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Alessandro Angelillo, 35 anni, commerciante. Picchia, strangola, imbavaglia e annega una delle due fidanzate, che lo aveva già denunciato più volte, poi tenta di sviare le indagini. Condannato a 30 anni con rito abbreviato, ridotti in Appello a 16 anni per omicidio e 6 mesi per furto. Durante un permesso premio viola il divieto di avvicinarsi all’altra ex che lo aveva denunciato. Dopo 13 anni ottiene i domiciliari, dopo 14 è libero mentre deve ancora svolgersi il processo per la violazione del divieto di avvicinamento all’altra fidanzata.

Bari, 10 Luglio 2009


Titoli & Articoli

Omicidio Costanzo: il gup motiva la condanna citando Otello (Bari Today – 5 luglio 2011)
Nelle 38 pagine di motivazione della sentenza di condanna a 30 anni di carcere per Alessandro Angelillo, il 35enne accusato di aver ucciso la truccatrice del Petruzzelli Anna Costanzo, il gup Antonio Lovecchio cita l’opera di Shakespeare per spiegare il tentativo di depistaggio compiuto dall’assassino
Depositate ieri le motivazioni della condanna a 30 anni di carcere inflitta al 35enne Alessandro Angelillo per l’omicidio volontario della sua ex fidanzata, Anna Costanzo, truccatrice del Petruzzelli, uccisa nel suo appartamento al quartiere San Girolamo la notte tra il 10 e l’11 luglio 2009. In un passaggio del documento, il gup Antonio Lovecchio ricorre ad un paragone con l’Otello di Shakespeare per smascherare e spiegare il tentativo di depistaggio delle indagini compiuto dall’assassino subito dopo il delitto, ma anche durante il processo, nel tentativo di indurre gli investigatori a ricercare in una donna la responsabile dell’omicidio. “Iago – scrive il gup – rende palese l’inesistente tradimento di Desdemona ponendo tra le mani di Cassio il fazzoletto della donna e fa in modo che Otello veda e creda all’esistenza della tresca, in realtà inesistente. Non è immaginabile, neppure nella fervida fantasia di Shakespeare, la rappresentazione di una trama ordita da taluno contro un altro che non sia sostenuta da prove create ad arte per trasformare la mera apparenza in realtà”.
Lovecchio riporta quindi le fasi dell’omicidio, ricostruite in base alle analisi delle inquirenti: prima il violento litigio, poi lo strangolamento e infine l’annegamento nella vasca da bagno dove fu trovata la vittima. Una morte volutamente lenta e crudele (aggravanti riconosciute nella condanna), scrive ancora il gup, che ebbe come unico movente la gelosia dell’uomo. Il gup esclude invece l’ipotesi della premeditazione: “il fine che aveva mosso l’imputato a incontrare la Costanzo era quello di riprendere la relazione”.

 

“Ho ucciso io Anna Costanzo” ridotta la pena all’ex fidanzato  (la Repubblica – 9 ottobre 2012)
In appello i 30 anni di reclusione per Alessandro Angelillo sono stati ridotti a 16: esclusa l’aggravante della crudeltà. La famiglia della vittima: “E’ un’autorizzazione a commettere violenza contro le donne”. La procura medita il ricorso
“Sono amareggiato e dispiaciuto per quello che ho commesso”. Ha detto così Alessandro Angelillo prima che la corte d’assise d’appello si riunisse per la sentenza di secondo grado sull’omicidio Costanzo. “Se potessi darei la mia stessa  vita per far tornare in vita la Costanzo”. L’ex fidanzato della costumista del Petruzzelli per la prima volta ha preso la parola per assumersi la responsabilità dell’omicidio. Lo ha fatto prima che si riunisse la corte d’appello per la sentenza in secondo grado. Nel processo di I grado, con il rito abbreviato, Angelillo era stato condannato a 30 anni di reclusione. Questa mattina la pena è stata ridotta a 16 anni.
I giudici in appello non hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà. Una scleta che ha provocato l’indignazione della famiglia della vittima. “Siamo amareggiati e  delusi dalla giustizia italiana: questa sentenza è un’autorizzazione as commettere atti di violenza contro le donne” hanno commentato Francesco e Michele Costanzo, difesi dall’avvocato Giovanni Signorile. La corte d’assise d’appello ha escluso l’aggravante della crudeltà condannando Angelillo a 16 anni per il brutale delitto e 6 mesi per il furto del computer  di Anna, che lui portò via da casa la sera dell’omicidio nel tentativo di depistare le indagini. La procura generale, dopo aver esaminato le carte, si riserva di presentare ricorso in Cassazione.
(di Mara Chiarelli)

