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Rita Amenze, 31 anni, operaia, mamma. Uccisa a colpi di pistola dall’ex marito

Noventa Vicentina (Vicenza), 10 Settembre 2021


Titoli & Articoli

Vicenza, Rita Amenze uccisa davanti ai colleghi: arrestato l’ex marito, è stato fermato vicino casa (il Messaggero – 11 settembre 2021)
La fuga è finita dove tutto e cominciato: quella casa di Villaga, nel vicentino, diventata una prigione dove regnava un marito dispotico, pronto ad alzare le mani per un nonnulla. Dopo una sparizione durata più di un giorno intero, i Carabinieri hanno arrestato Pierangelo Pellizzari, 61 anni, per l’assassinio della moglie, Rita Amenze, 31enne di origini nigeriane. L’uomo l’aveva uccisa all’alba di ieri con almeno quattro colpi di pistola nel parcheggio dell’azienda dove Rita lavorava, la MF di Noventa Vicentina, specializzata nella commercializzazione di funghi. Proiettili che hanno devastato il volto della donna, rendendolo una maschera di sangue, e trapassato la sua schiena, per non permetterle di fuggire.  L’errore di Pellizzari è stato quello, dopo una notte trascorsa in un casolare vicino, di voler tornare nella casa coniugale, da cui la donna si era allontanata una settimana fa proprio per i contrasti con il marito.
Lui, disoccupato e sfaccendato, già noto alle forze dell’ordine e con il porto d’armi revocato dal 2008, ha cercato di forzare una finestra che si affaccia su un pollaio che sta in cortile ma è stato circondato e bloccato dai militari, appostati da ore. Non aveva con sè l’arma del delitto, di cui si è probabilmente disfatto subito dopo la fuga.
Nelle stesse ore i vigili del fuoco erano impegnati a dragare il canale di via Quargente nell’ipotesi che l’omicida si fosse tolto la vita, circostanza presa in considerazione dopo la sua sparizione con l’auto di famiglia, una Jeep grigia. I particolari che trapelano dagli investigatori delineano l’immagine di un assassino freddo e lucido, che si sarebbe pure fermato tranquillamente a prendere un caffè al bar (ripreso dalle telecamere) prima di togliere la vita alla moglie davanti gli occhi atterriti delle sue colleghe. Una calma che non ha perso neppure negli attimi concitati del delitto: mentre Rita era agonizzante ha riposto l’arma nella giacca, non prima di aver sparato un ultimo colpo d’avvertimento in aria per evitare che qualcuno si avvicinasse e tentasse di inseguirlo.
«Quando sono uscito dall’azienda per le urla delle dipendenti – racconta il titolare della MF, sul cui cancello qualcuno ha apposto un mazzo di fiori e un nastro rosso per ricordare i femminicidi – me lo sono trovata di fronte. Mi ha puntato la pistola, poi si è girato e se ne è andato come se nulla fosse accaduto». Sul movente pochi i dubbi dei Carabinieri: Rita aveva confidato alle amiche che l’uomo la picchiava spesso, anche se non aveva mai voluto sporgere denuncia. È la stessa ragione per la quale Pellizzari era finito nei guai con la giustizia, denunciato da una convivente precedente. In paese si vocifera poi che la coppia fosse ai ferri corti e prossima alla separazione anche per la decisione di Rita di portare in Italia i suoi tre figli, dopo un viaggio in Nigeria dal quale era appena rientrata. Abituato alla bella vita a spese della moglie, l’uomo si sarebbe rifiutato di accoglierli in casa. 

