Marta Deligia, 26 anni, barista. Strangolata dall’ex dopo 4 mesi di stalking. Lo aveva denunciato, aveva chiamato i Carabinieri, ma nessuno ha fatto nulla
Villacidro (Cagliari), 22 Settembre 2013
Dopo 4 mesi di stalking, appostamenti, pedinamenti e messaggi di amore e morte, e dopo essersi rivolta più volte ai Carabinieri, Marta si decide a denunciare l’ex fidanzato. Ma, quasi 20 giorni dopo la denuncia, quando lui avrebbe già dovuto ricevere l’ammonimento, lui è di nuovo sotto casa che la aspetta. Lei chiama i Carabinieri, ma non viene nessuno. La mattina dopo, all’alba, lui è ancora lì, sotto casa, che la aspetta mentre lei sta uscendo per andare ad aprire il bar. La strangola, carica in macchina il corpo e controlla i messaggi sul telefonino di lei.
Titoli & Articoli
OMICIDIO A VILLACIDRO. RITROVATO IL CORPO DI MARTA DELIGIA (Sardegna Live – 23 settembre 2013)
E’ stato ritrovato in tarda mattinata dai carabinieri il corpo ormai privo di vita di Marta Deligia, cameriera di 25 anni di Villacidro.
E’ stato ritrovato in tarda mattinata dai carabinieri il corpo ormai privo di vita di Marta Deligia, cameriera di 25 anni di Villacidro. La ragazza, secondo le prime ipotesi, sarebbe stata soffocata dal fidanzato Giuseppe Pintus, autotrasportatore di 36 anni, che questa mattina avrebbe chiamato i carabinieri per avvisarli di “aver fatto una cazzata”. Il giovane avrebbe riferito ai militari di aver ucciso la fidanzata annunciando anche il suo suicidio. Poco fa, con il ritrovamento nelle campagne di Villacidro del corpo di Marta Deligia, si è avuta la tragica conferma. Gli inquirenti lavorano senza sosta per ritrovare ora Giuseppe Pintus che in tarda mattinata avrebbe chiamato anche la sorella dicendo: “non voglio scontare 30 anni di galera”.
Ciao, Marta: i tuoi sogni spezzati da un uomo senza coraggio nè cuore (Casteddu Online – 23 settembre 2013)
Si è spezzato per sempre il sorriso della barista di Villacidro: strangolata dall’ex fidanzato, diventa il simbolo dello stalking e della violenza atroce sulle donne
Aveva 26 anni Marta, trovata morta stamattina tra Villacidro e Gonnos. Lui, Giuseppe Pintus, alla fine il coraggio di ammazzarsi non l’ha avuto: è stato arrestato dai carabinieri. Marta invece è l’ennesima vittima delle mani di un uomo, mediocre ed egoista a tal punto da non poter accettare la fine della loro storia. Era la barista del bar Capoverde di Villacidro, conosciutissima in paese, ma stamattina la saracinesca è rimasta chiusa. Di lei nessuna traccia: era stata strangolata dal suo ex fidanzato, che la perseguitava da mesi. Non è possibile, questa la frase che ripetono tutti in questo stupendo paese stretto tra i monti. Stalking che sfocia in omicidio, violenza sulle donne, sino alla morte. Sta diventando un’emergenza sociale. Attenzione, non è stato un episodio a sorpresa: Marta Deligia, la vittima di questo incredibile omicidio, aveva più volte segnalato ai carabinieri di essere angosciata da quell’uomo più grande di lei di dieci anni. Lei lo aveva lasciato poco prima dell’estate: troppo geloso, troppo ossessivo. Lui non si era dato pace, perseguitarla era diventata la sua regola di vita. Troppo amore dentro che sfocia nell’odio, con quel respiro che ti manca dentro, che non ti fa ragionare, quando senti di avere perduto tutto.