Delitto Costanzo, pena ridotta in appello – «Sono amareggiato, darei la vita per lei» (Gazzetta del Mezzogiorno – 9 ottobre 2012)
La condanna di Angelillo passa da 30 anni (in primo grado) a 16 di reclusione. Esclusa aggravante crudeltà
La Corte di Assise di Appello di Bari ha ridotto da 30 a 16 anni e mezzo di reclusione la pena inflitta nei confronti del 36 enne Alessandro Angelillo, imputato per l’omicidio della sua ex fidanzata Anna Costanzo, truccatrice di scena della Fondazione Petruzzelli, uccisa la notte tra il 10 e l’11 agosto 2009 nella sua casa al rione San Girolamo di Bari. La sentenza di primo grado era stata emessa il 3 giugno 2011 dal gup del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio. Su richiesta della difesa dell’imputato, rappresentata in aula dagli avvocati Giancarlo Chiariello e Pierfrancesco Clemente, la Corte ha infatti escluso l’aggravante della crudeltà, così come contestato dall’accusa e riconosciuto in primo grado nel processo con rito abbreviato. Angelillo è detenuto per il delitto dal novembre 2009.
«Sono amareggiato e dispiaciuto per quello che ho commesso. Se potessi darei la mia stessa vita per far tornare in vita Anna Costanzo», ha detto Angelillo in apertura del processo. L’imputato dalla cella dell’aula della Corte d’assise d’appello ha reso spontanee dichiarazioni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Angelillo sarebbe entrato quella notte in casa della vittima prima del rientro della donna per preparare il depistaggio: avrebbe scritto sull’account di Anna, su Facebook, il messaggio in cui la donna annunciava di aspettare a casa tre uomini conosciuti quella sera; avrebbe riempito d’acqua la vasca da bagno assicurando il tappo sul fondo con del nastro da imballaggio e avrebbe allestito la scena di un’orgia non consumata. Una volta entrata in casa, avrebbe aggredito l’ex fidanzata, strangolandola e infine annegandola.
LA RABBIA DEI PARENTI – «Siamo irritati e disgustati nel constatare che le ingiustizie provengono proprio da chi deve far rispettare la giustizia e di come le parole di un illustre avvocato, minimizzando l’accaduto, abbiano potuto trasformare il carnefice in vittima, cercando di occultare un evidente atto di barbarie e crudeltà. Scusate il nostro dissenso ma abbiamo un concetto di giustizia diverso». I fratelli di Anna Costanzo, Francesco e Michele, commentano così la sentenza di secondo grado. «Questa sentenza – dicono al termine dell’udienza – è un’autorizzazione a commettere atti di violenza contro le donne, se quando uccidi la tua ex fidanzata te la cavi con 16 anni. È una vergogna. Siamo delusi dalla giustizia italiana». I fratelli della vittima, parti civili nel processo, hanno ottenuto la conferma del risarcimento danni, con provvisionale già quantificata in primo grado, più di un anno fa, di 100mila euro ciascuno. Soldi che non sono mai arrivati e che, nelle intenzioni di Francesco e Michele, saranno utilizzati per la creazione di una scuola sul trucco di scena intitolata alla vittima.

