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Romina Vento, 44 anni, addetta al confezionamento, mamma. Annegata dal marito che lancia l’auto nel fiume e le tiene la testa sott’acqua

Fara Gera (Bergamo), 19 Aprile 2022


Titoli & Articoli

Romina Vento, morta a Fara Gera d’Adda. L’auto nel fiume, la fuga del compagno, lo strazio: cronaca di una notte di follia
Carlo Fumagalli va a prendere Romina al lavoro, ma anziché tornare verso casa, si dirige alla sponda del fiume e lancia l’auto in acqua. Lui nuota verso riva per poi scappare e lascia annegare la compagna
Alla fine di una notte interminabile è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di omicidio volontario Carlo Fumagalli, 49 anni, l’uomo che martedì sera ha lanciato la sua Megane nell’Adda provocando la morte della compagna Romina Vento, 43 anni, per poi darsi alla fuga a nuoto invece di soccorrerla.
Ore 21.30: l’uscita Entrambi originari di Vaprio d’Adda, Carlo e Romina dal 2003 si sono trasferiti a Fara d’Adda, in un appartamento di via Bergamo, dove sono diventati genitori di due figli che oggi hanno 16 e 10 anni. Da 3 anni hanno traslocato in via Udine. Proprio da qui, alle 21.20, è partito Carlo, martedì sera, per andare a prendere Romina a fine turno. La 43enne da una decina d’anni lavorava al pastificio Annoni, come addetta al confezionamento. Sono le 21.30 quando lei esce dallo stabilimento. Di solito rincasa a piedi, via Udine dista solo 350 metri. Invece trova Carlo che l’attende. Il loro rapporto, che dall’esterno sembra solido, attraversa una crisi. Si è logorato nei mesi al crescere del malessere con cui lui sta lottando. Difficoltà che in pochi da fuori avvertono. Nonostante sia un tipo taciturno, però, alla Velvis Duca Visconti di Modrone, fabbrica tessile di Vaprio specializzata in velluto dove lavora da 6 anni al taglio del tessuto, Carlo confida ai colleghi che le cose non vanno bene. Ha il timore di essere lasciato.
Ore 21.37: l’allarme Forse è proprio di quello che vuole parlare con Romina quando, invece di andare a casa, svolta verso il centro paese e arriva in via Reseghetti, il lungofiume che termina con il piazzale non asfaltato usato come area feste. Carlo adora il fiume ed è un provetto nuotatore, conosce bene il luogo. Lungo via Reseghetti invece di rallentare accelera. Un gruppo di trentenni, che nel centro sportivo comunale antistante ha appena finito una partita a calcetto, vede sfrecciare l’auto. La Renault infila l’unico punto dove la sponda dell’Adda non è protetta dal guardrail, proprio all’imbocco dell’area feste. L’auto vola e poi è inghiottita dal buio.
I ragazzi non vedono l’impatto, lo sentono seguito da urla di donna: «Aiuto, aiuto». Il dislivello dalla riva è di quasi tre metri. La Renault impatta con il muso, ruota su se stessa e affonda, ma a causa della siccità la corrente, per quanto intensa, arriva solo all’altezza degli sportelli. Sono le 21.37. Con le torce dei cellulari cercano di illuminare la scena. Vedono solo la sagoma di un uomo. «Vieni a riva», gli gridano. È Carlo che invece va verso il centro del fiume. Urla sconvolto: «Mio figlio, mio figlio», mentre nuota fino all’isolotto al centro del fiume e tramite la passerella raggiunge il lato milanese, dove scompare.
Ore 22.42: il corpo. Comincia, frenetica, la corsa per tentare di salvare Romina Vento. A raffica arrivano ambulanze, carabinieri, i sommozzatori di Treviglio e squadre dei vigili del fuoco con i nuclei di soccorso fluviale. Vengono calati i gommoni in acqua, accesi i fari per illuminare il fiume e chiuse le paratie della diga a valle per placare la corrente. Sono 22.42 quando viene trovato il corpo senza vita della donna. Galleggia a circa 150 metri dal punto di impatto dell’auto. A bordo della vettura, però, si rinviene un seggiolino e si teme che nel fiume ci possa essere anche il bambino della coppia. La tensione è altissima. Il piazzale è un formicaio di divise e mezzi di soccorso. Solo verso la mezzanotte i carabinieri riusciranno a rintracciare i figli da un parente.
Ore 23.15: la madre. Sono le 23.15 quando arriva il primo gruppo di familiari con la mamma della vittima, 66 anni. Appena è informata dell’accaduto, scoppia in lacrime, poi accusa un malore e viene portata in ambulanza.
Ore 00.15: il recupero. I militari però sono mobilitati per rintracciare il fuggiasco. A coordinare le operazioni sul campo, il capitano della compagnia di Treviglio Filippo Testa e il suo vice, il capitano Giuseppe Romano. Alle 00.15, la gru dei pompieri recupera l’auto. Tocca ai militari del Nucleo investigativo dare la caccia a qualunque indizio possa far chiarezza. Intanto arrivano zii e cugini di Romina. Arriva anche Thomas, il figlio che Carlo Fumagalli ha avuto da una precedente relazione, sconvolto per quanto successo.
Ore 00.30: l’arresto. Sono da poco passate le 00.30 quando i carabinieri rintracciano il fuggiasco, che a piedi ha raggiunto l’abitato di Vaprio d’Adda. Il 49enne viene accompagnato al comando di Treviglio. Lui non parla, ma i testimoni sì. Iniziano gli interrogatori, che si prolungano per tutta la notte. Al termine, viene formulata l’accusa di omicidio volontario aggravato e Fumagalli viene trasferito nel carcere di Bergamo.
Ore 2: lo strazio A Fara, i mezzi di soccorso iniziano a scemare. Alle 2, arriva il carro funebre. Ai parenti tocca l’ultimo compito, quello del riconoscimento, prima che la salma venga trasportata all’ospedale di Bergamo in attesa dell’autopsia. È tanta la rabbia: «Ha distrutto due famiglie», si sfoga una donna. «So solo che mia nipote non c’è più», piange una zia.

