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Stefania Maritano, 49 anni, impiegata e vicesindaca. Uccisa dal marito a colpi di pistola

Loano (Savona), 11 Ottobre 2013

 

 

 

 


Titoli & Articoli

Lo choc dei pazienti: «Stefania, l’hanno uccisa» (Il Secolo XIX – 12 ottobre 2013)
«Devi andare tu in studio, Stefania non può, le hanno sparato.
Non so altro». L’infermiere Mario De Lucanon ci crede, pensa che il dottor Giancarlo Maritanostia scherzando quando gli parla al telefono. Ieri era l’ultimo giorno di ferie del noto medico mutualista con studio a Borghetto, in via Tiziano. Dove “Stefy” lavorava come impiegata-segretaria tuttofare. Stefania è la cugina del medico Giancarlo, sessantaduenne, che ieri stava ritornando da Bari. «Le hanno sparato, il marito» ripete. Poi parte per arrivare in serata a Borghetto. «Non ci credo, morire in maniera così violenta, proprio lei così solare e disponibile con tutti. SempreEra tutta casa, Comune e lavoro». Così l’infermiere ieri pomeriggio continuava a ripetere seduto alla postazione di Stefy, nello studio dove i pazienti arrivavano a frotte per le condoglianze.
Lo choc si diffonde a Borghetto e Loano, arriva sino a Savona dove all’ospedale San Paolo lavora la sorella Lorenza, come medico pediatra. I Maritano infatti hanno una lunga tradizione di impegno professionale nel mondo della sanità (altri cugini dentisti) e della politica (numerosi gli amministratori forniti agli enti locali) che a suo modo Stefy aveva voluto proseguire. Stefania Maritano si occupava infatti delle questioni amministrative dello studio medico del cugino da un decennio, ma ancor prima aveva lavorato all’ “Humanitas” di cui la famiglia aveva detenuto anche alcune quote. Sul fronte della politica aveva raccolto il testimone del padre Piero (un passato nel Psdi), che fu anche lui vicesindaco, ma a Loano. Una tradizione di famiglia visto che nel ramo dei nonni materni (i Reale) ci fu anche un sindaco di Borghetto.
Stefania non aveva mai fatto politica prima dell’impegno, sfociato in un enorme successo, nella lista civica “Noi per Borghetto” dell’anno scorso. Un successo che le aveva aperto le porte della politica, ma che stando ai racconti dei familiari, l’aveva anche allontanata sempre di più dal marito, che non accettava di non vederla con la stessa frequenza di prima. Tante le riunioni. Gli incontri. E lei fuori casa, lontana da lui.
«La gelosia, un movente passionale ne sono convinto, non può che essere questo. Erano una coppia estremamente riservata» ripete in serata il cugino Giancarlo. Una coppia chiusa che all’esterno non aveva mai manifestato segni di malessere. «E pensare che il 26 di questo mese Stefania doveva andare in vacanza con Irene, la figlia di lui, erano in buoni rapporti» ripete il medico che a Borghetto ha il record di pazienti. La sua segretaria Stefania, come lui, era conosciuta da tutti. Poi quella crepa che si era aperta. La follia della gelosia e la pistola in casa.
La storia. Da quattro giorni la moglie non tornava a casa a dormire. Preferiva stare dai genitori. Voleva separarsi da lui. Il marito l’ha colta di sorpresa. L’ha chiamata, l’ha attirata vicino a sé con l’inganno, sul pianerottolo di casa. Poi, appena scese le scale della villa su due piani, ha tirato fuori la pistola e le ha sparato alla testa. Subito dopo si è sparato con la Berretta calibro 9. La pistola gli è rimasta in mano. Li hanno trovati uno vicino all’altro. Fianco a fianco. I due corpi con il viso rivolto verso l’alto. Nessun graffio o segno di violenza. Soltanto i due fori. Un colpo di pistola per ciascuno. Quello che ha ucciso la donna è stato a tradimento. «Senza di te non posso vivere, non lasciarmi, non chiedere il divorzio, non posso separarmi da te» il contenuto dei due bigliettini scritti da Paolo Moisello e trovati dai carabinieri poco distanti dai corpi in mezzo al sangue.
L’omicidio-suicidio avviene nel giorno in cui diventa legge il decreto sul femminicidio . E proprio nelle stesse ore, sempre nel Savonese, si sono registrati altri due episodi di violenza nell’ambito domestico. In un’abitazione di Campochiesa di Albenga un uomo di 79 anni, è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio per aver colpito con una martellata e una coltellata alla testa la moglie. Mentre a Finale Ligure un uomo di 50 anni ha spintonato e minacciato la moglie con un coltello la moglie. Sono intervenuti i carabinieri che lo hanno arrestato.