«L’annegò ma pensò di averla già uccisa» – Omicidio Costanzo, ecco le motivazioni (Corriere del Mezzogiorno – 17 novembre 2012)
No all’aggravante della crudeltà, pena quasi dimezzata
L’aggravante della crudeltà per l’omicidio della truccatrice di scena del teatro Petruzzelli, Anna Costanzo, va esclusa perché l’ex fidanzato ed assassino, quando l’ha uccisa annegandola nella vasca da bagno era erroneamente «convinto di averla già uccisa» previa manovra di strangolamento. È scritto nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’assise d’appello di Bari, il 9 ottobre scorso, ha quasi dimezzato la condanna al 36enne Alessandro Angelillo: dai 30 anni inflitti al termine del processo di primo grado con rito abbreviato, a 16 anni e sei mesi. La sentenza (scritta dal presidente Raffaele Di Venosa, a latere Antonio Civita) ha suscitato vibrate proteste da parte della famiglia della vittima.
Il delitto fu compiuto nella notte tra il 10 e l’11 luglio 2009 nella casa di Costanzo, al rione san Girolamo di Bari. Secondo i giudici, l’annegamento fu un «maldestro tentativo di simulare una scena che facesse pensare ad un delitto a sfondo sessuale», essendo Angelillo convinto di aver già uccisa l’ex fidanzata dopo averla strangolata.
«E se anche si era accorto che la donna era ancora viva – scrivono i giudici – l’annegamento altro non fu che il mezzo adoperato dall’imputato per cagionare la morte della vittima», e non il «quid pluris» richiesto dalla giurisprudenza per riconoscere l’aggravante della crudeltà. «A conclusione non diversa – argomentano i giudici – si perviene se si ipotizza che Angelillo, allorquando pose in essere la manovra di annegamento della vittima, era consapevole del fatto che quest’ultima era ancora in vita», poichè in questo caso l’annegamento «fu solo lo strumento con il quale Angelillo portò a compimento il suo proposito omicida». Un omicidio scatenato, secondo i giudici, «da un raptus emotivo, innescato dalla circostanza che la donna era rientrata a notte inoltrata nonchè dal fatto che l’imputato sospettava che la stessa avesse intrapreso altra relazione».
Nelle motivazioni la Corte ripercorre la «travagliata» vita sentimentale della vittima e la sua relazione con l’imputato. Anna Costanzo «non era semplicemente l’amante dell’imputato – scrivono i giudici – era la sua compagna, la consigliera, la persona a cui rivolgersi per chiedere aiuto psicologico. Il ruolo avuto dalla vittima nella vita dell’imputato era la chiave di lettura delle azioni e delle reazioni di Angelillo che temeva di essere abbandonato». Angelillo è detenuto per l’omicidio dal 12 luglio 2009 e solo prima della sentenza del processo d’appello ha confessato il delitto con una «tardiva – concludono i giudici – dichiarazione di pentimento».