Rita Amenze è stata uccisa con quattro colpi di pistola perché voleva lasciare il marito (Today – 11 settembre 2021)
La vittima era da poco rientrata dalle vacanze trascorse nel suo paese d’origine e aveva paura
Ha premuto il grilletto perché non avrebbe accettato la decisione della moglie, Rita Amenze, di separarsi. Le ha sparato quattro colpi di pistola alle prime luci dell’alba di venerdì, nel parcheggio della ditta dove lavorava, poi si è dato alla fuga. Ma oggi è stato arrestato dai carabinieri Pierangelo Pellizzari, 61 anni, rintracciato vicino casa, accusato dell’omicidio della 30enne di origini nigeriane.
L’uomo si era barricato, ancora con la pistola in tasca, in un’abitazione di Villaga, in provincia di Vicenza. Quello dell’omicida è stato un vero e proprio agguato: appena scesa dalla sua auto la vittima, che si apprestava a iniziare il turno di lavoro, è stata affrontata dal marito e colpita da quattro proiettili esplosi in rapida sequenza. Secondo quanto riportato anche da VicenzaToday, la vittima era da poco rientrata dalle vacanze trascorse nel suo paese d’origine, la Nigeria, e avrebbe manifestato al marito la volontà di chiudere il rapporto. Sembra però che avesse paura dell’uomo tanto da farsi accompagnare dalle colleghe al lavoro.

Le giornate al bar di Pierangelo Pellizzari, l’assassino di Rita Amenze. «Lei lo manteneva, lui la controllava» (Corriere della Sera – 11 settembre 2021)
I testimoni: «Sognava di portare in Italia i figli, il marito si opponeva»
Adesso che tutti lo cercano, sembra che ogni abitante di Villaga abbia qualcosa da raccontare su Pierangelo Pellizzari. Ad esempio che lo chiamano «Zoccoli», perché perfino d’inverno se ne va in giro ciabattando con indosso quelle pesanti calzature tirolesi, rivestite di pelle e dalla suola in legno. In fondo a lui quel soprannome non dispiace, tanto da usarlo come pseudonimo sui social.
Il primo matrimonio e la condanna «Ma io l’ho ribattezzato Lo Zingaro – azzarda un abitante del quartiere – perché è sempre trasandato, coi capelli lunghi e la barba incolta». Per il sindaco Eugenio Gonzato, invece, è soltanto «un tipo un po’ arrogante». A 60 anni, Pellizzari è disoccupato e fino a venerdì trascorreva le giornate bighellonando da un bar all’altro. In passato ha fatto il carrozziere in una ditta gestita dai famigliari, e c’è chi racconta abbia vissuto per diverso tempo in Africa. «Credo ci sia andato per lavorare in qualche miniera» spiega Giuseppe Ciccherello, che abita a poche centinaia di metri da quella casa di via Quargente nella quale risiedeva l’assassino di Rita Amenze. Pellizzari ha anche un precedente matrimonio alle spalle, e due figli ormai grandi con i quali ha interrotto ogni rapporto da parecchio tempo. E che non sia mai stato uno stinco di santo, lo dimostra la condanna incassata nel 2018 per minacce aggravate e lesioni nei confronti di un’ex convivente romena (fatti del 2015) e, prima ancora, nel 2008, si era visto revocare il porto d’armi.
I figli in Nigeria. L’inizio della relazione con Rita risale al 2017, lo stesso anno in cui lei era arrivata in Italia dalla Nigeria, dov’era nata il 26 settembre del 1990. Una bella donna, di trent’anni più giovane di lui e con tre figli in Africa ai quali mandava tutti i soldi che riusciva a risparmiare. «Sognava di portarli qui – racconta il sindaco – ma lui si opponeva». In paese la descrivono come una donna solare e sempre sorridente. Almeno all’inizio, la storia tra loro sembrava funzionare, e infatti il 3 novembre del 2018 si sono sposati nel Comune di Val Liona. La loro non era una vita facile, in quella casa immersa nella campagna vicentina. Tiravano avanti soltanto con lo stipendio di lei, che da quattro anni lavorava nella raccolta e confezionamento di funghi nella ditta «Meneghello», a Noventa Vicentina, dove lui l’ha uccisa a colpi di pistola. Le difficoltà economiche si facevano sentire, e durante il lockdown l’amministrazione comunale aveva dovuto aiutare economicamente Pellizzari, con i buoni spesa.
Controllo sulla moglie. Intanto, più la relazione tra loro andava avanti più lui si faceva pressante. Stando a chi lo conosce, era abituato ad avere il controllo sulla convivente e la accompagnava tutte le mattine al lavoro e spesso rimaneva in zona per continuare a monitorarla. E Rita non era più disposta a sottostare a quelle angherie. Voleva rendersi autonoma, stava prendendo la patente. E ad agosto era tornata in Nigeria per vedere i figli. Al suo ritorno, la scorsa settimana, i litigi con il marito erano culminati con la decisione di lasciarlo e il trasferimento a casa di un’amica. Forse progettava di tornare in Africa, almeno per un po’. Su Facebook giovedì aveva pubblicato una foto assieme alla sorella rimasta a Benin City: «Non vedo l’ora di rivederti». La risposta sembra un triste presagio: «Possa Dio continuare a proteggerti».

