Rajmonda Zefi, 30 anni, imprenditrice, mamma. Soffocata e poi uccisa con colpi alla testa dal marito che ha poi gettato il corpo in un burrone
Massarosa (Lucca), 31 dicembre 2010
Avevano dei problemi, non andavano più d’accordo e stavano pensando seriamente al divorzio. E nell’ennesima lite lei cade dalle scale, batte la testa e muore. Lui, invece di chiamare un’ambulanza, la avvolge in un telo, la carica in macchina e la butta in un burrone a 30 chilometri da casa. Poi torna dalla famiglia e in stato confusionale partecipa ad un bel cenone. Tre giorni dopo va a denunciare la scomparsa della moglie, messo sotto torchio confessa di aver gettato il corpo ma non di averla uccisa: è stato un incidente, uno strano incidente per cui una donna che cade dalle scale muore per strangolamento e in cui, prima che tutto questo avvenga, il marito disattiva le telecamere di videosorveglianza dell’appartamento.
Francesco Quinci, 36 anni, operaio. Persona seria, mite, grande lavoratore. Condannato a 18 anni e 8 mesi con rito abbreviato.
Figli: 2. Un bambino di 8 e una bambina di 3 anni
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Francesco Quinci, 36 anni, ammette di aver aggredito al culmine di una lite la sua compagna Rajmonda Zefi: “Ma lei è caduta dalla scale, è stata una disgrazia”. I due non andavano più d’accordo e l’uomo dopo il ‘fattaccio’ ha occultato il cadavere gettandolo in un dirupo dei boschi dell’Alta Versilia
Alla fine è crollato. Dopo l’ennesimo interrogatorio, ha ammesso di essere stato lui il responsabile della morte della moglie. Si conclude così il giallo della scomparsa di Rajmonda Zefi, …
Moglie e marito, in crisi da tempo, avrebbero iniziato a litigare la mattina del 31 dicembre nella loro abitazione di Stiava e al culmine della lite, secondo Quinci, sarebbe avvenuta la disgrazia. Ora saranno gli esami autoptici sul cadavere della donna e i rilievi del Ris sui gradini delle scale di casa a dare eventuale conferma della veridicità della versione dell’uomo. Comunque, Quinci non ha richiesto i soccorsi al momento della tragedia, denunciando soltanto tre giorni dopo la scomparsa della coniuge… dopo la morte, secondo la confessione del presunto killer, il cadavere è stato trasportato nei boschi dell’Alta Versilia. Quinci ha avvolto il corpo in un telo, lo ha caricato sulla sua auto e lo ha gettato in un burrone di Colle Scopeti, nel Comune di Stazzema, dove è stato ritrovato stamani dai carabinieri e dai volontari del soccorso alpino. Il corpo è stato gettato giù da un dirupo alto una ventina di metri, in una zona boscosa impervia, a circa 30 chilometri dalla abitazione della coppia. Poi Quinci, in stato confusionale, è tornato a casa e ha festeggiato il Capodanno in un locale con la famiglia.
A far venire subito i sospetti agli investigatori sono stati tempi e modalità della denuncia di scomparsa da parte dell’uomo. La moglie era sparita il 31 dicembre, lui aveva formalizzato la denuncia il 3 gennaio.
Di recente Rajmonda aveva messo in piedi una società di eventi, con dei connazionali, e doveva organizzare una festa la notte di San Silvestro, in un locale di Viareggio: proprio il 31 dicembre è uscita di casa e da allora familiari e colleghi ne hanno perso le tracce. Il telefonino è sempre risultato spento, e l’auto della donna è stata rinvenuta a Viareggio, dove vivono mamma e fratello di lei.
L’uomo è riuscito a dissimulare per una settimana, affermando anzi che qualcuno doveva aver fatto del male a Rajmonda, perché ”lei era legatissima ai figli” e non li avrebbe mai abbandonati. Questo aspetto ha fatto subito scartare agli inquirenti la pista dell’allontanamento volontario. I due non andavano comunque più d’accordo. Lei voleva lavorare nel mondo dello spettacolo, in passato aveva anche fatto la ballerina. Amici e conoscenti hanno confidato che la coppia stava pensando seriamente al divorzio.
Decisiva, per risolvere il caso, anche la testimonianza di una vicina, che ha raccontato ai carabinieri di aver sentito proprio la mattina del 31 dicembre scorso delle grida provenire dall’abitazione della donna, ma in quel momento non ha dato molto peso alla cosa. Poi, ieri sera, l’ennesimo interrogatorio dell’uomo, alla luce della testimonianza della vicina e dei rilievi fatti nell’abitazione, finché Quinci è crollato.
