Pierangelo Pellizzari, 60 anni, nullafacente, padre separato. Già condannato per maltrattamenti alle ex, uccide la moglie a colpi di pistola. Ergastolo (in primo grado)
Noventa Vicentina (Vicenza), 10 Settembre 2021
Titoli & Articoli
Le giornate al bar di Pierangelo Pellizzari, l’assassino di Rita Amenze. «Lei lo manteneva, lui la controllava» (Corriere della Sera – 11 settembre 2021)
I testimoni: «Sognava di portare in Italia i figli, il marito si opponeva»
Adesso che tutti lo cercano, sembra che ogni abitante di Villaga abbia qualcosa da raccontare su Pierangelo Pellizzari. Ad esempio che lo chiamano «Zoccoli», perché perfino d’inverno se ne va in giro ciabattando con indosso quelle pesanti calzature tirolesi, rivestite di pelle e dalla suola in legno. In fondo a lui quel soprannome non dispiace, tanto da usarlo come pseudonimo sui social.
Il primo matrimonio e la condanna «Ma io l’ho ribattezzato Lo Zingaro – azzarda un abitante del quartiere – perché è sempre trasandato, coi capelli lunghi e la barba incolta». Per il sindaco Eugenio Gonzato, invece, è soltanto «un tipo un po’ arrogante». A 60 anni, Pellizzari è disoccupato e fino a venerdì trascorreva le giornate bighellonando da un bar all’altro. In passato ha fatto il carrozziere in una ditta gestita dai famigliari, e c’è chi racconta abbia vissuto per diverso tempo in Africa. «Credo ci sia andato per lavorare in qualche miniera» spiega Giuseppe Ciccherello, che abita a poche centinaia di metri da quella casa di via Quargente nella quale risiedeva l’assassino di Rita Amenze. Pellizzari ha anche un precedente matrimonio alle spalle, e due figli ormai grandi con i quali ha interrotto ogni rapporto da parecchio tempo. E che non sia mai stato uno stinco di santo, lo dimostra la condanna incassata nel 2018 per minacce aggravate e lesioni nei confronti di un’ex convivente romena (fatti del 2015) e, prima ancora, nel 2008, si era visto revocare il porto d’armi.
I figli in Nigeria. L’inizio della relazione con Rita risale al 2017, lo stesso anno in cui lei era arrivata in Italia dalla Nigeria, dov’era nata il 26 settembre del 1990. Una bella donna, di trent’anni più giovane di lui e con tre figli in Africa ai quali mandava tutti i soldi che riusciva a risparmiare. «Sognava di portarli qui – racconta il sindaco – ma lui si opponeva». In paese la descrivono come una donna solare e sempre sorridente. Almeno all’inizio, la storia tra loro sembrava funzionare, e infatti il 3 novembre del 2018 si sono sposati nel Comune di Val Liona. La loro non era una vita facile, in quella casa immersa nella campagna vicentina. Tiravano avanti soltanto con lo stipendio di lei, che da quattro anni lavorava nella raccolta e confezionamento di funghi nella ditta «Meneghello», a Noventa Vicentina, dove lui l’ha uccisa a colpi di pistola. Le difficoltà economiche si facevano sentire, e durante il lockdown l’amministrazione comunale aveva dovuto aiutare economicamente Pellizzari, con i buoni spesa.
Controllo sulla moglie. Intanto, più la relazione tra loro andava avanti più lui si faceva pressante. Stando a chi lo conosce, era abituato ad avere il controllo sulla convivente e la accompagnava tutte le mattine al lavoro e spesso rimaneva in zona per continuare a monitorarla. E Rita non era più disposta a sottostare a quelle angherie. Voleva rendersi autonoma, stava prendendo la patente. E ad agosto era tornata in Nigeria per vedere i figli. Al suo ritorno, la scorsa settimana, i litigi con il marito erano culminati con la decisione di lasciarlo e il trasferimento a casa di un’amica. Forse progettava di tornare in Africa, almeno per un po’. Su Facebook giovedì aveva pubblicato una foto assieme alla sorella rimasta a Benin City: «Non vedo l’ora di rivederti». La risposta sembra un triste presagio: «Possa Dio continuare a proteggerti».
