.
Nei mesi scorsi il killer ha inviato la missiva ai familiari della giovane, mutilati d’un pezzo di cuore: prima è finita nelle mani di papà Ettore, di mamma Fortuna Romano e del fratello Vincenzo, poi sulla scrivania dei pm titolari dell’inchiesta, Marina Guglielmotti e l’aggiunto Francesco Soviero. Un biglietto dal tono confusionario, quello vergato al di qua d’una delle celle della casa circondariale di Fuorni, a Salerno: “’o mastino”, questo il nomignolo del killer, non chiedeva scuse. Scriveva ai Borsa dei propri sentimenti per la ragazza, aggiungendo che loro sapevano che lui la amava. L’ha chiamato «amore». Eppure l’ha uccisa con un sol colpo di pistola: una lucida esecuzione nel retrobottega del salone di bellezza “Sica”, in via Tevere di Pontecagnano Faiano, luogo di lavoro della giovane. Poi la fuga e l’ammanettamento in autostrada.
Proseguono le indagini della Procura della Repubblica di Salerno: nel voluminoso fascicolo c’è finita pure la caotica lettera dal carcere. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti anche lo stato reddituale di Erra. Camerali alla mano, gli investigatori hanno scoperto che ’o mastino dal 2018 rivestirebbe addirittura la carica di presidente del consiglio d’amministrazione di una società cooperativa salernitana che da oggetto sociale può occuparsi, tra le altre cose, di gestione e manutenzione d’impianti industriali, di facchinaggio e pulizia e soprattutto d’autotrasporti – nazionali ed internazionali, terrestri, ferroviari, aerei, navali ed intermodali – e di movimentazione di rifiuti.
La coop è abilitata pure ad acquistare e vendere autoveicoli ed autocarri: notizie che stridono col modus vivendi di Erra, che per muoversi – anche la mattina del femminicidio – utilizzava un veicolo di proprietà di un’altra azienda, il concessionario di camion per il quale lavorava. Il suo veicolo, sprovvisto di copertura assicurata, era sotto sequestro ormai da due anni, fermo sotto casa. La casa di famiglia: Erra viveva con i suoi dentro una piccolissima cameretta.
Eppure è a capo del Cda di una coop di trasporti: risultanza investigativa figlia delle testimonianze di chi ha riferito d’averlo visto occasionalmente con somme di danaro ritenute spropositate rispetto al consueto tenore di vita. Dettagli acquisiti pure dai familiari di Anna, assistita dai legali Stefania De Martino e Rosanna Carpentieri: potrebbero rivelarsi utili in eventuali azioni civili. Non ora. Per adesso sono oggetto d’indagini ancora non concluse, in attesa dei referti dei carabinieri del Ris di Roma, che stanno esaminando i cellulari di Erra – rinvenuti nel corso della fuga disperata di quel martedì mattina dai carabinieri della Compagnia di Battipaglia, agli ordini del maggiore Vitantonio Sisto – e delle perizie balistiche sul colpo di pistola che ha ucciso Anna e sui proiettili che hanno ferito il suo nuovo fidanzato, Alessandro Caccavale. Era l’1 marzo: la fine di Anna, che voleva solo partire daccapo.

 

Killer a processo: test psichiatrici (la città di Salerno) 
Col volto gonfio e una coroncina del Rosario stretta tra le mani. Il 23 novembre scorso Alfredo Erra, 41 anni, si presentò così al cospetto di Giovanna Pacifico, gup del Tribunale di Salerno, nel giorno di un’udienza preliminare che poi slittò al 7 dicembre successivo.
Quando “il mastino” – questo il nomignolo con il quale era noto a Pontecagnano Faiano – fu rinviato a giudizio. L’assassino, difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora, oggi è a processo davanti alla Corte d’assise, presieduta dal giudice Vincenzo Ferrara.
Risponde dell’omicidio – aggravato non solo dagli atti persecutori ma pure dalla premeditazione – della sua ex fidanzata e del tentato omicidio del nuovo partner della ragazza, Alessandro Caccavale. Al gup prima e alla Corte d’assise poi la difiesa dell’imputato ha presentato una richiesta d’abbreviato prevedibilmente respinta: stando ai dettami del Codice di procedura penale, ovviamente, in presenza di capi d’accusa per i quali potrebbe essere inflitto l’ergastolo – pena possibile, nel caso specifico – non si può procedere con l’abbreviato.
La ratio difensiva, però, è che laddove in fase dibattimentale decadessero le aggravanti che rendono plausibile la detenzione a vita, l’imputato potrebbe beneficiare parimenti dello sconto sulla condanna (d’un terzo) stabilito dai riti premiali. La difesa dell’imputato ha chiesto di poter depositare una consulenza tecnica di parte (a firma di Corrado De Rosa) sullo stato di salute di Erra: domanda accolta. Ci sarà pure un controesame per conto delle parti civili, che hanno nominato Tito De Marinis. Con ogni probabilità la difesa dell’imputato insisterà sulle condizioni psichiche di Erra per provare a sconfessare la premeditazione contestata dalla pubblica accusa (il pm titolare delle indagini è Marina Guglielmotti: delegò i carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Battipaglia).
La prossima udienza è stata fissata per il 6 aprile. Le parti civili sono la mamma di Anna, Fortuna Romano, il papà Ettore Borsa ed il fratello Enzo, assistiti dagli avvocati Stefania Di Martino, Ivan Nigro e Rosanna Carpentieri. E poi ci sono anche Caccavale (patrocinato dal difensore Maurizio De Feo), il Comune di Pontecagnano Faiano (legale Agnese Astuti) e gli avvocati della Fondazione Polis della Regione Campania, quelli della “Mai Sola Onlus” e dell’associazione “Al posto tuo”.


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