“Mio padre ha ucciso mia madre e lo Stato ci ha dato solo debiti da pagare”, la denuncia di Stefano (FanPage – 14 luglio 2022)

Il padre di Stefano Truzzi ha ucciso la madre perché non sopportava l’idea di essere lasciato e lo Stato lo ha abbandonato, costringendolo a farsi carico perfino del mutuo di casa.
Era il 19 aprile del 2018. Valeria Bufo si trovava ferma in auto al semaforo a Bovisio Masciago, in provincia di Monza e Brianza, quando fu uccisa a colpi di pistola dal marito Giorgio Truzzi che non accettava la fine della loro relazione. Valeria era vittima di maltrattamenti e minacce: aveva trovato il coraggio di andare dai carabinieri e di denunciare tutto. Aveva trovato il coraggio di andare via di casa e chiedere ospitalità alla sorella. Ma non è bastato. Valeria è stata l’ennesima vittima di femminicidio in Lombardia. Giorgio Truzzi è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere. Il giudice lo ha anche condannato a pagare una provvisionale sul risarcimento dei danni di 300mila euro a ciascuno dei tre figli.
Oggi a ricordarla e a raccontare la sua storia sono i suoi tre figli: Alessandro, Stefano ed Eleonora. Ma nessuno però si ricorda di loro. Così come tutti gli altri orfani di femminicidio: gli aiuti economici messi a disposizione da Regione Lombardia ci sono ma a volte (come in questo caso) arrivano in ritardo e non sempre tutti i figli hanno tutti i criteri richiesti. Ma perché alcuni sì e altri no? Perché per alcuni è previsto lo psicologo gratuito e per altri no? A Fanpage.it ha raccontato la sua storia Stefano Truzzi, uno dei tre figli di Valeria Bufo.
Stefano, cosa è successo nel 2018? La nostra storia si è portata avanti per diversi anni. Eravamo una famiglia normale. Le cose con il tempo sono peggiorate. Mio padre ha perso il lavoro e in casa è entrato il nervosismo. I litigi iniziavano a farsi più accesi, fino ad arrivare alle minacce verso mia madre.
E anche voi figli vivevate tutto… Noi siamo tre fratelli. A un certo punto abbiamo deciso di allontanarci da nostro padre. Nostra madre, nei primi giorni di aprile del 2018, aveva deciso di andare via di casa. Fino a che è arrivato il giorno dell’omicidio.
Avevate mai denunciato prima le violenze? Avevamo fatto una prima denuncia. Però pochi giorni dopo siamo stati richiamati dai carabinieri. Dicevano che ci volevano parlare. Ci hanno chiesto se eravamo sicuri. Questa chiacchierata ci ha fatto cambiare idea. Così abbiamo deciso di ritirare la denuncia.
Dopo l’omicidio avete organizzato un evento per ricordare vostra madre e fondato un’associazione “Per noi Vale”.
Tanti amici, ma anche concittadini hanno voluto subito dimostrarci che ci erano vicini. All’evento hanno partecipato veramente in tanti. Per noi è stato importante.
Avete mai ricevuto aiuti economici?  Di noi tre solo mia sorella, che è la più piccola, è stata aiutata. Lei usufruisce di una pensione di reversibilità: ma questo solo se continua a studiare. Quando inizierà a lavorare non percepirà più nulla. Mia sorella ha usufruito anche di un altro fondo per gli orfani di femminicidio. Questo è successo però solo nell’ultimo anno.
Come siete venuti a conoscenza di questi fondi? Per caso. La difficoltà è stato proprio nel conoscere questi fondi. Se non fosse stato per alcuni nostri amici che ci hanno avvisato non saremo mai venuti a conoscenza di tutto questo. Eppure un aiuto economico serve: noi abbiamo dovuto pagare il mutuo delle casa e far fronte alle spese di successione nei giorni subito dopo la morte di nostra madre. Ci hanno detto che per vendere la casa dovevamo aspettare la sentenza definitiva. Ora è arrivata ma da sei mesi attendiamo che a nostro padre venga affidato un tutore. Intanto noi continuiamo a pagare il mutuo.
Quali altre difficoltà avete dovuto affrontare? Abbiamo dovuto far fronte a delle procedure burocratiche assurde. Come quelle legate alla cremazione: abbiamo dovuto tener fermo il corpo di nostra madre per giorni, perché avevamo bisogno dell’autorizzazione del coniuge. Questo perché per la legge i miei genitori erano ancora sposati. Tra aiuti e procedure qualcosa deve cambiare.
Cosa cambiare in Italia per evitare altri femminicidi? In tutti eventi contro la violenza sulle donne parlano quasi sempre solo le donne. Io farei partecipare solo gli uomini. Perché devono cambiare gli uomini, non le donne.