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In memoria di

Bari, all’omicida di Anna Costanzo arrivano nuove accuse da una donna (Gazzetta del Mezzogiorno – 10 febbraio 2023)
L’imputato, oggi 49enne, sconta dal 2009 una condanna a 16 anni e 6 mesi per l’omicidio della truccatrice del Petruzzelli «spaventata a morte». Nel 2019 durante un permesso premio avrebbe violato il divieto di avvicinarsi alla ex che lo aveva denunciato dieci anni prima. Dopo poco più di 13 anni ha lasciato il carcere: è ai domiciliari da gennaio
Nuove accuse per Alessandro Angelillo, l’assassino – oggi 49enne – di Anna Costanzo, la truccatrice del teatro Petruzzelli uccisa la notte tra il 10 e l’11 luglio 2009 nella sua casa nel rione barese di San Girolamo. Angelillo è fino in carcere per il delitto (con una condanna irrevocabile a 16 anni e 6 mesi di reclusione) il 13 novembre di quell’anno. Fine pena 21 febbraio 2024 ma da gennaio, quindi dopo poco più di 13 anni anni, ha lasciato la cella ed è detenuto ai domiciliari grazie alla legge «svuotacarceri». In un permesso di dieci giorni fuori dal penitenziario di Volterra dove era all’epoca detenuto, nell’agosto 2019, avrebbe però violato un vecchio divieto di avvicinamento nei confronti della ex fidanzata, che era stato disposto nei suoi confronti qualche giorno prima che venisse arrestato per l’omicidio. Il processo, più volte rinviato dopo la citazione diretta a giudizio firmata dalla pm Luisiana Di Vittorio, approderà in aula il 13 marzo.
LA VICENDA – Angelillo, all’epoca 35enne, nel 2009, aveva due relazioni sentimentali, una con la truccatrice che poi uccise e una con un’altra donna, la quale però aveva deciso di lasciarlo. Era proprio l’estate di quell’anno quando l’uomo, che non accettava la fine della relazione, avrebbe iniziato a manifestare comportamenti di «crescente aggressività», «sbatteva i pugni, alzava la voce, lanciava oggetti per aria» raccontò la ex. Poi, a luglio, l’omicidio di Anna Costanzo. Lui fu subito ritenuto il principale sospettato e mentre la Polizia indagava sul delitto, avrebbe continuato a molestare – era l’accusa da cui poi è stato del tutto scagionato – l’altra donna con cui aveva avuto una contemporanea relazione, la quale a un certo punto lo denunciò. Era il 10 novembre 2009. Sulla base delle accuse della ex, ad Angelillo la Polizia notificò un provvedimento di divieto di avvicinamento per i reati di violenza privata, lesioni personali ed ingiuria. Trascorsero solo 3 giorni (13 novembre 2009) e l’uomo finì in carcere per l’omicidio. Quindi, da detenuto, ha affrontato i due processi: quello per le presunte molestie e, in abbreviato, quello per la morte di Anna Costanzo.
I PROCESSI – A ottobre 2010 Alessandro Angelillo fu assolto dalle accuse di violenza privata e ingiurie nei confronti della ex e condannato per il reato di lesioni personali a nove mesi di reclusione. In appello, ad aprile 2011, fu assolto anche dall’accusa di lesioni. La sentenza arrivò il giorno prima della requisitoria della pubblica accusa nel processo per il delitto Costanzo. Il gup, a giugno di quell’anno, inflisse 30 anni di reclusione per omicidio volontario pluriaggravato, dalla premeditazione e dalla crudeltà. A ottobre 2012 la Corte di Assise di Appello dimezzò quasi la condanna, escludendo l’aggravante della crudeltà, riducendo la pena a 16 anni e 6 mesi di reclusione (confermati dalla Cassazione a febbraio 2014). Da quasi 14 anni quindi, Angelillo sconta la condanna per il delitto di una delle sue ex fidanzate, mentre dalle accuse sulle violenza all’altra ex era stato già scagionato. Tuttavia non gli sarebbe mai stata revocata – sostiene la difesa – la misura cautelare del divieto di avvicinamento che era stata applicata sulla base di quelle condotte.
LA NUOVA ACCUSA – Durante un permesso premio, nell’agosto 2019, Angelillo – è il reato che gli viene ora contestato – si sarebbe appostato davanti all’ufficio dove lavorava la ex (la stessa che dieci anni prima lo aveva denunciato) «fissandola con un sorriso di scherno» si legge nell’imputazione, seguendo con lo sguardo tutti i movimenti della donna, tanto da farla «spaventare a morte», per poi allontanarsi dopo che lei, dopo aver incrociato una pattuglia di Polizia locale, ad un semaforo su via Capruzzi, avrebbe chiesto aiuto. La ex lo denunciò, dicendosi impaurita da quel comportamento e la Procura ha ritenuto che essersi appostato davanti all’ingresso del posto di lavoro sia stata una violazione del «divieto di avvicinamento» a quella stessa donna disposto anni prima. Così ne ha chiesto il processo, che deve ancora essere celebrato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Andriola, sosterrà che quel divieto aveva perso la sua efficacia, essendo stato assolto ormai da anni dai reati sulla base dei quali era stato adottato.

 