Marta però era stata minacciata da lui, minacciata di morte. E nessuno ha raccolto quel disperato sos, rivelato soltanto agli amici più stretti e ai militari della caserma del paese. Sms continui, pedinamenti sotto casa e al bar, dove si sentiva controllata. Addirittura lui in passato, stando alle testimonianze di chi conosce bene Giuseppe Pintus, era stato fidanzato a lungo con una vedova che lo aveva abbandonato perché la maltrattava. Più o meno quel che aveva deciso Marta, la dolcissima barista di Villacidro che aveva un sorriso per tutti: una ragazza solare, intelligente, troppo diversa da lui. Ormai era finita, quello di ieri notte doveva essere l’ultimo confronto, quello dell’addio. Lui non ce l’ha fatta, l’ha strangolata senza pietà, come se volesse farsi giustizia (di cosa?) nella maniera più assurda e atroce. Senza cuore. Senza coraggio: ha telefonato all’alba ai carabinieri e alla sorella, annunciando il proposito di farla finita: “Ho fatto una cazzata, ora vado ad ammazzarmi”. Poi invece ha vagato senza meta, ma non ha avuto la stessa sfrontatezza di togliersi la vita. Come in quel raptus assassino nel quale ha spezzato per sempre il sorriso di Marta, che adesso diventa il simbolo delle donne vittima delle ingiustificabili violenze dell’uomo. Non è possibile, Marta.
Marta vittima di un amore malato (l’Unione Sarda – 24 settembre 2013)
“Gli stalker sono seriali – dice l’avvocato Anna Maria Busia – serve un sistema che tuteli veramente le donne”. L’ha strangolata sotto casa, le ha stretto attorno al collo il braccio lasciando che la vita della sua ex scivolasse via, poi si è allontanato con l’auto portando via il cadavere, adagiato sul sedile passeggero, quasi fosse una delle tante passeggiate che negli otto mesi della loro relazione avevano fatto insieme. C’è la gelosia, un amore morboso culminato con una denuncia per stalking 17 giorni fa, dietro l’omicidio di Marta Deligia, la ragazza di 27 anni strangolata a Villacidro, un comune del Medio Campidano a circa 40 chilometri di Cagliari. I carabinieri hanno arrestato l’ex fidanzato della vittima Giuseppe Pintus, 37 anni, rintracciato dopo una serie di telefonate in cui annunciava di volersi suicidare. “Ho fatto una cavolata, ho ucciso Marta – ha detto al telefono Pintus questa mattina prima a un’amica e poi ai carabinieri – Sono disperato, ora mi uccido”. Nelle tasche, quando i militari lo hanno bloccato a meno di un chilometro dal centro abitato, in aperta campagna, in località Corte Margiani, lo stesso luogo in cui aveva abbandonato sotto un albero la sua Fiat Bravo con il cadavere della ex, aveva in tasca una corda.
Ai carabinieri che lo ammanettavano ha detto che non voleva ucciderla: “Ho anche tentato di rianimarla”, ha dichiarato descrivendo frammentariamente quanto era accaduto. Ma il delitto è solo il capitolo conclusivo di oltre quattro mesi di minacce, pedinamenti, telefonate e messaggi alla ex, con frasi altalenati di amore e morte. La stessa vittima negli ultimi mesi si era rivolta ai carabinieri preoccupata: “Mi perseguita, mi pedina, viene anche nel bar dove lavoro”, aveva raccontato a una marescialla chiedendo cosa potesse fare per allontanarlo. I carabinieri avevano cercato da subito di convincerla a denunciarlo, ma lei non voleva: “Gli ho voluto bene, adesso vorrei essere solo lasciata in pace, vorrei fare la mia vita”, aveva più volte ripetuto Marta. Ma solo il 6 settembre scorso la giovane ha avuto il coraggio di firmare il foglio con la denuncia per chiedere l’Ammonimento del Questore.
Venerdì scorso il provvedimento è stato accettato. Sarebbe dovuto essere notificato proprio il giorno del delitto: “E’ un provvedimento che deve essere accompagnato da spiegazioni – ha commentato il comandante provinciale dei Carabinieri di Cagliari, Davide Angrisani – non può essere inviato come una multa, altrimenti potrebbe avere un effetto scatenante”. L’uomo, quindi, potrebbe non essere venuto a conoscenza della denuncia, potrebbe quindi non aver avuto alcuna ragione se non quell’amore morboso per uccidere. Erano le 4.30 di lunedì mattina quando Marta, uscita di casa per andare a lavorare al bar “Capo Verde”, è stata sorpresa da Pintus e strangolata.