Su Rajmonda segni di strangolamento’ – Secondo i primi esami autoptici, Rajmonda potrebbe essere morta per asfissia – Ferite al collo causate da ”manovre costrittive”, altre ferite al capo forse provocate da una caduta: è il primo esito dell’autopsia …
Non è da escludere che le ferite trovate sulla testa possano essere state provocate da pugni. E’ un elemento che emerge dall’autopsia su Rajmonda Zefi, 30 anni, il cui cadavere è stato fatto ritrovare dal marito, Francesco Quinci, accusato di omicidio volontario. La donna è morta nella casa della coppia, a Massarosa. Nei giorni scorsi, gli investigatori hanno spiegato che sul collo della donna sono state trovate ferite causate da “manovre costrittive” e che il decesso potrebbe esser stato causato da asfissia. Non è ancora escluso, comunque, che le ferite alla testa siano state provocate dalla caduta della donna sulle scale di casa: il marito sostiene, infatti, che la morte sia avvenuta propria a causa di quella.
Stamani il medico legale Stefano Pierotti e i carabinieri di Viareggio hanno svolto un sopralluogo nell’abitazione della coppia proprio per verificare la conformazione degli scalini. Intanto, sono andate a vuoto, ma riprenderanno domani, le ricerche dei carabinieri del reparto subacqueo di Genova, che hanno scandagliato il canale Burlammacca alla ricerca della cassetta di registrazione dell’impianto di videosorveglianza della casa – che potrebbe aver ripreso il marito mentre caricava il cadavere in auto – e il mattone che l’uomo avrebbe usato per disattivarlo.
Legalius – la legge a servizio del cittadino
Caso Rajmonda Zefi: omicidio o incidente? In questi giorni il caso Rajmonda Zefi sta sconvolgendo la Versilia. Quelle storie che a volte sembrano così lontane quando si sentono raccontate dai telegiornali, ora si sono concretizzate nella nostra zona, nella porta accanto. Storie non così più lontane e che quasi sembrano impossibili.
Le ipotesi che sono al vaglio degli inquirenti sono quelle di omicidio preterintenzionale o volontario, il primo di questi basato sul racconto del Quinci secondo il quale, a seguito di un litigio, la moglie sarebbe caduta dalle scale ed avrebbe battuto la testa. Dalle testimonianze dei vicini il Quinci è persona seria, mite e gran lavoratore e ciò farebbe credere maggiormente all’ipotesi dell’incidente anche se pare che questa tesi non convinca, per ora gli inquirenti. Ciò anche per il fatto che ovviamente quanto dichiarato dall’indagato è più soggetto a dubbi e scetticismo proprio in quanto è umano che questi cerchi di difendersi dando una propria versione dei fatti. Sembra però che quanto dichiarato dal Quinci ed il quadro della personalità che è emerso possano davvero far propendere per l’incidente. L’unica circostanza contraria è che pare che la donna avesse al collo dei segni forse indizi di una morte avvenuta per strangolamento. Domani vi sarà l’autopsia che potrebbe levare ogni dubbio già in questa fase. Sembrano , queste, situazioni davvero al limite ma in realtà un rapporto logorato, continue sopportazioni possono portare ad un litigio violento ove – sempre partendo dall’ipotesi dell’incidente – forse una spinta potrebbe avere causato la caduta della moglie la quale, battendo la testa, è deceduta. Nel caso, invece, di omicidio nulla potrebbe giustificare tale gesto anche se la mente umana rimane sempre il più grande mistero che l’uomo non riuscirà mai a scoprire completamente.
I figli di Rajmonda Zefi e Francesco Quinci divisi tra i nonni – Il più grande sta con i parenti paterni, la piccola di tre anni con quelli materni: lo stabilisce il tribunale dei minori. Il padre resta in carcere
Da ieri non vivono più insieme, sotto lo stesso tetto, i due piccoli figli di Francesco Quinci, 35 anni, l’artigiano … che ora si trova in carcere a Lucca: un provvedimento del tribunale dei minori di Firenze ha stabilito che il figlio più grande della coppia, un bambino di 8 anni sia affidato ai nonni paterni, e che la più piccola, 3 anni, vada a vivere con la nonna materna, madre della vittima. La decisione è stata presa dopo che la procura di Lucca ha disposto il fermo in carcere a carico del padre.
Già da prima della scomparsa della madre, comunque, i bambini erano presso parenti per trascorrere con loro alcuni giorni di vacanza e con i quali sono poi dovuti rimanere durante i giorni delle indagini anche perché dal 4 gennaio la loro casa di Stiava era sotto sequestro.