Bari, dopo 13 anni è di nuovo libero l’assassino di Anna Costanzo (la Gazzetta del Mezzogiorno – 14 marzo 2023)
Alessandro Angelillo è libero. L’assassino – oggi 49enne – di Anna Costanzo, la truccatrice del teatro Petruzzelli uccisa la notte tra il 10 e l’11 luglio 2009 nella sua casa a San Girolamo, ha scontato il suo debito con la giustizia. Angelillo è finito in carcere per il delitto (con una condanna irrevocabile a 16 anni e 6 mesi di reclusione) il 13 novembre 2009. Fine pena 9 marzo 2023, cinque giorni fa. Dopo poco più di 13 anni, Angelillo è un uomo libero. Aveva già lasciato il carcere il 5 gennaio e ha trascorso gli ultimi due mesi agli arresti domiciliari.
Il suo nome, però, è tornato nelle aule di giustizia come imputato per un’altra vicenda, risalente al 2019
. Ieri, in un’aula del Tribunale penale di via Dioguardi, è comparso in udienza accompagnato dal suo avvocato Francesco Andriola. L’accusa è violazione della misura del divieto di avvicinamento a una ex fidanzata. Durante un permesso di dieci giorni fuori dal penitenziario di Volterra dove era all’epoca detenuto per il delitto Costanzo, nell’agosto 2019, avrebbe violato quel vecchio provvedimento, che era stato disposto nei suoi confronti qualche giorno prima che venisse arrestato per l’omicidio. Il processo, più volte rinviato dopo la citazione diretta a giudizio firmata dalla pm Luisiana Di Vittorio, è approdato ieri dinanzi al giudice. Nella stessa aula c’erano l’imputato e, dalla parte opposta, accanto alla sua legale, l’avvocato Maria Pia Vigilante, la fidanzata dell’epoca, parte offesa nel processo che non si è costituita parte civile.
LA VICENDA Angelillo all’epoca aveva 35 anni e due relazioni sentimentali, una con la truccatrice che poi uccise e una con un’altra donna, la quale però aveva deciso di lasciarlo. Non accettava la fine della relazione e avrebbe iniziato a manifestare comportamenti di «crescente aggressività» raccontò la ex nella denuncia contro di lui. Poi, a luglio, l’omicidio di Anna Costanzo. Fu subito ritenuto il principale sospettato e mentre la Polizia indagava sul delitto, avrebbe continuato a molestare – era l’accusa da cui poi è stato del tutto scagionato – l’altra donna con cui aveva avuto una contemporanea relazione. Il 10 novembre 2009, sulla base delle accuse della ex, ad Angelillo la Polizia notificò un provvedimento di divieto di avvicinamento per i reati di violenza privata, lesioni personali e ingiuria. Trascorsero solo 3 giorni (13 novembre 2009) e finì in carcere per l’omicidio. Quindi, da detenuto, ha affrontato i due processi: quello per le presunte molestie e, in abbreviato, quello per la morte di Anna Costanzo.
I PROCESSI A ottobre 2010 Alessandro Angelillo fu assolto dalle accuse di violenza privata e ingiurie nei confronti della ex e condannato per il reato di lesioni personali a nove mesi di reclusione. In appello, un anno dopo, fu assolto anche dall’accusa di lesioni. La sentenza arrivò negli stessi giorni della requisitoria nel processo per il delitto Costanzo. Qualche mese dopo il gup inflisse 30 anni di reclusione per omicidio volontario pluriaggravato, dalla premeditazione e dalla crudeltà. A ottobre 2012 la Corte di Assise di Appello dimezzò quasi la condanna, escludendo l’aggravante della crudeltà, e riducendo la pena a 16 anni e 6 mesi di reclusione (confermati dalla Cassazione a febbraio 2014).
Quando, qualche giorno fa, ha terminato di scontare la pena irrevocabile per l’omicidio della truccatrice, si è trovato a dover affrontare un nuovo processo per la presunta violazione di una misura – il divieto di avvicinamento alla ex fidanzata – che, secondo la difesa, avrebbero dovuto revocargli da tempo dal momento che risaliva al 2009 e che dai reati che avevano portato al provvedimento cautelare era stato del tutto scagionato già nel 2011, quindi molti anni prima di quell’agosto 2019.
LA NUOVA ACCUSA Durante un permesso premio, nell’agosto 2019, Angelillo – è il reato che gli viene ora contestato – si sarebbe appostato davanti all’ufficio dove lavorava la ex (la stessa che dieci anni prima lo aveva denunciato) «fissandola con un sorriso di scherno» si legge nell’imputazione, seguendo con lo sguardo tutti i movimenti della donna, tanto da farla «spaventare a morte», per poi allontanarsi dopo che lei, dopo aver incrociato una pattuglia di Polizia locale, ad un semaforo su via Capruzzi, avrebbe chiesto aiuto. La ex lo denunciò, dicendosi impaurita da quel comportamento e la Procura ha ritenuto che essersi appostato davanti all’ingresso del posto di lavoro sia stata una violazione del «divieto di avvicinamento» a quella stessa donna disposto anni prima. Così ne ha chiesto il processo, che dopo la prima udienza di ieri è stato aggiornato al prossimo 16 ottobre, quando è prevista la testimonianza in aula della persona offesa.

Uccise Anna Costanzo, dopo 13 anni torna libero l’ex fidanzato. I fratelli della truccatrice: “Affranti e delusi dalla giustizia” (la Repubblica – 15 marzo 2023)