Rita uccisa nel parcheggio davanti alle colleghe, parla la ex dell’omicida in fuga: «È una persona cattiva e pericolosa» (Lego – 11 settembre 2023)
L’ex fidanzata di Pierangelo Pellizzari, l’uomo sospettato di aver ucciso la compagna Rita Amenze prima di fuggire e far perdere le sue tracce, ha parlato di una persona molto violenta. «Ho paura perché si tratta di una persona cattiva, un assassino libero», ha spiegato a Quarto Grado. Le autorità sono sulle tracce dell’uomo che avrebbe ucciso la donna nel parcheggio di un’azienda a Noventa Vicentina probabilmente perché non accettava la fine della loro relazione. Dopo il delitto, infatti, ha fatto perdere le sue tracce e ora l’allerta è massima, visto che si ha motivo di sospettare che sia un soggetto molto pericoloso. A confermarlo è proprio l’ex compagna di origini romene, intervenuta telefonicamente a Quarto grado.
L’ex ha spiegato di averlo denunciato ben due volte e di avere ancora paura di lui: «La prima volta mi ha picchiata, quando gli ho detto che la nostra storia era finita. In un’altra occasione mi ha aspettato in garage, mentre io andavo a lavorare e mi ha picchiata ancora. Sono stata fortunata perché non ho subito quello che ha fatto alla moglie».
Vicenza, preso nel pollaio della casa materna l’uomo che ha ucciso la moglie (blasting news – 11 settembre 2021)
Catturato dopo 30 ore di fuga, il 61enne che ieri ha sparato alla moglie davanti alle colleghe sul piazzale della ditta dove lei lavorava
Era a casa della madre, attaccata alla sua, Pierangelo Pellizzari, il 61enne che ieri mattina, 10 settembre, ha ucciso a colpi d’arma da fuoco la moglie 30enne, Rita Amenze, a Noventa Vicentina sul piazzale dello stabilimento dove la donna lavorava. Per 30 ore, l’uomo che avrebbe pianificato l’omicidio nei minimi dettagli, e forse anche la fuga, era riuscito a far perdere le sue tracce. La caccia all’uomo si è conclusa oggi nel primo pomeriggio: i carabinieri lo hanno arrestato nel suo comune di residenza, a Villaga, con l’accusa di omicidio aggravato.
Pellizari, catturato a casa. Le ricerche cominciate ieri dopo il delitto, sono andate avanti per tutta la notte. Non è stato escluso alcun luogo: sono stati setacciati casolari nei dintorni dell’abitazione di Pellizzari. I carabinieri lo hanno cercato nelle campagne e sui colli Berici con l’ausilio di un elicottero, droni e cani molecolari. Sono stati fatti posti di blocco. Stamattina i sommozzatori hanno dragato un canale della zona perché si era ipotizzato che dopo l’omicidio Pellizzari si potesse essere tolto la vita. La svolta è arrivata nelle scorse ore quando Pellizzari è stato sorpreso nel pollaio di casa dove è rimasto quasi un giorno intero. Vi si era rifugiato dopo aver ucciso la moglie ed essere fuggito, prima a bordo della sua Jeep grigia, poi con una vespa, infine a piedi. Alla vista dei carabinieri, non ha opposto resistenza. Nicola Bianchi, comandante provinciale di Vicenza, ha confermato che l’uomo è stato portato nella caserma cittadina per essere interrogato dai magistrati titolari dell’indagine, Hans Roderich Blattner e Angelo Parisi.
L’agguato mortale e la disperazione delle colleghe. Origini nigeriane, Rita Amanze era tornata una decina di giorni fa dal suo paese natale dove era andata per riabbracciare i tre figli avuti da una precedente relazione. Dopo quel viaggio, aveva deciso di porre fine al matrimonio con Pellizzari, durato poco più di due anni, e di lasciare la casa di Villaga in cui i due vivevano per andare a stare da un’amica. Avrebbe compiuto gli anni il prossimo 26 settembre. Lui, un passato di lavori precari in cantieri edili, attualmente disoccupato, descritto dai residenti di Villaga come un bighellone sempre trasandato, coi capelli lunghi e la barba incolta, non accettava la fine della relazione.