Il femminicidio dell’Adda
Uccisa nell’Adda, il compagno confessa l’omicidio di Romina Vento: “Mi voleva lasciare, sapevo sarebbe annegata”
L’ha uccisa perché ha “perso la testa” quando la compagna gli ha ribadito che la loro storia era finita. Ha confessato così l’omicidio di Romina Vento il suo compagno, Carlo Fumagalli, arrestato per la morte della convivente annegata nelle acque dell’Adda a Fara Gera (Bergamo) martedì sera.

L’uomo, 49 anni, è stato sentito dal gip Vito Di Vita nell’interrogatorio di convalida nell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: lì era stato trasferito in ambulanza dopo aver manifestato intenti suicidi nella sua cella del carcere di via Gleno, sempre nel capoluogo. Nel suo racconto al giudice per le indagini preliminari, Fumagalli ha di fatto confermato la ricostruzione dei carabinieri di Treviglio. In un primo momento la morte di Romina era apparsa come un tragico incidente. Il corpo della 44enne era stato trovato martedì sera a circa 300 metri dall’auto in cui viaggiava assieme al compagno, una station wagon bianca finita nell’acqua del fiume a Fara Gera d’Adda. Secondo la ricostruzione fornita dai militari dell’Arma, Fumagalli si era lanciato col veicolo nell’acqua volontariamente. Stando ad alcuni testimoni sentiti dai carabinieri di Treviglio, l’auto a velocità sostenuta sarebbe passata nel varco esistente tra due tratti di guard-rail della strada che costeggia l’Adda, terminando la corsa nel letto del fiume, dove si è poi inabissata quasi completamente.
I testimoni avrebbero udito una voce femminile chiedere aiuto e successivamente, accese le torce dei cellulari, avvistato un uomo che, nuotando fino alla lingua di terra che si erge in mezzo al fiume, vi scompariva dentro tra la folta vegetazione presente. Fumagalli era stato poi intercettato dopo alcune ore dai carabinieri mentre vagava per strada nel territorio del comune di Vaprio d’Adda.
Al gip Fumagalli, sarto specializzato in una ditta della zona, ha raccontato che martedì pomeriggio era andato passato a prendere in auto la compagna al lavoro. Con loro inizialmente c’era anche un collega di Romina, che è stato accompagnato a casa. Successivamente nel corso di una discussione in auto, Romina gli aveva confermato l’intenzione di troncare la loro relazione, decidendo così di porre fine alla vita della donna.
Fumagalli si è dunque diretto verso l’Adda, gettandosi nel fiume con l’auto e “accettando l’ipotesi di morire anche lui“, come ha spiegato il difensore, l’avvocato Fabio Manzari. Ma a differenza di Romina, Fumagalli è sempre stato un esperto nuotatore, mentre la compagna non sapeva nuotare: un tuffo in acqua che sarebbe stato quindi fatale per la donna, con cui aveva avuto due figli. “Da cinque settimane – ha aggiunto il legale – aveva interrotto la cura che seguiva per una patologia psichiatrica“, ma senza avvisare il medico.