 

Rita uccisa nel parcheggio davanti alle colleghe, parla la ex dell’omicida in fuga: «È una persona cattiva e pericolosa» (Lego – 11 settembre 2023)
L’ex fidanzata di Pierangelo Pellizzari, l’uomo sospettato di aver ucciso la compagna Rita Amenze prima di fuggire e far perdere le sue tracce, ha parlato di una persona molto violenta. «Ho paura perché si tratta di una persona cattiva, un assassino libero», ha spiegato a Quarto Grado. Le autorità sono sulle tracce dell’uomo che avrebbe ucciso la donna nel parcheggio di un’azienda a Noventa Vicentina probabilmente perché non accettava la fine della loro relazione. Dopo il delitto, infatti, ha fatto perdere le sue tracce e ora l’allerta è massima, visto che si ha motivo di sospettare  che sia un soggetto molto pericoloso. A confermarlo è proprio l’ex compagna di origini romene, intervenuta telefonicamente a Quarto grado.
L’ex ha spiegato di averlo denunciato ben due volte e di avere ancora paura di lui: «La prima volta mi ha picchiata, quando gli ho detto che la nostra storia era finita. In un’altra occasione mi ha aspettato in garage, mentre io andavo a lavorare e mi ha picchiata ancora. Sono stata fortunata perché non ho subito quello che ha fatto alla moglie».

“Mi ha picchiata”: allarme ai carabinieri di Rita Amenze il giorno prima di essere uccisa dal marito (FanPage – 13 settembre 2021)
Il giorno prima di essere uccisa da Pierangelo Pellizzari Rita Amenze si era recata dai carabinieri e aveva riferito di aver subito insulti e violenze: i militari non avevano ritenuto di dover attivare il Codice Rosso, sebbene l’uomo fosse stato in precedenza condannato per aver picchiato la sua ex compagna.
Il giorno prima di essere uccisa a colpi di pistola davanti alla fabbrica dove stava per cominciare il suo turno di lavoro Rita Amenze si era recata dai carabinieri della stazione di Barbarano-Mossano e aveva riferito che Pierangelo Pellizzari, la settimana prima, le aveva messo le mani addosso per cacciarla di casa: un comportamento che aveva spaventato molto la donna che, dopo aver temporeggiato per qualche giorno, aveva deciso di rivolgersi ai militari nella speranza che potessero aiutarla; Rita, tuttavia, aveva preferito non sporgere denuncia. I carabinieri avevano eseguito degli accertamenti ma, stando a quanto rivela Il Giornale di Vicenza, non erano stati riscontrati elementi per far scattare il “codice rosso”; avevano comunque invitato Rita Amenze a contattarli non appena ne avesse avuto bisogno. Non ce n’è stato neppure il tempo: dopo essere tornata dall’amica che la stava ospitando il mattino seguente all’incontro coi militari la donna è andata al lavoro alla Mf Funghi di Noventa, ma ha trovato ad attenderla nel parcheggio dell’azienda proprio Pierangelo Pellizzari, che le ha sparato uccidendola.
Rita Amenze era dunque terrorizzata dal marito: l’ultima lite tra i due, secondo quanto riferito dai carabinieri, risalirebbe al 3 settembre, quando lei era rincasata e l’uomo si era infuriato cacciandola. Stando a quanto riferito dalla vittima la discussione era degenerata quando lei – di origini nigeriane – aveva manifestato l’intenzione di far arrivare in Italia i tre figli avuti da una relazione precedente: è stato a quel punto che Pellizzari l’avrebbe spintonata. Ai militari della stazione di Barbarano-Mossano la donna aveva premesso di non voler sporgere formale denuncia, chiedendo solo di avere un “occhio di riguardo” per quella situazione che stava peggiorando giorno dopo giorno. Dal canto loro i carabinieri avevano effettuato alcune verifiche: non risultando accessi al pronto soccorso della donna, che per di più viveva in una casa diversa rispetto al marito, gli uomini dell’Arma avevano concluso che non esistessero i presupposti per attivare il Codice Rosso. Una valutazione discutibile, visto che Pellizzari era stato condannato a 4 mesi per aver picchiato la sua precedente compagna. Alla luce di quegli abusi gli era stato anche ritirato il porto d’armi. Nonostante ciò si è procurato una pistola e l’ha usata per uccidere Rita Amenze.

