Rossella Nappini, 52 anni, infermiera, mamma. Uccisa con oltre 20 coltellate. Fermato l’ex
Roma, 4 Settembre 2023
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L’enorme scritta spray rossa sulla fiancata finì su Welcome to Favelas. L’autore della scritta resta sconosciuto ma oggi potrebbe essere utile alle indagini. Quel che è certo è che la vittima aveva raccontato di aver subito diversi episodi di stalking
Nel passato di Rossella Nappini c’è anche un’apparizione social non richiesta. Quindici minuti di popolarità mai cercata. Subita, al pari dello stalking che rendeva la vita impossibile all’infermiera. Per trovare il post, bisogna tornare al 2021. Ecco l’automobile della vittima del femminicidio di via Allievo con un’enorme scritta spray sulla fiancata: “Ti amo tanto”. La foto era puntualmente finita su Welcome to Favelas, contenitore social di segnalazioni delle stranezze della Capitale e del resto d’Italia che tante volte – questa volta di certo – ha avuto il terribile potere di anticipare il futuro.
Rossella Nappini, uccisa a coltellate dall’ex. La sorella: «Voleva sposare l’uomo che l’ha massacrata, ma poi si è spaventata» (Il Messaggero – 12 settembre 2023)
La sorella dell’infermiera massacrata a coltellate: «Aveva scoperto qualcosa»
Una settimana fa il suo sguardo, in quel cortile di via Giuseppe Allievo era perso nel vuoto. Ieri pomeriggio gli occhi di Monica Nappini, sorella di Rossella, l’infermiera uccisa da oltre 20 coltellate nell’androne del palazzo dove viveva con la madre, erano infuocati di rabbia.
Signora Nappini, un uomo Adil Harrati, 45 anni marocchino irregolare, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, è sollevata? «Certo che lo sono, ma mica è solo uno».
In che senso? «Sono certa che sia stato lui ma ha avuto dei complici. Lui sta in carcere ma non parla, lo farà ma credo che qualcuno lo abbia aiutato, non nell’esecuzione del delitto ma dopo.Ci sono altre persone coinvolte ma non so a che titolo».
Lei questa supposizione l’ha condivisa con la polizia? «Ho detto loro quello che dovevo nell’immediatezza, stiamo aspettando l’esito dell’esame autoptico. Mia sorella si è difesa, troveranno del Dna, me lo auguro».
Sua sorella Rossella e Adil avevano una relazione? «Ora non più, sarà durata un mese e mezzo circa prima dell’estate».
Che lei sappia, si era offerta di aiutarlo per i documenti, visto che Harrati è un irregolare in Italia, ha parlato di matrimonio? «Sì, a me è stato detto dal suo datore di lavoro che lo stavano organizzando e che avevano chiesto a lui di fare da testimone. Poi la relazione si è interrotta: immagino che mia sorella avesse scoperto qualcosa di lui, del suo passato, e così si è tirata indietro, ha mollato tutto, e allora lui si è vendicato».
Rossella si era confidata con lei, per esempio, le aveva detto che quest’uomo dopo la rottura la infastidiva, la molestava? «No, io lui poi non l’ho mai visto di persona, perché appunto la frequentazione era terminata già diverso tempo fa. Ha frequentato casa di mia madre perché ha fatto in casa dei lavori. Mia madre e mia sorella le vedevo al mattino presto, intorno alle 6, poi quando lui stava facendo dei lavori a casa di mia madre, arrivava intorno alle 9».
Lei quando l’ha saputo di questa relazione? «Me lo disse mia sorella».
E cosa le disse? «Mi sono innamorata di questo uomo e lo voglio sposare».
Lei come replicò? «Io le risposi ma cosa ti sposi che lo conosci da tre mesi e lei aggiunse che era bravo, “mi fa sentire bene”, “mi sento amata, mi porta fuori”, e in realtà ci è uscita solo due volte, una sera per un cinema e un’altra per una pizza fuori. Stop. Le dissi: per questo ti vai a sposare? Ti rendi conto di cosa fai? Poi non abbiamo più ripreso l’argomento perché rischiavamo di finire a discutere. Quest’uomo lo vidi sono in foto su Facebook».
Lei che rapporto aveva con Rossella? «Con mia sorella mi divertivo, abbiamo riso insieme fino alla sera prima, eravamo a cena insieme».
Però sua sorella stava vivendo un momento difficile. «Le stavano togliendo i figli».
Perché? «Rapporti suoi, si era separata dal compagno. Il mio dispiacere è per i miei nipoti che hanno perso la madre e io devo fare di tutto per sapere la verità, lo devo sapere per loro che non hanno più una mamma».
Lei lunedì scorso è stata avvisata da sua madre? «Sì».
Harrati era salito in casa? «Assolutamente no, mia madre non lo poteva vedere non l’avrebbe mai fatto salire».