In cinquemila per ricordare Marta Deligia. Le amiche la scortavano per difenderla dall’ex (la Nuova Sardegna -25 settembre 2013)
«Che sogni aveva una ragazza come Marta? Solo uno, che quello la smettesse…». Giorgia, un altro bel viso accanto alla foto della sorridente Marta Deligia appesa alla cancellata sotto casa con decori di palloncini, fiori e candele, non concede nulla all’assassino dell’amica, Giuseppe Pintus. Conosce ogni piega della storia, è una delle coetanee di Marta che facevano quasi dei turni per accompagnarla sempre. Giorgia lavora in una serra: «Tornavo a casa, una doccia e poi andavo al bar, aspettavo che finisse e verso le 9, le 10 di sera la portavo via, in macchina».
Il bar “Capoverde”, non dista trecento metri dalla palazzina gialla di via Di Vittorio dove Marta abitava con la mamma e i due fratelli, però la gentile, solare ragazza non se la sentiva di affrontare da sola quel tragitto dove ormai tutti i giorni incontrava Giuseppe Pintus a piedi, a volte travestito, in auto, dietro il muretto oppure nel sottoscala come lunedì mattina alle 4.30 quando l’ha uccisa e trascinata via coi cani che abbaiavano senza sosta e la vicina Maria Luisa Licheri si è chiesta che cosa stesse succedendo.
Giuseppe notò Marta al bar dove lei lavorava, le aveva chiesto l’amicizia su Facebook, in primavera comincia il filarino, a giugno finisce. «Lui non si era comportato bene», spiega Laura, altra amica. Scenate di gelosia al bar, davanti ai clienti, oppure suppliche in ginocchio che si chiudevano con minacce, i clienti a guardare e qualche volta a intervenire. Marta sperava che prima o poi si quietasse. In agosto lui le aveva proposto di restare comunque amici. E l’aveva invitata a passare due settimane a Torre dei Corsari, in una casa che aveva affittato apposta, venissero pure i fratelli. Così era stato, la vacanza non era andata male, ma tornati in paese lui aveva ricominciato a inviarle messaggi tipo «se mi lasci ti uccido». Marta continuava a parlarne poco: simpatica e dolce, era però molto riservata. E poi in famiglia cercava di non creare preoccupazione. I fratelli erano intervenuti, ma lei temeva reazioni violente da parte di Giuseppe. Anche domenica sera Marta aveva nascosto qualcosa ai due giovani. Dopo una giornata trascorsa in campagna con la madre e alcuni amici, Marta verso le 21 si era messa sulla strada di casa, una vicina era salita in macchina per farle compagnia. Giuseppe Pintus l’aveva seguita, quando è rientrata in paese lui in auto le si è messo di traverso sulla strada. È lì che lei avrebbe fatto ai carabinieri la telefonata di cui ieri tutta Villacidro parlava: Marta ha detto che Pintus le sbarrava la strada, il carabiniere ha risposto che non avevano la macchina e non potevano mandare nessuno, che lo evitasse e poi l’indomani prima di uscire per andare al lavoro chiamasse in caserma. «E l’indomani è morta», diceva una donna davanti alla porta di casa. Una zia, Ada, piena di bei ricordi di Marta bambina al mare, a ferragosto l’aveva pregata di chiedere aiuto ai carabinieri: «Marta era riservata, ma alle domande precise rispondeva e io le avevo raccomandato perciò di denunciarlo, perché quell’uomo era un violento. Le dissi di chiedere un piantone sotto casa».
Domenica sera, Giuseppe Pintus aveva detto ai genitori Giorgio e Gianna che andava a cena con Marta. E quando la ragazza ha evitato l’assalto si è comunque fermato sotto casa sua. Alle tre del mattino una vicina che rincasava l’ha visto.