 

Rita Amenze uccisa dal marito, la famiglia del killer vuole pagare i funerali (Corriere della Sera – 7 ottobre 2021)
I parenti di Rita avrebbero declinato l’offerta. La donna sarà sepolta il 22 ottobre, più di 40 giorni dopo la morte
Ci sono volute oltre due settimane, dopo aver ottenuto il nullaosta della procura di Vicenza, per decidere dove celebrare i funerali e dove seppellire il corpo di Rita Amenze, la nigeriana di trent’anni uccisa il 10 settembre dal marito a Noventa Vicentina, nel piazzale dell’azienda dove l’operaia stava per iniziare il suo turno di lavoro. E finalmente ora, a quasi un mese dal delitto, c’è una data per le esequie, anche grazie all’interessamento di Eugenio Gonzato, sindaco di Villaga, dove Rita viveva dal 2019 con Pierangelo Pellizzari, 60 anni, che si è trasformato poi nel suo assassino. I funerali della donna e mamma, che professava la fede cattolica ma non cristiana, si terranno venerdì 22 ottobre nel sagrato della chiesa di San Pancrazio sulle colline di Barbarano (in caso di maltempo si celebreranno nel chiostro del convento francescano). La sepoltura avverrà nel cimitero di Villaga.
E intanto prosegue la raccolta fondi, arrivata già a qualche migliaia di euro, promossa dal Comune di Villaga per aiutare i tre figli della trentenne rimasti in patria. Comune che è disposto anche a contribuire alle spese dei funerali, così come i parenti dell’assassino, che si sono fatti avanti per manifestare la loro disponibilità. Una mano tesa verso i familiari della trentenne con cui condividono un momento di grande dolore, seppure da posizioni diverse. Un gesto che rappresenta la possibilità di stare loro vicini, anche probabilmente per chiedere loro scusa, quelle scuse che finora non sono ancora state pronunciate dal sessantenne che dal giorno dopo l’omicidio si trova in carcere. E che insiste a non parlare con i magistrati. Una richiesta, quella di poter fornire un aiuto economico, che però, secondo indiscrezioni, non sarebbe stata accettata dalla famiglia di Rita. A quanto pare, infatti, non ci sarebbe stata alcuna apertura da parte dei familiari della donna uccisa, che vivono in parte in Nigeria, assieme ai tre figli piccoli di lei, in parte in Italia, come la sorella Joy che abita a Trieste e che si è occupata delle pratiche per i funerali. «L’uomo che ha ucciso mia sorella deve rimanere in carcere. Non deve mai uscire da lì» ha sostenuto fin dall’inizio Joy Amenze riguardo a Pellizzari. I familiari di quest’ultimo, nelle visite in carcere a Vicenza, lo avrebbero visto molto provato.
La mancata denuncia. La mattina del 10 settembre il disoccupato aveva avvicinato la moglie, che aveva cacciato di casa qualche giorno prima, dicendole «firma qua», forse facendole intendere che erano le carte della separazione. Quindi, estratta la pistola, aveva mirato alla schiena della donna, nella parte bassa, ma anche al viso, alla testa e alle braccia che la vittima aveva alzato per difendersi. Tutto alla presenza delle colleghe. Solo il giorno prima del delitto l’immigrata si era presentata dai carabinieri raccontando di essere stata spintonata e cacciata dal marito il 3 settembre, all’apice di una discussione. Ma non aveva voluto presentare denuncia né aveva fatto cenno a quei presunti maltrattamenti che invece aveva confessato alle colleghe di lavoro.

 


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