L’ha comunque visto andare via? «Sì dal balcone».
E come se ne è andato? A passo normale? «Sì, a passo tranquillo».
Era sporco di sangue? «Sì molto ma non gli importava nulla».
Sua sorella si stava frequentando con qualcun altro? Il giorno del delitto stava aspettando una persona, sa dove dovessero andare? «Sì, dal suo avvocato».
Per cosa? «Purtroppo non lo so».
Cosa si aspetta adesso? «Giustizia. Spero che resti in carcere, bambini e donne non si toccano mai».
Rossella Nappini, vestita da sposa per l’addio: l’ultimo saluto all’infermiera uccisa a coltellate (il Messaggero – 10 settembre 2023)
Ai funerali è stato utilizzato l’abito della sorella: «Il matrimonio era il suo sogno più grande»
La famiglia l’ha vestita di bianco, con il vestito da sposa che fu della sorella Monica. Una scelta simbolica perché Rossella, in fondo, un sogno ce l’aveva. E le sue debolezze, i suoi crolli, derivavano anche perché a quel sogno non era riuscita a dare corpo.
A 52 anni, con due figli grandi, una serie di rapporti falliti alle spalle, ancora credeva nella possibilità di quell’unione che vive di promesse, di responsabilità, rispetto e coraggio nel saperle poi mantenere. L’hanno salutata così, in una funzione strettamente riservata, accolta in quella cappella dell’ospedale San Filippo Neri che per anni le ha dato un lavoro, a lei come all’anziana madre Teresa e alla sorella Monica.
C’erano tutti coloro che dovevano esserci, vestiti di verde e bianco perché fra quelle sedie c’erano i “sanfilippini” come lei: colleghi e medici che per anni le sono stati a fianco, per i corridoi dell’ospedale, in reparto, negli ambulatori dove da ultimo la donna era impiegata prima del “crollo”. Quando alle 11.20 il feretro di Rossella Nappini, uccisa con oltre 20 coltellate il pomeriggio del quattro settembre scorso, oltrepassa l’ingresso del nosocomio, si alza un coro di applausi.
«Vittima dell’odio, vittima della follia», gridava una collega piangendo. La sorella Monica, il cognato Francesco, la mamma Teresa, i nipoti sono lì stretti e addolorati. Il vescovo ausiliario di Roma, monsignor Benoni Ambarus, che celebra la funzione dice: «Questo ospedale per te sembrava più casa tua che quella vera. Per tanti tu eri un’affamata di vita e di amore e cercavi l’amore. Come tutti noi che siamo tutti poveri d’amore e speriamo nell’inconscio di essere amati e che qualcuno ci accolga così come siamo».
Un passaggio è riservato anche alla tragedia che si è consumata: «Hai terminato la tua esistenza in un modo violento e drammatico, ma noi possiamo dire una cosa, grazie per quello che sei stata e che hai fatto». Anche per le persone malate. «Ce ne vuole tanta di forza – ricorda Stefania – per stare ogni giorno al fianco di chi soffre».
Nessun accenno tra la folla al suo presunto carnefice. L’uomo, Adil Harrati, 45 anni, marocchino irregolare è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Nell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere e il gip ha convalidato l’arresto in carcere. A suo carico la Squadra Mobile ha raccolto elementi che inequivocabilmente lo collocavano nell’area del delitto all’ora dell’omicidio: le immagini video di alcuni impianti di sorveglianza, il suo cellulare agganciato alla cella di via Giovanni Allievo.
Resta tuttavia da trovare l’arma, i vestiti sporchi di sangue (che per una mattanza del genere ci devono essere a meno che non siano stati bruciati) e cristallizzare il movente. Se l’ipotesi è quella del delitto passionale non è ancora chiaro il “perché”, ma non è detto che venga fuori. Tra i due c’era stata una relazione poi finita a tal punto che la vittima una settimana fa avrebbe scritto ad Harrati, per l’ennesima volta, di non cercarla più. Non è da escludere neanche l’ipotesi che fra i due ci fosse stato un accordo, poi naufragato, per agevolare la richiesta di soggiorno in Italia dell’uomo.
E ancora: se Harrati avesse preteso del denaro non dovuto dalla vittima? La borsa, tuttavia, era accanto al corpo, non mancava nulla e pare ci fossero dentro più di 400 euro. E allora perché l’assassino non l’ha presa? Al momento sono al vaglio i due cellulari usati dalla Nappini, uno dei quali, lunedì pomeriggio, si è collegato a Whatsapp per l’ultima volta alle 16.26. Un breve scambio di messaggi con un amico che sarebbe dovuto passare a prenderla e che poi è arrivato in via Allievo senza riuscire a capacitarsi di quello che fosse accaduto. Si attendono ora gli esiti della Scientifica su quanto repertato nell’appartamento dell’uomo. Tra le analisi previste, infine, anche una perizia antropometrica sulle immagini video recuperate.