Giuseppe Pintus aveva avuto una relazione con una donna vedova. Molto giovane, era stato colpito da una tragedia: Marianna, la ragazzina di quasi 18 anni che lui corteggiava, era morta con la sorella Sara, investite da un automobilista ubriaco. Fra le 5mila persone della fiaccolata cominciata alle 19 e finita alle 21.23 sotto la casa di Marta, una donna lo ha dipinto come una persona perbene, un’altra aveva saputo che negli ultimi anni si era lasciato andare, una terza che la povera Marta aveva cambiato quattro volte cellulare e lui la scovava sempre. Il tono, in tutte era sommesso. La fiaccolata è stata voluta da un gruppo di giovani donne in attesa di un bimbo, Clara Aru l’ha organizzata chiedendo ai parroci un migliaio di candele, quasi ogni partecipante aveva una rosa e un mazzo di palloncini bianchi, c’era scritto ciao Marta. Un silenzio delicato ha accompagnato il cammino verso la casa di Marta, dove la famiglia non era ancora rientrata dal policlinico di Cagliari. Tutti e tre i parroci delle chiese di Villacidro erano in corteo, oggi diranno messa assieme, è atteso anche l’arcivescovo Miglio. In corteo c’era la terza elementare della scuola di via Farina, sopra la quale gli elicotteri in cerca di Marta e di Giuseppe sono passati la mattina di lunedì. Ieri maestra Francesca ha spiegato che è sbagliato pensare di poter possedere le persone come se fossero giocattoli. Sotto casa di Marta, i palloncini sono stati lasciati liberi di volare.
Strangolata da ex, il caso si riapre, Gip ordina nuove indagini su omissioni carabinieri (Ansa – 6 ottobre 2017)
La notte prima di essere uccisa dall’ex fidanzato che la perseguitava, Marta Deligia aveva chiamato i carabinieri perché – con un’amica – aveva trovato l’ uomo per l’ennesima volta sotto casa mentre stava rientrando. Poche ore dopo, all’alba del 23 settembre 2013, Giuseppe Pintus l’ha strangolata a pochi metri dalla sua abitazione, quando la ragazza era uscita per andare a lavorare al bar. Su quella telefonata ai militari, ma anche sul fatto che la diffida del Questore nei confronti dell’ex non sia stata mai notificata, la Gip del tribunale di Cagliari, Ermengarda Ferrarese, ha chiesto alla Procura di continuare ad indagare. Il pm Danilo Tronci, dopo l’esposto della famiglia, aveva chiesto l’archiviazione nei confronti del maresciallo comandante della stazione di Villacidro, finito nel registro degli indagati per omissione d’atti d’ufficio.
Ma è bastato citare la norma all’avvocato Luigi Porcella, difensore del militare, per capire che non spettava al sottoufficiale il compito di consegnare a Pintus l’ammonimento del Questore che – in caso di recidiva – avrebbe consentito l’arresto dello stalker. La gip ha dunque chiesto al pm di verificare chi ha ricevuto il fax, chi l’ avrebbe dovuto notificare e come mai, la notte della richiesta d’aiuto di Marta, le pattuglie non si presentarono dalla giovane donna che verrà uccisa qualche ora dopo.
E’ convinzione della madre e dei fratelli della vittima, che poteva essere salvata, arrestando la sera prima il suo ex il quale, nonostante l’ ammonimento, che però lui non aveva ricevuto, aveva continuato a perseguitarla. Il provvedimento di pubblica sicurezza – stando alle norme – doveva essere consegnato da un “ufficiale di pubblica sicurezza” e non dunque dal maresciallo comandante della stazione di Villacidro, finito suo malgrado nel registro degli indagati. Ora il pm riprenderà in mano il fascicolo, cercando di capire cosa non abbia funzionato nella rete di protezione della giovane che da tempo denunciava le persecuzioni dell’uomo che poi l’ha strangolata.
Strangolata da ex, il caso si riapre Cagliari, Gip ordina nuove indagini su omissioni carabinieri (il Centro – 6 ottobre 2017)
La notte prima di essere uccisa dall’ex fidanzato che la perseguitava, Marta Deligia aveva chiamato i carabinieri perché – con un’amica – aveva trovato l’ uomo per l’ennesima volta sotto casa mentre stava rientrando. Poche ore dopo, all’alba del 23 settembre 2013, Giuseppe Pintus l’ha strangolata a pochi metri dalla sua abitazione, quando la ragazza era uscita per andare a lavorare al bar. Su quella telefonata ai militari, ma anche sul fatto che la diffida del Questore nei confronti dell’ex non sia stata mai notificata, la Gip del tribunale di Cagliari, Ermengarda Ferrarese, ha chiesto alla Procura di continuare ad indagare. Il pm Danilo Tronci, dopo l’esposto della famiglia, aveva chiesto l’archiviazione nei confronti del maresciallo comandante della stazione di Villacidro, finito nel registro degli indagati per omissione d’atti d’ufficio.