Femminicidio di Noventa, prima il caffè al bar, poi le ruba anche il portafogli. Martedì l’interrogatorio di garanzia (la Repubblica – 12 settembre 2021)
L’interrogatorio di convalida dell’arresto di Pierangelo Pellizzari, il 61enne accusato dell’omicidio della moglie 30enne Rita Amenze, si terrà martedì tra le mura del carcere San Pio X di Vicenza dove l’uomo è rinchiuso dal pomeriggio di ieri. Dopo una fuga durata più di 30 ore i carabinieri lo hanno sorpreso all’interno della casa disabitata dove viveva la madre e a pochi passi dalla sua abitazione di via Quargente a Villaga (Vicenza). Dopo l’arresto Pellizzari è stato condotto nella caserma di via Muggia ma davanti ai pm Hans Roderick Blattner e Angelo Parisi si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Gli investigatori contestano al 61enne le accuse di omicidio aggravato, porto abusivo di arma e minaccia aggravata. A questo si aggiunge anche il reato di rapina perché dopo aver sparato alla moglie almeno 3 colpi di pistola, uno alla schiena e due al volto, ha sottratto il portafoglio della 30enne. Le indagini proseguono ora per rintracciare l’arma del delitto, verificarne la provenienza e capire cosa Pellizzari avesse fatto prima dell’omicidio e fino alla momento dell’arresto, oltre che capire il movente ed eventuali coinvolgimenti di terze persone nelle ore della fuga.
La Corte d’Assise ha inflitto il carcere a vita a Pierangelo Pellizzari per l’omicidio di Rita Amenze nel 2021. Dovrà risarcire la sorella e i tre figli che vivono con il padre in Africa.
Qualche settimana fa, in aula, aveva spiegato «non so cosa mi sia successo quella mattina… se potessi tornare indietro», confessando un delitto avvenuto davanti a diversi testimoni. L’operaio dovrà risarcire i tre figli minorenni di Rita, 31 anni, che vivono in Nigeria col padre (la curatrice speciale, l’avv. Silvia De Biasi, era tutelata in aula dall’avv. Elisa Filippi), con 100 mila euro di provvisionale ciascuno; 10 mila alla sorella della vittima, Joy (avv. Fabrizio Ippolito D’Avino). La difesa, con gli avv. Lino Roetta e Michele Albertazzi, annuncia il ricorso in Appello.
Le accuse a carico di Pellizzari Pellizzari è stato ritenuto colpevole dell’omicidio aggravato dalla premeditazione e dai vincoli di parentela di sua moglie, ricettazione e porto abusivo di una pistola clandestina, rapina e minaccia. L’imputato uccise la moglie, da cui si stava separando, cittadina nigeriana, colpendola con una semiautomatica calibro 7.65 la mattina del 10 settembre 2021 mentre lei stava entrando al lavoro alla Meneghello Funghi di Noventa; in quell’occasione minacciò anche il suo titolare.
In base a quanto ricostruito dal magistrato, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo provinciale, con il maggiore Bortone e il luogotenente Contessa, erano giorni che il marito seguiva la moglie, che si era allontanata da casa per la paura di essere ammazzata dopo il litigio avvenuto due giorni prima del delitto. Era stato visto da più testimoni, anche quella tragica mattina quando si era appostato nel fossato vicino all’azienda per poi comparire all’improvviso. Aveva una cartellina rosa in mano, diceva che Rita doveva firmare i documenti per il divorzio, ma all’interno non era stato trovato nulla. Era solo una scusa per poterla avvicinare il più possibile. I colpi esplosi con la pistola erano stati sparati da distanza ravvicinata. L’arma era stata ritrovata sotterrata nel pollaio dell’abitazione in cui era stato arrestato dai carabinieri l’indomani. Secondo gli inquirenti, il principale movente del delitto era economico: Pellizzari, disoccupato, voleva il denaro di Rita che aveva deciso di lasciarlo. Il giorno prima del delitto, lei si era presentata dai carabinieri perché aveva paura, ma non sporse denuncia. Lui l’ha uccisa: per la corte merita il carcere a vita.