Il marito aveva già confessato
Omicidio di Romina Vento, l’autopsia conferma: “Non è stato un incidente, è stata annegata”
Le ha tenuto la testa sott’acqua fino a quando il suo corpo si è arreso. L’autopsia conferma la confessione del marito: la donna finita nell’Adda a bordo di una Renault Megane bianca la sera di martedì della scorsa settimana, è morta per annegamento
Le ha tenuto la testa sott’acqua fino a quando il suo corpo si è arreso. Non ci sono più dubbi: Romina Vento, la donna di 44 anni finita nell’Adda a bordo di una Renault Megane bianca la sera di martedì della scorsa settimana, è morta per annegamento.
Alla guida dell’auto il marito, Carlo Fumagalli, 49 anni, che aveva lanciato l’auto a folle velocità nel fiume, e che nei giorni scorsi aveva già confessato il terribile gesto. L’omicidio a Fara Gera d’Adda, dove la coppia viveva con i figli di 10 e 15 anni. La conferma dall’autopsia che è stata eseguita ieriall’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dal medico legale dell’Università di Pavia Luca Tajana.
L’ho tenuta sott’acqua con le mie mani, così l’ho uccisa”, aveva detto il marito di Romina Vento al pm Carmen Santoro.
Così l’autopsia ha confermato quello che già Fumagalli aveva rivelato: sul corpo della donna non sono emerse lesioni, quindi nessun colpo dovuto all’impatto. Romina non sapeva nuotare, così lui le ha impedito di tornare a galla.
L’allarme era stato dato da un gruppo di passanti che aveva visto l’auto andare fuori strada e cadere nel fiume. Dopo essere accorsi per capire cosa stesse succedendo, hanno raccontato di aver visto l’uomo che si trovava alla guida mettersi in salvo e poi aveva fatto perdere le sue tracce. Fumagalli è stato poiarrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Attualmente è ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale Papa Giovanni Di Bergamo perché in carcere aveva manifestato intenzioni suicidarie.

I funerali di Romina Vento, i fiocchetti rossi contro la violenza sulle donne e la lettera della mamma: «Non ho potuto salvarti»
Romina Vento, 44 anni, è stata annegata nell’Adda dal compagno, che lei voleva lasciare, Carlo Fumagalli , 49 anni. All’ingresso della chiesa di Inzago un cestino di fiocchetti rossi, simbolo della lotta contro la violenza di genere
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, a Inzago, si è riempita dei parenti e delle persone che le volevano bene, oggi pomeriggio (29 aprile), per l’ultimo addio a Romina Vento, 44 anni, annegata la notte del 19 aprile nell’Adda, a Fara, dal compagno Carlo Fumagalli, 49 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario. All’entrata della chiesa, un cestino pieno di fiocchetti rossi, simbolo del contrasto alla violenza di genere, che amici e parenti hanno appuntato sui vestiti.
In prima fila, la mamma Sofia e il fratello Luca che si sono stretti attorno ai figli di Romina, di 10 e 15 anni, la zia Gabriella e altri parenti. «Chi ti ha conosciuto sa che persona meravigliosa fossi, non avrei mai pensato di sopravviverti, di certo nei tuoi ultimi istanti, sola, al buio e al freddo nell’acqua, avrai pensato ai tuoi figli, avrai detto “mamma aiutami”. Non ho potuto salvarti, ma nessuno potrà annegare l’amore che provo per te», è la lettera della mamma, letta dalla zia Gabriella.

Presenti anche Raffaele Assanelli, il sindaco di Fara Gera d’Adda, dove la coppia viveva con i figli, tanti colleghi di lavoro di Romina al pastificio Annoni e la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Fara, Daniela Grazioli.


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