Borghetto Santo Spirito & rubacuori in giunta: ne ho viste tante,  ma questa ci mancava (Trucioli – Blog della Liguria e Basso Piemonte-24 ottobre 2013)
Non basta commuoversi, versare lacrime, commemorare – dice il prete di strada e di impegno civile, don Ciotti – bisogna allontanare i guastatori, più che le parole devono parlare i fatti“. A Borghetto S. Spirito, dopo la tragedia immane per le famiglie coinvolte dell’omicidio- suicidio, accade qualcosa che non ci era mai capitato di raccontare da cronisti.
Almeno due città (anche Loano), dalle ore successive al dramma, bisbigliano, pettegolano del movente che avrebbe spinto Paolo Moisello a farla finita. Un amore ‘impossibile’ tra Stefania, stimatissima vice sindaco, e un assessore rubacuori ? Tobeur de femmes, almeno 4, negli ultimi anni. A questo ‘gentiluomo’, personaggio pubblico, sono rivolte molte attenzioni. Le lacrime e scene di disperazione del sindaco Gandolfo non sarebbero più coerenti e credibili, anche per rispetto verso le famiglie colpite e la comunità,  con le dimissioni del mister?
Sgomberiamo il campo da ogni equivoco. Non si tratta di mettere in piazza la privacy di questo o quel cittadino comune. Al di là della lugubre sequenza  di sangue e di morte. Mai era accaduto che in 48 ore sparisse dalla cronaca locale (stampa, tivù, radio, web) la naturale evoluzione degli avvenimenti, gli strascichi. Al di là che, come abbia scritto e documentato nel precedente numero di trucioli.it (vedi), siamo lontani da quel dovere di raccontare la verità dei fatti e retroscena  senza censure. Oggi viene smaccatamente minata la credibilità dell’informazione dopo che sta emergendo uno spaccato clamoroso. Un filone di nebbie.
Ecco i fatti. Vai dal parrucchiere a Loano, luogo di pettegolezzi, ma anche di verità, testimonianze a bassa voce ed ascolti la storia (certo non acclarata) che Stefania sarebbe rimasta vittima di una gelosa follia dopo la scoperta di Paolo della presenza ingombrante di un assessore comunale di Borghetto S. Spirito. Da un paio di mesi diventato spasimante con successo ? Discorsi più o meno analoghi li ascolti almeno in due bar sull’Aurelia a Loano ed in altrettanti (non è un censimento) di Borghetto S. Spirito. Voci simili arrivano dagli ambienti ben introdotti della benemerita Croce Bianca  borghettina, dove operano tra l’altro, due personaggi pubblici. Il primo è l’assessore comunale di Loano e consigliere provinciale, Mauro Averame, geometra, già esponente Lega Nord, attivo direttore dei servizi della pubblica assistenza. Il secondo Andrea Bronda, ex segretario provinciale della Lega Nord, assessore a Vendone, lo scorso mese di gennaio salito alla ribalta della cronaca per aver proposto “Le sentinelle savonesi” contro il dilagare dei furti e della micro criminalità a Borghetto, ma non solo. O ancora, dal personale delle pompe funebri.  Oppure tra i dipendenti dell’Humanitas e di un Istituto di credito. Potremmo continuare, dal negozio di elettrodomestici il cui titolare è assiduo dei consigli comunali, allo studio medico.
Se  si trattasse di un vergognoso pesce d’aprile a macchia d’olio, almeno la giunta comunale e il consiglio comunale, sindaco in testa, hanno il dovere di tutelare il buon nome dell’istituzione, la dignità dei suoi componenti. Non si tratta di mettere in piazza vicende private, dolorosissime per quante volete. Ci troviamo in presenza di almeno due personaggi della vita pubblica. La vittima, strappata  all’amore dei suoi cari, è stata ricordata, onorata. Ma appare ingiusto invocare il rispetto della sfera privata se, sarà confermato, quanto si è diffuso ormai tra decine, centinaia di cittadini. Non invochiamo la ‘solita voce di popolo‘. Non interessa. C’è qualcuno – l’assessore galante –  al quale risalirebbe il movente che ha accecato Paolo Moisello? Può rimanere al suo posto come nulla fosse accaduto? Bisogna imporre il silenzio anche ai giornalisti con minacce neppure troppe velate? In questa provincia, purtroppo, non sono una novità.
A questo punto è utile sapere con certezza se su quei due biglietti in cui Moiselllo ha scritto la ‘sentenza’ di morte è riportato un nome, un movente. Quando l’indagine giudiziaria, pare senza obiettivi risvolti penali, sarà chiusa e speriamo presto, è possibile accadere agli atti. Prima di allora il consiglio comunale o chi per esso, dovrebbe interrogarsi sulla permanenza nel massimo consenso cittadino, al governo della città, di chi avrebbe sulla coscienza un peso  devastante. Un rimorso ? Se invece si tratta di ‘una miserevole bugia’, il buon senso, la dignità impongono di uscire dal silenzio per non diventare complici morali. Sarebbe la stessa onesta Stefania, da lassù, ad invocare ‘pulizia’ affinché altre donne, altre famiglie, non soffrano per colpa di un  ammaliatore, eletto dai cittadini ad amministrare il bene comune. Non c’entra il ruolo controverso di moralizzatore nell’infausta era berlusconiana. Non interessa sapere se il protagonista appartenga a questa o quella categoria sociale, abbia o meno lasciato la moglie, sia o meno padre di famiglia. Da privata cittadino risponde alla sua coscienza, nella sua carica pubblica può rappresentare le istituzioni ? E’ una non notizia? (di Luciano Corrado)


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